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Autore: LumLumLove    28/12/2015    8 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quince días
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Capitolo 5: Lunedì 18
Akane
 
Non so se la mente mi gioca brutti scherzi ma mi sembra che faccia sempre più freddo.
Apro gli occhi e mi accorgo che non è stato un incubo, sono proprio a Hokkaido in una camera tradizionale, distesa su uno scomodo futon e con gli stessi vestiti di tre giorni fa. Mi faccio un po' schifo. Ho bisogno di fare un bagno e di indossare abiti puliti, ma soprattutto vorrei tornare a casa.
Chissà cosa staranno pensando in questo momento le mie sorelle, forse che sono diventata matta o che qualcuno mi ha ricattato... in fin dei conti nessuna delle due cose suonerebbe poi così strana. Magari è stato proprio per questo che mi son rifiutata di dare spiegazioni più dettagliate... meno sanno di questa strana situazione in cui sono finita, meglio è.
Lo stesso vale per Shinnosuke. Come se non bastasse il fatto di essere sposata, adesso devo anche trascorrere alcuni giorni in compagnia di mio marito alla ricerca di quel ladro di mio suocero... di certo non migliora la mia già incasinata situazione.
La smetto di arrovellarmi e mi porto una mano sui capelli disordinati. Oddio, come sono corti... non ricordo di averli mai portati così prima d'ora e ancora non riesco ad abituarmi. Mi sento strana... anche se non brutta, almeno non dopo quello che mi ha detto lui.
"...e poi le ragazze carine stanno molto meglio con i capelli corti".
Sicuramente non diceva sul serio, sarà stato un maldestro tentativo per tirarmi su il morale, ma ammetto che mi ha fatto sentire meglio. Mi ha fatto piacere. Era proprio quello di cui avevo bisogno in quel momento e non me l'aspettavo da parte sua, dalla persona che aveva appena finito di tagliarmi i capelli con tanta attenzione. Devo ammettere che se l'è cavata piuttosto bene.
Ok, è ora di piantarla con le lamentele e l'autocompatimento... non servono a nulla! Molto meglio mettersi in marcia, comprare qualche abito a buon prezzo e trovare un bagno pubblico dove potermi rilassare e dimenticare anche solo per un attimo tutti i miei problemi.
Forse con un po' di fortuna riusciremo a trovare quel ladro oggi stesso, chiameremo Kuno e riavrò i documenti del divorzio. Nessuno verrebbe a sapere quello che è successo in questi giorni. Lo ricorderò come uno strano episodio della mia vita, un tragico tiro mancino del destino dal quale mi sono liberata per un pelo... certo che la mia famiglia acquisita è davvero sopra le righe!
Piego il futon e mi stringo nelle braccia per cercare di farmi un po' di calore, mi metto subito il cappotto e prendo la borsa. Non so che darei per fare un bagno, dico davvero.
Apro la porta ancora assonnata e lancio un urlo indietreggiando di un passo, non appena me lo ritrovo davanti, appoggiato alla parete accanto alla mia porta.
-Alla buon'ora! Pensavo che non ti saresti svegliata più.- dice tra uno sbadiglio e l'altro dato che non sono neanche le otto del mattino.
-Mi stavi aspettando?- chiedo, senza poter nascondere il mio stupore. Un attimo dopo, il suo sguardo mi percorre da capo a piedi e mi sento in imbarazzo.
-Hai solo questi vestiti?- dice, accorgendosi per la prima volta del mio disagio e arrossisco di nuovo di pura vergogna, come mi è già successo ieri alla sua domanda... e davanti al suo sguardo quando sono uscita dalla doccia. Maledetto guardone!
-Pensavo di tornare a casa il giorno dopo.- rispondo, come se volessi scusarmi... che situazione penosa.
-Beh... non ho chissà cosa ma potrei prestarti una delle mie camicie.
Lo guardo perplessa, non so se per la sua insolita offerta o per la normalità con cui me l'ha detto. Io non ho mai indossato gli abiti di un ragazzo, cioè, non ho mai usato la roba di Shinnosuke e si tratta di quel genere di cose che si fanno solo tra coppie di sposini. Il problema è che darei qualsiasi cosa per degli abiti puliti ma... non sarebbe strano indossare la mia prima camicia maschile di un uomo che non sia il mio futuro marito?? La mia lotta interiore prosegue finché non sento il disagio causato dalla mia sensazione di disordine.
Va bene, è lo stesso, accetterei persino un sacco di juta.
-Se non è un problema...- dico, mentre abbasso lo sguardo e lui infila una mano nello zaino per porgermi, un attimo dopo, una casacca cinese azzurra.- Grazie.- rispondo, sincera.
-Non c'è di che. Pensavo di buttarla via perché non sono riuscito a togliere del tutto le macchie di sangue del mio ultimo scontro.
