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Autore: WakingTheFallen    28/12/2015    1 recensioni
[Fan Fiction commemorativa alla triste scomparsa di Rev.]
Tratto dal testo :
'Oramai non aveva più importanza nulla, non dopo quello che era successo. Era successo tutto all'improvviso, egli non riusciva neanche a rendersi conto se era vivo o se si stava limitando a sopravvivere.'
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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  • Ho messo raiting giallo solo per il linguaggio “volgare”. -

 

 

 

 

                         Like a friend we saw it through.
                 In the end I gave my life for you.

 

 

 

 

 

Egli si diede un'ultima occhiata veloce allo specchietto retrovisore della sua auto, si sfiorò i capelli, girò leggermente il volto prima a sinistra e subito dopo a destra, per vedere se era a posto. Dopo di che fece un piccolo cenno di approvazione, non era messo poi così male. Scese dalla sua amata BMW grigio metallizzata ed attraversò la strada così dirigendosi al Johnny's bar. Prima di spingere la vecchia porta in legno massiccio del posto, ed entrare dentro, si mise a fissare l'insegna rossa del locale che brillava al buio, così riflettendo che giorno fosse. Erano le undici e mezza di un sabato sera. Un sabato sera qualunque. Egli non teneva più conto della data e del tempo. Non avevano più importanza.  Quanti giorni erano che non usciva di casa? Egli non riusciva più a ricordarselo. Oramai non aveva più importanza nulla, non dopo quello che era successo. Era successo tutto all'improvviso, egli non riusciva neanche a rendersi conto se era vivo o se si stava limitando a sopravvivere.
Era tutto così ingiusto e sbagliato.
Il ragazzo appoggiò l'estremità delle dita della sua mano destra sulla fronte, come per riordinare velocemente tutti i suoi pensieri ingarbugliati con un semplice gesto. Dannazione, era sul punto di crollare di nuovo. Pensava addirittura di ritornare in macchina e tornarsene a casa. No, i suoi amici lo stavano aspettando li dentro, non poteva non ripresentarsi di nuovo. Sospirò, poi finalmente decise di aprire la porta e dirigersi dentro il bar – pub. Pensò che era la decisione giusta da prendere, perché probabilmente tornare in quello stesso posto pieno di ricordi sembrava l'unica soluzione valida per ricordare chi era veramente. Ovviamente anche se tutto ciò comportava anche un auto infliggersi un dolore immenso. Varcata la soglia del locale, egli vide tre figure sedute al bancone che chiacchieravano fra di loro tenendo ciascuno una birra in mano. Tre figure: ne mancava una.
Ed ecco riapparve quel vuoto straziante allo stomaco e quella morsa al petto che gli impediva di respirare e che lo perseguita da giorni. Il ragazzo si avvicinò ai suoi tre amici. Appena essi scorsero la sua presenza, poggiarono i boccali di birra sul bancone e si diressero a salutarlo calorosamente dandogli una pacca sulla spalla ed un leggero abbraccio. Era peggiorato dall'ultima volta che lo avevano visto. Ed era passato solamente un mese. Johnny, con fare preoccupato corrucciò tristemente la fronte e chiese al suo amico se stava bene, anche se era piuttosto evidente che non stava bene da tempo. Brian si strinse nella spalle. Subito dopo si limitò a schiudere le labbra, quel poco da far fuoriuscire un sussurro, un suono grave che pareva provenire dall'oltretomba.
"..Mi manca."

