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Autore: _charlieisbeautifulhobbit    28/12/2015    2 recensioni
-Se c'è una cosa che ho imparato dopo tutti quegli anni passati a leggere e a leggere e a leggere, è che è il libro a scegliere il lettore, Lilac.Non viceversa.-mi disse con un sussurro, alzò gli occhi al cielo sorridendo.-Devi fare attenzione perchè prima o poi perderai la testa nel tentativo di cercare di leggerlo.-aggiunse poi rivoltandosi verso di me.
-Come hai fatto tu?-chiesi indietreggiando, ora la mia schiena era poggiata alla parete. Isaac scoppiò a ridere forte.-Perchè ridi?-
-Perchè ho imparato che le persone depresse sorridono come psicopatici.-
Genere: Avventura, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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Prologo

-Allora..chiavi, portafoglio con distintivo e pistola.Fatto.-
-Stai dimenticando il tuo caffè, sceriffo!-esclamai ridacchiado notando papà munirsi dei suoi strumenti di lavoro.
Mi guardò sorridendo.-Grazie.-mi baciò sulla nuca, prese il suo caffè macchiato e le chiavi di macchina, infilandosele nella tasca dei pantaloni. -Ti aspetto alla centrale e poi andiamo a mangiare qualcosina, che ne dici magari cinese?-
Feci una smorfia, non mi faceva impazzire il cibo cinese.-Facciamo italiano?-
-Va bene, chiudi la porta a chiave e n..-lo interruppi prontamente posando le mani sulla sua schiena spingendolo fuori casa.
-..non fare tardi a scuola, afferrato.Ora vai, ciao!-e chiusi la porta a chiave.
Ahh papà, sempre il solito ritardatario.
Bevvi il mio caffè ridacchiando dopo di che, afferrai lo zaino caricandomelo sulle spalle, presi le chiavi di casa chiudedo per bene la porta ed infine mi incamminai a scuola, accompagnata dalla fredda nebbia mattutina di Cournier City.
Cournier City non era tanto grande, perciò tutti conoscevano tutti, di tanto in tanto passava qualche straniero ma restavano uno o due giorni e poi ripartivano senzamai più farsi rivedere, è strano ma è sempre stato così.
Arrivai a scuola giusto in tempo persentire la campanella della prima lezioni,andai almio armadietto prendendo i libri che mi sarebbero serviti e subito dopo mi diressi in classe, dove presi posto accanto a James, che da sempre è il mio vicino di banco e per sempre intendo elementari.
-Ciao Lil- mi salutò con l'abbreviazione del mio nome 'Lilac' e un bacio a stampo.
Ricambiai il saluto e mi sedetti attendendo l'insegnante, quella era una di quelle giornate in cui per fino respirare era  faticoso.
La signorina Deadley introdusse finalmente il fascismo il che era un bene considerando che la nostra era una delle classi più indietro col programma, non tanto perchè molti di noi erano dei microcefali, ma alla Deadley piaceva andare molto lentamente.
Decisi di prendere appunti seppur controvoglia, e come al solito James copiava da me pur non capendo nulla.
-Che cosa fai sta' sera?-mi chiese d'un tratto, quando la Deadley era al punto in cui Matteotti moriva e dava inizio ad una dittatura.
Scossi ilcapo.-Oggi starò completamente con papà,è la nostra serata ricordi?Martedi.-
-Ahh giusto giusto, salutamelo.-disse annuendo.-Peccato i miei vanno dai miei zii e sarò costretto ad andare con loro.-
-Mi spiace, Fisherman.- e poi cadde completamente il silenzio fra noi e tutto sembrò piuttosto imbarazzante.Ma fortunatamente la lezione terminòqualche minuto dopo e io fui contenta di andare ai distributori di merendine.
-Senti ma tu quest'anno ai intenzione di andarci al ballo di Natale?-mi chiese James mentre inserivo le monete e digitavo il tasto della bottiglietta d'acqua.
-Non mi và molto, tu vuoi andare?-
James scrollò le spalle.-Sai che vado solo se ci sei tu.-rispose sorridendo e baciandomi.
-Maratona Marvel?-proposi poi staccandomi e guardandolo.
-Perchè non ci..-lo interruppi prontamente evitando una probabile discussione.
Mi staccai incamminandomi.-Dai torniamo in classe, abbiamo matematica.-


