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Autore: Mokuren    09/03/2009    4 recensioni
Il team Hebi, impegnato a raccogliere maggiori informazioni su Itachi Uchiha, sta utilizzando la locanda Okoshi come base logistica temporanea. Sasuke e Juugo sono impegnati in un giro di ricognizione nelle vicinanze; Suigetsu, in un raro momento di pace, si sta prendendo cura della sua nuova arma e… Karin?
Nell’ottica di questa storia la Foglia si sta semplicemente organizzando per la missione, ma non è ancora “fisicamente” entrata in azione.
La collocazione temporale della vicenda è situata poco dopo lo scontro tra Deidara e Sasuke, ma all’interno saranno presenti riferimenti anche al capitolo 412 del manga. Terza classificata (ex aequo) al Contest Antiromantico "Suika" organizzato da Mala_Mela e Hipatya.
Genere: Commedia, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Karin, Suigetsu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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us3 Disclaimer: i luoghi e i personaggi di Naruto appartengono a Masashi Kishimoto.




UNEXPECTED SHIVERS




La famigerata mannaia decapitatrice non avrebbe potuto finire in mani migliori: il suo nuovo proprietario la stava lucidando con cura, strofinando la superficie della lama con un panno bianco, apparentemente imbevuto di una sostanza dal profumo particolarmente intenso e avvolgente.
Suigetsu Hozuki sembrava rilassato e completamente assorbito nel suo lavoro, eppure, nonostante quell’inaspettato momento di tranquillità, non riusciva a scrollarsi di dosso una sotterranea sensazione di fastidio.
Appoggiò la testa alla parete, trovandosi a fare, quasi senza rendersene conto, il punto sulla sua nuova situazione: Orochimaru era morto, sfortunatamente non per mano sua; era libero di muoversi fuori da quella dannata capsula di vetro; seguendo Sasuke Uchiha, presto sarebbe riuscito a mettere le mani sulla spada di Kisame Hoshigaki…
Gli bastò solo un’altra minuscola frazione di secondo per identificare il tassello fuori posto, la sua personale spina nel fianco.
Il fatto di dover cooperare proprio con lei, con la persona che in più di un’occasione l’aveva trattato come un semplice oggetto di carne su cui testare ipotesi, non lo entusiasmava affatto.
Anzi, detestava con tutte le sue forze quella collaborazione forzata.
Un sospiro esasperato lasciò le sue labbra al ricordo degli innumerevoli esperimenti svolti senza troppo riguardo sul suo corpo. Durante quelle sessioni di “tortura” aveva sempre cercato di concentrarsi su alcuni piccoli particolari per pensare ad altro, distrarsi insomma. E, casualmente, un paio di questi dettagli insignificanti riguardavano proprio lei e le sue mani sottili impegnate a trascrivere risultati, i suoi occhi celati da un paio d’occhiali dalla montatura nera…
In definitiva: se in passato, e per ovvi motivi, l’aveva trovata a dir poco sgradevole e indisponente, la “nuova Karin” si era rivelata addirittura più detestabile del previsto.
Anche se, tutto sommato, nei suoi confronti aveva dimostrato una coerenza quasi “commovente”: già, era semplicemente passata dalla modalità “sadica torturatrice” alla modalità “femmina isterica con forti inclinazioni alla violenza”.
Un’isterica del tutto priva, come se non bastasse, della benché minima traccia di senso dell’umorismo.
Ma in fondo quello era forse il suo lato migliore, la maggiore fonte di divertimento per lui.
Già, farla infuriare era davvero fin troppo facile: erano sufficienti solo delle semplici parole, quelle giuste naturalmente, per poter assistere in prima- primissima- fila a qualche bello scatto di violenza…
Le sue riflessioni vennero interrotte improvvisamente dal rumore di una porta aperta e richiusa con poca grazia da Karin che, con una montagna di sacchetti e borse tra le mani, entrò a passo deciso nella stanza guardandosi attorno con fare spasmodico, chiaramente alla ricerca di qualcosa o, più probabilmente, di qualcuno.