Egli si strozzò con le ultime finali della parola, gli era venuto di nuovo un nodo in gola. Dio, non riusciva neanche a parlare. Si sentiva incredibilmente patetico. Gli cominciarono a bruciare fortissimo gli occhi, non riusciva nemmeno a chiuderli da quanto gli facevano male. Deglutì rumorosamente e disse molto velocemente
“Scusatemi -” e senza tante cerimonie si diresse nel bagno del locale, quasi scappando. 
Stava scappando dalla realtà. Sbattè la porta alle sue spalle e la chiuse di scatto con il chiavistello. All'improvviso si sentì le gambe cedere, così si ritrovò in ginocchio. Cercò di trattenersi più che poteva e soffocare i propri singhiozzi, ma non ce la fece. Non ci riusciva più. Si mise le proprie mani raccolte in pugni davanti agli occhi. Poteva sentire le lacrime bruciare sulle proprie guance e bagnargli il viso. Non riusciva a respirare bene, si sentiva morire dentro. Si mise quasi a dondolare su se stesso e sussurrò: “Jimmy..”
Sul suo volto si formò un'espressione di disperazione. Tirò su col naso.
“Cazzo, Jimmy. Cazzo. Io non ce la facc-..”
Ricominciarono altri singhiozzi più rumorosi.
“..Non ce la faccio. Jimmy dove sei? Dove sei, cazzo. D-dove. Ti prego dimmelo amico mio.”
Si tolse le mani dal viso, poggiandole per terra, a peso morto. Cominciò ad urlare le stesse frasi più e più volte.
“Non dovevi andartene. Ritorna ti prego. Ti prego ritorna." 

Il nodo che aveva in gola si fece più forte, allora sussurò quasi senza voce:
“Mi manchi. Io non ce la faccio più. Non ce la faccio più..cazzo, non ce la faccio più..non ce la faccio più.”
Dopo quasi un mese dall'accaduto, egli si rese conto anche lui della sua lenta ascesa oltre che emotiva, anche fisica. Era difficile non notare le sue violacee e gonfie occhiaie ed il suo viso pallido e scavato. I suoi brillanti occhi color nocciola erano divenuti scuri, inespressivi e spenti. Aveva gli occhi parecchio rossi e gonfi probabilmente a causa di tutte le notti che aveva passato in bianco. A causa di tutte le notti che aveva passato a piangere ininterrottamente. Quelle che una volta erano le sue sottili labbra rosee da cui si poteva osservare un meraviglioso e rassicurante sorriso, ora non erano altro che una piccola linea piatta. Era sparito tutto da lui.
Quell'accaduto l'aveva consumato. Oltre che aver portato via il suo colorito leggermente abbronzato ed il suo corpo ben allenato, quell'accaduto gli aveva letteralmente risucchiato l'anima. Era dimagrito parecchio, ora le sue braccia possenti non erano altro che braccia smilze e prive di forza. Brian si era totalmente abbandonato al fumo ed all'alcol.
Non faceva più caso a quanti pacchetti di Marlboro rosse si finiva al giorno e non faceva più caso a quante bottiglie di Jack Daniel's, Bourbon e birra si scolava alla volta. Stava distruggendo se stesso. Si vedeva che non era più lo stesso. Brian Elwin Haner Jr, detto e conosciuto meglio come Synyster Gates. L'uomo che aveva conquistato milioni di persone solamente con il suo straordinario fascino, ma soprattutto per il suo immenso ed innato talento nel suonare la chitarra. La sua amata Schecter. Dov'era andato a finire Brian? Dov'erano andate a finire le sue battute sagaci, la sua voglia di scherzare, di creare nuove melodie insieme alla sua band, di uscire la sera e divertirsi? Dov'era finita la sua voglia di vivere?

 


 

28 Dicembre 2009.
Il giorno della morte del suo migliore amico. Una morte del tutto inaspettata, non programmata e mai presa in considerazione. Non poteva succedere, non doveva succedere.
James Owen Sullivan, detto The Rev, morto a causa di un arresto cardiaco dovuto ad un mix sbagliato di medicinali.

