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Autore: aire93    25/12/2015    1 recensioni
Stiles Stilinski è uscito dall'incubo della Nogitsune, e Derek Hale sta per entrare in quello della perdita straziante dei propri poteri.
Può il legame tra due anime spezzate, combattere forze altrimenti incontrastabili?
E' una post 3B, con Season 4 Canon ma a tratti.
Sterek Slowbuilt, con tanta sofferenza...
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Howling '
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Buon Natale parte 2! In realtà avrei dovuto postare questa fic il 5 e il 6 gennaio, ma dato che sono buona, vi anticipo una parte, già da oggi...
Nulla, è una mini long che riprende il canon dalla puntata 4x02 e finisce con un'ipotetica 5x20.
E' abbastanza piena di feels, spero vi piaccia.
E nulla, di nuovo buon Natale!
Ps, lasciatemi un commento se vi va...vorrei sapere davvero cosa ne pensate della fic <3 <3
Stay tuuned!!!!


Le uniche presenze che occupavano la strada in quel momento, erano il buio della notte e Roscoe, la Jeep ancora miracolosamente funzionante di Stiles: il ragazzo, con le mani ben strette sul volante, si morse il labbro guidando quasi in automatico.
La strada davanti a loro era - grazie al cielo - deserta, il che voleva dire niente Berserker psicotici intenti a seguirli, per sorprenderli davanti alla porta di casa.
Lydia Martin lo fissava imperterrita dal sedile del passeggero, con in mano l'insulsa mazza da baseball che il ragazzo continuava a portarsi dietro, nonostante non fosse una valida sostituta di zanne e artigli, e lui ne fosse ben conscio. «E' l'una, Stiles. E' troppo tardi per tornare ognuno a casa propria! C'è solo un'azione da compiere, sai quale?» sbottò la rossa di fianco a lui, e Stiles roteò gli occhi mentre sbuffava, infastidito dall'ennesima domanda.

Cosa ci aveva trovato in lei tanto da innamorarsene, quando era piccolo?

Era possibile che fosse caduto dal seggiolone, e poi avesse incrociato il suo sguardo, altrimenti non c'erano spiegazioni. «E cosa vorresti che faccia, sentiamo?» sbottò verso la ragazza dalla chioma biondo fragola, che non aveva taciuto un minuto da quando era salita in macchina.   «Ci porti tutti a casa tua, no? E' più sicuro e possiamo guardarci le spalle a vicenda! Metti caso che mentre dormo sbuca un Berserker dallo sciaquone. Col mio solo urlo posso fare ben poco... ».
«Perchè, secondo te io ho più possibilità? Sono umano, se non te lo fossi dimenticato...» ribattè Stiles, abbassando lo sguardo.Malia Tate, dal sedile posteriore, notò un pesante cambiamento d'umore alla parola "umano", lanciando uno sguardo preoccupato verso l'amico.
 «Scusa...non vuoi mica sfruttare i miei artigli, Lydia?» domandò la Tate con fare aggressivo, in direzione della Martin, che si voltò stupita, sentendosi sotto accusa.  «Beh, sì. Non ne vedo il problema...».
 «Io sì! Non sono il tuo cane da guardia!» abbaiò Malia, e le pupille di Lydia si allargarono.  «Questo no, ma ti ricordo che mi devi un sacco di favori, ad esempio la quantità di giorni spesi a graffiare il pavimento della casa di mia nonna, per la tua incapacità di controllo durante la luna piena...»
«BASTA!» urlò Stiles, accendendo la radio e lasciando che una melodia tipicamente anni 20, ma reinterpretata in chiave moderna, si espandesse nell'abitacolo e smorzasse i toni della discussione. «Va bene, dormirete da me, a patto che domani mi aiutiate a prevenire l'ira di mio padre, spiegandogli che camera mia non è improvvisamente diventata un harem...».
«Non hai poltrone in camera? - Cos'è un harem? - » domandarono all'unisono le due ragazze, e Stiles scosse la testa.

