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Autore: BambolinaMou    25/12/2015    2 recensioni
Kuroo si è innamorato di Tsukishima, del ragazzino con gli occhiali troppo grandi per il suo viso.
E Bokuto non sa se ad Akaashi piace il Frappuccino.
[KuroTsuki ; side-pairing : BokuAka, DaiSuga]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I like You (to the Moon and back)

a C, my beloved child

 

 

Se c'è qualcosa che Kuroo ama sono i giorni in cui nessuno bussa alla sua porta, in cui il mondo decide di restare fuori e di continuare a incasinarsi per i fatti suoi mentre lui resta sotto le coperte e il braccio di quello che è a tutti gli effetti il suo fidanzato o almeno quasi, perciò nulla potrebbe distruggere il suo piccolo nido di felicità. Assolutamente niente, ma non è colpa di certo dell'inquinamento globale o dei prezzi sempre più alti, non è colpa della mancanza di pace e non è colpa dell'asteroide che potrebbe avvicinarsi alla Terra se come migliore amico si è scelto niente meno che Bokuto, perché è solo colpa sua se la persona a cui vuole bene, un enorme e infinito bene, è quello che più comunemente viene appellato come cretino cronico. Quindi è per questo che alle 9 in punto di una domenica si ritrova letteralmente strattonato giù dal letto da niente meno che quel cretino cronico del suo grandissimo e meraviglioso migliore amico. E come se le cose non potessero far altro che peggiorare, il suo di dietro è atterrato secco sul pavimento che pare una lastra di ghiaccio, perché di fatto Kuroo è nudo.
“Ma mi spieghi che cosa hai nel cervello” lo dice a bassa voce e piano per non svegliare Tsukishima. È stato proprio stupido a pensare che il suo ragazzo non si sarebbe svegliato, non notando affatto che già da venti minuti fissa il soffitto, soppesando su chi uccidere fra i due. Ovviamente non ha saputo prendere una decisione, nel dubbio ha optato per l'assassinio di entrambi. Tsuki prende gli occhiali dal comodino e se li infila, grattandosi poi il ponte del naso come è solito fare e inizia a farfugliare qualcosa su come le persone facciano schifo e su quanto lui sia stufo del vicinato perché non si può.
Alzandosi chiede a Bokuto se voglia del caffè che tanto sta per scendere a farlo, lo dice con talmente tanta tranquillità che Kuroo si ritrova a guardarlo come se temesse che da un momento all'altro potesse prendere la lampada accanto e lanciarla, invece non succede nulla, bensì chiede solo quante zollette di zucchero voglia e il suo migliore amico, in tutta serenità come se non fosse entrato misteriosamente in una proprietà privata nel bel mezzo di un sonno ristoratore, dice “Una” sorridendo e dando una pacca sulla spalla di Tsuki che lo guarda come se lo volesse incenerire.
Quando sono solo loro due, Bokuto si gira e alza un sopracciglio che sta per toccare l'attaccatura dei suoi capelli – c'è quasi, è incredibile – “Sei ancora lì? Muoviti!”
“Scusa?” dice Kuroo tra i denti e sì, effettivamente lui è ancora lì, se per intende il pavimento freddo della sua camera da letto, senza niente addosso e con l'unico desiderio di poter tornare sotto le coperte a riposare, desiderio che sa essere irraggiungibile. Oltre al fatto che ha un'erezione mattutina, quindi si copre con una delle coperte attorno alla vita. Bokuto alza gli occhi al cielo perché seriamente, si conoscono da una vita, si sono visti talmente tante di quelle volte senza vestiti che hanno finito per sapere a memoria l'uno il corpo dell'altro, non c'è assolutamente niente di male e poi non c'è tempo da perdere.
“Allora, cercherò di essere il più sintetico possibile” mormora tra sé e sé come se stesse parlando da solo “Akaashi”
Kuroo allora capisce, capisce che sarà al cento per cento qualcosa di demenziale, come quella volta in cui Bokuto lo ha chiamato, pretendendo che non riattaccasse, nonostante gli avesse detto che non poteva davvero ascoltarlo se il suo cazzo era sepolto nella bocca di Tsuki, solo perché non sapeva se, al nono appuntamento nell'arco di un mese, potesse ordinare da Starbucks al posto di Akaashi per fargli una sorpresa e l'emblema di tutto ciò, la domanda che non gli aveva dato pace – e che aveva tolto al suo migliore amico la possibilità di godersi un pompino coi fiocchi – era stata “E se poi non gli piace il Frappuccino?”
Al che Tsuki si era fermato e aveva preso il cellulare dalle mani di Kuroo. Aveva ascoltato con attenzione, senza mai sbuffare, ogni parola, umettandosi quel poco le labbra per pensare alla risposta migliore. Era davvero il colmo. E tutto questo per un ragazzo, piuttosto gracile, piuttosto carino con il quale usciva gironzolando da una parte all'altra e che stava principalmente zitto, eppure dopo ogni appuntamento le chiamate fra Bokuto e Kuroo erano tutte un “Ah sai cosa mi ha detto Akashi?” oppure “Secondo Akashi”.
Dall'altra parte Tsuki sembrava sopportare ogni tipo di interruzione, ogni discorso privo di senso, solo perché, non l'avrebbe mai ammesso, gli piaceva vedere Kuroo imbronciarsi e farfugliare maledizioni per aver sbagliato tutto nella vita, partendo dalla scelta delle sue amicizie.
Bokuto e Akashi ormai facevano coppia fissa da un annetto scarso e le cose sembravano andare bene tra loro, sicuramente nessuno li interrompeva nel bel mezzo di una scopata.
“Puoi continuare ad essere sintetico quando io avrò finito qui” dice indicando la coperta con un sorriso del tutto sarcastico. In quel momento Tsuki chiama Bokuto perché il caffè è pronto e Kuroo non potrebbe amare maggiormente il suo ragazzo.