 


 

Perchè gli era successo questo proprio a lui? 
Brian chiuse di nuovo gli occhi. Non ci voleva credere. A tentoni decise di alzarsi in piedi. Barcollò. Appoggiò le mani ai bordi dell'unico lavandino presente e decise consapevolmente di non guardarsi allo specchio. Sapeva che era in condizioni orribili. Non se la sentiva di andare in contro alla realtà, non di nuovo. Il ragazzo si sciacquò il viso, respirò profondamente cercando di smettere di tremare. Doveva uscire dal bagno, non poteva rinchiudersi li per tutta la notte. Per di più erano diversi minuti che i suoi amici bussavano alla porta, cercando disperatamente di entrare per assicurarsi che il loro amico stesse bene. Un ultimo sospiro e si decise ad aprire la porta. Ritrovò i suoi amici davanti alla porta. Tutti loro lo guardarono dispiaciuti, con gli occhi lucidi e non sapevo cosa dire. Brian cercò di dire qualcosa, ma non riusciva a scandire bene le parole. Così provò ad alzare leggermente il suo tono di voce.
“Ragazzi..” Deglutì, cercando di non far sentire anche agli altri il magone che gli era venuto di nuovo. Zackary, senza dire nulla, fece un passo in avanti e strinse in un forte abbraccio Brian. Egli per qualche istante rimase immobile, con le braccia tese sui fianchi.
Poi strinse il suo amico, emettendo dei leggeri colpi di tosse interni e mugolii quasi impercettibili. Anche se era davvero tutto molto difficile da mandare giù, non voleva stare di nuovo male. Jonathan mise la sua mano destra sulla spalla del suo amico ancora disperatamente fuori di sé. Appena Brian decise di staccarsi dall'abbraccio, si fiondarono anche Johnny e Matt. Non volevano più farlo sentire così perso e solo, anche se loro stessi non sapevano propriamente che cosa fare e che cosa dire. Anche loro tre soffrivano moltissimo, stavano parecchio male, ma cercavano di andare avanti. Ci provavano. Non volevano mollare tutto e distruggersi, anche se molto spesso quell'idea era pericolosamente allettante. Dopo alcuni istanti, Matthew sciolse l'abbraccio e accennò un lieve sorriso.
“Hey..” Guardò il suo amico, che strinse la mascella per la tensione.
“Brian..Hey..” Disse in tono comprensivo. “Andiamo a sederci in quel tavolino laggiù, eh? Che ne dici amico?”
Brian fece cenno di sì con il capo e subito dopo si diressero e poi si sedettero tutti e quattro ad un piccolo tavolo ovale in fondo al bar. Per tutta la sera i quattro amici non provarono inutilmente a fare battute per tirargli su il morale, perchè sapevano benissimo che non avrebbero aiutato gran che. E per l'appunto, invece di fare ciò, cercarono di incitare il loro amico a provare a vivere di nuovo, di andare avanti anche lui.
Gli proposero di continuare con la band, di pubblicare almeno un ultimo album in suo onore. Gli ricordarono che non era solo. Gli ricordarono che non era lui contro il mondo, ma erano un gruppo e come tale dovevano restare uniti nonostante quello che era successo. Per un po' quella sera sembrò andare tutto bene. Sembrò essere tornato tutto alla normalità. Syn annuiva alle idee che gli proponevano i suoi amici, alle volte faceva anche una piccola smorfia che pareva un sorriso. Johnny si abbuffava di noccioline, mettendo con noncuranza tutta la sua mano dentro la ciotolina in vetro. Matt era desideroso di vedere Brian sorridere, anche se non pretendeva nulla; e Zacky rettificava o ampliava le idee che proponeva Matt. Quella sera, si formò una strana atmosfera.

Ogni tanto Brian concentrava la sua attenzione su due piccole lampade appese al muro dietro la schiena di Zacky. Egli si perdeva nelle calde o soffuse luci del locale. Si mescolava con il loro calore, con loro energia. Pensò che se si fosse trasformato in energia, egli non avrebbe più potuto pensare a quell'accadutoQuesto perchè l'energia non ha un cervello e quindi non può pensare.