Il silenzio in macchina era un concetto col quale Lydia e Malia non erano familiari.
Uno piuttosto familiare col silenzio, a pensarci bene, era Derek, che generalmente era rimasto zitto quelle poche volte che si era trovato nella Jeep. Lo stesso Derek che - dalle rapide informazioni che Scott gli aveva mandato via messaggio - aveva ripreso le sembianze da Grumpy Cat adulto, dopo che Kate lo aveva trasformato in un adolescente decisamente insopportabile, e per di più alla sua mercè.
Stiles tentò in tutti i modi di estraniarsi da quei maledetti pensieri che gli affacciavano al cervello, e che comprendevano il mettersi nei panni di Derek, ma la preoccupazione per gli altri gli scorreva ormani nelle vene, impossibile da fermare a comando.

 In realtà era quella per Derek l'ansia più pressante. Stiles avrebbe voluto davvero evitargli l'ennesimo abuso psicologico da parte di quella figlia di buona donna di Kate.   Non le era bastato sedurlo per distruggergli casa e famiglia? Aveva dovuto rapirlo e farlo tornare adolescente, solo perchè voleva un maledetto amuleto.
Che assurdità. Non poteva esserci solo questo.

Chi ci andava di mezzo era sempre e solo Derek, che ne aveva passate così tante, e nonostante tutto, ancora riusciva a reggersi in piedi.
«Siamo arrivati. Hai intenzione di sbloccare la macchina e farci scendere, o dobbiamo sfondare i vetri?» domandò Lydia, risvegliandolo dalla sue fantasticherie con uno schiocco di dita. 
«Io ci sto...» annuì Malia, contraendo la mano in un pugno, ma Stiles sbloccò le portiere all'istante, riuscendo a prevenire un disastro. «Da che mi ricordo non hai poltrone in camera, Stiles, quindi dovremo dormire tutti insieme nel letto» notò Lydia.
 «Ci stiamo in tre? Non è stretto, vero? Non ho voglia di stare accucciata a nessuno di voi...» sbottò Malia, ma il volume della voce delle ragazze iniziò a diminuire lentamente, nella testa di Stilinski, fino a non sentirle nemmeno.   Il ragazzo entrò in casa e salì le scale due alla volta, quasi senza nemmeno ricordarsi che le due amiche fossero con lui, e con un sola azione da compiere in testa.  Era come se nel suo cervello fossero presenti una serie di lampadine, a simboleggiare la preoccupazione constante per i suoi amici.  La notizia da prima pagina, era che quella di Derek era sempre accesa.

In realtà Stiles, dopo il viaggio in Messico, aveva il serio terrore che l'Hale si potesse cacciare ancora più nei guai, e a chi gli domandava - Scott e Kira nello specifico - perchè fosse così spaventato, lui rispondeva "Ha passato due giorni interi a cercarmi quando giravo per la città piazzando bombe. E' il minimo che posso fare per ricambiare..."
Lydia ribatteva sempre con «Anche Chris Argent...» ma persino Malia, che frequentava il gruppo da poco, aveva intuito come a Stiles delle premure di Argent, importasse veramente poco.
Stiles entrò in camera di fretta, cercando nei cassetti quella foto che ritraeva Derek - l'unica che aveva scattato durante quell'estate di qualche anno prima spesa a cercare Erica e Boyd - per appuntarla sulla sua lavagna dei misteri, legata ad un filo rosso, rimasto penzolante.
Ok, Derek era uno dei misteri di Beacon da risolvere, anche se non era praticamente collegabile a nulla, se non a Kate. E Stiles si rifiutava di avere una foto di quella donna in camera sua.

