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Autore: Seekerofdreams_    25/12/2015    1 recensioni
Zayn e Louis provengono da due famiglie dei quartieri bassi di Bradford, sono poveri e con l'arrivo delle festività sentono il peso della loro condizione economica addosso, vorrebbero fare dei regali alle loro sorelle, ai loro genitori ma i soldi non bastano per tutti. A tirarli su di morale ci pensano due persone inaspettate che popolano i loro sogni più belli.
AU Ziam con accenni Larry.
Poor!Zouis Rich!Lirry
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A mia sorella
 

*

A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno”

 

*

 

Faccio un balzo prima di sedermi sul muretto basso ai lati della pista di pattinaggio insieme a Louis, recupero il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei jeans e ne sfilo una poggiandola tra le labbra. Rabbrividisco mentre avvicino la fiamma dell'accendino cercando di non far prendere fuoco ai guanti di lana nera che mi riscaldano le mani e lascio andare fuori il fumo del primo tiro.

“Tieni” dico passandolo a Louis. Mi imita accendendo la sua sigaretta e tornando a ridere per l'ennesima caduta di un ragazzo sulla pista “E' troppo buffo” continua a ripetere.

“Mh” dico solo continuando a fumare scocciato, non ho voglia di parlare poi molto, sarei rimasto volentieri a disegnare a casa invece che seguire quest'idiota in giro per i quartieri alti alla ricerca di un ragazzino tutto capelli e fossette.

“Ecco che arriva il cavaliere senza macchina” borbotta al mio fianco e di scatto alzo gli occhi, il cuore perde un battito mentre Liam, il mio Liam, si accuccia accanto al ragazzo caduto a terra e lo aiuta a rimettersi in piedi stringendo le mani attorno al suo busto ridendo. E' bellissimo, una sciarpa nera, una giacca nera che sicuramente gli farà sentire freddo e il cappuccio tirato sulla testa.

“Lo odio il tuo amichetto” sbuffa Louis incrociando le braccia e rischiando di bruciarmi la giacca vecchia “Fai attenzione” dico guardandolo male “E comunque sono io ad odiare l'amichetto tuo, è un imbranato e Liam è solo gentile” protesto.

“Liam è solo gentile, bla, bla, bla...” mi rifà il verso e io alzo gli occhi al cielo prima di sbuffare e spegnere il mozzicone sul muro accanto alla sua mano.

“Potrei essere gentile anche io” commenta con lo sguardo fisso verso la pista e verso le mani incrociate dei due ragazzi che ora sembrano aver acquistato equilibrio, faccio una smorfia e “Non abbiamo i soldi per andarci, ne abbiamo a mala pena per tornare a casa quindi muoviti e saluta il tuo amico sfigato” dico scendendo dal muro con un balzo incamminandomi in direzione della fermata dell'autobus che ci riporterà nei sobborghi cittadini. Bradford è una bella cittadina agli occhi dei turisti ma per chi ci vive, conta il quartiere in cui sei nato e io e Louis non siamo poi stati così fortunati. Certo, le nostre famiglie non sono formate da padri ubriachi e violenti o da mamme depresse, questo è già tanto, ma stanno arrivando le festività e siamo poveri e sulla nostra tavola ci saranno gli avanzi di qualche pranzo dei quartieri alti, come tutti gli anni. Sento i passi di Louis seguirmi e mi volto un'ultima volta verso la pista, guardo Liam ridere e un po' di calore si spande nel petto, mi farò bastare questo come regalo quest'anno.

Raggiungiamo la fermata in silenzio, so già che tra poco Louis inizierà a sbraitare e parlare del perché al mondo c'è chi ha tutto e chi invece non ha niente e non posso nemmeno accendermi una sigaretta dato che il pacchetto intero dovrà durare almeno dieci giorni. Gioco con i laccetti della felpa mentre il mio miglior amico tira un calcio ad un sassolino, resta zitto così mi giro a guardarlo.

“E quindi? Niente sproloquio oggi?” chiedo guardandolo.

“No, tanto non serve a niente” dice abbassando lo sguardo e io sorrido triste, vorrei poter fare qualcosa per aiutarlo. Saliamo sull'autobus e ci sediamo negli ultimi posti come sempre, non timbro il biglietto, sembra una serata tranquilla e così forse riesco a risparmiare due sterline. Tengo lo sguardo fisso fuori dal finestrino per essere pronto eventualmente a scendere in caso di arrivo di un controllore ma sembra filare tutto liscio, Louis intanto è ancora zitto.

Arriviamo al capolinea venti minuti più tardi, scendiamo rabbrividendo per il cambio di temperatura e ci incamminiamo l'uno accanto all'altro verso le nostre case. Da quando ho memoria la mia famiglia e i Tomlinson, quella di Louis, sono vicine di casa e compagne di sventura. Le riconosciamo immediatamente appena entriamo nel vicolo quarantasei, sono case popolari di modeste dimensioni ma almeno abbiamo un tetto su cui ripararci.

“Ci vediamo domani?” chiedo facendo tintinnare le chiavi di casa.

