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Autore: f9v5    28/12/2015    3 recensioni
[Demenziale] [Shadow e Sonic; Iris]
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-E cosa ti fa credere che io possa esserti utile in tale situazione? No davvero, cosa c’è nel nostro comune passato da averti portato a pensare che, in un frangente del genere, io possa fornirti supporto?-
Ma sinceramente, lui non sapeva che inventarsi, ma ormai anche per lui era una questione d’orgoglio, non sia mai che Sonic the Hedgehog, l’Eroe di Mobius, si tiri indietro dopo essere entrato in ballo, inconcepibile.
Genere: Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Family!'
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Shadow nella vita non aveva mai chiesto aiuto a nessuno, non ne aveva mai avuto bisogno… almeno non fino a quel momento, perché quello che si stava ritrovando ad affrontare era un “caso” particolare, un’evenienza che mai prima di quel momento gli era capitata tra le mani e il fatto che ora una simile incombenza ricadesse su di lui così all’improvviso riuscì a coglierlo sorprendentemente alla sprovvista.
Il riccio non aveva proprio idea di come agire, non poteva contare su sua moglie, soprattutto non dopo che aveva a suo modo fatto lo sbruffone affermando che una “simile scemenza” non avrebbe mai, e aveva decisamente sottolineato il “mai”, potuto impensierirlo.
Un problema del genere richiedeva mani esperte e, per quanto gli costasse doverlo riconoscere, le sue, in tali “campi”, non lo erano ed era stato per colpa della sua arroganza che ci avrebbe rimediato una pessima figura che avrebbe leso irrimediabilmente il suo orgoglio, cosa per lui inaccettabile.
Come comportarsi, dunque?
Era brutto da ammettere, ma necessitava di un aiuto, qualcuno che gli desse una mano.
Perciò aveva deciso, dopo aver a lungo dibattuto con se stesso ed aver riconosciuto che, per quanto sarebbe stato imbarazzante, chiedere l’aiuto di Faker non lo sarebbe stato quanto dichiararsi sconfitto, di contattare il mobiano che più odiava.
In un primo momento l’eroe di Mobius era anche scoppiato a ridere e aveva cominciato a farsi beffe di lui (“La Forma di Vita Perfetta che si abbassa a chiedere aiuto ad un umile mortale, ma quale onore.” aveva detto, al massimo dell’ironia), salvo poi cadere preda della serietà quando gli venne spiegato di cosa si trattasse.
Di colpo tutta la superficialità del riccio blu svanì, sostituita dalla comprensione, perché se era davvero quello ciò che stava per verificarsi, allora non ne aveva di ragioni per biasimare Shadow, il quale, anzi, andava ammirato per il coraggio di voler tentare una simile impresa.
-E cosa ti fa credere che io possa esserti utile in tale situazione? No davvero, cosa c’è nel nostro comune passato da averti portato a pensare che, in un frangente del genere, io possa fornirti supporto?-
Ma sinceramente, lui non sapeva che inventarsi, ma ormai anche per lui era una questione d’orgoglio, non sia mai che Sonic the Hedgehog, l’Eroe di Mobius, si tiri indietro dopo essere entrato in ballo, inconcepibile.
Dava per scontato che Shadow avrebbe trovato una, o anche più, ragione valida per convincerlo ad affiancarlo in quella pazzia che solo i più arditi, o folli, a seconda dei punti di vista, affrontavano, ma aveva già deciso da se, malgrado la sua iniziale rimostranza, che non sarebbe scappato.
-Faker…non rompere! Tu mi aiuterai, questione chiusa!- tono categorico, lo sguardo più serio del suo repertorio, mano ferma.
-Motivazione inoppugnabile.-
Pochi minuti dopo i due ricci, “armi” alle mani, stanziavano dinanzi alla porta, oltre li attendeva il loro destino.
Sonic sentì un groppo in gola, deglutì nervosamente, Shadow lo fulminò con lo sguardo, chiaro avvertimento: niente ripensamenti!
-Shadow… pensi davvero che ci riusciremo. Renditi conto che io, IO, sto pensando che non ne usciremo facilmente. Forse vale la pena aspettare che Galaxina torni e lasciare che se la sbrighi lei.-
Col cavolo.
Shadow non si degnò di rispondere.
Con un calcio deciso spalancò la porta e portò avanti le armi, pronto a fronteggiare il suo avversario, sforzandosi al massimo per resistere al terribile tanfo che quella stanza, in tali circostanze, emanava.
Notò Faker sopprimere con estremo sforzo un conato di vomito, considerata l’inesperienza nel settore non si sarebbe sorpreso nel vederlo rigettare il suo ultimo pasto in un angolo col volto verde per la nausea.
Ma Shadow non perse tempo e tornò a concentrarsi sul suo obbiettivo: al centro della stanza, tranquillamente seduta nella sua culla a giocare con i suoi giochini, stava la piccola Iris, inconsapevole di tutto, che salutò il padre con un versetto,
“La Forma di Vita Perfetta” strinse i denti.
-Cambiamo questo maledetto pannolino!-

 
  
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