Guardo la maglia mentre osservo le macchie sparse intorno al colletto e la stringo tra le mie mani. Oh sì, non c'è niente di meglio che indossare vestiti macchiati di sangue altrui... questo tipo è proprio uno stupido!
-Non ho nessuna intenzione di indossare questa roba!
-Cosa? E io che mi sono anche offerto di prestartela!- risponde, indignato.
-Offri a una ragazza una camicia sporca di sangue? Perché conservi una schifezza del genere?
-Ma che ti prende? Neanche fossi una principessa che veste solo di seta! Mettila una buona volta e smettila di lamentarti!
-Lo farei! Se tutta questa stupida situazione dovesse durare ancora un giorno, ho bisogno di vestiti per vivere come una persona normale e non come una pezzente!- questo qui oltre a essere un cretino è davvero testardo! Non ha mai avuto a che fare con una donna? Come può essere tanto insensibile?
-Stai insinuando che vivo come un vagabondo? Allora restituiscimela subito!
Afferro la casacca con decisione e lo guardo con aria di sfida, sollevo il mento e gli chiudo la porta in faccia. Cinque minuti dopo esco indossando la maledetta casacca con tutta la dignità che sono capace di mostrare e lui mi guarda di nuovo dalla testa ai piedi.
-Però!- esclama, mentre io resto in attesa... chissà che quella sua boccaccia non torni a sorprendermi positivamente? Non so per quale motivo ma questo pensiero mi innervosisce. -Pensavo già che i tuoi abiti non ti valorizzassero molto, ma con questa casacca si nota ancora di più che sei piatta come una tavola. Dovresti usare reggiseni imbottiti, non ci hai mai pensato?
Morirà ora. In maniera lenta e dolorosa. Lo ucciderò con le mie stesse mani!
Inizio a tremare, rossa di pura ira e quando alzo lo sguardo lui non sa che nessuno al mondo potrebbe trattenermi! Per quanto bravo ritenga di essere come artista marziale non mi ha ancora visto lottare e inizia a mettersi in posizione per iniziare a combattere.
-Imbecille!- urlo mentre miro alla sua testa con il pugno destro, ma un secondo prima di colpirlo sparisce e lo ritrovo alle mie spalle con un sorriso di beffa. Mi ricompongo subito e riprovo con un colpo alto, ma di nuovo mi schiva... dove diavolo è finito ora? Si muove alla velocità della luce... lo ritrovo appoggiato alla parete del corridoio con aria divertita.
-Sei lenta.- dice e la mia respirazione agitata non fa che confermare le sue parole.
È tremendamente arrogante, sì, ma è molto bravo. Ma io non mi sono ancora arresa.
Serro la mascella e tutta la mia essenza ruggisce furiosa, urlo prima di sferrare il mio miglior destro sul suo stupido sorriso ma mi ritrovo davanti solo la parete che inevitabilmente si distrugge, lasciandomi completamente perplessa.
Eccolo di nuovo alle mie spalle.
-Sei davvero violenta!
-Ma che sta succedendo qui?- urla la proprietaria dell'albergo.
Due minuti dopo siamo fuori, seduti su un marciapiede. Nessuno mi ha mai cacciato in vita mia, non mi sono mai vergognata tanto! Al fatto di aver perso contro di lui si aggiunge la beffa di aver dovuto usare gli ultimi soldi che avevamo per ripagare i danni. Lo guardo con la coda dell'occhio ancora furiosa, mentre lui ride a crepapelle.
-Che hai da ridere tanto? Tutto questo è successo per colpa tua!- grido, incredula, non è proprio il momento di ridersela in questa maniera!
-Rido perché ripenso alla faccia che hai fatto quando ti hanno cacciato da quel postaccio, sembravi una bambina rimproverata dalla maestra in classe.- continua, mentre io divento rossa.
-La prossima volta combattiamo all'aperto e vedrai che andrà diversamente!- esclamo, mettendomi in piedi e osservandolo mentre si asciuga le lacrime a causa delle risate.
-No grazie, ho già visto il tuo livello.
-Che vuoi dire?- mi guarda e alza un sopracciglio senza perdere quel sorriso sbruffone che vorrei cancellargli a suon di pugni. Si avvicina a me camminando lentamente, si ferma a pochi centimetri da me, invadendo senza ritegno il mio spazio personale.
Deglutisco a vuoto ma non mi sposto di un millimetro, è così alto che mi obbliga a sollevare la testa per continuare a guardarlo con orgoglio negli occhi. Vuole spaventarmi? Così pare.
-Intendo dire che te la cavi molto bene... ma io sono decisamente migliore.
Ah! Se questo tipo sta cercando di umiliarmi ha sbagliato persona.
-Combattiamo seriamente, resterai sorpreso.- rispondo, cercando di imitare il suo tono di superiorità.
-Non combatto con le donne.
-Che cosa?
