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Autore: Alice_nyan    28/12/2015    1 recensioni
{Shiro, Aceman} {Riferimenti Ganta x Shiro} {Post Manga} {601 parole da Word} {Iniziamo l’anno con dell’angst! Buone feste!}
“Ti prego, non odiarlo.”
Sussurro scoppiando in lacrime e strappando con forza frammenti di scotch che tengono fisse le ventose di quei freddi cavi.

Alice_nyan
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shiro
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il suicidio delle macchine
 
I caldi raggi invernali del Sole penetrano svogliati dalla finestra, disturbati da quelle rigide stecche in metallo che li separano gli uni dagli altri, ottenendo una fitta fibra di strisce luminose che riempiono le tristi pareti bianche. Alcune di queste sfiorano la mia pelle diafana, pizzicandomi il naso per destare il lungo riposo che mi tiene incatenata a questo letto.
La mia mente fatica ancora ad ordinare cronologicamente gli avvenimenti o a capire perché mi trovo in questo luogo sterile.
Socchiudendo gli occhi e trattenendo lievemente il respiro per concentrarmi sforzo il mio cervello nel cercare di mettere a fuoco quell’immagine, quel viso.  
Ganta.
Ganta…?
Oh, chi è Ganta?
Per qualche ragione, il solo immaginare i lineamenti semplici di quel ragazzo mi fa pizzicare gli occhi, rievocando lontane reminescenze. Il sorriso aperto, spensierato, felice ma allo stesso tempo insicuro e bisognoso di protezione... Non dirmi che te ne sei dimenticato.
Ganta.
Ora ricordo.
Aceman, ti prego...
Portami da Ganta.
 
Il silenzio di Aceman fa paura. Sembra tirarsi dietro un vortice turbolento di sospiri e di piccoli gemiti indecifrabili. La sua forte voce metallica, dal retrogusto dolciastro e amarognolo, solitamente mi ipnotizza facendomi credere di essere cullata da una serena sinfonia di pianti ma ora, che quelli tacciono, mi raggela e mi sveglia dalla tregua.
Ti odio.
Sono sdraiata inerme su un letto di ospedale. Le mie gambe, intorpidite dal sonno e impedite nei movimenti, non desiderano altro che rimanere ferme in quella posizione inchiodate al materasso desiderose di calore. Un pizzicore intenso si estende su tutto il mio viso e i miei occhi, come se si corrodessero, faticano a rimanere aperti e iniziano a riversare lente gocce di tristezza sui miei zigomi accaldati.
No, Aceman, non odiarmi.
Ganta. E’ lui che odio.
Odiamolo insieme.
“Ti prego, non odiarlo.”
Sussurro scoppiando in lacrime e strappando con forza frammenti di scotch che tengono fisse le ventose di quei freddi cavi.
“Io non lo odierò mai! Basta!”
Forse Aceman vuole imbrogliarmi! Io amo Ganta, perché dovrei odiarlo?
Tu lo ami, ma lui ti odia dopo quello che hai fatto.
“No! Lasciami stare!”
Grido e mi alzo immediatamente, nonostante mi manchino le forze perfino per reggermi in piedi. Butto a terra una flebo, rovescio le coperte e sbatto il cuscino contro quella grande scatola metallica –a cosa servirà?- che lascia anonimi e ripetitivi rumori...
“Basta, ti prego!”
Portando le mani alle tempie cerco di frenare il dolore che la sua voce mi provoca rimbombando continuamente. Anche se non parla o non lo percepisco, la sua presenza mi terrorizza. Quando penso ad Aceman lo immagino sopra di me, con il volto contratto in un sorriso terrificante e un mantello che ne oscura le effettive dimensioni.
Sei stata tu.
Ehi, Shiro, non lo sai che hai ucciso Ganta?
Mi inginocchio davanti alla stessa macchina alla quale ero collegata.
Ora ricordo.
Mi dispiace Ganta, non avrei dovuto farti del male. Piango stendendomi sul pavimento, in attesa di una risposta. So di essere l’ospite di Aceman, ma non riesco a smettere di fargli affidamento, dato che sino ad ora mi ha sostenuta e guidata: sarà mio nemico?
“Cosa dovrei fare? Forse posso chiedere scusa a Ganta e tutto tornerebbe come prima-”
Ganta non c’è più.
Solo ora le parole che credevo fossero solo insignificanti interferenze prendono spazio e dilaniano la mia coscienza.
La vista si appanna, forse per le lacrime.
Non sento più quei ticchettii continui, forse per le mie grida di dolore.
Stesa a terra, stanca, senza quei tubi che mi davano l’ossigeno vitale e quelle flebo sulle mie vene, sento finalmente di essermi ricongiunta a lui.
 
 Angolo Autrice
Il testo è piuttosto difficile...
Consiglio la lettura se avete molto tempo a disposizione, e vi immaginate di sentire la voce di Shiro e quella di Aceman.
Come non è difficile capire, nella parte ‘normale’ a sinistra sono raccontati i pensieri di Shiro. Sono chiaramente al presente dato che, siccome sarebbe dovuta morire (nella mia fiction) non avrebbe avuto senso farle parlare al passato. Se siete attenti e ve la immaginate credo sia interessante notare che, con l’avanzare del testo, diventa da seria, ad infantile col finire per tornare serissima. Questa è la sua evoluzione anche nel manga (almeno credo!), ed è stato ‘carino’ ripresentarla in una maniera più elaborata. Inizia a tornare bambina non appena torna a vivere (e quindi anche a parlare), mentre prende reale coscienza dell’accaduto dopo un ripetuto intervento di Aceman (volutamente associato al sesso maschile. Anche nella frase finale, a chi si sarà ricongiunta?).
La parte a destra, inespressiva, enigmatica e piena di ripensamenti (?), Aceman, rappresenterebbe in qualche maniera la sua coscienza, una sua invenzione creata per rinchiudersi in se stessa. Non può in alcun modo aiutarla o darle consigli che Shiro stessa non potrebbe pensare; quindi non interviene minimamente nelle sue decisioni, se non per farle notare le sue colpe.
Nella frase “Ora ricordo. Mi dispiace Ganta, non avrei dovuto farti del male” per capire a cosa si riferisce basta ripercorrere il suo ‘presunto’ ultimo ricordo (la sfida a colpi mortali contro Ganta). Chiaramente, dato che Aceman le ha annunciato la morte del suo ragazzo, la prima cosa alla quale ha pensato è di averlo ucciso davvero.
La stessa evoluzione dei pensieri di Aceman sarebbe condizionata dai ricordi di Shiro che, per questo, all’inizio si dimostra neutrale (infatti Shiro appena sveglia era del tutto tramortita e incosciente) per poi diventare sempre più cruda e, infine, fa capire a Shiro di non esistere veramente.
Dopo questa lunga e disorganica (scusate, ma sono stanca!) spiegazione, spero vi sia piaciuta e vi auguro Buone Feste~
   
 
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