-Sasu… - Non riuscì neppure a finire di pronunciare quel nome. Probabilmente la vista del suo preziosissimo flacone di olio essenziale di chiodi di garofano vicino a Suigetsu, intento a lucidare quell’arma dalle dimensioni ridicole, le aveva mozzato il respiro. Le borse scivolarono via dalle sue mani, rovinando a terra con un tonfo assordante.
Suigetsu si voltò lentamente nella sua direzione, affrettandosi a darle il suo “cordiale” benvenuto:
-Bentornata sorvegliante… - Calcò in modo evidente la voce sull’ultima parola, sfoderando un sorriso aguzzo che non sarebbe sembrato del tutto innocente neanche alla più sprovveduta delle fanciulle. E di certo, alla persona a cui in quel momento era rivolto non sarebbe sembrato tale neppure dopo gli effetti di un brutto colpo alla testa.

-Tu… Come hai osato prendere la mia roba senza chiedermi neppure il permesso… - Sbottò con tono furente, mentre la nota cromatica dominante sul suo viso si apprestava ormai a uniformarsi quasi del tutto al colore dei suoi capelli.

-Non c’eri… - Fu la sua laconica risposta. Si alzò con estrema calma dal pavimento, accompagnando con un sospiro esasperato il gesto, quasi teatrale, di togliersi invisibili granelli di polvere di dosso.
Si avvicinò a lei, arrivando a pochi centimetri dal suo viso, sfoderando la migliore versione della sua faccia da schiaffi.

-Quell’olio era per Sasuke… Hai idea di quanto mi sia costato? Maledetto idiota… - Le ultime parole furono accompagnata da un sonoro colpo sulla faccia di Suigetsu, che, come al solito, non sortì gli effetti sperati.
Il suo viso, allo stato semi liquido solo per pochi istanti, tornò subito a ricomporsi seguendo la linea del suo inconfondibile ghigno sarcastico.

-La rabbia non dovrebbe rendere le donne più affascinanti? Beh, non è decisamente il tuo caso, lasciatelo dire.- Le soffiò l’insulto quasi sulle labbra, godendosi gli effetti di quella provocazione, l’ennesima di una lunga serie, calcolando anche quelle delle ore precedenti.

-Sei morto… - Sussurrò velenosa l’avvertimento, concentrando al tempo stesso il livello di chakra nei polpastrelli delle sue mani.
La spinta poderosa che seguì subito dopo sortì un imprevisto e imbarazzante effetto collaterale. Infatti, “la vittima”, già quasi a mezz’aria, non si era di certo lasciata sfuggire l’occasione di afferrarla per un braccio per trascinarla con sé nella caduta.
-Oh, non sono abituato a questo tipo di attenzioni, sorvegliante… - Sussurrò l’aggredito con un’espressione beata, pensando che sarebbe stato un autentico spreco, arrivati a quel punto, non giocare almeno un po’.

-Che stai farneticando?- Karin, intenta a bloccarlo con il peso del suo corpo a terra, si rese rapidamente conto della loro ambigua posizione. Con una smorfia stizzita accennò a volersi rialzare per porre fine al quel contatto, ma le cose non andarono esattamente secondo i suoi piani.
Suigetsu, deciso a tormentarla ancora, capovolse senza preavviso le loro posizioni, rotolando su un fianco con uno scatto e finendo con l’aderire quasi completamente al corpo della ragazza.

-Intendevo questo tipo di attenzioni… - Una mano si avvicinò alla chiusura lampo della sua camicia, iniziando a giocare con l’estremità metallica della cerniera, senza tuttavia decidersi ad abbassarla neppure di un solo millimetro: per il momento sembrava volesse limitarsi a tenerla solo un po’ sulle spine.
-Sai sono curioso. Mi piacerebbe verificare di persona l’esattezza delle voci sul secondo dei tuoi poteri… A cosa stai pensando adesso?- Sussurrò con voce leggermente roca, sfiorando con i denti il lobo del suo orecchio.