Lydia e Malia entrarono in camera con il fiatone a causa delle scale, notando la foto all'istante.  Malia aprì a malapena la bocca, ma Lydia la interruppe all'istante. 
«Non ne vale nemmeno la pena, Malia. Non chiedere. Facciamo finta che sia una delle sue manie da detective in erba e basta, altrimenti ci scoppierà la testa, nel voler trarre conclusioni...»
La giovane Martin alzò i tacchi e, trascinando Malia con sè, occupò il bagno per risciacquare il volto, prima di dormire.
 Stiles, nel frattempo, indossò il pigiama con la testa tra le nuvole, senza preoccuparsi dei gesti che stava compiendo, così da trovarsi l'etichetta di entrambi i capi a pizzicargli il corpo.
«Concentrazione Stilinski! Sei ancora più inutile se smetti di usare la tua unica arma a disposizione...» borbottò sospirando e infilandosi nel letto con l'adrenalina ancora in circolo che mostrava più tic di quanti ne avesse davvero.
Le due ragazze terminarono quando Stiles era già steso nel letto, sorprendendosi per avercele di fianco, dato che per un attimo aveva addirittura dimenticato la loro presenza.

«Statemi lontano, per favore...» sbottò lui, dando loro le spalle e voltandosi verso il comodino fissando il cellulare senza nemmeno notare come Malia, nonostante tutti i rifiuti di prima, avesse coinvolto Lydia in un vero e proprio abbraccio a cucchiaio.
 Derek non rispondeva mai al cellulare, ora che ci pensava, quindi l'idea di mandargli un messaggio poteva facilmente classificarsi in pole position, nelle idee idiote. Forse per parlare con lui, sarebbe stato meglio visitarlo direttamente al loft.  Il ragazzo sospirò profondamente, ignorando il russare di Malia - si era già addormentata? - di fianco a lui e chiudendo gli occhi.  Ormai aiutare Derek Hale era diventato il suo sport preferito, e non poteva farne a meno.

L'emicrania causata dalla doppia dose di Adderall era iniziata quando Scott era stato morso e, guarda caso, Derek era risultato l'unico licantropo che conoscevano, quindi era impossibile non coinvolgerlo - e lasciarsi coinvolgere - nei guai che la licantropia e lo stesso Hale avevano portato.
E adesso la ricerca per la cura di Scott si era tramutata in una ricerca della felicità per Derek.
Voleva contattarlo con tutta la sua forza Stiles, tanto da venirgli i crampi, ma sapeva che Derek non avrebbe mai risposto: il giovane Stilinski chiuse gli occhi, tentando di costringere il suo inconscio a prendere il sopravvento, pregando di non sognare quel ragazzo la quale condizione in quel momento era il primo dei suoi pensieri.
Passò una mezz'ora di rotolamenti tra le lenzuola, a prendere le sembianze di uno spiedino, prima che la fase onirica si palesasse sottoforma di viaggi infiniti con la sua Jeep, e un paio di occhi giallastri.

-

Nel mondo del contrario, lui era una ragazza, Derek Hale gli era indifferente e il risveglio del mattino dopo sarebbe potuto essere catalogato come "meraviglioso".
Il sarcasmo di Stiles lo avrebbe corretto, definendolo addirittura splendido, cristallino, come le iridi del padre a pochi centimetri dal volto, e soprattutto d'effetto, come il viso paonazzo dell'uomo che ricordava un semaforo rosso.
«Ascolta Stiles e cerca l'incongruenza. Io preparo i pancakes credendo di sorprenderti piacevolmente e invece mi giochi un tiro mancino portando non una ma due ragazze nel tuo letto? Dove ho sbagliato con te, spiegamelo?»
Malia si rigirò barbaramente proprio in quel momento -  salvando Stiles dal momento imbarazzante e da una risposta che non ne voleva sapere di uscire fuori dalla sua bocca -  scaraventando Lydia per terra, mentre la stessa Tate scendeva dal letto come se non fosse accaduto nulla:   «Beh sceriffo, le assicuro che questo non è un Harem. Anche se non so cosa voglia dire. Stiles ci ha detto di riferirle così...» sorrise Malia con volto fiero, perchè si era ricordata l'avvertimento dell'amico. 
«Eh, mio figlio è così furbo. Ci mancherebbe solo organizzare un Harem in camera sua!- urlò John, scuotendo la testa - ci sono i pancakes con l'acero quando volete venire giù...faccio finta di non essere mai salito» annunciò loro, mentre Lydia sbuffava di "risvegli affrettati" e "sciroppi troppo dolci".