 

 

 

Erano le due di notte quando tutti quanti decisero di fare ritorno verso le proprie abitazioni. Brian disse che era stanco, ed i suoi amici non forzarono la mano chiedendogli di non tornarsene a casa da solo. Decisero che era meglio se lo lasciavano quietare. Era già un grande passo già solo il fatto di essere venuto al Johnny's quella sera. Tornato finalmente a casa sua, Syn, gettò le chiavi del suo appartamento sul tavolo della cucina. Si tolse la sua giacca di pelle, successivamente buttandola su una sedia della stessa stanza. Non accese nessuna luce, gli facevano già abbastanza male gli occhi e la testa. Credette che la luce poteva solo che peggiorare le cose. Digrignò i denti, mordendosi l'interno delle guance. Si mise le mani sopra gli occhi, poi facendosi scorrere le dita ai lati del viso. “Dio..” disse a voce bassa. Andò a passo svelto verso il salotto. Aprì velocemente un mobile in vetro colmo di liquori e bevande super alcoliche. Prese una bottiglia a caso, senza fare molta attenzione a cosa voleva ingurgitare. Lui aveva solamente e disperatamente bisogno di non pensare. Stappò la bottiglia e se la portò alla bocca. Ingoiò la maggior parte del liquido senza respirare. Voleva annegare nel suo stesso dolore. Allontanò la bottiglia oramai quasi vuota dal suo volto, ma continuando a tenerla nella salda presa della sua mano sinistra. Non curandosi di pulirsi le labbra, si diresse molto lentamente verso un piccolo balcone che dava dalla parte meno abitata del suo quartiere. Aprì le grandi finestre che giacevano di fronte a lui, così entrò in casa un vento molto fresco che pareva perforargli le ossa del viso. Poggiò la bottiglia di alcohol su una sporgenza del balcone.
Dopodichè mise entrambe le mani sulla fredda ringhiera in ferro, chiuse gli occhi e si sporse in avanti.

 

*
*

 

Hey Rev..Rev, siediti qui.” James si sedette accanto al suo migliore amico.
Jimmy sorrideva. Il suo sorriso era il migliore del mondo. Era un sorriso ampio, dolce, che ti infondeva calore. Bastava guardarlo per riempirti il cuore di gioia.
Mi manchi.” James si rivolse a Brian.
Mi manchi anche tu.” Disse di getto Brian, poi abbracciandolo e stringendolo forte.
Si staccò da lui pochi istanti dopo e gli diede qualche fraterna pacca sulle spalle.
Ogni giorno siamo sempre in tour fianco a fianco, eppure continuiamo a mancarci così tanto l'un l'altro.” Ed ecco che riapparve quel sorriso, seguito subito dopo da una fragorosa risata. Sul volto di Brian, però, comparve solamente un piccolo sorrisino ai lati della bocca. Sapeva che il suo migliore amico aveva ragione più di quanto egli voleva credere e ammettere.

 

*
*

 

Brian sporse la testa dal balcone cercando di trattenere il respiro più che poteva. Si godette qualche istante prima di compiere qualcosa che probabilmente neanche lui si capacitava di voler fare. Si mise a contemplare l'oscurità. Il vento gli accarezzava lentamente le guance e gli cicatrizzava le sue stesse lacrime sul viso. Prima di compiere quel gesto imperdonabile, decise di aprire i suoi occhi stanchi. Alzò lo sguardo al cielo. Era pieno di stelle luminose di varie forme e grandezze. Erano tantissime.
Sembravano guardarlo, sembravano urlargli di smetterla. Brian era decisamente ubriaco, non sentiva ragioni. 
Si immaginò che James fosse una di quelle stelle, piena di vita. Un corpo celeste che emetteva luce senza sosta, brillando. E meravigliando gli occhi di chi la guardava.
“Mi stai guardando?” Si mise a sbraitare il ragazzo.
“Eh? Mi stai fottutamente guardando, non è vero?” Gli fece male la gola da quanto alzò la voce.
“Cazzo. Cosa aspetti a venire qui? Non lo capisci che ho bisogno di te? Non lo capisci?”
Staccò le mani dalla ringhiera e cominciò a prenderla a calci, emettendo suoni striduli dalla bocca. La ringhiera tremò così forte che parve ci fosse un terremoto.
“Merda.” Afferrò la bottiglia di alcohol e si accasciò lentamente sul grezzo pavimento del terrazzo.
Bevve un sorso della bevanda, tirò su col naso e si asciugò con il polso le poche lacrime che ancora sgorgavano dai suoi occhi. 
Guardò ancora una volta il cielo. La stella più bella. Quella più luminosa. Brian pensò che il suo amico stesse continuando a guardarlo, forse proprio per questo decise di non compiere quell'orribile gesto. In realtà da quanto era ubriaco non sapeva neppure se stava dormendo o se era sveglio. Anche se era vera quest'ultima affermazione. Una calda e lacrima gli scese lentamente sulla guancia, scorrendo piano verso l'estremità del mento.
“Oh..James.” Sussurrò fra se e se. Subito dopo chiuse gli occhi.





