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Autore: shirupandasarunekotenshi    26/12/2015    3 recensioni
Passato e presente si incrociano nell'esistenza di Aiolia, il passato che rivive attraverso un sogno nel presente, accompagnato da un profumo dolce ed acre a un tempo, che per il santo di Leo significa vita e morte, un tempo felice concluso da una notte dolorosa.
[Oneshot che abbiamo scritto quest'estate in occasione del compleanno di Aiolia ma che, tra una cosa e l'altra, abbiamo rivisto per la pubblicazione solo adesso]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capricorn Shura, Leo Aiolia, Sagittarius Aiolos
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’odore di un sogno
 
Fu un brivido a scuotere le membra del bambino raggomitolato sotto le coperte, un alito di freddo, accompagnato dall’odore che gli pizzicò le narici.
Era acre e dolce a un tempo, pungente, aveva accompagnato quelle sere d’autunno in cui la temperatura si era abbassata di colpo, fino a diventare gelida.
Aiolia arricciò il naso e se lo sfregò con il dorso della mano, poi sbatté le palpebre nel buio, mettendosi seduto sul letto.
I suoi occhi scorsero il bagliore della stufa a legna, in cima alla quale le bucce d’arancio si erano sicuramente ormai annerite, ma il loro profumo si era fatto, per un istante, talmente forte da farlo svegliare… o era stato quel soffio di gelo?
Lo sentiva ancora in un certo senso, proprio lì, sul petto.
E quell’odore che per lui era da tempo il simbolo del calore, della vicinanza di una persona amata gli parve, all’improvviso, inquietante, perché adesso segnava la sua solitudine, quella cui Aiolos l’aveva condannato allontanandosi quella sera.
Si strinse alla coperta e rabbrividì, prima di avventurarsi lontano da quel calore agognato, raggiungendo la soglia di casa e aprendone l'uscio.
Ancora, l'odore ormai greve delle bucce gli solleticò il naso, lasciandogli un sapore amaro in gola. Ingollò e strinse gli occhi per quell'amarezza inaspettata.
Di nuovo il vento gelido penetrò tra le fessure.
Ad Aiolia parve sentire appena la voce del fratello.
Spalancò la porta, un'espressione piena di speranza in volto. Espressione che mutò repentina quando non vide nessuno, né sentì alcuno nelle vicinanze.
Che fosse un'illusione?
“Sei tornato?”.
Un sussurro che si perse nel silenzio della notte.
Ovviamente non giunse nessuna risposta, la voce udita era frutto di un sogno, giunto a lui insieme al profumo delle bucce d'arancio, quel profumo così avvolgente e familiare quando poteva dormire nel suo letto abbracciato al fratello… tanto beffardo adesso che il fratello gli giocava quegli scherzi dolorosi nel buio.
Ripensò al momento in cui si erano salutati, ore prima, ripensò a quegli occhi che lo avevano guardato, così pieni di dolore… dolore non per se stesso. Aiolos, quella sera, se n'era andato soffrendo per lui, senza quasi dirgli né promettergli nulla ed Aiolia non aveva osato chiedere, né protestare, perché anche lui era un santo di Athena: se suo fratello andava a compiere un suo necessario dovere, Aiolia doveva compiere il proprio, attendendo fiducioso… ed accettando qualunque cosa fosse venuta dopo.
La risoluzione da uomo giunse insieme al singhiozzo del bambino che era; si appoggiò allo stipite della porta, facendosi più piccolo nella coperta. Il gelo e il profumo che l'avevano svegliato erano stati, in realtà, latori di un messaggio, lo sapeva, perché lo sentiva in maniera inequivocabile nella propria anima.
“Fratello...”.
Un altro sussurro che si spense nel silenzio della notte.
Non bastavano le coperte, non bastava la speranza di rivederlo presto.
L'aria era intrisa di un profumo troppo greve, troppo intenso, dolce in maniera insopportabile.
Aveva la nausea, lo stomaco sembrava voler lottare contro ogni sua volontà e contorcersi all'infinito.
Schiacciò una mano contro la bocca e riuscì a trattenere quella rivolta. Si alzò, poggiando i piedi su un pavimento gelido, mentre la stanza sembrava girare su se stessa.
Voleva uscire... doveva... prima di soffocare in quell'aria insopportabile.
Tornò indietro, cercando a tentoni gli abiti logori che indossava per l’addestramento e si vestì in tutta fretta, stringendo i denti, ringhiando come un leoncino contro le emozioni che volevano uscire.
Poi corse fuori.
I vestiti erano leggeri e l’aria notturna li schiacciava contro la pelle, gelandola ancora di più, ma non gli importava. Lui correva, non sapeva dove, né perché.
Si fermò solo quando percepì altre presenze intorno, grida, agitazione.
“Il traditore è stato preso?”.
“Un giovane gold saint è sulle sue tracce, ma anche le guardie devono tenere gli occhi aperti!”.
“Fate attenzione, sorvegliate ogni angolo!”.
Aiolia si appiattì contro una roccia, mentre un gruppo di guardie gli correva accanto, senza notarlo. Il suo cuore batteva fino a esplodergli nel petto.
Di nuovo, da qualche luogo sconosciuto, giunse quel profumo intenso.
Aiolia si premette una mano sulle labbra, di nuovo, e cercò di prendere lunghi respiri dal naso per calmare la bocca dello stomaco.
Mosse i passi strisciando contro un muro a secco, in direzione opposta a quella delle voci delle guardie; scese in direzione del mare e dell'uscita del Santuario, l'aria frizzante che si alzava dalle acque gli schiaffeggiava il viso ma, almeno, quel profumo era scomparso.
Poi lo percepì ancora, improvviso, violento come uno schiaffo in pieno viso, in quel luogo improbabile, così lontano da casa… quell’odore che era casa e al tempo stesso… paura.
Strinse un attimo le palpebre, resistendo al disgusto: forse era suggestione, doveva essere così, lo aveva nelle narici e lo accompagnava, accordandosi all’angoscia del suo cuore.
Cercò di trattenere il respiro, si guardò intorno… e lo vide, un’ombra nel buio, tanto sfocato da sembrare oscuro fantasma.
Eppure...
Eppure vide i suoi occhi, enormi, limpidi, che lo guardavano, recando con sé un oscuro e muto messaggio.
Shura.
Cosa ci faceva Shura lì?
Perché... perché indossava quella cloth... perché non era a casa... perché...
Aiolia fece per chiamarlo, forse per trattenerlo... o, almeno, cercare...
Eppure tornò quel profumo e, allora, non poté impedire allo stomaco di rivoltarglisi contro e si ritrovò ad ansimare, alla ricerca di ossigeno, mentre un sapore amaro invadeva tutta la bocca e la testa girava, impazzita.
Dov'era... dov'era Aiolos?
Shura non l’aveva salutato, di solito per loro incontrarsi significava scherzare, giocare assieme, ridere… e ora quegli occhi, quell’espressione, era come se… guardasse un problema, qualcuno che non avrebbe voluto incontrare ed era come se… il bambino che splendeva e rideva in quegli occhi pieni di sogni fosse scomparso, per lasciare il posto ad un’ombra amara, l’ombra di un adulto cresciuto troppo in fretta, troppo di colpo.
Un messaggio si formò dentro di lui: Shura è diventato davvero un guerriero, come sognava… ma il prezzo che ha pagato è proprio l’infrangersi di tutti i suoi sogni.
Cos'era successo quella notte?
Tutto, tutto era impazzito attorno a lui...?
Oppure era un sogno... un incubo...
Istintivamente le mani si aggrapparono, graffiandosi, alle pietre alle sue spalle.
Aveva bisogno di equilibrio, di sicurezza.
Aveva bisogno di qualcuno... non uno qualunque...
“Fratello...” riuscì finalmente a sussurrare, con voce tremante. “Fratello...”.
 