 -

Dopo essersi trovato davanti ad un Derek sedicenne, era impossibile per lo sceriffo tergiversare e non chiedere della sorte dell'Hale. Proprio quello che serviva a Stiles di prima mattina: domande su una persona il quale nome martellava insistentemente la sua materia grigia.
Stiles voleva solo spalmarsi un po' di sciroppo d'acero sulle frittelle, non partecipare ad un terzo grado con i fiocchi.
«Allora, notizie di Derek Hale? Siete riusciti a farlo tornare un adulto fatto e finito, per l'amor del cielo? Povero ragazzo, spero davvero per lui che nessuno abbia noleggiato una macchina del tempo...»
 «Scott ha detto di sì. Lui e Malia erano insieme, possono dirti che stava lottando contro i Berserkers e all'improvviso il suo corpo è iniziato a cambiare, mentre combatteva e puff, da un secondo all'altro ecco la barba e i muscoli del vecchio Derek scorbutico...»
 Lydia spalmò un'ingente quantità di fresco sciroppo alla menta, assaporandolo con gusto insieme alle pancakes, e versandone qualche goccia anche nel latte:« Sei stato particolarmente silenzioso in queste ultime ore, si vede che sei davvero preoccupato. Perchè non vai da lui? Potresti benissimo chiedergli come sta, visto che ti sta tanto a cuore...» affermò, alzando le spalle come se stesse parlando del tempo, anche se nella voce il pizzico di malizia lo avevano intuito anche i muri. 
Stiles parve seriamente preso alle spalle: «Non mi sta a cuore, Lydia! Sono solo dispiaciuto che capitino sempre tutte a lui!»
 Malia alzò lo sguardo verso il ragazzo, incredula per la faccia tosta dell'amico, annusando i chemosegnali che davano l'idea che l'argomento Derek fosse molto più importante per Stiles di quanto volesse far trapelare. 
«Stai mentendo, per la cronaca...» borbottò, mordicchiando con gusto il pancake, senza far caso allo sciroppo che le colava da un lato del labbro.
«Va bene, cos'è un'accusa congiunta? Grazie per la colazione papà, ma sono pieno...anzi, mi è passata la fame» Stiles si alzò senza aggiungere altro, scostando la sedia bruscamente e salendo le scale di nuovo due alla volta, nascondendosi in camera.
Lydia ridacchiò, mentre Malia mostrava  un volto indifferente. «Meglio, più pancakes per noi...» esclamò il coyote mannaro, avventandosi sulle frittelle come se fossero la sua preda prestabilita.
La Martin si accorse all'istante della preoccupazione dello sceriffo per il figlio, tentando quindi di rassicurarlo. «Sceriffo, è tutto normale. Sono anni che si preoccupa di Derek Hale, non c'è nulla di nuovo in tutto questo. E' il loro rapporto. Non si parlano, ma si salvano la vita...»

John annuì.  «Non voglio immischiarmi. O meglio, lo farò solo quando Stiles me lo chiederà. E poi so che anche Derek si preoccupa molto per lui, quindi va bene così...»

Lydia e l'uomo sorrisero, con milioni di parole sospese sulle loro teste e un dialogo silenzioso che Malia non poteva capire.

Dovette passare una settimana, prima che Stiles radunasse il coraggio, per oltrepassare finalmente la porta del loft.

