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Autore: Threeara_Alex    29/12/2015    2 recensioni
- Fisso Alex, poi fisso le stelle. Fisso di nuovo Alex e sussurro.
“Non ti senti inutile davanti al cielo? Così grande, infinito, con il Sole e la Luna che si inseguono perennemente, le stelle fisse lì che brillano della loro energia e poi, quando l'ultimo atomo possibile da fondere scompare, muoiono.-
Teenages Jalex AU
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve bella genteh, qui Alex.
Questa oneshot è nata da un bisogno di sbloccarmi nello scrivere. L'ho scritta all'una di notte ed è piena di discorsi un po' campati in aria ma spero che vi piaccia.
Lov ya.

Tags: fluff, first kiss, teenagers au, rambling, drugs, suicida thoughs, self-harm. 




Mi dondolo per l'ennesima volta su quell’altalena distrutta, in un piccolo e sperduto parco giochi di un irrilevante quartiere di Baltimora.

Continuo a giocare sull'altalena anche se quel fastidioso cigolare dei cardini che la tengono fissata alla struttura di legno mi sta entrando nelle orecchie. Diventerò scemo prima dell'arrivo di Alex. Sospiro mentre osservo il sole scomparire oltre gli alberi del parco, il cielo tinto delle più svariate sfumature di arancione. Possibile che quel ragazzo sia sempre in ritardo?

Smetto di dondolare aiutandomi con i piedi e poggio annoiato la testa alle catene di ferro della struttura. Alexander William Gaskarth per te sono un optional gli orologi e la puntualità? Dovrei regalargli il Bianconiglio così almeno sarebbe dieci minuti in anticipo sul suo ritardo.

Sento un ramoscello scricchiolare dietro di me e sto per voltarmi quando due mani fredde si poggiano sui miei occhi.

“Lex?” Chiedo io riconoscendo il suo profumo.

“No.” Mi risponde sorridendo - okay so che non posso vedere se sta realmente sorridendo ma si sente dal tono di voce - continuando a tenere le sue mani sui miei occhi.

“Allora non ho idea di chi tu possa essere.” Dico scrollando le spalle.

“Sono Alexander William Gaskarth.”

Ridacchio mentre lui si sposta davanti a me.

“Non sapevo di dover usare il tuo nome per intero.”

“Neanche io.” Sbuffo un sorriso mentre lui mi prende per mano facendomi alzare.

“Come mai hai fatto tardi questa volta?” Chiedo curioso della scusa che si sarebbe inventato.

“Mah, Tom non si fidava e ha preso a fare l'interrogatorio e dopo un po’ mi sono rotto e sono uscito di casa urlando come un matto. E dopo aver praticamente corso per quasi un isolato e mezzo, eccomi qua.”

“Storia appassionante, lo ammetto.” Annuisco mentre camminiamo tra le strutture mezze diroccate del parco. Dopo aver avvistato il nostro muretto affrettiamo il passo. Alex prende dal suo zaino una coperta e la stende ai piedi del muretto rosso pieno di graffiti. Io tolgo i calcinacci e ci sediamo uno affianco dell'altro, poggiando la schiena alla parete piacevolmente fredda alle nostre spalle mentre osserviamo il cielo diventare piano piano più scuro. Dopo un po’, senza parlare, Alex tira fuori dalla tasca dei suoi pantaloni un accendino mentre io infilo una mano nella tasca interna del mio giacchetto di jeans e ne tiro fuori una scatolina di metallo.

“Ehi Gaskarth, mi vuoi sposare?” Chiedo passandogli la scatolina, facendogli l'occhiolino. Lui ridacchia arrossendo.

“Nei tuoi sogni Barakat.” Gli faccio una linguaccia ignorando la fitta di dolore al petto. Non voglio ammetterlo neanche a me stesso ma sì, mi piace Alex e ancora si, mi autodistruggo standogli vicino e infine triplo si, probabilmente lui da quindicenne spensierato quale è non proverà di certo qualcosa per un casino ambulante dai capelli bicolore come me.

Alex apre la scatolina e osserva l'oggetto allungato contenuto all'interno. Lo prende e se lo posiziona tra le labbra. Una, due, tre scintille e la fiamma dell’accendino viene a contatto con la leggera carta che avvolge il tabacco e l'erba. Dopo aver fatto due tiri Alex la toglie da mezzo le sue labbra e me la passa. Andiamo avanti così, scambiandocela ogni due tiri fino a quando della stecca non rimane altro che un mozzicone. Prendo il residuo del filtro e lo butto nel buco del muro poco distante da dove sono. Siamo seduti nella fresca aria di una tossica Baltimora, in un'estate priva di senso se non quello di incontrarsi con i ragazzi la mattina, stare insieme noi due il pomeriggio e ogni domenica sera venire qui, nel parco a staccare un po’ la spina dai problemi adolescenziali, dalla famiglia, dai finti amici. E la cosa fantastica è che c'è anche un senso del perché lo facciamo sempre di domenica. Secondo Alex ogni notte tra la domenica e il lunedì ha la luna più bella perché si passa dalla giornata del giorno del Sole alla nottata del giorno della Luna.* E non so ma è una logica che mi piace. E quando capitano le notti di luna nuova facciamo semplicemente finta di niente, semplicemente finta che la Luna non ci tradisca come il resto del mondo.