-Hai capito bene, non penso di battermi con una donna.
-Mi stai sottovalutando.
Si stringe nelle spalle, facendomi capire che per lui la conversazione finisce lì e non gliene importa un emerito cavolo.
-Devo riportarti a casa tutta intera o mio "suocero" e il tuo pescatore di salmoni si arrabbieranno.
Le mie labbra tremano, deve avere un dono naturale per portarmi alla pazzia! Non ho mai conosciuto una persona tanto esasperante!
-So badare a me stessa e se dico che voglio combattere con te lo dico sul serio, non prendermi per una ragazza ingenua e capricciosa!
I suoi occhi azzurri mi esaminano interessati, come se stessero studiando una nuova forma di vita mai catalogata negli libri di biologia. Sono accattivanti, misteriosi... mi fanno uno strano effetto, ma non lo ammetterei neanche morta.
-Non credo che tu sia capricciosa... ingenua sì, però.
Basta! Ce la sta mettendo proprio tutta per farmi arrabbiare e litigare con me!
-Se io sono ingenua tu sei un presuntuoso maleducato!- beccati questa.
-Maschiaccio!- dice, aggrottando le sopracciglia e assottigliando lo sguardo su di me.
-Pervertito!- rispondo di rimando, dato che vorrei ricordargli che non ho dimenticato la lunga occhiata che mi ha dedicato quando mi ha vista seminuda.
-Sai una cosa? Non vedo proprio motivo di continuare questo viaggio insieme a te, perché non sparisci e non mi dimentichi?- dice, ora davvero in preda alla rabbia.
-Bravo, è l'unica cosa coerente uscita dalla tua boccaccia!- rispondo, ardendo di pura ira. Non voglio saperne più nulla di lui. Mai più! Prendo la mia borsa, gli dedico un ultimo e furibondo sguardo e mi incammino incavolata verso l'isolato.
Non so dove andare né cosa fare, però non voglio restare qui impalata e dipendere da un macho imbecille che pensa di essere un dio delle arti marziali. Quando mi accorgo che sto camminando da più di mezz'ora, mi fermo e mi giro con circospezione... forse una piccola e stupida parte di me pensava che mi avrebbe seguito, che quando mi fossi voltata quell'idiota con il codino sarebbe comparso dietro di me. Ma mi sbagliavo.
Sono sola a Hokkaido, la città più grande del nord del Giappone, il luogo in cui vive tutto il ramo materno della mia famiglia, ormai dimenticato. E fa sempre più freddo!
Soffio sulle mie mani nude e mi accorgo che i negozi stanno aprendo proprio ora. Frugo nella borsa e vedo che mi restano a malapena i soldi per un caffè. E ora che faccio? L'unica cosa che mi viene in mente è cercare un mezzo di trasporto per tornare a Tokyo con la coda tra le gambe, sperando che quel tipo mantenga la sua promessa. Troverò qualcuno che mi dia un passaggio? Non mi sono mai fidata degli sconosciuti, questo è più che evidente.
Potrei provare con l'autostop? Nella mia mente iniziano a scorrere vari titoli di quotidiani e mi dico che è davvero il modo migliore per mettersi nei guai, soprattutto per una ragazza.
Mi fermo al centro del marciapiede, con la testa bassa e le pupille fisse sui miei stivali. Non so che fare, non vedo vie d'uscita, forse sono davvero una ragazzina... completamente smarrita.
-Ehi signorina, come mai quel faccino così triste?
Sollevo lo sguardo in tempo per vedere un'amabile vecchietta che mi sorride da un minuscolo chiosco e mi fa segno di avvicinarmi. La guardo con diffidenza. Insiste e stavolta mi incammino fino alla bancarella che ha appena tre sgabelli ed emana un profumo denso e delizioso.
-Vuoi un po' di zuppa di miso?- chiede sorridente e io nego immediatamente con la testa.
-Non potrei pagarla.
-Suvvia, offre la casa! Fa' un po' di compagnia a questa povera vecchia.- sorride e prendo posto timidamente mentre mi serve una zuppa e una scodella di riso con cetriolini.
-Lei è molto gentile...
-Domani compio 70 anni, sono abbastanza esperta di giovani donne tristi con il cuore a pezzi.
-N-no, io...!- protesto, incredula.
-Hai litigato con il tuo ragazzo, vero?
I suoi occhi mi osservano senza esitazioni, tanto interessati che mi sento a disagio. Le rughe che solcano il suo volto non mi impediscono di vedermi riflessa nelle sue iridi marroni, così familiari.
All'improvviso trattiene il fiato.
-Assomigli a...
-Eh?
Nega con la testa e dedica tutta la sua attenzione al delizioso brodo caldo, mescolando un paio di volte.
-Idiozie di una vecchia, lascia perdere. Ma dimmi, cosa è successo con il tuo ragazzo?
-In realtà si tratta di mio marito.