Un'ora e due caffè dopo, Bokuto si è seduto sul divano e sta gesticolando animatamente. C'è una cosa da riconoscere : questa volta la questione è un po' più delicata e Kuroo si trattiene dal mandare al diavolo il suo migliore amico. Tsuki li ha lasciati dicendo che sarebbe andato a correre al parco, ovviamente non l'ha salutato con un bacio, non lo fa mai e ormai si è arreso, nonostante le sue lamentele petulanti per cui si è guadagnato un paio di sguardi tra il sei un bambino di 9 anni e cosa devo fare con te.
“Capisci? Io non so se chiedergli di venire a vivere con me, non vorrei che lui pensasse che sia una cosa davvero seria, cioè lo è, perché potesse cadermi un sasso in testa che lo è, però non vorrei che pensasse che stiamo correndo troppo, a me non sembra, a te cosa sembra?”
Bokuto parla sempre così veloce, spesso saltando uno o due pensieri perché la sua mente sfreccia veloce tra una frase e l'altra, che a Kuroo sono serviti tutti quegli anni per far si che non gli venisse un mal di testa bestiale – nei primi tempi accadeva ma è un segreto.
“A me sembra che”
“A te sembra che” ripete avvicinandosi talmente tanto che ora l'uno può vedere ogni sfumatura dell'occhio dell'altro. Anche a questo Kuroo è abituato.
“Sia giusto? Nel senso, uscite da un anno, vi vedete praticamente tutti i giorni e dovete sempre correre per la città per incontrarvi quando potresti svegliarti con la sua faccia accanto ogni giorno se andaste a vivere sotto lo stesso tetto, quindi chiedilo e vedi che ti dice”
“Sì, ma io non so” borbotta Bokuto imbronciandosi un poco e torturando un cuscino con le dita.
“Cosa non sai?” sapendo che la domanda avrebbe portato ad altre mille domande che non avrebbero trovato alcuna risposta perché con lui era così, da sempre.
“Non so se mi dirà sì o no, oppure se non dicesse niente? Oppure se facesse quella faccia triste e arrabbiata, sì, quella faccia che fa anche Tsuki quando tu parli con gli altri di un tuo problema e lo tagli fuori e -”
“Ma di che faccia stai parlando?” chiede sorpreso, cercando di pensare ad ogni smorfia, ad ogni minima espressione del suo ragazzo, non capendo a cosa si riferisca.
“La faccia che fa quando tu per esempio racconti a me che i ragazzi della squadra non ti ascoltano e tu non sai davvero che fare perché a volte ti fanno esasperare e lui è accanto a te che ti guarda ma tu non ti rendi conto e vai avanti, finché lui non si alza e se ne va da qualche altra parte e poi la tua bocca si piega all'ingiù perché-”
“Secondo me ti stai sbagliando e comunque Tsuki non mi bacia mai se non siamo da soli, lo sai” si ritrova a farfugliare “E poi cosa c'entra con Akaashi? Perché dovrebbe fare quella faccia?”
“Perché” Bokuto si ritrova a boccheggiare cercando un motivo alla sua mente valido “Perchè..”
“Perché non farà mai quella faccia, e non è che ti stai confondendo con la sua solita espressione di indifferenza totale verso il mondo esterno?”
“Senti chi parla, ti ricordo che tu stai con uno che ad emotività è messo come la Mummia, se non peggio”
“Uh, questa era brutta, rimangiatela” dice Kuroo cercando di avere un'aria minacciosa.
“Hai ragione, scusa”
Stanno zitti per quelli che son trenta secondi contati, Kuroo fissa il soffitto e Bokuto studia il tessuto del cuscino su cui non ha ancora smesso di disegnare ghirigori.
“Quindi?”
“Quindi gli chiederai se vuole venire a vivere con te e dirà di sì”
Bokuto annuisce un paio di volte, convinto si alza e sta per imboccare la porta e lasciare finalmente Kuroo la possibilità di godersi una domenica di pace, quando si ferma, con la mano sul pomello e uno sguardo terrorizzato.
“Come faccio a chiederglielo?”
Sì, quella non sarà una domenica di pace.