 

 

 

 

 

 

 

 

                           Sei anni senza di te. Manchi tantissimo. Ci manchi. Continuerai a mancarci, Jimbo. ♡

 

 

 

 

 

//✡ NOTE DELL'AUTRICE:

Ogni anno, il 28 Dicembre è un giorno particolare per me. Per me è un giorno particolare perchè è venuto a mancare oltre che un grande artista, è venuta mancare una brava persona. Un uomo buono che non si meritava una cosa del genere. Nonostante io ascolti i Sevenfold da parecchi anni, mi sono decisa a scrivere e pubblicare una fan fiction riguardo all'argomento solo ora. Questo perchè non avevo ed non ho la benchè minima intenzione di profanare il suo nome in qualche e modo o offenderlo scrivendo determinate cose.
Non so perchè alla fine ho deciso di pubblicare questa mia ff, ma spero che voi tutti possiate apprezzarla. Come in ogni piccola “opera” che scrivo, ci metto davvero tutto il mio cuore. Anche se in questa storia ho dedicato ancor di più me stessa, questo perchè la ritengo diversa e speciale dagli altri miei scritti. E' una piccola storia commemorativa a Rev dal punto di vista del suo migliore amico, Brian. 
Più che creare una vera e propria fan fiction ho cercato di mirare ad un'altra cosa, ovvero quella di immaginare una realtà in cui accadeva tutto questo. Ho provato ad immaginare cosa forse è successo veramente un mese dopo l'accaduto. Ovviamente non ne sono certa, ci mancherebbe, ma io l'ho immaginata così. Anche se, CONFERMO, che ho omesso Michelle, sua moglie dalla storia. L'ho omessa dalla storia semplicemente perchè non sono riuscita ad avere una visione completa della sua personalità. Quindi ho preferito far sì che non ci fosse, piuttosto che scrivere castronerie assurde. Vi chiedo umilmente scusa come sempre per eventuali errori ortografici o espressivi. E vi chiedo scusa se la ff è depressiva, ma oramai conoscete tutti il mio stile di scrittura. 
Ringrazio tutti coloro che sono finiti qui a leggere la mia storia e forse anche a recensirla, mi farebbe molto piacere sapere che cosa ne pensate del mio scritto. Vi mando un caloroso ed affettuoso abbraccio a tutti voi lettori. Ed a tutti voi fan degli A7x ed a tutti coloro che come me ed tutti i Sevenfold stessi, ogni 28 Dicembre, si ricordano ancora di più di questa spiacevole perdita. Per ogni volta che soffriamo pensando a lui. Vorrei dirvi un'ultima cosa, però. E' vero, Rev non c'è più; ma vorrei tanto che tutti noi lo ricordassimo con il sorriso. Per la fantastica persona che era. Ricordandolo e commemorandolo anche con un piccolissimo gesto, magari alla sua maniera, magari facendo un drink in suo onore.

- Waking.

  
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