-Ovviamente non sto pensando a te, razza di scherzo della natura mal riuscito… - Cercò di sollevarsi, finendo solo con l’aderire ancora di più al torace di lui, irremovibile ma di certo non indifferente a quel contatto. Lo sentì rabbrividire. O forse era lei stessa a sentire quelle sottile scariche elettriche sotto la pelle?
Stava semplicemente giocando più pesante del solito, ne era certa. Una semplice, anche se sempre più fuori controllo, variante nello schema della loro piccola guerra.

-Ma certo, perché stai pensando ininterrottamente a lui da quando hai deciso di unirti a noi, non è vero? La tua infatuazione per Sasuke è semplicemente patetica… Chissà se potrebbe apprezzare le tue cicatrici? Sai, nel mio villaggio d’origine erano considerate un segno distintivo di cui andare fieri… -  Il sorriso di Suigetsu si allargò ulteriormente, pienamente soddisfatto dall’effetto suscitato dalle sue ultime “uscite” che sembravano aver innescato lo scoppio consequenziale di immaginarie carte bomba, tutte deliziosamente annidate nella mente di Karin.

-Ora basta… Chiudi quella dannata bocca.- Quell’argomento era affar suo e di nessun altro. Non avrebbe mai immaginato che le chiacchiere sul suo conto potessero essere arrivate fino a quel punto. Non sapeva di cosa fosse esattamente a conoscenza quell’irritante individuo sopra di lei, ma una cosa era certa: si stava divertendo un mondo in quello che aveva tutta l’aria di essere un semplice tentativo di rivalsa. Semplice? No, forse non era il termine giusto per definirlo. Il modo con cui la stava guardando e quella tensione che si era venuta a creare non era affatto… Semplice.

-Dovresti esibirle invece di nasconderle, sai… - Suigetsu continuò a battere sullo stesso tasto, sussurrando, con il respiro leggermente accelerato, quell’esortazione volutamente crudele. Aveva capito perfettamente dove continuare a colpire per fare male e non aveva nessuna intenzione di ritirarsi da quel gioco al massacro leggermente più impegnativo del solito.

-Questo è troppo!- La ragazza sbottò inviperita, esibendo al tempo stesso uno strano sorriso di trionfo.
Trovò il punto che stava cercando con una facilità estrema, applicando una precisa ma leggera pressione. Un addestramento di tipo medico poteva rivelarsi estremamente vantaggioso, specialmente quando la conoscenza approfondita del corpo umano poteva portare a certi mirabili risultati.
Non amava scoprire troppo i suoi assi nella manica, ma quella mossa, viste le circostanze, si era rivelata semplicemente perfetta.
Si soffermò per un istante sulla linea armoniosa di quelle braccia che, di lì a poco, avrebbero perso completamente ogni forza. Il solo pensiero di averlo completamente in suo potere, ancora una volta, la elettrizzò con un’intensità che non si sarebbe mai aspettata e la consapevolezza la investì di colpo, facendola quasi rabbrividire.

-Non parli più Sui-ge-tsu?- Un secondo dopo la “vittima” crollò come un peso morto, insolitamente caldo, su di lei.
 Facendosi forza con le mani se lo scostò di dosso, ristabilendo le posizioni iniziali, quelle con cui era cominciato il “gioco” e che forse, ed era ancora abbastanza lucida da ammetterlo, stava sfuggendo di mano a tutti e due.
Quel fascio di muscoli irrigiditi, quel corpo temporaneamente immobile sotto di lei, la irritava e la incuriosiva al tempo stesso e quegli sguardi carichi di furore, che le stava lanciando proprio in quel momento, la  riportarono al giorno del loro primo incontro.
Lo stesso identico sguardo: una miscela di rancore, sarcasmo e, a volte, di finta indifferenza.
Non se lo meritava quello sguardo: aveva fatto quello che aveva fatto solo per sopravvivere, per potersi giocare la possibilità di un futuro. La pietà non era un’opzione contemplata nel mondo dove si era ritrovata a vivere e Suigetsu, per quel che le importava, poteva anche detestarla a suo piacimento. Anzi, che continuasse pure a farlo…