Una settimana dopo sono tutti a cena a casa di Daichi. Bokuto è visibilmente agitato perché non fa altro che muoversi e toccare Akaashi accanto a lui. Kuroo gli lancia un paio di occhiate che peggiorano la situazione e Tsuki ride e cerca di coprirlo infilandosi una porzione abbandonante di udon in bocca. Daichi è tranquillo a capo tavola mentre aspetta che qualcuno suoni il citofono, quel qualcuno è il suo fidanzato che dovrebbe arrivare con il dolce a momenti. Akaashi progetta di abbandonare tutto e tutti e di chiudersi in bagno aspettando che la tensione che emana il suo ragazzo sfumi nelle solite risate e battute senza senso che fanno ridere solo Kuroo.
Tutti, tranne l'interessato, sanno che Bokuto farà la grande domanda stasera.
“Quindi stai dicendo che secondo te Big Hero 6 non è un gran bel film?” chiede Daichi incredulo perché quella è una delle cose più assurde che abbia mai sentito e non è un grande fan di Big Hero 6, non è di certo lui che ha cinque pupazzi in scala di Baymax e non è lui la persona che sa il film a memoria, persino la colonna sonora, però cavoli.
“Ho detto che a me non piace la grafica” risponde Tsuki notando l'espressione sempre più sconvolta del suo amico e cercando di reprimere un sorrisetto perfido.
Kuroo finisce la sua birra strozzandosi quando Bokuto interrompe Daichi “Devo dire una cosa” come se stesse per vomitare sul tavolo da un momento all'altro. “E questa cosa riguarda Akashi” continua alzandosi in piedi e guardando davanti a sé. Kuroo se potesse gli darebbe una sedia in testa ma lascia che la scena accada nella sua testa, a rallentatore.
“Perché ti sei alzato?” chiede Akashi “Non-non potevi rimanere seduto?”
“Vorresti venire a vivere con me” non suona nemmeno come una domanda, ha semplicemente sputato una parola dopo l'altra con gli occhi spalancati perché sbatterli avrebbe significato perdere il coraggio e in quel momento avrebbe proprio bisogno di qualcosa per riprendersi, una boccata d'aria o un secchio d'acqua fredda.
Quando poi il suo ragazzo gli chiede di ripetere cosa ha detto perché non ha davvero capito, e nessuno di loro avrebbe capito se non sapessero già, Bokuto si lascia cadere all'indietro sulla sedia mancando di poco il pavimento ed esalando un “Oh mio Dio” come ultime parole. In quel momento suona il citofono e Daichi si alza, tirando un sospiro di sollievo e andando ad aprire, sarebbe più corretto dire correndo ad aprire visto che si precipita alla porta.
“Io non capisco, cosa succede?” Akashi è sempre più confuso “Ma stai bene?” e si gira verso il suo ragazzo che è bianco quanto un fantasma. Kuroo non riesce più a trattenersi.
“Quello che cercava di chiederti è se ti andrebbe di andare a vivere nel suo appartamento”
Il silenzio cala e succedono un sacco di cose in pochi istanti : Akashi spalanca gli occhi e chiede ad alta voce “Ma quanto sei scemo Bokuto?” e la risposta è sulla punta della lingua di tutti, Daichi e Sugawara sono in piedi e guardano la scena abbracciati con la torta fra di loro, Kuroo gongola perché è soddisfatto della sua azione e beh, Tsuki, per lui è un altro discorso. Nessuno nota che Tsuki fissa di sottecchi il suo fidanzato che lo sta bellamente ignorando per aprire la seconda birra e ridere insieme agli altri su quanto Bokuto sia stupido. Nessuno nota che sta facendo quella faccia, triste e arrabbiata. Nessuno lo nota e quando Kuroo incalza un bacio fra Bokuto e Akashi distoglie lo sguardo dalla coppia e fissa il pavimento.