-Così giovane e già sposata!- esclama sempre più interessata, mentre io mi porto alla bocca le bacchette piene di riso e sento il mio stomaco rumoreggiare soddisfatto.
-Sì, è una lunga storia.
-Quindi siete di sicuro molto innamorati.
-Assolutamente no! Lui non fa che insultarmi ed essere scortese, inoltre... non ci siamo sposati per nostra volontà.- dico a voce bassa, guardando altrove.
-Che intendi dire?
-Sono stati i nostri genitori a deciderlo, capisce? Non è una roba da matti?- esclamo, mostrando tutta l'indignazione che mi dilania.
-Beh, prima era una cosa molto frequente.- risponde la vecchietta con un sorriso mentre taglia alcuni ingredienti per la zuppa.
-Sì, lo so. Anche per i miei genitori è andata così, sono stati obbligati a sposarsi e forse per questo lo capisco ancora meno.
-Non andavano d'accordo?
-Oh no, papà e mamma si amavano molto. Le loro famiglie avevano combinato il fidanzamento per lasciare a mio padre le redini dell'impresa di famiglia di mia madre. Però a loro non interessava farsi carico di questa responsabilità, desideravano solo una vita semplice. Ovviamente entrambe le famiglie non erano d'accordo e avrebbero voluto annullare il matrimonio, ma i miei genitori sono scappati a Tokyo dove hanno comprato un vecchio dojo, lontano da tutti i parenti.- concludo, concentrata sul mio racconto, senza accorgermi dello sguardo che la donna mi rivolge.- Mamma è morta quando avevo appena compiuto sette anni, ma ricordo che insieme erano molto, molto felici.
-Quindi le loro famiglie avevano fatto bene a combinare il loro matrimonio?
-Penso di sì... ma il nostro caso è completamente diverso!- protesto di nuovo.
-I figli non capiscono mai quello che provano i genitori...- dice la vecchietta che, per qualche motivo, ha perso il sorriso.- Tuo padre si è preso cura di te e delle tue sorelle per molto tempo, sentendosi solo, con il ricordo di sua moglie sempre presente. Forse quell'amore è ciò che ha desiderato per te, forse ha pensato che se anche lui dovesse mancare tu ne soffriresti più delle tue sorelle. Ha voluto proteggerti e ha scelto una persona che potesse prendersi sempre cura di te se lui non ci fosse stato più. Per questo ha deciso del tuo matrimonio, con la speranza che anche tu incontrassi l'amore che l'ha reso così felice.
La guardo stupita e lei recupera il suo sorriso, mi mette davanti un piatto di pesce e si affretta a servire un nuovo cliente che ha occupato lo sgabello alla mia destra. Rifletto sulle sue parole, sentendomi subito colpevole in mille modi.
Non posso evitare di pensare a mio padre: al suo sguardo malinconico, alla sua apatia e ai suoi silenzi degli ultimi mesi, senza mai mostrare il vero motivo di questo comportamento. Possibile che non abbia agito solo per egoismo? Forse aspettava davvero il giorno in cui io e Ranma ci saremmo conosciuti con tanta ansia?
Ricordo l'emozione dipinta sul suo viso quando ho deciso di imbarcarmi in questa avventura e ricordo anche le sue lacrime, le sue parole di quella sera.
"Volevo solo che avessi un buon marito, un uomo forte in grado di proteggerti".
Che padre stupido. Prendo un pezzo di pesce con le bacchette e subito dopo mi metto in bocca un enorme boccone di riso. La vecchietta sorride e mi guarda commossa, mentre io continuo a mangiare e nel frattempo asciugo le imbarazzanti lacrime che scorrono sulle mie guance.
-Ti piace?
-È uguale a quello che prepara mia sorella.- rispondo, mangiando un altro boccone mentre soffoco un singhiozzo.
-Davvero?- risponde lei avvicinando una mano alla mia guancia e asciugando altre lacrime, in un gesto tenero e materno.– Avanti, su con la vita o tuo marito scapperà via quando ti vede.
-Non tornerà mai.- rispondo, terminando quel che resta nel piatto e posando le bacchette sulle scodelle vuote.– Mi odia. È andato via e sicuramente non si preoccuperebbe se dovesse succedermi qualcosa.
Gli occhi castani della donna smettono di guardarmi e fissano un punto non molto distante, dall'altro lato della strada.
-Beh, qualcosa mi dice che non è poi così lontano.- si ricompone e si schiarisce la gola. –E ora va', il mio chiosco non ha più di tre posti e ho bisogno di clienti.– Quest'ultima cosa la dice con una voce diversa, un po' troppo alta per i miei gusti.
Mi alzo e la guardo, grata, faccio un profondo inchino in segno di rispetto e lei risponde facendomi cenno di andare. Sulle mie labbra si forma un mezzo sorriso perché noto che non si tratta di una donna particolarmente affettuosa ma va bene lo stesso.