“Ehi Lex.” Sussurro dopo essermi schiarito la gola.

“Mh?” Geme lui interrogativo continuando a guardare il cielo.

“Ci pensi mai se noi due non ci fossimo mai incontrati? Se Lisa non ci avesse fatto conoscere, se io non fossi mai entrato nella tua camera mentre tu cantavi Madonna davanti allo specchio usando una spazzola per microfono, se tu non mi avessi mai tinto per scherzo i capelli di blu...” Lascio cadere il discorso così, senza aggiungere nient'altro. Lui si gratta piano con un indice la guancia riflettendo.

“A volte inizio a pensarci ma poi decido che è troppo triste e lascio perdere. La verità è che senza te avrei fatto una brutta fine. Qualcosa tipo morto impiccato al lampadario dopo aver scritto una lettera d'addio con il mio stesso sangue. Prima sembrava un'idea carina, poi dopo che ho visto i tuoi occhi cioccolato fuso ho deciso che uno, morire così sarebbe stato uno spreco e due, non sono neanche capace a fare un cappio.” Ridacchia Alex mentre si passa una mano nei capelli. Sorrido triste mentre fisso il suo profilo illuminato dalla luce della luna.

“Una vita senza te sarebbe stata noiosa.”

“Non è vero Jackie. Una vita senza te sarebbe stata noiosa.” Sussurra piano lui afferrandomi un polso e lasciandoci un lieve bacio che invia mille brividi lungo la mia colonna vertebrale. E sempre quello stesso bacio, poggiato sull'interno del mio polso marchiato arriva fino al mio cervello e inebria tutto, soffocando la poca razionalità rimasta. Sorrido piano mentre il cuore pompa il mio sangue attraverso il complicato sistema di vasi sanguigni che costella il nostro corpo. Sembra come se scorresse adrenalina pura eppure mi sento calmissimo.

Fisso Alex, poi fisso le stelle. Fisso di nuovo Alex e sussurro.

“Non ti senti inutile davanti al cielo? Così grande, infinito, con il Sole e la Luna che si inseguono perennemente, le stelle fisse lì che brillano della loro energia e poi, quando l'ultimo atomo possibile da fondere scompare, muoiono. Un'esplosione. Che noi non sentiamo. Una morte. Che a noi non interessa. E se a noi non interessa della morte delle stelle, a loro non interesserà la nostra. E quindi di conseguenza se a noi non interessa la vita delle stelle, a loro non dispiacerà se io farò questo.” Mi avvicino piano al viso di Alex e poggio le mie labbra sulle sue. Ed è come se nel mio stomaco, nel mio petto e nel mio cuore fossero morte migliaia di stelle. Il dolore, il panico e l'ansia. Ma anche la felicità. Sentimenti così irrazionali, perfetti per questo momento insensato. Mi allontano da lui senza aspettarmi niente in particolare. E invece lui mi sorride - sorride con gli occhi - e si avvicina velocemente a me, poggiando le sue labbra sulle mie. Cerco di approfondire il bacio ma lui si tira indietro.

“Non questa sera Jackie.”

Lui sorride piano e si avvicina a me passandomi un braccio sulle spalle.

Restiamo così per un po’ - non so esattamente quanto po’ ma abbastanza da far realizzare al mio cervello annebbiato ciò che è successo. Non l'ho fatto per davvero, non è successo per davvero. Solo questo riesco a pensare; questo e il calore delle labbra di Alex. Ne voglio di più, voglio Alex tutto per me. Voglio la conferma che anche lui prova qualcosa nei miei confronti. Mi avvicino nuovamente alle sue labbra.

“Per favore.” Chiedo cercando di fare gli occhi da cucciolo più convincenti della mia vita, più convincenti anche di quando non voglio andare a scuola e cerco di incantare mia madre. Lui sorride divertito, divertito dalla mia curiosità. Roteo appena gli occhi e mi appoggio contro la sua spalla.

Quando sento il suo respiro farsi più pesante provo a baciarlo seriamente ma lui serra le labbra, impedendomelo. Sospiro rinunciando.

 

Sono perso a fissare le stelle che brillano tremolando quando Alex avvicina le sue labbra alle mie per lasciarmi un leggero bacio. Io apro piano la bocca per cercare di baciarlo. Sento le sue labbra catturare le mie, il suo sapore invadermi la bocca, la sua mano poggiarsi piano sulla mia guancia. Mi ha baciato; ci siamo baciati. Il mio primo bacio è stato Alex Gaskarth. Non è per niente come lo descrivono i film e i libri. È rumoroso, impacciato, ti toglie il respiro, è anche un po’ troppo bagnato ma a parere mio è stato bellissimo.

Nessun bacio romantico sotto qualche monumento storico, sulla spiaggia al tramonto, al concerto della nostra band preferita.

È stato solo un bacio tra due ragazzi un po’ sballati, in un tetro parco nei sobborghi di Baltimora, sotto un cielo stellato. Ci baciamo ancora. E ancora. E ancora.

“Mi piaci Lex.”

“Mi piaci anche tu, Jack.”



______

*In inglese Sunday (sun: sole) è la domenica e Monday (moon: luna) è il lunedì. So che è un ragionamento contorto e malato but who cares?




 

   
 
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