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Autore: GabrielleWinchester    26/12/2015    4 recensioni
[Sequel de "I Nati di Gennaio"] Nel reparto di Psichiatria, Andrew racconta i Nati di Maggio alla sua ragazza morta, un modo per sentirla più vicina e per non impazzire del tutto...
Dal testo: "Non ho voglia di parlare con uno psicologo , non ho voglia di sfogarmi con una persona che non sa nulla di come mi sento, tu sei morta e non c’è nulla o nessuno che ti possa riportare indietro. Se fossi in Supernatural, chiederei aiuto a Dean e Sam ma questa è la fottuta realtà, quella realtà che mi fa sognare te in un mare di sangue e le risate sguaiate dei criminali che ti hanno uccisa"
Buona lettura :-)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Mia cara Esmeralda...'
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il sequel de "I Nati di Gennaio" ovvero "I Nati di Maggio"...Nel reparto di Psichiatria, Andrew racconta alla sua ragazza morta il comportamento dei Nati di Maggio, un modo per sentirla più vicina e non soffrire della sua assenza, facendo in modo di fare impazzire tutto il personale del reparto...un racconto che mi è stato ispirato dall'osservazione di una persona a cui tengo tantissimo :-)
Chiedo scusa per eventuali errori presenti nel racconto e per il cambio improvviso dei tempo verbali, quest'ultimo fatto di proposito perchè si tratta pur sempre di un uomo che prende psicofarmaci e la sua percezione è leggermente distorta.
Ringrazio di vero cuore tutti coloro che la leggono e la leggeranno, tutti coloro che la recensiscono e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite, preferite, ricordate e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita, anche se troppo onore non lo merito XD
Buona lettura, Gabrielle :-)
                                                  