Cammino per la strada senza rendermi conto della conversazione che abbiamo appena fatto.
Un momento.
-Ma le ho parlato delle mie sorelle?- mi domando a voce alta, aggrotto le sopracciglia con aria pensierosa, tanto assorta che non mi accorgo dove metto i piedi.
Urto contro qualcuno e lancio un urlo. Mi tocco il naso pensando di aver sbattuto contro un muro di cemento. Quando alzo lo sguardo mi trovo davanti un tipo di quasi due metri. Nonostante la temperatura sia vicino allo zero, indossa solo una maglia a maniche corte che aderisce a ognuno dei suoi mostruosi muscoli.
-Mi scusi!- dico frettolosamente, inclinando leggermente la testa, cosa che ai suoi occhi deve sembrare quasi ridicola.
Dato che non ricevo risposta, sollevo di nuovo la testa rischiando di farmi venire il torcicollo e vedo il suo volto che mi sembra alla stessa distanza del sole. Dal basso sembra che i suoi occhi siano due sassolini neri a chilometri da qui.
Deglutisco a vuoto... non si tratta certamente di un tipo di molte parole.
-Perdona il mio amico, è tailandese ed è esperto solo di lotta ed elefanti.- dice un secondo uomo che compare dal nulla, di altezza normale, anzi un po' basso. È vestito in maniera stramba, con scarpe di pelle di coccodrillo, occhiali da sole con lenti azzurre e un costoso cappotto nero. Mette un braccio intorno alle mie spalle e si abbassa leggermente gli occhiali per guardarmi meglio.– Sei sola?
-N-no, cioè... sì.- Do un'occhiata a entrambi i lati della strada, sperando che qualcuno mi tiri fuori da quel guaio... non mi piace questo tipo. La sua stretta sulla mia spalla aumenta.
-Dimmi, ti interessa guadagnare qualche migliaio di yen?
"Denaro", proprio quello che mi serve per tornare a casa! Lo guardo con maggiore interesse e mi odio perché so di essere un libro aperto. Vedo il suo sorriso allargarsi.
-Allora vieni con noi.- dice, mentre sento la sua mano su di me come se fosse un ragno, che mi cattura e mi trascina in un luogo dove non sono sicura di voler andare.
Ma un attimo prima che io inizi a protestare o cercare di sottrarmi a quella stretta, una mano forte si serra sopra la sua e la allontana da me con una fierezza mai vista. Urla come un maiale al macello quando il ragazzo con il codino gli torce la mano dietro la spalla e con il braccio libero appoggiato al suo collo lo spinge contro la parete del vicolo buio in cui ci siamo incontrati.
Il colpo è stato così violento che gli occhiali del tipo sono volati in aria e ora giacciono per terra, mentre Ranma preme la sua faccia contro la parete lasciandolo senza fiato. Non so cosa mi sorprende di più, che sia qui come sbucato dal nulla o che si sia affrettato a difendermi. Giurerei di aver tirato un sospiro di sollievo dentro di me.
-Dove pensavi di andare, eh?- gli chiede in malo modo, mentre il gigante reagisce in maniera lenta e accorta. Maledizione, si muove come se fosse una montagna ma è travolgente come una valanga!
Prende Ranma dal collo della casacca e lo solleva di mezzo metro da terra. La sua mano è grande quasi quanto la sua testa. Il tipo con le scarpe di pelle giace a terra e capisco che la situazione sta per degenerare.
-No! Lascialo, bestia!- urlo, aggrappandomi al suo muscoloso braccio, lo stesso che mantiene l'artista marziale contro la parete. Do un paio di pugni e quando sto per morderlo, tentando un ultimo, disperato attacco, compare una terza persona da una porta laterale. È anziano ed è così raggrinzito da farlo sembrare piuttosto basso. Tira fuori una pipa, la riempie di tabacco e la accende tranquillamente.
-Sempre nei guai tu, eh?- esordisce e siamo tutti così zitti e immobili che non so a chi si sia rivolto.
-Non sono fatti tuoi, vecchiaccio pervertito!- osservo la rabbia nei profondi occhi azzurri del mio presunto marito, con i capelli neri che gli ricadono sul volto e gli danno l'aria di un animale pericoloso.
-Taro, lascialo. È quello stupido del mio allievo.- dice, dando una lunga boccata alla sua pipa e tornando nel locale. Il gigante libera Ranma e io mi stacco dal suo braccio cercando di recuperare compostezza.
-Ma grazie!— dice lui, riprendendo l'uso della parola e sbattendomi in faccia tutto il suo sarcasmo. Il tipo che sta ancora a terra raccoglie quel che resta dei suoi occhiali e con un gemito di protesta li getta contro la parete, mi guarda senza il sorriso di prima ed entra nel locale varcando la soglia della porta scura laterale, seguito dal gigante.