“Si” risponde mantenendo un tono basso e io annuisco guardandolo chiudersi la porta di casa dietro, nemmeno una luce come segno di festa. Sospiro passandomi una mano sul viso prima di entrare dentro casa e “Ciao famiglia” urlare. Le mie sorelle più piccole non si fanno attendere oltre prima di circondarmi con le loro braccia, le saluto affettuoso prima di lasciare un bacio sulla guancia di mia madre e salutare mio padre.

“Don?” chiedo.

“Sta per tornare da lavoro, ha dovuto fare uno straordinario oggi” dice mamma ed è un po' rilassata perché forse riusciremo a comprare della cioccolata per Natale.

“A te com'è andata oggi?” chiedo sedendomi in cucina con lei e aiutandola a sbucciare le patate.

“Non abbiamo venduto quasi niente” dice scrollando le spalle e indicandomi i sacchi pieni di tuberi che alcune volte vendono alla fiera in un paesino poco fuori città. Annuisco stanco, non riesco più a sostenere questa situazione, vorrei poter fare qualcosa di più dei semplici giorni in cui faccio il cameriere a chiamata ma quel ristorante in centro è l'unico che mi ha richiamato. Afferro il cellulare di vecchia generazione e lo appoggio sul tavolo sperando che squilli, a due giorni dalla festa non mi hanno ancora chiamato e la paura di non riceverla si fa sempre più grande nella mia testa.

“Stai tranquillo Zayn, vedrai che ti chiameranno” dice mia madre, poggiando una mano stanca sul mio braccio.

Dopo aver cenato e aiutato a sistemare mi butto sconsolato sul divano sfondato. Safaa, la mia sorellina più piccola, si accoccola accanto a me triste e “Che succede?” le chiedo teneramente. Lei scuote la testa trattenendo le lacrime “Niente” dice.

Mi giro a guardarla e le alzo il viso dolcemente “Dimmi la verità” sussurro preoccupato.

“Non voglio farvi pesare anche i miei capricci” dice e il mio cuore si stringe triste.

“A me puoi dire tutto lo sai” dico dolcemente e lei annuisce “Lo so fratellone ma non puoi farci niente, io e le gemelle” dice facendo riferimento alle sorelle di Louis “stavamo giocando e sono passati dei ragazzi con una grande stecca di zucchero filato, ne volevamo un po' anche noi ma non fa niente” continua abbassando lo sguardo a terra, facendo scontrare i piedi avanti e indietro. Chiudo gli occhi senza sapere cosa rispondere e mi limito ad abbracciarla il più forte possibile. Restiamo così per un tempo indeterminato fino a quando il telefono squilla facendo sorridere entrambi.

 

*

 

Cammino avanti e indietro senza sosta “Al tavolo quattro” mi viene detto ed eseguo portando due piatti fumanti ai clienti indicati. Riservo un sorriso a tutti come mi è stato insegnato, anche se non ho così tanta voglia di scambiare parole con chi manda indietro piatti interi senza pensare che al mondo qualcuno muore di fame ma non posso rispondere, non posso rischiare di perdere questa sotto specie di lavoro. Le gambe fanno male e lo stomaco brontola ma tengo duro sapendo che lo chef mi metterà da parte degli avanzi e che stasera potremo mangiare qualcosa di caldo e buono a casa.

“Allora per domani a che ora?” chiedo finendo di asciugare i bicchieri mettendoli negli appositi contenitori.

“Stai a casa domani” mi riferisce il proprietario e “Come sto a casa?” chiedo un po' alterato. Non posso stare a casa, ho bisogno di questo lavoro.

“Devo far lavorare un po' tutti ragazzo, ti chiamo la prossima volta” dice lasciandomi una pacca sulla spalla. Sospiro evitando di urlargli contro che è uno stronzo senza cuore. Scuoto la testa e dopo aver sfilato il grembiule “Va bene però voglio essere pagato stasera, è Natale per tutti” dico tendendo la mano in avanti. Mi guarda sorpreso di sentirmi rispondere ma dopo qualche minuto annuisce e mi fa cenno di seguirlo. Apre il fondo cassa e recupera cinquanta sterline “Tieni e buone feste” dice prima di lasciarmi come un cretino con una banconota in mano. La guardo e sospiro chiudendo gli occhi prima di infilarmi la giacca e afferrare le buste di cibo.

“Buone feste a tutti” dico prima di chiudermi la porta alle spalle lasciando la musica natalizia all'interno del locale. Mi copro bene il collo dato che sono sudato come poche altre volte, non vorrei beccarmi anche un malanno, non mi sembra il caso! Faccio attenzione a non far sbattere la busta contro le gambe e mi siedo ad aspettare l'ennesimo autobus della mia vita. Rischio quasi di congelare in attesa e dopo quindici lunghi minuti finalmente lo vedo arrivare. Saluto l'autista e questa volta timbro il biglietto dato che sono l'unico passeggero, mi siedo nel primo posto guardando la città illuminata a festa, piano piano che ci avviciniamo alla zona sud le luci iniziano a scemare. Prenoto la mia fermata e mi metto in piedi in attesa “Buon Natale” dico prima di scendere senza ricevere risposta. Scrollo le spalle e mi avvio verso casa, le luci sono ancora accese e affretto il passo spaventato, perché sono ancora svegli? E' tardi e di solito dormono tutti quando rientro.

“Mamma?” chiedo aprendo la porta.

