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Autore: milla4    26/12/2015    1 recensioni
What if in cui ho immaginato una sorte diversa per Jane, in cui Rochester non è presente, in cui il suo destino si vede compiere in India.
Perché non sempre l'amore trionfa e non sempre è una cosa negativa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cosa mai avrebbe potuto fare? St John era lì accanto a lei, nei suoi occhi la speranza di una risposta che lei aveva paura a dargli, paura perché non significava l’inizio di qualcosa ma la sua fine.
In quella piccola casa la speranza impregnava ogni stanza, ogni mobile, ogni vestito ed anche i suoi abitanti; ognuno aveva un angolo del cuore che si contorceva, che chiedeva aiuto, ma entrambi non vollero dargli ascolto.

Era pronta, lo avrebbe sposato, ma certamente, non per amore: ormai quel sentimento in lei era rinchiuso in una gabbia dorata in attesa di colui che ne possedeva la chiave, invano.
No, Jane aveva bisogno di uno scopo nella vita per non morire, per non sprecare quel dono che ogni essere vivente ha e St John l’avrebbe aiutata.

Jane… Jane…

Cos’è stato? È la sua voce che la chiama, la invoca… che la desidera?
E se…e se… No, era fuggita da lui, dal suo amore così ricco di fuoco che arde nelle vene, che la fa sentire viva ma così sbagliato e non poteva tornare indietro.
La sua anima era rotta ormai e, nulla l’avrebbe mai potuta aggiustare.

Lo guardò dritto negli occhi e, senza vacillare, pronunciò quelle parole dedicate, in realtà, ad un’altra persona –St John diventerò Vostra moglie-.
Lui sorrise e le baciò le guance con affetto quasi fraterno, dandole la buonanotte, lasciandola sola in quella stanza nella quale la speranza era fuggita in fretta come era arrivata.

Si accasciò a terra stremata, indebolita da quell’enorme falsità che stava imponendo al suo cuore, al suo intero io. Non sarebbe mai potuta tornare indietro, nessuno l’avrebbe amata mai in quel modo.

***

-Signora, potrei essere un po’ d’acqua?- Jane sorrise, Asha era una delle sue più piccole allieve e ancora non aveva capito fino in fondo come funzionasse quella strana lingua che la Signora* Jane le voleva insegnare. Strano nome le avevano dato, ma certamente, era più semplice da capire che il suo nome da sposata.
-Avere… Asha…avere. Il Signore ti ha dato la forma di una bambina, non credo che accetterebbe una tua richiesta di mutamento- Jane indicò un punto della classe alla sua allieva per poi accarezzare l’enorme protuberanza che le faceva dolere la schiena ormai da un paio di mesi.
Asha emise un risolino e tornò al suo posto, seduta per terra vicino alle sue compagne.

Era stata una delle sue richieste più azzardate e sulle quali fu intransigente: una scuola per le bambine del villaggio.
St John non fu subito d’accordo: secondo lui era già difficile insegnare la lingua ai ragazzi, figurarsi se le famiglie avrebbero acconsentito a mandare le proprie figlie in una scuola.

Eppure lei ci era riuscita.

Certamente non fu una cosa scontata e così semplice, le ci volle tutta la sua pazienza e la sua caparbietà, ma non aveva rinunciato, neanche quando il suo grembo aveva cominciato ad ingrossarsi con l’arrivo del loro secondo figlio, il piccolo Richard; neanche dopo che il neonato era venuto alla luce.
E vinse.

St. John aveva cominciato ad apprezzare sua moglie poco a poco, lentamente; non era amore quello che provava per lei, non ancora, eppure aveva visto in lei qualcosa che andava oltre il motivo per cui l’aveva chiesta in sposa, non la vedeva più solo come la compagna ideale per servire il Signore.
Fu come un’illuminazione, spontanea e forse erronea, nata durante il loro ultimo trasferimento in un piccolo villaggio a nord di Bombay: l’aveva vista lottare per ciò in cui credeva, come un’orsa che difende i suoi cuccioli.
Voleva quella scuola e l’avrebbe avuta.
Era testarda, volenterosa, intelligente come lui… il Signore aveva trovato per lui una donna che forse non poteva capirlo, ma che almeno avrebbe potuto farlo e questo, per ora, gli bastava.

-Non dovreste affaticarvi così tanto, Vi rammento che è stata trovata una sostituta e che voi siete ufficialmente esonerata dai vostri obblighi scolastici- suo marito era entrato spostando la tenda che fungeva da porta in quella piccola stanza usata come scuola. Era vero, era alla sua terza gravidanza e forse la più dura per lei.
Gemelli le avevano detto; St. John, alla notizia, era rimasto impassibile come sempre, solo una piccola ruga di preoccupazione gli imperversò sulla fronte.
“Gemelli” significava rallentare il suo lavoro, la sua missione per il suo Signore, ma in fondo era stato lui stesso a fargli quel dono e ora poteva solo accettarne la volontà.