-Potrei anche abituarmi a questo silenzio… - Si avvicinò, sussurrando in modo quasi inudibile vicino alla linea delicata della sua mascella, sfiorandola con le labbra in modo quasi impercettibile. Doveva ammetterlo: nonostante quei denti aguzzi, nel complesso aveva decisamente dei bei lineamenti. Il suo profumo fresco, il contatto ravvicinato con quella pelle compatta e al tempo legata a doppio filo all’acqua, la colse leggermente di sorpresa.
Cosa le stava succedendo? Cos’era quella sensazione di stordimento così stranamente piacevole?
Ma certo: ora ricordava, anche se in maniera vaga e indistinta, quel discorso sulle “forze invisibili”  pronunciato tempo addietro da Orochimaru. Non riusciva a ricordare il termine esatto con cui li aveva definiti, ma quei legami invisibili ad occhio nudo di cui aveva sentito parlare esistevano eccome. E disgraziatamente sembravano decisi a remare contro la sua stessa volontà.
Per quale assurda, stupida, ragione doveva sentirsi attratta da quell’essere?
Si accorse una frazione di secondo troppo tardi di quella mano che le stava risalendo lentamente lungo la coscia, seguita a ruota da una presa salda e possessiva sulla curva del suo fianco.

-Effetti penosamente temporanei a quanto vedo… Complimenti, non c’è che dire.- Suigetsu mormorò la frase leggermente risentito, pienamente deciso a fargliela pagare. Quel trucco sleale l’aveva decisamente spiazzato, ma avrebbe presto recuperato terreno, ne era certo.
 
Karin si ritrovò improvvisamente a corto di parole. Aveva commesso uno stupido errore: non era da lei sopravvalutare per eccesso i tempi di durata di una tecnica del genere. D’altro canto, il tempo sembrava essere trascorso in modo anomalo, più velocemente del normale.
Follemente più veloce del normale.
E, come se non bastasse, il ticchettio dei “perché” nel suo cervello non faceva altro che continuare ad aumentare, quasi in perversa sintonia con la crescente attività del suo muscolo cardiaco.

-Il maniaco delle spade muto… Oh, era decisamente troppo bello per durare.- Sibilò a denti stretti, spargendo una stilla di veleno in ogni singola parola.

-Certo, certo. Adesso a chi stai pensando? Perché, vedi… Non mi hai ancora intimato, con la tua odiosissima voce, di rimettere le mani a posto. Potrei anche iniziare a interpretare certe omissioni…-

Karin non lo stava minimamente ascoltando.
Aveva quell’espressione inconfondibile che le si dipingeva sulla faccia tutte le volte che era intenta a captare il chakra di qualcuno in avvicinamento. Portò inconsciamente una mano sulla bocca di Suigetsu per zittirlo, per evitare qualsiasi tipo di distrazione, concreta o potenziale che fosse.