Non mi sono accorta di aver trattenuto il fiato. Rilascio tutta l'aria contenuta nei miei polmoni e mi porto una mano al petto, sentendo il mio cuore battere all'impazzata.
-Ma che cavolo combini?
-Come?
-Sei stupida o cosa?
-Eh?- rispondo senza capire il suo repentino attacco nei miei confronti.
-Che cosa pensavi di ottenere in un vicolo con quei due?- grida, la sua respirazione è superficiale, se il mio cuore va a mille all'ora, il suo non deve essere da meno. È agitato e forse...
-Eri preoccupato per me?
Sbuffa come se avessi detto un'ovvietà, ma nonostante tutto la sua espressione non cambia.
-Lo vedi che sei una ragazzina ingenua?– sputa con disprezzo e io sento di nuovo la rabbia ardermi dentro, pronta a difendermi dalle sue parole offensive.
-So badare a me stessa!
-Oh sì, sono sicuro che ti saresti liberata in un battibaleno di quel tipo che stenderebbe un orso con un pugno!
-Volevano offrirmi un lavoro! Per colpa tua mi restano pochi spiccioli!
-Vuoi davvero che ti spieghi che tipo di lavoro volevano proporti? O lo immagini da sola?
-E tu che ne sai?
-So che sei un'ingenua che non ha mai messo il naso fuori di casa!
-Smettila di insultarmi! E poi dimmi... che ci fai tu, qui? Non avevi detto che preferivi proseguire da solo?
-Non ti stavo seguendo se è quello che pensi!- e noto che le sue guance si tingono di rosso per un secondo, mentre distoglie lo sguardo, orgoglioso.
-Ne avete ancora per molto con il vostro battibecco da innamorati? Volete entrare una buona volta?– chiede l'uomo basso, chiaramente infastidito.
Quella domanda ci fa zittire una volta per tutte. Ci guardiamo pallidi come fantasmi, come se la parola "innamorati" non facesse parte del nostro vocabolario.
Ranma farfuglia qualcosa che non riesco a capire e si dirige verso la porta, io guardo le sue spalle e decido di seguirlo, non avendo altra scelta. Cerco di non perderlo di vista quando, superata l'entrata, attraversiamo un angusto corridoio, stretto e sempre più inclinato. Ripenso un attimo al gigante che si infila in questo luogo senza problemi.
In fondo intravedo una luce piuttosto intensa e sento molto rumore. Urla di entusiasmo, di incoraggiamento e di resa. Le voci sono così confuse che non riesco a distinguerle chiaramente, accelero il passo cercando di non perdere di vista quella treccia che ondeggia sul tessuto rosso della casacca cinese.
-Ma che...?- ammutolisco di puro stupore quando davanti ai miei occhi si staglia una sala enorme, un seminterrato ricavato nelle viscere della città con un soffitto di almeno venti metri. Resto a bocca aperta perché non riesco a credere di essere scesa così tanto... come può esistere un posto del genere a non più di due isolati da una delle arterie commerciali del paese?
Il soffitto è coperto di enormi lampade che puntano tutte su una specie di palco sopraelevato, grande e circolare, al centro della sala, senza corde né altro. Un ring da combattimento. Sopra c'è un lottatore in piedi, sudato e soddisfatto, mentre l'altro giace a terra svenuto.
Intorno ci sono sedie, tavoli, panche... vari posti per sedersi, alcuni occupati e altri vuoti. C'è persino il bancone di un bar con un paio di cameriere che chiacchierano allegramente con i clienti.
Sono talmente meravigliata che urto contro la spalla di Ranma che si è fermato in quel punto con lo sguardo fisso in un punto preciso. Caspita, anche lui è una maledetta roccia.
-Ahi!- protesto per la seconda volta in un giorno. Lui mi lancia uno sguardo dall'alto della sua spalla con le sopracciglia aggrottate.
-Guarda dove metti i piedi.
-Questo è uno di quei posti, vero?– lui continua a fissarmi come se non capisse a cosa mi riferisco. -Un club illegale.- sussurro e la luce che si accende nei miei occhi mostra l'emozione che sto provando. Finora pensavo che questi posti esistessero solo nei film!
-Ragazzina ingenua...- mormora lui con aria di superiorità, voltandosi di nuovo con quel sorriso sulle labbra che ormai odio con tutto il cuore.
-Come ti permetti!
Ma la mia protesta non ottiene l'effetto sperato, Ranma inizia a camminare, questa volta più lentamente, mentre mi lancia occhiate fugaci. Sarà la sua maniera di essere gentile? Di dirmi "non allontanarti"?
Dopo un minuto ci troviamo davanti al vecchio di prima, che continua a fumare la sua pipa, sdraiato su un sontuoso divano mentre una ragazza molto giovane e vestita in maniera provocante gli fa un delicato massaggio alle spalle. Di fianco a lui ci sono il gigante e il tipo dalle mani grandi.