“Vieni Zay, siamo in cucina!” mi risponde allegra. Sento le voci delle mie sorelle ridere e mio padre che cerca di calmarle. Ci sono dei cartoni a terra e delle carte regalo colorate, alzo le sopracciglia sorpreso prima di entrare in cucina e trattenere il fiato. C'è uno scatolone enorme accanto al tavolo e sopra quest'ultimo quantità di cibo che non avevo mai visto in questa casa, ci sono scatolette di legumi, riso, salse pronte, scatole di tonno, biscotti, latte, dolci, marmellate, pane ma anche spazzolini, dentifrici, tovaglioli e piatti di plastica.

“E tutto questo?” chiedo guardando i volti dei miei familiari. Safaa corre contenta intorno al tavolo “Sono venuti tre ragazzi oggi Zay, uno aveva dei capelli biondi e una chitarra era bellissimo, hanno cantato qualche canzone e ci hanno donato questo pacco!” dice entusiasta. Cerco conferma al suo racconto negli occhi dei miei e loro annuiscono felici.

“Chi erano?” chiedo un po' titubante. Purtroppo alcune volte la vita ci fa dubitare dei gesti fatti col cuore ma “Non ci hanno detto niente, non lo sappiamo, ci hanno solo augurato buone feste” dice mio padre e mi ritrovo ad annuire. Se sono felici loro, posso esserlo anche io, giusto?

Mi tolgo la giacca e poggio la busta con il cibo sul tavolo “Ho portato qualcosa anche io” dico accennando un sorriso e piano piano l'atmosfera sembra riscaldarsi e per una sera sorridiamo tutti felici.

“Comunque domani tornano, hanno detto che devono continuare a portare i pacchi nel quartiere e uno di loro mi ha promesso lo zucchero filato!” dice mia sorella senza sosta e “Ma posso comprartelo io ora!” dico tirando fuori i soldi della serata.

“Ormai gliel'ho detto, me lo prende lui così tu puoi comprarti qualcosa che piace a te con due sterline” continua dolcemente e io le sorrido con gli occhi pieni di lacrime.

Li lascio a sistemare tutto con un sorriso sulle labbra e “Vado a vedere Louis” dico prima di uscire. Lancio il solito sassolino contro la finestra ma anche in casa Tomlinson non si dorme a causa del pacco ricevuto e così per la seconda volta assisto alla felicità assoluta.

Louis infila la giacca prima di seguirmi fuori, si sistema il berretto sui capelli e “Allora i miracoli esistono” dice sorridendo. E' visibilmente più rilassato, è felice per le sue sorelle e suo fratello e io sono felice per lui.

“Hai visto chi li ha portati?” chiedo ma lui scuote la testa “No, mi hanno chiamato per aiutare a scaricare la merce al negozio di scarpe e sono andato, venti sterline sono sempre meglio di niente, no?” dice prima di sfilare un pacchetto di caramelle dalla tasca “Beh, diciannove” aggiunge ridendo mentre mi porge il sacchetto con gli orsetti Haribo che entrambi amiamo ma che possiamo permetterci solo poche volte all'anno. Abbassa la testa sospirando e io ridacchio, la mezzanotte è passata da più di un'ora, so perfettamente che giorno è ma è divertente fargli pensare di non ricordarlo.

Sposto un braccio attorno alle sue spalle e “Buon compleanno Lou” sussurro lasciando un bacio tra i suoi capelli castani. Si stringe nelle spalle e poggia la testa accanto alla mia “Grazie per essere con me anche quest'anno” sussurra chiudendo gli occhi e io sospiro scostandogli i capelli un po' troppo lunghi dalla fronte. Rimaniamo al freddo per diversi minuti, seduti a gambe incrociate sui gradini che ci hanno visti piangere e ridere ma pur sempre insieme, veniamo richiamati da sua madre e ci diamo la buonanotte promettendoci di vederci per festeggiare, due sigarette e una birra si possono consumare in un giorno importante.

Chiudo la porta di casa e costringo le mie sorelle ad andare a letto e ancora tutte eccitate si infilano nel lettone che condividiamo in tre mentre Doniya, la più grande, avvicina il suo letto singolo e si stende per stare più comodi. Mi lascio abbracciare dalle mani paffute di Safaa e dopo aver canticchiato una canzone finiamo per addormentarci tutti e quattro serenamente.

Non ho bisogno di impostare una sveglia per alzarmi al mattino presto, il mio corpo si è ormai abituato a svegliarsi presto per uscire a cercare lavoro da anni, così quando alle sette scendo in cucina mamma non si stupisce affatto.

“Devi uscire?” mi chiede tagliando un dolce per colazione. Sembra felice questa mattina e dopo essersi seduta accanto a me mi tende le cinquanta sterline che ho guadagnato ieri “Per una volta tienili tu, comprati qualcosa Zayn, nel pacco ieri c'erano anche cento sterline, voglio che per quest'anno tu possa soddisfare un tuo desiderio” mi dice accarezzando dolcemente la mia guancia destra. Abbasso la testa quando i suoi occhi si riempiono di lacrime “Mi dispiace tanto Zayn, mi dispiace non poterti dare il futuro che meriti, compra dei fogli nuovi per disegnare, delle matite colorate, quello che ti serve” dice trattenendo il pianto e io mi alzo per abbracciarla.