-Sasuke e Juugo… Saranno qui a momenti.- Mormorò quasi sovrappensiero, con lo sguardo ancora leggermente vacuo. Subito dopo balzò in piedi con incredibile velocità, girando subito dopo su se stessa per decidere da che parte cominciare per rimettere in ordine la stanza.
Sì, perché quella stanza era talmente in disordine da far addirittura pensare a un attacco nemico.
Suigetsu si trovava ancora a terra, intento ad assimilare la portata dell’affermazione di Karin.
Anche lui decise di alzarsi dal pavimento, cercando di scacciare il leggero intorpidimento che non accennava ancora a lasciare le sue braccia.
La lista dei motivi per cui la odiava si arricchì di un nuovo elemento.
Come se avesse avuto bisogno di ulteriori incentivi… Non appena si voltò verso di lei per vedere cosa stesse facendo, quella stessa lista mentale sembrò dilatarsi ulteriormente. I motivi per detestarla sembravano apparentemente inesauribili e lo spettacolo che si stava svolgendo sotto i suoi occhi lo convinse definitivamente.
Ora sembrava essere entrata nella temibile fase della “casalinga psicotica”: stava raccogliendo e spostando oggetti come una furia scatenata. Aveva persino recuperato il flacone d’olio della “discordia”, stringendolo tra le mani come se fosse una preziosa reliquia.
Non riuscì a fare a meno di trovare quell’atteggiamento oltre che indiscutibilmente inquietante, anche decisamente sospetto. Quella sostanza si era rivelata semplicemente perfetta per far brillare quasi di luce propria la lama della sua spada, ma allora a cosa era dovuto quell’attaccamento morboso da parte di Karin?
Suigetsu decise di rimandare le indagini a un momento di maggiore chiarezza mentale, ammettendo con se stesso di avere bisogno al più presto di una boccata d’aria e di acqua.
Sì, il contatto con un bel po’ di acqua fredda non avrebbe potuto che essergli d’aiuto…
Come apparsi dal nulla Sasuke e Juugo fecero il loro silenzioso ingresso in scena.
Non si fecero sfuggire neppure il minimo accenno di saluto, limitandosi ad un piccolo cenno del capo.
Karin, dopo la sorpresa iniziale, si precipitò dall’impassibile capo della squadra “Serpe”, rivolgendosi a lui con quello che probabilmente voleva sembrare un amorevole rimprovero:
-Sasuke, non avresti dovuto spostarti nelle tue condizioni… Adesso dovrò cambiarti nuovamente quelle fasciature.- Pronunciò la frase con un tono esageratamente preoccupato e al tempo stesso vagamente sensuale, cercando di resistere alla tentazione di togliersi gli occhiali di fronte a Juugo e Suigetsu.
Quest’ultimo pensò, cercando di mordersi la lingua, che mai e poi mai in vita sua aveva visto una persona così entusiasta di fronte alla prospettiva di sostituire delle bende. Mai.

-Non è necessario. Ascoltatemi: domani o al più tardi dopodomani lasceremo questo posto. Io e Juugo abbiamo individuato diverse piste… - L’Uchiha pronunciò la frase con il suo solito tono di voce basso e autoritario, decisamente troppo autoritario per i gusti di qualcuno.

-Agli ordini… Capo.- Suigetsu fece qualche passo in direzione della porta, deciso a uscire per prendersi quella boccata d’aria su cui aveva fantasticato pochi attimi prima.
Ormai sulla soglia, si voltò con una mossa studiata verso Karin, lanciandole un’ultima frecciata carica di sottintesi:
-Riprenderemo il discorso in un altro momento, Karin… - Le aveva lanciato un’ultima occhiata maliziosa, prima di scomparire dietro la porta, deciso a imprimere nella sua memoria l’impagabile espressione sbigottita che la ragazza stava sfoggiando in quel preciso momento.

-Quale discorso?- Juugo pronunciò quella domanda con il tono più innocente del mondo.