Tornano a casa tenendosi per mano e Kuroo deve stringere quella di Tsuki perché sembra quasi che l'altro si stia per staccare, che lo stia per lasciare andare. Camminano in silenzio e non c'è niente di strano, è il silenzio che condividono ogni giorno quando sono immersi nei loro pensieri o quando sono soddisfatti, o quando semplicemente non va loro di parlare e rimangono vicini, stretti, senza fiatare. Si ritrovano nel silenzio, si incastrano alla perfezione ed è una scoperta inaspettata ma Kuroo sta cominciando ad apprezzare il silenzio perché è nel silenzio che ha conosciuto le migliori sfumature del ragazzo che ama, non che non lo trovi terribilmente affascinante quando parla e si morsica il labbro per pensare alle parole giusta da scegliere, quando arrotola attorno alla lingua una parola dopo l'altra.
Quando arrivano davanti al palazzo di Kuroo e lui sta per entrare, si rende conto che l'altro non lo sta seguendo, anzi lo guarda, da cinque scalini sotto.
“Non ti fermi da me?” gli chiede sorpreso, cercando di trattenere il broncio che minaccia di sfiorargli il labbro inferiore. Ci prova ma fallisce : Tsuki inclina la testa come per dire Non iniziare perché sa già che probabilmente le lamentele sono dietro l'angolo e lui non ha davvero voglia di sentirle, soprattutto quando non sono nemmeno necessarie, quando potrebbero non esistere.
“Okay, bene” continua Kuroo visto che la sua precedente domanda sembra essere caduta nel vuoto. È a tanto così dallo sbattere i piedi per terra perché lui odia, detesta, con tutto se stesso quando Tsuki fa così e non capisce il motivo. Si volta e sta per fare un passo quando sente una mezza risata. Una mezza risata che lo fa rabbrividire un poco.
“Te ne vai così?” la voce di Tsuki gli sbatte addosso come una porta mossa dal vento e si rende conto che è da tutta la sera che non la sente, che effettivamente il suo ragazzo è stato più taciturno del solito, nonostante la piccola parentesi con Daichi e qualche parola.
“Non hai risposto all'altra mia domanda, pensavo non volessi parlare” gli risponde Kuroo.
“Pensavi? Ah, davvero?” continua l'altro piccato. C'è un suono acido nella sua voce.
“Sì, pensavo che tu non volessi rispondermi, che saresti andato a casa, cosa avrei dovuto pensare?” ed eccolo tutto preso a gesticolare, a cercare di trattenere le parole che sembrano di troppo : deve dosare la sua voce, deve dosare i gesti che fanno le sue mani mentre tagliano l'aria perché con Tsuki è sempre così, è come se si lasciasse prendere subito dalle brutte sensazioni e si lanciasse in discorsi privi di senso pur di arrancare, pur di cercare uno spiraglio, una breccia nella linea retta che le sue labbra formano.
“Niente, niente”. È come sbattere contro un muro.
“Cosa c'è che non va?”
Stanno lontani, due stupidi, uno davanti alla porta del palazzo e l'altro infondo agli scalini, con le mani sepolte nelle tasche del cappotto. A Kuroo prende uno sconforto assurdo a vedere Tsuki così lontano, così piccolo proprio come quando l'ha conosciuto.
“Niente, ci vediamo domani” e fa per andarsene, sul serio, è pronto a scendere la via, a diventare un puntino nero, è preparato a reprimere il vuoto all'altezza del cuore per non aver nemmeno baciato il suo ragazzo. Lui odia sentirsi così, sentirsi così preso, incastrato, sentirsi così bene quando posa le sue labbra su quelle di Kuroo, c'è un calore che non ha mai sentito prima che gli pervade il corpo, che gli fa venire le vertigini ed è una sensazione lo prende alla sprovvista ogni santa volta come se fosse la prima. Odia tutto ciò ma non può fare a meno di volerlo con ogni particella del suo essere.
Una mano lo ferma, gli prende il braccio. Non si gira, non si girerà.
“Mi dici che cos'hai?” Kuroo chiede in un sussurro impercettibile, quasi con paura.
“Dimmelo, ti prego” lo abbraccia da dietro e piega un poco il collo, quanto basta per appoggiarlo sulla spalla di Tsuki che fissa davanti a sé. Non batte nemmeno le palpebre.