                                              I Nati di Maggio

“Signor Andrew, dove si è cacciato? Deve prendere le medicine!”
Amore mio,
sono passati mesi, secondi o forse millenni da quando ti ho scritto la mia ultima lettera e qui in clinica il tempo trascorre in maniera diversa, a volte sembra sospeso e non passa mai, altre volte si annaspa nel cercare di acchiapparlo, è un acrobata burlone. Dal nascondiglio dove mi trovo, osservo incuriosito e anche invidioso le coppiette felici che camminano mano nella mano, quella felicità ostentata che noi non abbiamo potuto avere, genitori che spingono carrozzine con bambini appena nati, figli che volevamo avere e che il destino non ci ha permesso di avere.
Non chiedevamo la luna, chiedevamo un pezzo di Paradiso da custodire!
Come si dice…le cose migliori accadono agli altri e non a te…
Ricordi l’attesa nella clinica per la fecondazione assistita? Eravamo arrivati lì con la speranza ridotta a brandelli, augurandoci che quella fosse la nostra ultima tappa per essere una famiglia completa.
Sapendo che non era un comportamento da attuare, tu ti eri messa a mangiucchiare le cuticole e a battere il piede per terra in maniera forsennata, attirando gli sguardi incuriositi e divertiti delle altre madri che aspettavano.
Una di loro, credo che si chiamasse Charlise, ti aveva preso per mano e ti aveva raccontato una storiella buffa sulla sua infanzia nel Congo, quando la felicità era costruita con piccole cose, come l’abbraccio di una persona, lo sguardo commosso verso un cielo pieno di stelle.
Vi eravate abbracciate, l’amore di due donne che superava tutte le differenze, poiché ogni uomo e donna era speciale a modo suo.
Ci si fa la guerra perché si reputa l’altro diverso, diverso per l’orientamento sessuale o per il colore di pelle e dopo non si bada affatto alle cose più importanti, cioè che tutti provano emozioni e che il sangue è rosso, indipendentemente da tutto.
Poi Charlise era stata chiamata da un medico e scherzosamente si era congedata “Abbi cura di te, gattina bianca” e tu avevi replicato con una linguaccia e un sorriso enorme “Abbi cura di te, gattina nera”
Poi era arrivato il nostro turno di essere convocati. Eravamo in una stanza con tre medici, tre uomini che potevano concretizzare il nostro sogno oppure distruggere definitivamente le nostre speranze già in bilico.
Uno di loro, credo che si chiamasse Victor, si era rivolto verso di te con i fogli degli esami nella mano destra.
“Abbiamo fatto i dovuti accertamenti e possiamo iniziare la terapia”
“Ci sono controindicazioni?” avevo domandato io agitato.
“Siamo medici non Dei signor Andrew, noi ci affidiamo alla scienza, a prove concrete e che si possono toccare, non possiamo fare miracoli. Tutto dipende da come evolve la situazione”
“Signor Andrew, non ci faccia preoccupare! Ha bisogno di prendere le medicine!”
Dannazione, perché non mi lasciano in pace? Non ho bisogno di ottenebrarmi la mente con i medicinali per stare bene, ho solo voglia di incidere con l’inchiostro i miei sentimenti per te, perché è un modo come un altro per accettare l’assenza della tua presenza.
“Signor Andrew, stiamo chiamando la sicurezza! Esca fuori, c’è lo psicologo che vorrebbe parlare con lei!”
Non ho voglia di parlare con uno psicologo , non ho voglia di sfogarmi con una persona che non sa nulla di come mi sento, tu sei morta e non c’è nulla o nessuno che ti possa riportare indietro. Se fossi in Supernatural, chiederei aiuto a Dean e Sam ma questa è la fottuta realtà, quella realtà che mi fa sognare te in un mare di sangue e le risate sguaiate dei criminali che ti hanno uccisa.
“Il poliziotto che non sa difendere la persona che ama. Che delusione enorme!”
O la tua faccia sconvolta alla notizia che il nostro sogno di essere una famiglia era definitivamente distrutto e l’adozione ti sembrava solo una lunga trafila di documenti, burocrazia su burocrazia e le tue lacrime disperate.
“Non sarò mai madre, Andrew”
Ti avevo accolta tra le mie braccia, sentendomi inutile e triste, poiché la disperazione di un padre mancato non ha nulla a che vedere con una madre che si è vista sfumare il sogno di portare un bambino al seno e allattarlo.
Ci può essere dolore più grande per una donna?
“Signor Andrew stiamo buttando giù la porta!”
Che ci provino pure, amore mio! Mi sono barricato e credo che per un po’ posso restare in pace. Oggi ti voglio parlare dei Nati di Maggio. Lo so, ti avevo promesso i Nati di Marzo ma ho cambiato idea…le medicine che mi danno cambiano la mia percezione, mi fanno pensare che posso resistere senza di te. È un Nirvana illusorio.
I nati di Maggio sono l’immagine speculare dei Nati di Gennaio, sono sorridenti e spiritosi, a volte un po’ fuori luogo, non ti diranno mai che manchi loro ma guarderanno sempre nella tua direzione, sono persone nate in un mese dai segni di terra e di aria, persone affidabili e tenaci, a volte farfalloni, i piedi per terra e la mente che vaga nell’Iperuranio, chiedono scusa con lo sguardo calato per terra, cambiano il tono di voce quando tu non li consideri, il loro sguardo a volte è come un cucciolo abbandonato sulla tangenziale, un cucciolo che cerca attenzione e a volte ha paura di ottenerla.
Sono le stesse persone che sembrano che non ti ascoltano e invece ti sorprendono sempre con complimenti che difficilmente si dimenticano!
Irruenti come tori in un’arena, con la faccia sorridente per mascherare i tumulti del cuore, per mascherare che un po’ tengono a te.
Sono Gennaio sotto la stagione primaverile!
Se i Nati di Gennaio sono fuoco, i Nati di Maggio sono benzina e la loro reazione è esplosiva!
“Finalmente siamo riusciti a trovarla”
Io li guardo con l’espressione sgomenta e dopo abbasso la testa, sconfitto. Un infermiere mi inietta un tranquillante nel braccio e io scivolo in un luogo sonno. Nella mia mente si staglia la tua immagine che mi sorride e che è divertita dalla mia analisi dei Nati di Maggio.
Il tuo sorriso è calda speranza che mi consola, la migliore medicina per non impazzire!
Ti amo Esmeralda e ti amerò per sempre, anche quando il tuo ricordo annasperà per riemergere.
Con amorevole devozione, tuo incondizionatamente Andrew.
  
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