James mi strinse a sè lasciandomi un bacio fra i capelli.-Chiamami quando arrivi, okay?-
Roteai gli occhi al cielo, non che odiassi questi momenti, ma certe volte sapeva essere davvero appiccicoso.
-Va bene, ciao.-sviai e mi staccai incamminandomi.
Avevo un'appuntamento con il mio papà, non potevo mancare.Arrivai alla centrale in pochi minuti, essendo abbastanza vicina.Quando arrivai c'erano due auto-vetture fra cui quella di papà, entrai notando un ragazzo stravaccato sulle poltrone della sala d'attesa vestito in uno strano modo.
Aveva una giacca nera in pelle lunga sino alle ginocchia, dei pantaloni neri strappati dai polpacci, degli scarponcini sporchi di fango poggiati sul tavolino ed infine una camicia nera.
Aveva gli occhi chiusi e non aveva proprio un ottimo profumo, ma aveva comunque il suo fascino con quella barbetta, i capelli bruni spettinati, il sopracciglio destro tagliato e il labbro inferiore spaccato.
-Lilac, ciao tesoro!-esclamò papà dal suo ufficio.
Lo raggiunsi sorridendo.-Andiamo?-chiesi.
-Un attimo solo, devo fare delle foto segnaletiche a quell'individuo lì.- e scoccò un'occhiata al ragazzo di prima che con mia sorpresa si svegliò di colpo guardandosi attorno, spaesato.
-Che cosa ha fatto?-chiesi sedendomi sulla poltrona.
-L'abbiamo trovato privo di sensi ai confini della città con un libro e del sangue.-rispose, poi si rivolse a Marko, il suo assistente, chiedendogli di portaleil ragazzo nel suo ufficio.
Marko afferò le mani del ragazzo sporche di sangue che erano ammanettate al calorifero, le aprì e trasportò il ragazzo nell'ufficio di papà seduto di fronte a lui, ovvero accanto a me.
Ora potevo distinguere l'odore del sangue, di Rum e di fango.
-Oh vedo che ti sei ripreso, magari adesso ci dirai come ti chiami.-disse papà con la sua aria da duro, incrociando le braccia al petto e fissando il ragazzo dritto negli occhi che rimase in silenzioguardandosi attorno finchè non incrociò il mio sguardo.
-Oh..vedo che ha chiamato la cavalleria.-l'angolo della sua bocca si alzò così come le sue sopracciglia. -Ciao tesoro bevi qualcosa?-
Papà afferrò prontamente il colletto della camicia del ragazzo.-Fa' finta che lei non esista, ci siamo solo io te e quel signore corpulento.Hai capito bene?-
-Si..si ho capito.-rispose e mio padre mollò la presa.
-Bene, ora ti faremo qualche domanda a cui dovrai rispondere, poi ti faremo le foto segnaletiche e ti prenderemo le impronte digitali.-spiegò Marko da dietro di lui, il ragazzo annuì.
-Qual'è il tuo nome?-chiese papà.
Il ragazzo esitò scosso.- Isaac Wallamber.-rispose.
Non male come nome, pensai.
Il ragazzo sospirò esausto.-Bene, ora ve ne farò una io: in quale losco posto mi ritrovo?-
-Sei a Counier City, non è molto conosciuta in effetti.Da dove vieni?-
-Ecco io..-il suo sguardo improvvisamente mutò, era come impaurito e ansioso.
-Va tutto bene?Vuoi un bicchiere d'acqua?-m'intromisi poggiandogli una mano sulla spalla.Non appena lo sfiorai si voltò fissandomi con gli occhi spalancati.
-Io..io vengo da molto molto lontano..io..-
Mi ricordai di avere ancora la bottiglietta d'acqua nello zaino così frugai dentro e gliela porsi.
-Tieni bevi.-momorai ma neanche il tempo di finire la frase, che la sua mano si impossò del mio polso, stringendolo con una forza oserei dire sovraumana. Mio padre scattò come una molla puntando la pistola dritto alla tempia del ragazzo.
Il suo sguardo fisso su di me, la presa ancora salda.-Lasciala. Subito, se non vuoi che una pallottola trapassi il tuo cervello.-disse mio padre cercando di mantenere il controllo.
Il suo respiro si fece più intenso e potevo constatarlo grazie alla poca distanza che ci separava.
Fui io a parlare quella volta, dovevo cercare di farlo ragionare o almeno provarci.-Isaac, noi non vogliamo farti del male.Vogliamo aiutarti, rispondi alle nostre domande.-
-Non voglio rispondere, non so nemmeno dove diavolo mi trovo.Questo posto e i vostri strani aggeggi.-ribattè fissandomi con uno sguardo differente, era quasi sofferente.
-Allora parla con me e non con loro.Dì tutto a me.-
-Ottima tattica tesoro, ma le due adulazioni non mi faranno cedere.La mia fiducia è piuttosto difficile da conquistare.-disse, ora la presa era ancora più salda, mi stava facendo male.
Non sapevo che dire o cosa fare, più cercavo di liberarmi e più si stringeva la morsa.-Ora basta, conterò fino a tre e se non la lascerai allora sarò costretto a sparare.La scelta è tua, ragazzo.-
Guardai papà, non lo avevo mai visto così spaventato.-Uno..-
-Isaac, ascoltami.Non vuole farti del male, se mi lascerai, ti risparmierà.-
-Due..-
Guardai nuovamente il ragazzo, quasi apregarlo.-Isaac, per favore.-
Il ragazzo mollò la presa lentamente, e così mio padre abbassò l'arma.-Bravo ragazzo.-disse Marko avvicinandosi e rimettendogli le manette.
-Stai bene Lilac?-chiese mio padre avvicinandosi a me.
Annuii scoccando un'occhiata ad Isaac che ricambiò lo sguardo per poi voltarsi dall'altra parte.
-Marko, pensaci tu quà, va bene?Sarò di ritorno fra poco.-disse papà, prese le chiavi dell'auto e mi scortò fuori.


 Buonasera a tutti!
Sono Charlie e questa è la mia prima storia che non riguardi personaggi realmente esistiti.
Dunque Lilac è una giovane ragazza che vive solo col padre che è lo sceriffo della città, ha una vita normale, và a scuola ed ha un specie di fidanzato. Casualmente una sera si trova al lavoro dal padre, dove incontra Isaac un ragazzo misterioso e soprattutto molto confuso che non sa dove si trovi.
E' solo il prologo e spero
vi piaccia. Ciao e alla prossima(:
  
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