Ricordo che da piccolo mi arrabbiavo quando guardavo gli altri bambini a scuola con un quaderno nuovo, una penna particolare o uno zaino diverso per ogni anno, tornavo a casa e lo chiedevo anche io ricevendo sempre un “Non ne hai bisogno” per risposta, solo crescendo ho capito che era il loro modo per dirmi che non potevamo permettercelo e forse in un certo senso è stato meglio così, perché non ne avevo bisogno veramente e le cose importanti sono ben altre. Certo, mi piacerebbe avere dei risparmi e uno stipendio fisso almeno per stare tranquilli e arrivare a fine mese ma nel corso degli anni ho imparato che non importa avere una maglia di mille sterline addosso se poi ci si sente soli dentro. Bevo un sorso di latte chiudendo gli occhi e godendomi il suo sapore dolciastro, prendo una fetta di dolce prima di lasciare un bacio tra i capelli di mia madre e salire al piano superiore, prendo una maglia e un pantalone dall'armadio facendo attenzione a non svegliare le mie sorelle e li porto in bagno con me. Mi spoglio velocemente e prendo un bel respiro prima di aprire il rubinetto e far scorrere l'acqua fredda sul mio corpo, mi lavo velocemente per non sprecarne molta ed esco fuori battendo un po' i denti asciugandomi poi con un vecchio telo prima di vestirmi. Stiro con le mani la maglia un po' sgualcita e la infilo in fretta per riscaldarmi, rabbrividisco qualche minuto e dopo aver sistemato il bagno recupero la giacca e i guanti per uscire di casa.

“Torno presto” dico chiudendomi la porta alle spalle.

Sono le otto, Louis dorme ancora e io so benissimo cosa fare di queste cinquanta sterline che pesano nella mia tasca. Aspetto l'autobus come ogni giorno e quando arriva mi lascio andare nei sedili posteriori senza fare il biglietto, a quest'ora i controllori non passano mai.

Mi stringo nella giacca riscaldandomi piano piano, vedo la gente salire felice, c'è chi sembra andare di fretta già alle otto del mattino, chi invece è ancora mezzo addormentato. Sorrido alzandomi in piedi per scendere accanto alla pista di pattinaggio, aspetto che le porte si aprano e mi lascio investire dal fresco pungente del mattino. Cammino a passo spedito verso la biglietteria ma è ancora chiusa così sbuffando raggiungo un piccolo bar. La vetrina è piena di dolciumi, di molti non conoscono nemmeno il sapore, non so quale scegliere così vado sul sicuro prendendo un vassoio misto facendo fuori le prime dieci sterline, sospiro uscendo con il sacchetto tra le mani e mi siedo in attesa di vedere la biglietteria aprire, picchietto il piede a terra e per fortuna passano solo pochi minuti prima che un uomo e una donna aprano. C'è già gente pronta per pattinare e proprio non riesco a capirli, non potrebbero godersi il calore di un letto loro che possono? Scuoto la testa e sospirando mi metto in fila, aspetto che i genitori facciano felici i figli e che i ragazzi si divertano a rubare i cappellini delle proprie compagne. Scuoto la testa e quando tocca a me “Buongiorno, è possibile fare un biglietto ora ma usarlo nel pomeriggio?” chiedo. La donna mi guarda un po' titubante, non deve ricevere spesso queste richieste ma alla fine annuisce e mi strappa un biglietto “Ci scrivo che è valido dalle tre in poi, quando vieni devi consegnarlo qui, lo timbro e ti darò i pattini, ok?” mi spiega e io annuisco prima di pagarlo e riporlo con cura nella tasca interna senza buchi. Non vedo l'ora di vedere la faccia di Louis, spero solo che anche oggi come ogni giorno da qui ad una settimana Liam ed Harry saranno qui alle sei. Questa volta mi incammino a piedi per un tratto, c'è da aspettare venti minuti per l'autobus e non ho tutto questo tempo da perdere. Canticchio un motivetto per farmi compagnia e passo dopo passo mi avvicino un po' a casa.

Ho ancora venticinque sterline in tasca e le tengo strette con cura tra le dita della mano libera, questi devo metterli da parte per le evenienze.

Quando arrivo a casa i piedi mi fanno male e non sento più le gambe, poggio la busta con i dolci sul tavolo e saluto tutti “Oggi mangiamo con i Tomlinson?” chiedo a mia madre. Doniya dev'essere uscita insieme a mio padre, mentre le altre due pesti stanno colorando qualcosa consumando l'ultimo pacco di fogli che avevo a disposizione, sospiro e lascio correre.

“Si, Johannah è venuta poco fa a chiamarmi, cuciniamo qualcosa di semplice e mangiamo insieme” dice e io annuisco “Ho comprato il dessert” aggiungo.

“Grazie Zay” dice dolcemente e io sorrido appena prima di salire le scale e “Mi riposo dieci minuti” dire. Raggiungo la camera e risistemo il letto, nascondo i soldi sotto un asse del pavimento rotta, prendo la piccola scatola contandoci dentro duecentotrenta sterline in tutto, sospiro prima di risistemarla al suo posto e ricoprirci sopra il piccolo tappeto. Ho messo da parte questi soldi nell'ultimo anno, non so cosa ci farò ma so che ci sono stati giorni negli anni passati in cui non abbiamo avuto niente per fare la spesa e non ho intenzione di non far mangiare le mie sorelle.