Assumo un'espressione disgustata e mi accorgo che la mano di Ranma, lungo il suo fianco, tocca delicatamente il mio braccio, indicandomi di rimanere dietro di lui, in un gesto di protezione che di nuovo fa nascere in me sentimenti contraddittori.
-Happosai- dice, senza dissimulare il suo disappunto. –Vedo che continui imperterrito con i tuoi affari.
-Questo povero vecchio deve pur fare qualcosa per tirare su due soldi, non credi? E tu invece, discepolo screanzato? Come mai sei di nuovo qui?- dice e dà un'altra boccata alla sua pipa mentre lascia andare il fumo lentamente.
-Sto cercando mio padre.
-Ah, il buon vecchio Genma... perché lo cerchi?
-E a te che importa?
-Sempre maleducato... non ti ho insegnato proprio niente?
-Oh sì, mi hai insegnato a rubare, a spiare le donne in biancheria intima, a ficcarmi nei guai per debiti di gioco, a imbrogliare...– dice, contando tutte queste cose sulle dita di un mano, mentre alcune persone iniziano ad avvicinarsi a noi, interessati alla conversazione. I suoi occhi si inchiodano nei miei fino a farmi sentire a disagio. Inconsciamente mi aggrappo alla stoffa della casacca di Ranma, cercando riparo. Lo sento sussultare ma, nonostante la sua sorpresa, evita di guardarmi.
-Tra tutti voi, Genma è stato il mio allievo migliore.- i suoi occhi piccoli e saggi fissano un secondo nei miei prima che io torni a nascondermi dietro la spalla di Ranma. —Non me la presenti?
Ranma si acciglia, valutando la situazione. Rimane alcuni secondi in silenzio durante i quali non muove la mano che mi tiene ancora dietro di sé.
-Non vedo perché dovrei farlo.
-Oh andiamo, Ranma, a questo povero vecchio resta solo la consolazione di un abbraccio di qualche bella ragazza, ogni tanto. Non mi resta molto da vivere, non mi concedi un ultimo desiderio?
-Il giorno in cui tirerai le cuoia, forse.- brontola, con astio.
-Non sei per niente divertente.- dice, mettendo il broncio. -Chissà... forse tuo padre è passato di qua... ma non ricordo, l'età mi gioca brutti scherzi.
Ranma sbuffa e alla fine sposta la mano, invitandomi a farmi avanti. Alzo timidamente la testa e faccio un paio di passi mentre gli occhi del vecchio mi guardano dall'alto al basso in maniera libidinosa. Che schifo.
-Devo dire che hai buon gusto! Come hai fatto ad attirare nella tua rete questo bel bocconcino?
-Bada a quello che fai, vecchiaccio!– lo avverte, additandolo, ma il vecchio lo ignora completamente e, purtroppo, concentra tutta la sua attenzione su di me.
-Dimmi bellezza, come ti chiami?
-Akane Tendo.- rispondo insicura e il vecchio solleva le sopracciglia, spalanca gli occhi e la bocca mentre un gigantesco sorriso si forma sul suo volto rugoso.
-Questa sì che è una sorpresa! Tendo, una Tendo! Quel farabutto di Soun deve essersi sposato con una donna davvero bella!
-Lei conosce mio padre?- chiedo sorpresa. L'ultima cosa che mi aspettavo è che un uomo tanto onesto come mio padre avesse a che fare con un tipo come lui.
-Oh mia cara, tuo padre è stato mio allievo... bei tempi! Io, Genma e Soun non facevamo che infrangere cuori ovunque andassimo, le donne ci adoravano, ma per noi le arti marziali erano al primo posto. L'ho sempre detto, prima l'arte poi l'amore.
-Certo.. e invece com'è andata a finire?– chiede Ranma, incrociando le braccia.
-Che fai in compagnia di questo idiota?- dice, ignorando completamente il commento. -Lascialo perdere e resta con me, Akanuccia, ti darò lavoro. Oggi manca una delle nostre cameriere.
Giro lentamente la testa e guardo Ranma con superiorità, con chiaro riferimento alle sue accuse di poco fa, e lui lascia andare un lungo sospiro che mi fa infuriare ancora di più.
-Basta con le chiacchiere e dimmi una buona volta se hai visto mio padre.
Happosai si esamina le unghie di una mano con finto interesse, si gratta un orecchio e sbadiglia.
-E cosa mi offri in cambio?
Ranma non risponde ma noto la tensione aumentare in tutti i suoi muscoli mentre stringe i pugni, trasformandoli in rocce.
-Sono così annoiato, vorrei divertirmi un po'. Prestami Akane-chan un paio di giorni, la tratterò con riguardo, te lo prometto.
In questo momento ho la completa certezza che le domande si siano esaurite, l'artista marziale perde gli ultimi brandelli di pazienza, si gira e mi guarda con determinazione.
