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Autore: Emma Fantasy Wilkerson    29/12/2015    1 recensioni
High School AU in cui Newt si accorge di non poter più nascondere i suoi sentimenti per il suo migliore amico, e li confessa.
Thomas li ricambierà?
Scritta in cooperazione con una mia amica, a lei va il merito per le frasi e i pensieri di Thomas.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Newt, Newt/Thomas, Thomas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Primo giorno dell'ultimo anno di scuola. Significa che dovremo studiare il doppio e i professori ci staranno addosso peggio delle cacchio di sanguisughe. E significa anche che tu devi andare bene in matematica, altrimenti ce lo possiamo anche scordare di andare al college insieme.-
Il ragazzo parlò al suo migliore amico seduto sul sedile del passeggero, mentre guidava verso la scuola in cui avrebbero passato l'ultimo anno d'inferno: Glade High. -Allora, Tommy. Sei pronto?-
-Cavolo, Newt. Ci mancavi solo tu a farmi innervosire.-
Sbottò il ragazzo dai capelli scuri, lanciandogli un'occhiata di sottecchi. Teneva le braccia incrociate al petto e lo zaino poggiato sulle gambe, sbuffando di tanto in tanto.
-Ovvio che sono pronto. Insomma, che sarà mai l'ultimo anno di superiori...-
Il biondo gli lanciò un'occhiata veloce, prima di riportare lo sguardo sulla strada, facendo fatica a nascondere un sorrisetto divertito. -Bene così.-  Annuì, anche se conosceva l'amico abbastanza da sapere che un po' nervoso lo era. Come lui, del resto. Ma entrambi erano troppo sfacciati per darlo a vedere.
-Tu invece? E non ridere. Ti ho visto.- Lo indicò con un dito.
-Stai parlando con uno studente modello che prende A in tutte le materie, certo che sono pronto.-
-Ora non iniziare a vantarti, Newt. Sono sicuro che anche quest'anno dovrai darmi ripetizioni.
Be', non che gli dispiacesse. Alla fine, Thomas e Newt riuscivano sempre a divertirsi in ogni situazione, anche mentre ripassavano matematica.
-Non mi stavo vantando. Stavo solo precisando ancora una volta come stanno le cose, visto che tu tendi spesso a dimenticarlo.-
Gli lanciò una nuova occhiata, questa volta accennando un sorrisetto malevolo. Matematica era l'unica materia in cui Newt riusciva a superarlo, nelle altre avevano gli stessi voti, quindi si divertiva a rinfacciarglielo. E poi, gli piaceva vedere l'espressione offesa che l'amico assumeva di solito ad ogni provocazione. La trovava dolce, ma non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce. Mai.
 -Sarò anche una caspio di schiappa in matematica, ma non sono stupido.-
Thomas sbuffò per l'ennesima volta da quando aveva messo piede nella macchina; questa volta, però, le sue labbra si incurvarono in un sorrisetto appena accennato. Come al solito si era fatto coinvolgere da quello del biondo.
-E tu tendi spesso a dimenticare che ho i tuoi stessi voti, esclusa una sola materia e... Scommettiamo che a fine anno riuscirò a superarti?-
 Questa volta fu Newt  a sbuffare, puntando ostinatamente lo sguardo sulla strada per non dover incrociare quello di Thomas. Non nutriva esattamente una certa simpatia per le sfide, soprattutto perché l'amico era testardo come un mulo e il più delle volte otteneva sempre quello che voleva. Dannazione ai suoi cacchio di occhi da cerbiatto, erano il suo punto debole.
-No, questa volta non ti lascerò vincere, Tommy. Non ce la farai mai a superarmi in matematica, nemmeno fra un milione di anni. 
Parola di Newt. 
Mai.- 
Voleva che prendesse il massimo dei voti anche lì, certo. Ma che diventasse più bravo di lui? Quello non poteva sopportarlo.
-Staremo a vedere. Mai abbassare la guardia con me.-
Appoggiò la testa contro il finestrino, spostando lo sguardo dal ragazzo alla strada.