-Non preoccupatevi, sto bene… devo solo alzarmi e poi andrò a stendermi sul lett..- posò le mani sui lati della sedia per cercare di darsi la spinta necessaria per mettersi in piedi, ma il peso era troppo pesante e la fece cadere all’indietro –State bene? Jane, state bene?- St. John era davanti a lei, sul suo viso un‘espressione di terrore.
-Si, credo si si… potreste aiutarmi?- non ci fu bisogno di dire altro, perché egli subito le mise un braccio sotto il suo e la spinse dolcemente per farla alzare.

Strano come il suo tocco le fosse diventato ormai così familiare: all’inizio il solo sfiorarsi provocava in entrambi emozioni fredde… non riuscivano a vedersi come una coppia unita nell’amore e soprattutto nella passione, quella parte non era stata tenuta in considerazione per un matrimonio come il loro.

Non fu consumato se non qualche mese dopo, le era impossibile pensare di giacere con qualcuno che non fosse il Signor Rochester; il suo cuore le impediva di adempiere a uno dei doveri più importanti per un matrimonio.
St. John non pretese nulla né le fece mai capire che la cosa gli provocasse almeno fastidio e questa cosa, la sua indifferenza, lo rendeva ai suoi occhi ancora più sbagliato perché sapeva che St. John non era solo un corpo e un' anima, anche se lui si sforzava di nasconderlo.
No, in lui vi era un cuore gonfio d’amore, ma che reprimeva come il peggiore dei diavoli al contrario di lei, che avrebbe dato la propria vita pur di poter provare nuovamente la meraviglia di sentirsi amata.

Erano due esseri soli nei loro sentimenti.

La prima bambina, Elizabeth, nacque un anno dopo l’inizio della sua nuova vita e, finalmente, qualcosa in lei, quell’enorme amore, poteva essere donato a qualcuno. Stava ricominciando a vivere.

In verità non era stata concepita grazie ad un sentimento, un’emozione, ma per un semplice dovere che entrambi i coniugi Rivers dovevano soddisfare; eppure grazie ad essa, Jane aveva trovato in suo marito un sostegno, un uomo che la trattava da suo pari, molto più simile a lei di quanto credesse.

Era un padre severo St.John, ma sua moglie compensava le carenza di divertimento come poteva: amava la sua bambina, così piccola ma non fragile. Aveva preso il dono della bellezza da parte del padre e questo la riempiva d’orgoglio.

Richard arrivò due anni dopo la nascita della primogenita e, anche se non ne era sicura e non voleva ammetterlo a se stessa, quel secondo figlio non era nato solo per un dovere ma per qualcosa di più; che cosa fosse lei non sapeva definirlo.
Aveva lo stesso carattere del suo papà, ma con l’aspetto della madre: vedeva il padre come un dio e lo seguiva dappertutto, nei suoi mille impegni quotidiani.
St.John ne era orgoglioso, in lui rivedeva se stesso.

Prima che rimanesse incinta di Richard, si erano spostati frequentemente da un villaggio all’altro: dove St. John credeva di poter rendersi utile al suo Signore, loro andavano.
Erano stati in circa dieci villaggi in pochi anni e, in tutti questi, entrambi i coniugi cercavano di dar un contributo; mentre Jane istruiva i bambini indiani, il marito si occupava delle loro anime, ma soprattutto, di costruire chiese, ospedali e tutto ciò di cui avrebbero potuto aver bisogno: non gli ci volle molto per spendere una parte dell'eredità da poco acquisita.
Avevano deciso di fermarsi alla scoperta della terza gravidanza di Jane e avevano fatto di quel paesino la loro casa.

-Sentite, si muovono- Jane, d’istinto, prese la mano del marito e la posò sul suo ventre: uno dei bambini stava scalciando.
St. John, sorpreso, si lasciò guidare da quella mano calda e la sentì, la vita, che si contorceva sotto le sue mani, che sprigionava il suo potere nel corpo della donna che aveva sposato e di cui, forse, si stava innamorando.

Lei sorrise nel vedere l’emozione accendergli lo sguardo: quelli erano figli della passione, ne era certa.
Amava ancora Rochester, ma ormai quel sentimento era diventato sfocato, come un mantra che se ripetuto frequentemente perde valore, diventa una pallida idea di quello che doveva essere stato… voleva essere aperta al nuovo e lasciare andare il vecchio, o almeno provarci.

Perché lei ormai aveva un destino tutto suo e mai lo avrebbe lasciato andare via senza combattere, non questa volta.



 
Note: Jane Eyre è uno dei mie libri preferiti e lo amo così com'è, eppure recentemente mi sono chiesta cosa sarebbe successo se avesse accettato quella prorposta così fredda e razionale... ed ecco qui la mia risposta.
           Sono nuova delle fan fic, generalmente scrivo orginali, quindi spero di non essere andata ooc (incorcio le dita!)
          Spero che vi sia piaciuta e anche se non è così sarei felice di sentire una vostra opinione.

*in inglese si dice Mrs ma essendo il testo in italiano ho deciso di tradurre anche questo ( il St. sinceramente non sapevo come renderlo e l'ho lasciato così)

 
   
 
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