Quello che faccio dopo è allungarmi sul letto e chiudere gli occhi per riposare qualche minuto. Mi copro il viso con una mano per proteggermi dalla luce che filtra dalla finestra e lascio che il sonno abbia la meglio.

 

*

 

Il compleanno di Louis, come da tradizione, lo festeggiamo insieme a casa Tomlinson, pranziamo stringendoci attorno alla tavola tonda per poi lasciare i grandi a sistemare tutto e spostarci nel salottino di casa mia per vedere la televisione che non si sa per quale motivo prende meglio. Ed è così che procede la giornata, Johannah e mia madre hanno preparato un pranzo utilizzando alcuni degli ingredienti del pacco regalo ricevuto ieri e sembrano entusiaste e felici quando poggiano a tavola del pane fresco. Mangiamo felici e Louis al mio fianco non smette di sorridere un momento, è bello vederlo così e io sto contando i minuti che mi separano dal dargli il suo regalo.

“Auguri Lou!” dice Daisy, una delle sue sorelle, prima di bere un lungo sorso di acqua. Sorridiamo tutti e “Auguri Louis” ripetiamo in coro.

“Grazie” dice imbarazzato e io alzo gli occhi al cielo. Mi alzo per prendere il vassoio di dolci e quando lo poggio al centro del tavolo gli occhi di tutti si spostano su di me “Che compleanno è senza dolce?” chiedo. Mi risiedo gustandomi l'abbraccio di Louis e i “Sei un tesoro” di sua madre.

Sorrido e mi sporgo in avanti per afferrare una ciambellina. “Mi sono dimenticato le candele” dico scusandomi e Louis mi tira una gomitata “Hai fatto già tanto!” mi sussurra grato.

Finiamo di mangiare e quando è ora di sistemare sorridendo corriamo tutti via mentre sentiamo i nostri genitori ridere. Facciamo entrare tutti in casa, accendiamo la televisione e quando sono tutti concentrati a guardare un film natalizio chiamo Louis da parte.

“Dimmi” chiede sedendosi sul ripiano della cucina facendo penzolare le gambe avanti e indietro.

Gli sorrido tirando fuori il biglietto di carta dalla tasca dei jeans.

“Ancora buon compleanno Lou” dico mentre lui afferra curioso il foglio, vedo l'espressione di stupore formarsi sul suo viso, due occhi blu enormi si puntano nei miei e dopo sento solo le sue braccia circondarmi il busto minuto.

“Grazie, grazie, grazie” continua a ripetere con il volto nascosto nel mio petto e io sorrido stringendolo ancora più forte, con il cuore colmo di felicità.

“Quando ci andiamo? Cadremo di sicuro, oddio che figure che faremo” ride e io scuoto “Che figure farai tu, il biglietto è uno solo ma ti accompagno alla pista oggi pomeriggio” dico sorridendo e lui sembra intristirsi “Non dovevi spendere i tuoi soldi per me” dice guardando il biglietto.

“Lou, non fare l'idiota, lo avresti fatto anche tu per me e poi sarà divertente vedere te e il tuo amico imbranato cadere a terra” dico sorridendo e lui sembra fantasticare nella sua mente, lo sguardo un po' vuoto e il sorriso appena accennato sulle labbra lo dimostrano.

Torniamo nell'altra stanza e ci sediamo anche noi insieme agli altri aspettando che si faccia più tardi per uscire, Louis sembra iperattivo e felice e non potrei chiedere di meglio.

Il film cattura la nostra completa attenzione, guardiamo assorti e in silenzio come se avessimo tutti cinque anni e siamo talmente concentrati che balziamo tutti spaventati quando sentiamo il campanello suonare, guardo il mio miglior amico con un sopracciglio alzato, i miei sanno che le chiavi sono sotto il tappeto quindi non possono essere loro. Raggiungo la porta mentre tutti si affacciano nel piccolo corridoio curiosi, li guardo contando fino a tre prima di aprire. Sbatto le palpebre più volte mentre il cuore perde decisamente più di un battito, gli occhi marroni che sogno sia da sveglio che mentre dormo mi stanno sorridendo sinceri a pochi passi da me, al suo fianco il ragazzo tutto fossette sorride sereno.

Nel suo viso leggo un po' di confusione, non ci conosciamo di persona ma frequentiamo comunque la stessa scuola, sezioni diverse certo ma è facile incontrarsi nei corridoi.

“Ciao” sussurra dolce e io provo a rispondere ma il fiato mi muore in gola.

“Zay” urla mia sorella avvicinandosi “E' il ragazzo di ieri!” dice salutandolo. Liam sembra cogliere la palla al balzo e si apre in uno dei suoi sorrisi migliori “Ti avevo promesso lo zucchero filato” dice tirandone fuori uno enorme da dietro la schiena. Gli occhi di Safaa si ingrandiscono all'inverosimile e “Woow” dice “Sei il mio nuovo eroe” sussurra abbracciandolo prima di prendere tra le mani il bastoncino e spalancare la porta rivelando il resto della famiglia “Guardate, guardate!” dice entusiasta e io e Louis ci scambiamo uno sguardo triste. Non ci siamo mai vergognati della nostra famiglia, delle nostre origini e della nostra provenienza ma ora, con i due ragazzi che ci hanno rubato i pensieri davanti, ci sentiamo leggermente in soggezione perché loro sono lì tutti perfetti e sorridenti mentre noi non possiamo offrirgli nemmeno una tazza di caffè.