-Bene così.-
Newt fece un cenno col capo, come per accettare la sfida. E nel frattempo si prometteva di non lasciargli avere ciò che voleva.
Dopo qualche altro minuto finalmente parcheggiò in un posto vuoto proprio davanti all'edificio, che a lui parve più imponente e minaccioso del solito.
Guardò Tommy per avere un po' di conforto: solo uno scambio di sguardi riusciva a calmarlo completamente.
-Ci siamo.-
-Diamine...-
Thomas mormorò non appena la macchina si fermò e dovette tirare un respiro profondo per non andare letteralmente nel panico.
-Dovrebbero radere al suolo questa scuola.-
- Puoi dirlo forte.- 
Il biondo inalò un po' d'aria per farsi forza, e poi si voltò completamente verso Thomas per posargli una mano sulla spalla. Un sorriso di rassicurazione fece allora capolino sulle sue labbra.
-Dobbiamo resistere solo a un altro cacchio di anno, poi potremo lasciarci alle spalle questo schifo di posto. 
E chi lo sa, magari quella ragazza, Brenda, ti degnerà di uno sguardo, stavolta.-
Gli fece l'occhiolino, nonostante pronunciare quella frase gli fosse costato parecchio. Era da un po' che si sentiva strano quando era in compagnia di Tommy, ma non aveva nessuna intenzione di darlo a vedere o avrebbe rischiato di rovinare l'unica amicizia a cui teneva di più.
Lo sguardo di Thomas scivolò dal profilo della scuola, al volto di Newt, fino alla mano che teneva poggiata sulla sua spalla. 
Il ragazzo non riuscì a decifrare la sua espressione, ma non la mosse di un centimetro.
-Non vedo l'ora. Riesci a immaginare? Io, te e un intero college ai nostri piedi. Sarebbe fantastico.-
Commentò il bruno, annuendo appena alle proprie parole come per confermarle, poi il suo sorriso si spense. -Ah, già...Brenda, sì.-
Newt non riuscì a non reprimere una leggera risata alla sua affermazione, più che altro per nascondere l'imbarazzo. Non poteva certo dirgli che la popolarità e le ragazze non gli interessavano affatto, non ora che Thomas aveva imparato a conoscerlo in quel modo. -Davvero divertente, Tommy. Tanto lo sappiamo entrambi come andrà a finire: tu, con i tuoi occhi da cerbiatto, i muscoli scolpiti in stile dio greco, e il tuo cacchio di sorriso vi prenderete sempre tutta la scena e io me ne dovrò stare in disparte.-Tolse la mano dalla sua spalla e roteò gli occhi, aprendo poi la portiera per scendere dalla macchina. Evidentemente non aveva notato l’espressione corrucciata dell’amico, visto che la prese sul ridere.
-E non venirmi a dire che non sei più interessato a Brenda, perché ti tiro lo zaino in faccia altrimenti. 
Mi sono dovuto sorbire tre anni delle tue lamentele perché non ti considerava nemmeno.-
-Sei serio, Newt? Punto primo: muscoli? Ma dove? 
Punto secondo: perché dovrei prendere io tutta la scena e non tu? Insomma, ti sei visto allo specchio? Capelli biondi, occhi scuri e profondi... credi che le ragazze non ti notino?-
- È esattamente quello che succede, Tommy. Anche se, devo ammettere che l'accento inglese ha fatto il suo effetto un paio di volte.- Lo interruppe. Il ricordo gli dava il voltastomaco. Si era trattato di qualche festa non andata esattamente secondo i piani, e di cui si era pentito con tutto sé stesso. 
E comunque, come già detto, ora le ragazze erano l'ultimo dei suoi problemi. 
Non gli importava proprio se lo notavano o meno.
-Punto terzo,- Thomas lo ignorò completamente e aprì la portiera della macchina iniziando a scendere, con una risatina nervosa. -Prepara lo zaino, Newt. Non mi interessa più.- 
-Ah sì?- Lui gli diede una leggera sberla sul capo in risposta, fingendo un'espressione contrariata. 