 
***
 
“Fratello!”.
Si sedette sul letto, il volto impregnato di sudore, ma non solo.
Erano lacrime quelle?
Avrebbe riso di se stesso se non ci fosse stato quel senso di oppressione al petto e… tirò su col naso… e quell’odore… lo stesso di quella notte, bucce d’arancia arse dal fuoco, profumo di casa che si era trasformato in odore di abbandono, di solitudine e morte.
Era stato quell’odore a svegliarlo? Era stato quell’odore a riportarlo a quella notte lontana, nell’incubo tornato a tormentarlo?
Cosa significava?
Un altro messaggio, cosa doveva perdere ancora?
“Sono qui, Aiolia. Ti ho svegliato?”.
Sussultò, scosso dai brividi, gli occhi sgranati sull’ombra che si materializzava nel buio.
E l’ombra ancora parlò:
“Fa freddo stanotte, così ho pensato di accendere il fuoco, non volevo svegliarti”.
Aiolia si passò una mano sugli occhi, lo sguardo pareva ancora annebbiato. Ancora non capiva bene dove fosse, se quello che aveva vissuto era un sogno... o se...
“Questo... odore...” sussurrò facendo vagare lo sguardo attorno a sé.
“Ho messo delle bucce d’arancia sulla stufa, come quando eri piccolo. Ricordo che ti piaceva”.
L’ombra si avvicinò, assunse forme distinte, le forme più amate da Aiolia.
“Fratello...”.
La sua voce fu simile a una preghiera.
Si sentì di nuovo come quel bambino smarrito, quel bambino che aveva bisogno di sentire la presenza della sua persona più importante.
Il viso di Aiolos emerse completamente dalle tenebre, lo vide sbattere le palpebre e schiudere le labbra in un moto di stupore.
“Aiolia… stai bene?”.
Una mano andò, allora, a massaggiargli la fronte, un sospiro lo scosse.
“Un sogno... molto... reale...”.
Quell'odore...
“Mi è tornato alla mente qualcosa di... lontano...”.
Aiolos (o il suo fantasma? Perché ancora non era certo di niente Aiolia) fece un altro passo avanti e si sedette sul bordo del letto. Il suo peso piegò il materasso e la cosa lo rese ancora più consistente alle percezioni del santo di Leo, più… vivo.
“Doveva essere un brutto sogno” parlò con voce gentile, “sei sconvolto”.
Aiolos sollevò una mano a sfiorargli una guancia e quel tocco fece rabbrividire Aiolia, ma di piacere… e al tempo stesso paura, perché ancora temeva che non fosse reale.
Le dita di Aiolos erano leggere sulla sua pelle.
“È sudore questo? O lacrime?”.
La mano di Aiolia salì ad afferrare quella di Aiolos, come faceva da bambino, quando ancora tentennava sulle sue proprie gambe e, per timore di perdere quell'equilibrio precario, ecco che la sua manina afferrava solo due dita, con tutta la sua forza.
Così fece ora, come a voler cacciare fantasmi indesiderati, afferrando la materiale e tangibile realtà.
Suo fratello.
Vivo.
Assieme a lui.
“Era solo un sogno...”.
  
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