“Safaa ringrazia il ragazzo” dice Louis avvicinandosi.

“Non c'è problema, non sapevo foste così tanti, ne avrei portati di più” dice mortificato e io vorrei cancellare quel broncio adorabile con un bacio ma mi aggrappo alla porta per non fare stupidaggini.

“Possiamo tornare” si intromette Harry e Louis gli sorride dolcemente “Non preoccuparti, lo divideranno” dice.

Entrambi annuiscono un po' a disagio e vorrei tanto dire qualcosa ma il mio cervello si rifiuta di collaborare. Liam mi guarda sorridendo appena e “Allora ci vediamo, buone feste”.

Annuisco e sto per richiudere la porta perché non ce la faccio proprio più a guardarlo senza poterlo toccare quando “Ci sarete oggi alla pista di pattinaggio?” chiede Louis guardando Harry speranzoso.

Fulmino il mio miglior amico con lo sguardo, è per caso impazzito? Mi aspetto un'espressione sorpresa ma il riccio si limita a sorridere e “Alla solita ora” dice facendoci capire che ci hanno visti ogni giorno. Il mio cuore si scioglie a quell'informazione e subito cerco lo sguardo di Liam mentre Louis sorride come un ebete “Zayn mi ha regalato un biglietto ma non ho mai pattinato” dice e io alzo gli occhi al cielo per il tono da ragazzina che usa.

“Beh almeno non sarò l'unico a cadere” ride in risposta il ragazzo e Louis scoppia a ridere con lui. Prima di salutare, Liam mi rivolge un “A più tardi” detto con gli occhi puntati nei miei che mi fa rabbrividire. Li guardiamo allontanarsi e raggiungere la loro bella auto, alziamo la mano in segno di saluto e sono sicuro che visti da fuori somigliamo tanto a due pesci lessi.

“Stavamo sognando?” chiede Louis tirandomi una gomitata e “No” ribatto continuando a guardare il punto in cui sono spariti.

Sospiro chiudendo la porta, torniamo a guardare il film senza commentare oltre ma non riesco proprio a concentrarmi, in testa solo due occhi marroni.

 

*

 

Il cuore batte forte mentre Louis infila i pattini ai piedi allegro, dei due ragazzi ancora nessuna traccia e non riesco a tranquillizzarmi, sono agitato senza una reale motivazione o forse semplicemente ho voglia di perdermi ancora a guardarlo. Non mi ricordo quando ho capito di provare attrazione per lui, ma ho ben impressa in mente la sensazione di vuoto al petto la prima volta che l'ho visto. Ha sempre avuto un sorriso e degli occhi rassicuranti, è sempre stato diverso da tutti gli altri, ha il cuore buono, è gentile e premuroso ed è uno dei ragazzi più intelligenti dell'intero istituto.

“Eccoli!” sussurra Louis riscuotendomi dai miei pensieri. Batto le palpebre e vedo Harry ritirare un paio di pattini mentre Liam se ne sta fermo con le mani in tasca al suo fianco.

Si guarda attorno e poco dopo ci nota sorridendo apertamente, non impiegano molto ad avvicinarsi, Harry sorride puntando lo sguardo su Louis.

“Ciao ragazzi” dice entusiasta, ricambiamo il saluto e “Dato che ci conosciamo ma non ci siamo mai presentati io sono Harry” dice “E lui è Liam” continua indicando il ragazzo che al suo fianco sorride timido.

“Lo sappiamo riccio, io sono Louis comunque e lui è Zayn” ribatte il mio amico.

“Beh, lo sappiamo anche noi!” commenta Harry lasciandoci di stucco prima di afferrare Louis per una mano e trascinarlo in pista. Sorrido scrollando le spalle verso Louis e lui si lascia coinvolgere dal sorriso incantatore di Harry.

Li guardo per un po' incapace di girarmi verso Liam ma alla fine, quando lo sento poggiare i gomiti accanto a me sulla balaustra che circonda la pista, non posso fare a meno di parlare “Tu non pattini oggi?”

Sorride, sembra felice di aver ricevuto questa domanda, si volta a guardarmi e “In realtà volevo offrirti un caffè” dice sorridendo “o un tè, un succo, un qualcosa insomma” dice arrossendo e non smetterò mai di amare questa suo passare dall'essere sfacciato all'essere goffo in mezzo secondo.

“Il caffè andrà benissimo” dico sorridendo sincero. Mi giro per cercare di attirare l'attenzione di Louis ma sembra troppo concentrato a osservare la mano unita a quella di Harry mentre circolano in tondo per accorgersi di me così mi limito a sorridere semplicemente e a seguire il castano che ha nascosto teneramente il naso dietro la sciarpa e mi guarda con i suoi grandi occhi cioccolato.

Camminiamo in silenzio, vicini ma non troppo per sfiorarci, sembra a disagio e lo sento sospirare per due volte così mi faccio forza e “Grazie per quello che avete fatto ieri” dico infilando le mani in tasca prima di voltarmi verso di lui.