-

Il rumore del portone sbattuto ancora echeggiava nelle orecchie di Derek, così come le parole di Braeden, pronunciate il quello che pareva essere gaelico.
“La vera natura di qualcuno è riflessa nei suoi occhi, nel tuo caso, il loro colore”. Da quando Kate lo aveva rapito, credeva di aver dormito per secoli, invece erano trascorsi soltanto due mesi: era bastato questo lasso di tempo perché qualcosa nel suo corpo mutasse, e le sue iridi cristalline diventassero gialle.
Braeden era una mercenaria efficace e spietata: gli avrebbe portato Kate - possibilmente torturata almeno un po' - e così il ragazzo avrebbe finalmente fatto luce su ciò che gli era capitato, che fosse magia nera o meno. Avvicinandosi allo specchio accanto alla scrivania, il vetro gli rimandava la sua immagine riflessa integra e perfetta come al solito.
Lo stesso Derek Hale con le iridi che parevano un prato di campagna in inverno; i denti da coniglietto che sua madre amava e che le sorelle deridevano; l'espressione malinconica di chi ha dovuto perdere l'innocenza senza volerlo, e lui sapeva che qualcosa, nella sua anima e nel suo essere stava inesorabilmente svanendo come una lampadina agonizzante, prima di spegnersi definitivamente.
 
L’ultima volta che l’oro aveva colorato le sue iridi, era stato prima di conoscere Paige, quando l’innocenza del suo animo non era stata ancora macchiata.
Il ragazzo deglutì, con i polpastrelli posati sul vetro, strizzando gli occhi e sospirando quasi a sorpresa, senza rendersi conto di aver trattenuto il respiro. Cercava un segno in quel volto riflesso, che gli mostrasse chiaramente il suo lento indebolimento. Dovette scavare a fondo, con le pupille un po' spaventate che scandagliavano tratti mai davvero esplorati - gli angoli degli occhi e la bocca, quelle zone dove le emozioni si accumulano -  senza trovare niente.
Era il solito Derek che non sapeva sorridere, all'apparenza nulla di nuovo.

Il portone del loft si aprì nuovamente, e una figura impacciata e curiosa si palesò dietro di lui. A pensarci, non vedeva Stiles da quando gli era apparso in sogno, confortandolo proprio dal pensiero di essere rapito da Kate.

L'aria nel loft non venne invasa dall'odore di zenzero e patatine riccie, caratteristica di Stiles.
Derek annusò nuovamente attorno a sè, senza ricevere alcun tipo di emozione.
Un'onda di angoscia gli invase il cuore, che prese a battere più velocemente; il ragazzo si voltò, trovandosi faccia a faccia con il giovane figlio dello sceriffo.
 «Ehi! Credevo mi avessi notato! Non sono stato proprio silenzioso mentre entravo. E …non dirmi che non mi hai sentito per niente!» si introdusse, e Derek un po’ si imbarazzò al pensiero di essere stato in qualche modo sorpreso.
Ora sì che poteva sentire l’odore martellante dell’ansia e dell’energia del giovane di fronte a lui, con suo enorme sollievo, così come il battere frenetico del cuore di Stiles.
C’era stato un solo attimo, lungo un eternità, nel quale non aveva sentito niente.

«Beh? Cosa sei venuto a fare qui?» gli domandò, fronteggiandolo: eccolo, il solito impiccione con le manie di ficcare il naso nelle faccende più grandi di lui. Questo era Stiles, che da quando lo aveva riconosciuto nel bosco – e ancora Derek si chiedeva come avesse fatto – non lo aveva mollato un minuto.
Anche se Derek si sarebbe morso la lingua più volte, prima di ammettere che l’intervento di un semplice umano l’aveva tirato fuori dai pasticci più di una volta.
Stiles trasalì, sembrando quasi offeso dal tono noncurante di Derek. «Sono semplicemente venuto a vedere come stavi. Scott mi ha detto la faccenda degli occhi che hanno cambiato colore, e mi è parso strano. Passare da blu a giallo vorrebbe dire una sorta di cancellazione del senso di colpa…sei tornato a prima di Paige in pratica...»
Derek odiava le conclusioni di Stiles, soprattutto quando si rivelavano azzeccate: non sapeva perché, ma Stiles sembrava sempre essere quello che in qualche modo lo capiva più di tutti.
«Grazie per le deduzioni» sbottò, roteando gli occhi e incrociando le braccia, proteggendosi in qualche modo dall’invadenza del ragazzino.
Stiles gli lanciò un paio di occhiate di sbieco, prima di scuotere la testa e allontanarsi. «Beh, ho capito che la mia presenza qui ti disturba. Va bene, forse preferisci discutere del tuo problema con uno come te, un lupo mannaro. Sono il solito idiota che si immischia in faccende che non lo riguardano. Ok Derek, stammi bene. Ti mando Scott...»

