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Autore: Darktweet    29/12/2015    0 recensioni
Un gruppo di ragazzi ottiene poteri da un magico libro senza sapere il perché: ma giorno dopo giorno, i poteri li metteranno sempre più in pericolo.
Solo quando vengono convocati nel regno celeste comprendono ciò che devono fare: ritrovare il major flux (l'ordine superiore).
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11: Tuffo nel passato


Il ragazzo resto stupito. Non sapeva cosa fare. D’istinto si gettò sulla ragazza, controllando se stesse respirando.
“Trisha, Trisha!” esclamò ancora Adam. Il cuore gli batté forte, in preda alla preoccupazione.
Cercò in casa l’ovatta e qualsiasi cosa potesse essere utile per fermare il sangue.
“Cosa ti è preso?” fece Adam, accarezzando la ragazza.
Velocemente si vestì e prese la ragazza tra le braccia.  Per raggiungere l’ospedale bastava attraversare il corso dietro casa ed avviarsi per un piccolo vicolo.
“Forza, forza” fece, guardando la ragazza. La strada era vuota. In effetti erano pur sempre le tre della notte.
“Presto, presto!” esclamò, una volta raggiunto l’atrio dell’ospedale. Era occupato dalle ambulanze e da un auto dalla quale scese un giovane che accompagnava una vecchietta che fece sedere su una sedia a rotelle.
“Ragazzo! Cosa è successo?!” fece la guardia, appena vide Adam con Trisha.
“Lei… ecco… non so bene…” disse, farfugliando qualcosa. Era troppo nervoso per parlare.
“Presto, al pronto soccorso!” disse la guardia, accompagnandolo in una lunga sala raggiungibile percorrendo un breve corridoio. L’odore di medicinali, sostanze e roba utilizzata esclusivamente in ospedale si sentiva, e parecchio.
Il pronto soccorso era semivuoto. Due vecchiette erano stese sulle barelle, accompagnate da qualche famigliare, mentre un ragazzo si massaggiava il naso, fratturato.
“Prego.” Fece un’infermiera, dai capelli ricci castani.
“Lei… Lei…” farfugliò il ragazzo. “L’ho trovata con delle forbici…”
“Oh cielo.” Mormorò l’infermiera. “Cassidy, la barella!”
Una seconda infermiera trasportò una barella.
Adam con delicatezza poggiò la ragazza sulla barella, aiutandola a stendersi per bene.
“Oh povera ragazza… cosa ha fatto?” fece l’infermiera. “La porto dentro.”
Adam seguì l’infermiera, ma la prima, che l’aveva fermato, lo bloccò.
“Aspetta, dobbiamo prendere i dati.” Fece. “Sei il fratello?”
Adam guardò la barella mentre girava l’angolo.
“Ehm, no, un amico. Lei è Trisha Speelman, ha ventuno anni.” Fece Adam, mentre l’infermiera prese una penna per scrivere.
“Ha patologie particolari?”
“Che io sappia no.” Rispose il ragazzo.
L’infermiera fece una sorta di grugnito. “Capisco. E lei, un amico?”
Adam annuì. “Adam Nelphon, ventisette anni.” Disse, poi. “Posso andare da lei?”
“Credo sia meglio che aspetti qui” fece l’infermiera, poi raggiungendo una signora stesa sulla barella, che chiedeva un po’ d’acqua.
Adam si sedette su una sedia in sala d’attesa. Dopo un’oretta, un dottore dalla barba folta fece capolino in sala d’attesa.
“Un parente di Speelman? Trisha Speelman?” fece, leggendo una cartella clinica.
Adam scattò e raggiunse il dottore.
“Sono un suo caro amico. Come sta?” chiese Adam.
“Venga pure” Mormorò il dottore. Dallo sguardo del medico, Adam si preoccupò ancor di più. D’altronde, i medici sono quello che sono: per loro tutto è una preoccupazione.
Raggiunsero la barella dove la ragazza era distesa. Delle flebo le conferirono del sangue, mentre un’infermiera la stava medicando.
“E’ grave?” chiese Adam.
“Abbiamo fermato l’emorragia. Ma… per le cure c’era bisogno dell’anestesia. Ma con lei non c’è ne è stato il bisogno.” Disse il medico, scribacchiando sulla cartella.
“E… è positivo?” chiese il ragazzo.
“Vede, la sua amica… è rimasta dormiente finora. Mi dispiace, ma dalla sintomatologia e da tutto, sembra che sia caduta in un coma.”
Alle parole del medico, il ragazzo crollò.
“Ne stiamo studiando le origini. Ma c’è qualcosa che non riesco ancora a spiegarmi” mormorò il medico. “Mi spiace” fece, dando una pacca sulla spalla al ragazzo.
“Povero figliuolo” mormorò l’infermiera, guardando Adam mentre stringeva le mani di Trisha.
“Non mi riesco a spiegare la causa però” mormorò il medico. “Non riesco proprio.”
I giorni passarono. Adam trascorse giorno e notte in ospedale, finché non trasferirono la ragazza su di un letto di un reparto.
“Grazie mille” fece Adam, una volta incontrata la signora Payman, una ottima infermiera, madre di Eric.  
La signora aveva rassicurato ai ragazzi che la loro amica non sarebbe stata trascurata, così l’aveva fatta spostare nel reparto di chirurgia vascolare, dove lavorava.
“Mamma, ma tu che ne pensi?” chiese Eric, prima che uscisse per dedicarsi ad altri pazienti.
“Non lo so, davvero.” Disse la signora, dopo un lungo silenzio. “E’ inutile che vi dica che domani starà meglio. Il dottor Philips non è ancora riuscito a capire la causa di questo coma. Ma il coma è particolare. Può svegliarsi domani, come tra qualche giorno, settimana, mese… o mai più.”
E dopo queste ultime parole, la signora uscì in silenzio, chiudendo la porta.
I ragazzi si guardarono tra loro. Sabrina scoppiò a piangere. Eric la abbracciò, provando inutilmente a consolarla.
“La incontrai in libreria.” Mormorò Sabrina, asciugandosi le lacrime. “Sapete, dove lavora il pomeriggio. La libreria Volante, appena all’angolo della piazzetta. Dovevo comprare alcuni libri di scuola. Lo ricordo come se fosse ieri. Cercando un libro introvabile, lei trovò tra gli scatoloni un pacchetto, dove era custodito il libro degli elementi. E’ così che iniziò tutta questa stramba cosa dei poteri.”
“Ricordo quando vi piombaste da me, mentre ero in piscina. Vi mandai anche fuori, ridacchiando, ma poi toccando quel libro ricevetti i poteri…” mormorò Eric.
“E io ne fui entusiasta, per essere mainstream come nei videogiochi” ridacchiò Randall.
Poi, dopo un silenzio, Randall disse, con tono serio: “Il libro. Ragazzi, dobbiamo andare nel regno celeste.”
“Come fai a pensare ancora al libro?” fece Adam, scattando in piedi. “Ti preoccupi ancora?!”
“Adam, ci hai detto di aver trovato Trisha col libro… C’entra qualcosa sicuramente.” Fece Randall. “Dobbiamo concludere questa storia.”
   
 
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