Non si aspetta di certo questo come primo argomento così sorride “Non devi dirmi grazie” sussurra. I suoi occhi sembrano entusiasti e pieni di vita.

“Come mai avete deciso di portare questi pacchi nel mio quartiere?” chiedo. Sembra sorpreso poi però sorride “Volevamo fare qualcosa di diverso, in fondo è festa per tutti” dice alzando le spalle “Per noi quelle sono cose di routine, per qualcuno una piacevole sorpresa” continua.

Lo ascolto attentamente mentre entriamo in un bar nel centro della via principale, è tutto una luce per strada e all'interno c'è un bel tepore caldo che mi fa rabbrividire.

“Cosa preferisci?” mi chiede mentre ci sediamo in un tavolo. Mi guardo attorno un po' spaesato e non vorrei dirgli che al massimo sono entrato in un locale squallido a prendere una birra con Louis ma è la verità e deve leggerlo nei miei occhi perché “Anzi, ci penso io! Sono sicuro che ti piacerà!” dice entusiasta prima di alzarsi e raggiungere il bancone del bar. Mi perdo a guardare il suo piede stretto negli scarponcini picchiettare con la punta sul pavimento mentre aspetta che qualcuno lo noti e vorrei dirgli che se ci fossi io lì dietro non avrei occhi che per lui.

Gioco con i passanti della giacca e quando inizio a sentire caldo la sbottono controllando che la maglia sia pulita e chiudo gli occhi per un istante, cercando di scacciare una stupida voce che insiste per farmi credere che Liam mi stia parlando solo per pietà. Sono combattuto se andare via o meno, guardo la porta poi lui, sta ordinando e quando si gira mi sorride raggiante e allora abbasso le spalle rilassandomi e rimanendo ad aspettarlo.

“Doppia cioccolata calda per noi!” dice poggiando una tazza fumante davanti ai miei occhi, lo guardo sorridendo mentre si accomoda nel posto di fronte al mio.

“Grazie!” dico girando la cioccolata.

“Oh, che stupido!” dice alzandosi “Volevi della panna?” chiede e io non posso evitare di alzare un angolo della bocca guardandolo un po' malizioso. Alza gli occhi al cielo e “Non in quel senso... però ne possiamo riparlare” dice facendomi una linguaccia e lasciandomi completamente sorpreso mentre porta di nuovo le tazze sul bancone facendole riempire di panna.

Mi guardo attorno e mi chiedo come facciano le persone a non vedere Liam, lui e il suo naso a patata, i suoi occhi da cucciolo e il suo carattere umile e gentile sembra brillare di luce propria. Forse è strano l'amore, inizi a guardare una persona in modo diverso e poi finisci per adorarne perfino i difetti.

“Ora è pronta” dice tornando a sedersi, questa volta però trascina la sedia fino ad accomodarsi accanto a me. Lo guardo sorpreso e lui senza proferire parola ruba una cucchiaiata dalla mia tazza. Lo guardo sporcarsi il naso di panna, guardarmi divertito e provare a recuperarla con la punta della lingua. E' buffo e non posso far altro che scoppiare a ridere come non faccio da tanto tempo. Mi guarda e sembra soddisfatto “Credo di essermi innamorato di te la prima volta che ti ho visto ridere in questo modo” dice e il mondo improvvisamente sembra girare troppo velocemente, il cuore batte nel petto come se volesse uscire e ricadere nelle sue braccia per farsi accudire.

Mi sorride e non mi spiegherò mai la sua capacità di passare da cucciolo bastonato a provocatore in un battito di ciglia, provo a capirlo da anni ma con scarsi risultati, così l'unica cosa che posso fare è poggiare le labbra sulle sue in un bacio casto.

Sorride senza allontanarsi di molto e dopo qualche secondo mi sporca il naso ridacchiando come un bambino, faccio una smorfia con il naso chiudendo gli occhi e “Sembri Olaf!” dice.

“Chi?” chiedo curioso e lui ride ancora più forte.

“Il personaggio di un film, te lo farò vedere un giorno di questi” continua sorridendo e l'idea che lui voglia continuare a frequentarmi mi fa sperare.

“Non hai paura che possano giudicarti perché passi del tempo con me?” chiedo però senza riuscire a trattenermi. Sorride ancora e mi guarda scuotendo la testa “Credo che lo sappiano più o meno tutti che mi piaci e poi l'unica cosa che possono fare è invidiarmi. Sei bello Zayn, sia dentro che fuori, tu e Louis non siete gli unici a capitare per caso nei posti in cui siamo noi” dice mantenendo un'espressione colpevole e io scuoto la testa, quanto tempo si perde a fare questi strani giochetti? Ci si potrebbe amare da subito se non avessimo così tanta paura di soffrire.

“Così sapevi dove abitavo” chiedo curioso e lui sembra allarmarsi.

“Io, si... cioè, oddio non pensare che io abbia portato il pacco da te perché volevo fare bella figura, avevamo visto le case assegnate e Harry ha chiesto di poterli portare nella vostra zona perché voleva fare gli auguri a Louis e così...” parla velocemente e capisco cinque parole in tutto ma sorrido della sua espressione e “Ti stavo prendendo in giro Liam” dico finendo la cioccolata.

“Oh” ribatte rilassandosi.