La verità era che Derek non voleva che Stiles andasse via, ecco perché era così brusco.
Il suo era ovviamente un comportamento da idioti, e il ragazzo si era maledetto da anni a causa di esso.
Doveva piantarla con l'orgoglio che lo rendeva uno sfigato inconcludente, e dare retta a Stiles una volta per tutte.
 
«Va bene! Maledizione. Va bene. Non ho sentito il tuo odore quando sei arrivato, per questo mi sono spaventato. E’ stato solo un secondo, ma è bastato ad allertarmi…»
Stiles osservò l'altro con sorpresa, che si palesò sui suoi occhi sgranati, incredulo per la confessione del lupo mannaro.
«Cosa? Tu non mi hai sentito arrivare? Non è che Kate ti ha lasciato qualcosa di simile ad un virus che ti sta indebolendo? Ne sarebbe assolutamente capace. E’ arrivata a Beacon con dei cazzo di Berserkers, in fondo…»
Derek deglutì, analizzando le parole dell’altro a fondo. «Kate mi ha fatto tornare giovane, più specificatamente nel periodo in cui ero innamorato di lei – confessò lui abbassando lo sguardo, vergognandosene – solo per abbindolarmi e impossessarsi del talismano degli Hale. Lei è un giaguaro adesso, o qualcosa di simile, grazie al dono del mio caritatevole zio, che non perde tempo, quando deve trasformare mezza Beacon…»
Stiles sghignazzò alla battuta, e Derek sentì un filo di assurda soddisfazione per averlo fatto ridere.

Era da molto che non sentiva quel suono, ora che ci pensava. Da prima del ritorno di Kate. La sua mente era ancora piuttosto annebbiata, e spesso i ricordi della sua vita attuale, come le sensazioni e i sentimenti, erano inibiti nei meandri del suo cervello. L’immagine dello stesso Stiles, che lo scaraventava da una parte all’altra del loft, però gli colpì la mente con forza, e il ragazzo smise di concentrarsi su se stesso, per notare finalmente il giovane che gli stava di fronte.

«Adesso che ci penso, l'ultima volte che ci siamo incontrati non eravamo propriamente alleati, dato che gli Oni al tuo servizio volevano impossessarsi di un reperto della mia famiglia. Adesso com'è la situazione? – domandò Derek fissando le iridi color miele di Stiles quasi con curiosità e un pizzico di malinconia – tu come stai? Da una possessione di quel genere non ci si riprende in un giorno...»
Lo sguardo di Stiles, solitamente con quel ghigno da prendi in giro, cambiò all’istante, parendo meno giocherellone e assumendo quel pizzico di serietà tragica che ci si aspettava dalla situazione vissuta.
Derek pensò che per Stiles sarebbe stato stupido non confidarsi, dato che nessuno più di lui capiva cosa volesse dire non avere controllo del proprio corpo.

Era incredibile da dire, ma Stiles aveva ucciso innocenti: il pensiero che lo stesso ragazzo che pretendeva di ferire due Alpha combinati in uno potentissimo solo con una mazza da baseball, fosse capace di togliere la vita, lo spaventò e intristì nello stesso tempo.
«Non sto bene, Derek - confessò Stiles, e l'espressione negli occhi di Derek si addolcì - A volte, quando la mente vaga, torno in me con il terrore di essere diventato un mostro anche solo per pochi minuti. Ho ancora un sacco di incubi, e a volte ho paura di non saper leggere. Però non più spesso come prima. Cioè, adesso le notti nelle quali mi sveglio urlando sono tre su sette, mentre prima erano sei. Avevo delle borse sotto gli occhi che stavano per entrare nella collezione autunno – inverno di quest’anno…» tentò di ironizzare, con grande coraggio, l'Hale gliene diede atto.
Derek sospirò, riuscendo a camuffare brillantemente il suono di una risata amara. Se Stiles era stato posseduto dallo spirito ingannatore della volpe giapponese, trasformandolo in un qualcosa di simile a Naruto, era anche per colpa sua, come sempre quando a lui e Scott capitavano i guai.