Karin, ancora imbambolata, stava fissando con occhiate di fuoco la porta da cui era appena uscito Suigetsu, maledicendolo mentalmente per tutta quell’arroganza. Rimproverò anche se stessa, e in parte anche Juugo, e sì, un po’ anche Sasuke, per averli lasciati soli.
La stretta vicinanza con quel tipo non era affatto salutare per i suoi nervi e per la sua sanità mentale, questo era certo. In quel momento fece una solenne e silenziosa promessa: Suigetsu avrebbe pagato un prezzo salato per tutto. Avrebbe solo dovuto presentarsi l’occasione giusta e si sarebbe presa una memorabile rivincita.
Si ricordò anche di rispondere all’inopportuna domanda di Juugo: -Oh, è solo una stupidaggine senza importanza, credimi. Del resto stiamo parlando di Suigetsu… - Rispose sistemandosi inconsciamente la montatura degli occhiali e accompagnando la voce con una leggera risata nervosa.
Juugo, che sembrava aver già perso interesse per la cosa, si limitò a lanciarle uno sguardo leggermente sospettoso e perplesso, ma decise saggiamente di non approfondire la questione.

-Potrebbero essersi riaperte delle ferite, Sasuke… - Karin, nel tentativo di smussare l’atteggiamento di totale indifferenza dell’Uchiha, questa volta decise di utilizzare un tono leggermente più melodrammatico rispetto a prima. Lanciò anche un’ultima occhiata omicida alla porta, ormai chiusa, rimproverando nuovamente se stessa.
Già, nonostante la vicinanza dell’oggetto dei suoi desideri non riusciva in nessun modo a scacciare il ricordo di quello sguardo su di lei, la sensazione quasi intossicante di quel contatto che si era venuto a creare.
Si fece un preciso appunto mentale: avrebbe persino meditato pur di scacciare l’immagine di quel ghigno dalla sua testa. Sì, qualsiasi mezzo sarebbe stato lecito per raggiungere l’obiettivo.
Si sarebbe impegnata per non correre il rischio di rimanere nuovamente sola con lui.
Avrebbe combattuto le “forze invisibili” fino all’ultimo respiro, se fosse stato necessario.
Certo, combattere un nemico invisibile non sarebbe stata di certo una passeggiata, ma in fondo non era proprio una delle sue specialità “sentire”?
La sua parte pragmatica si affrettò a spazzare via senza pietà quella piccola speranza decisamente troppo fragile per durare.
Già, anche se odiava doverlo ammettere, le sue doti da sensitiva, per una volta, non le sarebbero servite proprio a nulla.







Note

-L’olio essenziale di chiodi di garofano è conosciuto soprattutto per le sue proprietà antisettiche (anche se alcuni siti accennano ad alcune sue presunte proprietà afrodisiache…), ma l’olio in questione- o una sua particolare versione (Choji oil)- può essere impiegato anche durante il processo di manutenzione delle spade giapponesi, le leggendarie katane.
-Il discorso di Suigetsu sulle cicatrici- e il particolare modo di considerarle nel suo villaggio d’origine- può essere interpretato come una bugia (anche piuttosto plausibile considerata la natura del Villaggio della Nebbia) confezionata ad arte sul momento solo per far innervosire ulteriormente Karin.
-L’ipotetica mossa utilizzata da Karin dovrebbe riuscire a immobilizzare per un breve lasso di tempo tutta la muscolatura del corpo, impedendo alla vittima qualsiasi tipo di movimento. In poche parole si tratta della classica mossa “jolly” (probabilmente dovuta a qualche reminiscenza del telefilm Xena, principessa guerriera) rielaborata in chiave “ninja”.
-Le “forze invisibili” sono un modo poco scientifico per indicare i cari vecchi feromoni, ma forse anche qualcos’altro…


Ringraziamenti

Ho scritto questa storia, classificatasi al  3^ posto (ex aequo), in occasione del Contest ANTIROMANTICO SuiKa indetto da Mala_Mela e Hipatya. 

Colgo l'occasione per ringraziare le due organizzatrici del concorso per il loro giudizio e per aver avuto la bella idea di un contest incentrato su due personaggi dal fascino "particolare" come Suigetsu e Karin...
Un grazie anticipato anche a tutti quelli che passeranno da queste parti!
  
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