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Autore: Primula1390    27/12/2015    1 recensioni
[Star Trek]
Una visione introspettiva di Spock dopo la perdita del suo pianeta e della sua famiglia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: questa storia si basa sul primo film Star Trek - Il futuro ha inizio. Come Spock vive i giorni a partire dalla distruzione del suo pianeta a causa di nero. Buona lettura.
UN VULCANIANO

Cosa vuol dire essere vulcaniani? Siamo la razza più evoluta e progredita grazie alla disciplina del Kolinahr che ci permette di rinunciare alle nostre emozioni, di concentrarci sugli aspetti più razionali, di essere logici e rigorosi in ogni decisione.  Alla fine è come una sorta di castrazione quella a cui molti decidono di aderire, è facile rinunciare ai sentimenti, significa non provare più dolore, né gioia … né amore.
Ma io sono vulcaniano a metà, ho avuto la condanna di essere per metà anche umano. Condanna? Be si è questo che pensavo da bambino, odiavo questo mio essere e non essere, terrestre e vulcaniano e nulla dei due. Ma crescendo ho capito che benedizione fosse stata per me quella madre terrestre. Mi aveva aiutato ad apprezzare i sentimenti e a saperli gestire.
E ora sono qui sull’Enterprise ho perso il mio pianeta e il controllo delle emozioni. Ho sbattuto fuori la persona che amo, il mio primo ufficiale, l’unico che riesce ad apprezzarmi a pieno, che ha saputo guardare al di là della coltre logica dietro cui nascondo me stesso.
Sono triste, ho paura, provo rabbia e tanto dolore, ma non posso lasciarmi andare, adesso devo lottare e reagire, capire cosa sia più logico fare, c’è un nuovo nemico in circolazione, bisogna avvertire la Federazione, bisogna combatterlo e distruggerlo.
Uccidere. Quanto è facile uccidere se non provi emozioni, il rimorso non ti mangia per giorni, il senso di colpa non ti fa bruciare gli occhi, non ti occlude la gola. Sono debole, me ne rendo conto da solo, ma la nave ha bisogno di me.
Vengo riscosso dai miei pensieri, è scattato l’allarme, c’è qualcosa o qualcuno nella stiva, è lui, e non è solo. Ordino che venga preso e portato da me. È lì, di fronte a me, Kirk, questo ragazzo è scapestrato, senza regole né briglie, gli era stato ordinato di restare a terra e me lo sono trovato sulla nave. Il comandante Pike, prima di essere catturato da Nero ha ordinato me comandante e quell’essere, che amo alla follia, primo ufficiale.
È l’opposto di me, ed è per questo che lo amo. E ciò di cui sento il bisogno, una scossa che mi dia vita, che mi faccia sentire vero ed apprezzato. È furente, mi si scaglia contro, mi sta provocando,  seguo a stento le sue frasi, tra tutte quelle, la più potente che raggiunge i miei sensi: “Lei non l’ha mai amata!!”, è detta con cattiveria, gli occhi di Kirk sono furenti, e un attimo, lo colpisco forte, lui reagisce, alla fine ho il sopravvento lo sbatto su una delle consolle di comando, le mie mani attorno al suo collo, inizio a stringere sempre più forte, il viso del primo ufficiale diventa sempre più paonazzo, il respiro sempre più corto.
Sento la voce di mio padre, fermo, autoritario, mi impone di smetterla, lascio Kirk all’improvviso, è piegato in due e tossisce nel tentativo di riprendere le normali funzioni respiratorie. Mi guardo intorno, tutti mi fissano, ma non c’è rabbia nei loro occhi, solo compassione, mi avvino a McCoy, il dottore, con il poco controllo rimastomi gli dico che mio dimetto dall’incarico di comandante e vado via.
Gli eventi successivi sono un susseguirsi di flash, noi che distruggiamo Nero, Kirk che viene nominato comandante, il capitano Pike diventa ammiraglio, voglio andarmene da quella sala piena di gente, voglio rinchiudermi nel mio alloggio, lasciarmi andare nel silenzio, non visto, non udito.
Finalmente sono nella mia stanza, non accendo le luci, con le mani che mi tremano riesco ad accendere le candele di cui mi circondo quando voglio meditare. Mi siedo per terra, la schiena poggiata contro il letto e tutto mi cade addosso, la distruzione del pianeta, la morte di mia madre, la mia razza è in estinzione, io amo un uomo e questo è profondamente sbagliato e non potrò mai dirglielo, piango, alle lacrime si uniscono i singhiozzi, sono così patetico ed umano in questo momento.
Bussano alla porta, “Spock devo parlarti.” È Kirk, non rispondo magari pensa che sia in meditazione, poi sento forzare la porta e quella si apre. Traditrice ed ingannatrice ha ceduto alla forzatura, mostrandomi nella mia dimensione umana e fragile.
Kirk richiude la porta, mi si avvicina e mi abbraccia. Non una parola, non serve, il suo sguardo mi dice mille cose, mi chiede scusa per le parole che è stato costretto a dire contro la mia famiglia, mi chiede scusa per tutto quello che è successo in quei giorni. Appoggio la mia testa sulla sua spalla e mi lascio andare in un pianto lento e doloroso, sapendo che lui non mi giudicherà mai.
“Spock devo parlarti”, ripete piano, “tu sei diventato il mio primo ufficiale e sono contento di questo. Ma prima che la nostra avventura inizi, devo chiarire un aspetto della mia vita privata.” Adesso lo sto guardando negli occhi, non capisco, in maniera contorta sta cercando di dirmi qualcosa, “io ti amo Spock”, la voce decisa con cui lo dice, lo sguardo fermo e fisso nei miei occhi, è serio, solenne, una rara condizione per lui.
Sorrido, lo stringo a me e nell’orecchio gli sussurro “Ti amo James”, si rilassa contro di me e lacrime iniziano a lambirgli i bordi degli occhi. Sono stati giorni duri per entrambi, feriti fisicamente e psicologicamente. Ora siamo una coppia nell’amore come nel lavoro, dobbiamo essere forti, il futuro che ci attende non è dei più lieti, ma a noi non importa, l’importante è esserci sempre l’uno per l’altro, insieme fino alla fine.      
 
   
 
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