Grazie a Dio Stiles si stava riprendendo, e il sarcasmo ritrovato era il segno più evidente.
 Stiles parve leggere il tormento nelle pupille dell’altro, posandogli con cautela una mano sulla spalla, sorprendendo sia Derek che se stesso per la ricerca di quel contatto: «So che stai pensando che la mia possessione sia in qualche modo stata causata da te, ma credimi, non lo è. Sono solo io quello che va a cacciarsi di sua spontanea volontà nei guai per salvare gli amici, sono io quello che prova a sfogare l’ansia buttandosi all’avventura. Tu non centri assolutamente nulla…»

Derek non era così certo: «No? Chi ha rapito tuo padre, costringendoti a compiere un sacrificio che ha permesso ad uno spirito di possederti? Jennifer, che guarda un po’aveva sedotto me.
E’ colpa mia, come al solito. Sai una cosa? Credo che tu dovresti starmi alla larga, perché la mia calamita dei guai si sta spostando da te, e onestamente? Non te lo meriti…»

«Starti alla larga? E perchè? Se permetti, abbiamo perso tanto entrambi in questa guerra, da quando Peter ha morso Scott. Hai perso il tuo branco, tua sorella, e prima ancora la tua famiglia. E’ tutta una questione di tempismo pessimo e conseguenze.
Ma ti avviso, Derek, questa volta non ignorerò i tuoi occhi gialli. Andrò a fondo della questione col metodo analitico made - in - Stilinski e ci risparmieremo un sacco di guai.
Siamo a fondo tutti ormai, tanto vale combattere…» sbottò Stiles con veemenza terminando il suo discorso con un espressione risoluta.
Derek realizzò - solo quando Stiles aveva terminato di parlare - che si era aggrappato al bordo del tavolo durante tutto il discorso dell’altro, il quale tra l'altro non gli aveva ancora levato la mano dalla spalla.
Derek provò un leggero formicolio alla bocca dello stomaco: sapeva che quello era il gesto che serviva per ancorare qualcuno, per dirgli ''Sono quì e faccio in modo di tenerti a galla nel mare dei tuoi guai".
Il solo pensiero lo terrorizzò.
Stiles poteva essere la sua ancora?
No, non doveva assolutamente farsi suggestionare da quell'idea.

«Grazie. Ora però preferisco stare da solo…ho bisogno di pensare» affermò Derek, colpito dalle parole dell’altro e scansandosi prima di poter compiere qualche gesto sconsiderato. Il suo stomaco pizzicò quando decise di interrompere volontariamente il contatto con Stiles, con l'ombra del calore della sua mano ancora percepibile sulla sua spalla.

Al posto di offendersi, Stiles sorrise, come se ormai la brutalità del ragazzo fosse qualcosa di divertente. «Verrò a trovarti quando ho un minuto disponibile, tra la scuola e il lacrosse. Mi hanno preso in squadra adesso, quindi devo allenarmi…non crederai che ti lasci da solo in questo caos…né io né Scott o gli altri, ovviamente!»

Derek era quasi certo di voler sbattere Stiles fuori da quel loft, perché l’odore di altruismo di quel ragazzo lo stava inebriando tanto da mandargli in rovina quegli stessi sensi allenati a captare l’allarme. Prima che il lupo potesse solo proferire parola, Stiles si voltò, la mano sulla maniglia del portone. «Stavolta non farai tutto da solo… ti aiuterò io, andrà bene.
Andrà tutto bene».

Ecco un’anticipazione della storia! Ci vediamo il cinque gennaio! E mi raccomando, lasciate tanti commenti <3 <3
Stay Tuned!!!
   
 
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