-Andiamo via.- dice, allontanandosi e avviandosi verso l'uscita, mentre io apro la bocca, senza parole.
-Eh? E per tuo padre, come facciamo?
-Questo vecchio idiota non sa niente e io non ho tempo da perdere con i suoi giochetti.
-P-però...!- mi volto disperata, cercando nello sguardo dell'anziano qualcosa, un gesto, un semplice cenno che riaccenda la speranza di trovare mio suocero.- Per favore signore, è molto importante!- esclamo, e lui lancia la sua pipa contro un posacenere per poi fissarmi negli occhi.
Il suo sguardo mi attraversa l'anima e io deglutisco a vuoto quando si alza dal suo comodo divano e si avvicina a me.
-Cosa ci fa la figlia di Soun Tendo con il figlio di Genma Saotome?– chiede di nuovo, si nota che sta morendo di curiosità, i suoi gesti ne tradiscono l'impazienza.
-Siamo sposati.— rispondo con completa e autentica franchezza.
Alle mie spalle sento mio marito sbuffare e mormorare un nuovo insulto. Mi volto verso di lui e incrocio il suo sguardo azzurro. Si porta una mano alla testa mentre fa un gesto di negazione. Non mi importa della sua testardaggine o di quello che ha in sospeso con questo Happosai, il suo orgoglio non mi impedirà di trovare quello che stiamo cercando.
-S-sposati?- chiede il vecchio, guardandomi incredulo, per poi spostare lo sguardo su Ranma e fare un gesto di fastidio.
-Sì, è vero, ok? È mia... moglie.- termina a voce bassa, come se pronunciando quella parola avesse compiuto un'impresa titanica.
-Incredibile!! Alla fine ci sono riusciti: hanno realizzato il loro sogno di unire le scuole!
-Si tratta di un matrimonio combinato, dobbiamo divorziare.– chiarisco subito. Non mi interessa rompere l'entusiasmo del vecchio, voglio che la situazione sia chiara.
Ma invece del suo sconforto, incontro il suo volto allegro.
-Questo significa che a breve sarai libera! Akane-chan!- urla, lanciandosi dritto sul mio seno, con le mani aperte e le labbra ansiose.
-Vecchiaccio libidinoso!- esclama Ranma che è tornato davanti a me e riceve il suo avversario con un pugno dritto in faccia. Il vecchio cade al suolo, io guardo la scena stupita. Il ragazzo con il codino mi afferra per il polso, stufo di tutto.
-Andiamo!- ripete senza ammettere repliche e trascinandomi verso l'uscita.
Happosai si rialza, si sistema i vestiti e riprende la sua pipa.
-È davvero un peccato che ve ne andiate già... sono sicuro che stasera riuscirò a ricordare quando ho visto Genma l'ultima volta.
Lo guardo sbalordita ma l'artista marziale non si scompone.
-Che ne dici, Ranma? Non vuoi ricordare i vecchi tempi?
-Crepa una buona volta, Happosai!- risponde lui.
-E se aggiungiamo un po' di pepe a tutto? Ad esempio uno scontro con un KO totale...
-Non mi interessa.
-... e con 500.000 yen come premio.
La presa sul mio polso si allenta leggermente, entrambi ci voltiamo nello stesso momento, il vecchio sorride sapendo di aver centrato il bersaglio: abbiamo bisogno di denaro.
-Allora, hai voglia di combattere?
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NdA: Hola lettori!
A poco a poco iniziamo a scaldare i motori... credo e spero che ora le cose inizino a farsi più interessanti!
Anche se l'ho già detto, ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia e soprattutto chi mi lascia le sue impressioni, sono sempre felice di leggerle!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima.
LUM

NdT: Ciao a tutti! Innanzitutto chiedo scusa per il ritardo e spero che nonostante tutto abbiate ancora voglia di continuare a seguire questa avventura appena iniziata! Ovviamente la colpa è solo mia, quindi se dove lanciarmi qualche uovo marcio, mirate a me e non all'autrice :P
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento (personalmente ho apprezzato molto "il vecchiaccio") e anticipo che il prossimo è già in corso di traduzione, quindi prometto di aggiornare molto presto.
Appena possibile LumLumLove risponderà alle nuove recensioni e anche in questo caso la colpa è mia perché ci ho messo un po' a inviargliele tutte (purtroppo capisce poco l'italiano e dato che non voglio si perda neanche una parola dei vostri graditissimi e magnifici commenti gliele traduco tutte nella sua lingua). Chiedo perdono XD Bene, ho finito di prostrarmi e vi saluto.
Ne approfitto per augurare a tutti buone feste e un felice 2016!
Grazie come sempre a chi passa di qui a dare un'occhiata, anche ai lettori silenziosi.
Besos
Spirit99
 
   
 
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