“Sono felice che sia stato tu a venire da noi, in questo modo abbiamo trovato una scusa per parlare” ammetto e lui annuisce sorridendo “Sei inavvicinabile” dice ridacchiando.

“Non è vero!” protesto.

“Oh si che lo sei! Altrimenti non ci avrei messo due anni per chiederti di uscire” ammette sorridendo e io mi mordo il labbro inferiore torturandolo quasi, come ho fatto a non accorgermi che ricambiava i miei sentimenti?

Paga per entrambi e lo ringrazio dolcemente mentre usciamo, questa volta camminiamo vicini sfiorandoci le braccia. Torniamo verso la pista di pattinaggio con un sorriso tra le labbra e “Posso chiederti una cosa?” chiede.

“Certo” ribatto guardandolo.

“Non li vendi più i tuoi disegni?” continua e io sospiro. Per qualche anno durante le feste ho improvvisato una bancarella cercando di vendere qualcuno dei miei disegni, non è andata male ma quest'anno non sono riuscito a produrne tanti così ho rinunciato del tutto.

“Non ne ho molti da vendere, non ne ho fatti tanti in questo anno” dico mentre lui annuisce, ci avviciniamo alla balaustra e salutiamo Louis e Harry che ridono a terra prima di rialzarsi e ritrovare subito le loro mani per unirle.

“Ne avevi uno l'anno scorso, non so se l'hai venduto ma credo di no perché potrei aver minacciato qualcuno di non comprarlo” ridacchia e io inarco un sopracciglio riportando l'attenzione su di lui “Quello degli occhi” sussurra e io mi fermo in preda al panico.

“Non era in vendita come fai a sapere del disegno con gli occhi?” chiedo. Quando lo vedevo nei paraggi provavo a nascondere quell'abbozzo con la paura che lo vedesse, ho passato giorni a sperare che si avvicinasse ma non l'ha mai fatto e ora mi sento nudo ed esposto.

“Alcune volte arrivavo da dietro, con la sciarpa a coprirmi il viso per vederti disegnare i miei occhi con lo sguardo di chi non ha visto niente di più bello, erano i momenti che preferivo, mi facevi sentire amato!” ammette sincero e io rimango a studiare il suo viso imperfetto ma bellissimo prima di avvicinarmi e baciarlo come si deve. Poggia una mano sul mio fianco avvicinandomi e lascia scorrere la lingua sul mio labbro inferiore per chiedere l'accesso, schiudo la bocca e mi lascio andare contro il suo corpo incurante delle persone attorno a noi e dei fischi di Louis ed Harry in mezzo alla pista stringendomi ancora di più a lui.

 

Quando suonano alla porta abbiamo appena finito di pranzare, è Natale e la famiglia di Louis è a casa con noi. Mi alzo in fretta ansioso mentre il mio miglior amico mi sorride dolcemente seguendomi. Apro la porta di casa ritrovandomi un pacco enorme davanti a me e due sorrisi dolci.

“Abbiamo portato un regalo per tutti” dice Harry trascinando pacchi sopra pacchi in casa, Louis esce ad aiutarlo sfiorandogli le labbra dolcemente, sento profumo di castagne calde dal sacchetto che Liam passa a Safaa, grida allegre e rumore di carta strappata.

Scaricano altre diecimila cose dall'auto e perdo il conto quando vedo tutta la famiglia sorridere rientrando in casa. Un pacco porta anche il mio nome, lo scuoto sentendo il rumore e sbircio strappando un pezzo della carta dorata, intravedo un album, delle matite e dei pastelli professionali.

“Non dovevate disturbarvi così tanto” dico poggiando il pacchetto sul mobiletto all'ingresso prima di raggiungere Liam fuori, accosto la porta d'ingresso così che rimaniamo soli fuori casa.

“Certo che dovevamo Zayn, l'abbiamo fatto con piacere e poi non potevamo presentarci a mani vuote visto che ci avete invitati” ribatte sorridendo e io scuoto la testa avvicinandomi.

Strofino le mani lungo le braccia rabbrividendo e lui mi stringe in un abbraccio “Buon Natale Zayn” sussurra sfiorandomi le labbra. Sorride felice e io mi lascio andare.

Fa caldo accanto a lui, sento un senso di pace invadermi il corpo mentre ricerca la mia mano per stringerla, passano in secondo piano tutti gli anni di sofferenza, le giornate passate alla ricerca di lavoro, le ore di fatica e le feste senza ricevere regalo, Liam è tutto quello che potevo desiderare e forse bisogna provare il freddo del ghiaccio per poter apprezzare il calore di un raggio di sole.

 

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Nda.

Buon Natale di cuore a tutti voi!

Eccomi con una piccola one shot natalizia, non potevo non pubblicare qualcosa soprattutto se gli ziam mi martellano in testa chiedendomi di uscire e prendere vita!

Spero davvero che vi sia piaciuta e grazie per esservi fermati a leggere.

Purtroppo alcune volte dimentichiamo che c'è chi vive i giorni di festa in modo diverso dal nostro e ho voluto scrivere per ricordare a tutti che alcune volte un abbraccio vale molto di più di qualsiasi regalo.

Fatemi sapere cosa ne pensate e ancora buone feste a tutti!

Serena.

   
 
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