“Che cosa ha chiesto stasera Bokuto ad Akaashi?”
Kuroo è preso alla sprovvista, continua assolutamente a non capire.
“Di andare a vivere con lui?”
Tsuki allora si volta, costringendolo a staccarsi, e fa un passo indietro.
“Non ti è mai passato per il cervello che io devo farmi mezza città per venire da te?”
“Io-”. Kuroo allunga una mano, vuole toccarlo ma l'altro fa un altro passo indietro.
“Tu cosa? Dopo quasi due anni io corro da te, sempre, e tu non hai mai pensato di chiedermi di trasferirmi qui, non l'hai nemmeno accennato, nemmeno scherzando” dice velocemente, senza mettere alcuna pausa perché se avesse tentennato non avrebbe più trovato la forza di dirlo, almeno non ad alta voce e Kuroo l'avrebbe interrotto, cercando di capire e non avrebbe fatto altro che complicare le cose. E Tsuki sarebbe arretrato di un altro passo.
“Non hai mai pensato di chiedermelo?” gli domanda di nuovo.
Kuroo vorrebbe piangere come fanno i bambini quando si sbucciano un ginocchio, vorrebbe piangere e lagnarsi perché davvero? Perché se fosse per lui si sarebbero già sposati, perché lui l'ha voluto fin dal primo istante, ha voluto quel ragazzino con gli occhiali dalla montatura troppo grande per il suo viso dal primo momento, perché avrebbe voluto divorarlo in un sol boccone e viverlo intensamente sotto la sua pelle ma ha dovuto frenare, ha dovuto rallentare e merda, è stato così faticoso per lui ma l'ha fatto per Tsuki, perché ci è voluto tempo per far si che si aprisse, che si lasciasse toccare, che si lasciasse dire quanto lo amasse senza scappare via.
“Ho pensato che tu non volessi” risponde, ma non è abbastanza “Non mi baci quando siamo con gli altri, non mi baci fra la gente, sei sempre così distaccato e hai bisogno dei tuoi spazi, me lo dici quando la mattina cerco di abbracciarti mentre ti lavi i denti ed io non te l'ho chiesto, okay, però avresti potuto dirmelo che i chilometri si stavano facendo sentire, che ti stavi stufando di fare mezza città per venire da me, avresti-”
“Non è una questione di chilometri, non è per quello che voglio stare da te” si strofina gli occhi, sembra parecchio stanco. Anche Kuroo lo è, sospira e gli fa male il cuore.
“Io sto con te” continua Tsuki “e io so di non essere una persona come Bokuto, che parla con tutto e tutti, so di non essere comprensivo come Daichi, io so di non essere dolce come Sugawara ed è difficile ma io sto con te, io voglio stare con te” finisce velocemente in un sospiro.
“Anche io sto con te” e Kuroo si avvicina, prende il suo viso fra le mani. Occhi negli occhi, vede che quelli del suo ragazzo sono un po' arrossati e si appoggia alla sua fronte.
“Vorresti salire da me e rimanere per un tempo indefinito?” e per la prima volta Tsuki lo bacia come se fosse l'ultima. Si.






 


 

Note (e si per la prima volta mi sembrano davvero necessarie) : questa storia è il mio regalo di Natale per una personcina tanto carina e dolce, un regalo recapitato con qualche ora di ritardo perché quando mai sono puntuale? È stata una sfida scrivere in generale e ancora di più KuroTsukki ma ce l'ho fatta più o meno, anche se l'idea iniziale non era questa, anzi tutt'altro (scusami Cri se non è la gangster!AU che ti avevo anticipato, magari in un futuro ci potrei pensare su seriamente). Ho la tremenda paura di non aver reso onore a nessuno dei personaggi e di aver sfiorato la linea dell'OOC e di esserci pure entrata con tutta me stessa, per questo mi scuso profondamente, inoltre mi scuso perché il nome di Tsukishima è stato abbreviato in Tsuki e non sapevo se raddoppiare la k o no. Insomma, perché la sto pubblicando? Non lo so, comunque spero che abbiate trascorso una bella giornata e che abbiate mangiato del buon pandoro.

Grazie per aver letto. Grazie al mio tesoro grande per averla letta in anteprima e alla mia adorata figlia per avermi dato affetto. Un abbraccio grande!

  
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