-Dovrai trovare un modo per farti perdonare, Tommy.-
Quest’ultimo si strinse nelle spalle; subito dopo, però, rise per la prima volta da quella mattina. Dannazione. Quel suono gli faceva venire sempre le farfalle nello stomaco e si ritrovava a fissare Thomas con uno sorriso da ebete...
Quando non stava guardando, ovviamente.  L’amico allargò entrambe le braccia, senza abbandonare il sorrisetto che ora gli incurvava le labbra. -E come potrò mai farmi perdonare, signor Newton?-
-Mmm, ci devo ancora pensare. Ti farò sapere.-
Gli vennero in mente parecchie idee, ma naturalmente erano tutte improponibili. Thomas alzò entrambe le sopracciglia, continuando però a ridere. –Bene così-
-Ci conviene andare o faremo tardi.-
-Sì,già. Andiamo.-                                                                                                                                  
Il biondo accennò un sorriso e volse le spalle al ragazzo per non doverlo più guardare, si sentiva le gambe di gelatina e solo a causa del suo dannato sorriso. Raggiunse la porta dell'edificio senza assicurarsi che l'amico gli fosse dietro, tanto lo sapeva che l'avrebbe seguito.
La scuola era, come c'era d'aspettarsi, avvolta nel caos. C'erano più ragazzini del primo anno del normale, i “pivelli” come li chiamavano loro, con il solito sguardo spaesato dipinto sui loro visi. Newt non li invidiava affatto. Si aggiravano fra i corridoi con la testa china; i più grandi, invece, lì guardavano con aria di superiorità. I due sapevano che anche quest’anno si sarebbe svolta la solita routine: le matricole sarebbero state le vittime degli scherzi di tutti, esclusi Thomas e Newt, i quali preferivano stare per i fatti loro.
 -Benvenuti nella Radura, insomma...- sentì l’amico mormorare dietro di sé. Non poteva essere più d’accordo: -Scommetto che Gally ha già cominciato a importunare i pivelli. Guarda quella- indicò con un cenno del capo una ragazza bruna che era appena passata in tutta fretta accanto a loro, la pelle del viso pallida come un cadavere. –Sembra che abbia visto un cacchio di fantasma.-
-Gally, già. Mi è mancata quella faccia di caspio, sai?- commentò Thomas con un tono sarcastico. Tra i due non correva buon sangue, ma rispetto al primo anno il loro rapporto era migliorato parecchio, tanto che riuscivano a non minacciarsi più di morte. –Oppure avrà visto Minho appena sveglio-
Il britannico sbuffò una risata a quell’affermazione: Minho era solito uscire con loro di tanto in tanto. Non erano così intimi, ma poteva considerarsi un amico. –Non fa una piega. Ma non dirlo mai davanti a lui, sai che ama sé stesso più di quanto io ami il té.-
-E noi poveri ragazzi dobbiamo sopportarlo ogni giorno...- il sospiro teatrale del bruno gli strappò un sorriso divertito.
-Che cos'hai alla prima ora?-  Chiese a Thomas una volta raggiunto il proprio armadietto, che fortunatamente era vicino a quello del ragazzo.
-Uhm... Aspetta. Chimica, ecco.- affermò lui dopo aver controllato l’orario che teneva piegato in tasca.
Newt chiuse con uno scatto l'armadietto e si voltò di nuovo verso Thomas, un sorriso malizioso disegnato sulle labbra. -Abbiamo lezione insieme, allora.-
L’amico ridacchiò in risposta, chiudendo anche lui il proprio: -Per iniziare bene l’anno, eh?-
Quando si voltò però, inarcò un sopracciglio per l'espressione assunta dal biondo, il quale si avvicinò a lui e gli pungolò un fianco con il gomito, il sorriso ancora stampato sul viso non accennava a scomparire. Gli piaceva passare le ore di scuola con Tommy, si divertivano sempre un sacco insieme. Soprattutto se si trovavano nella classe del professor Janson, o Uomo Ratto come lo chiamavano loro. Se non fossero stati due studenti modello, Newt era sicuro che l'uomo avrebbe escogitato ogni modo possibile per cacciarli dalla sua classe.
-Dispiaciuto di dover passare un'ora straziante con il tuo migliore amico, Tommy? Potrei anche offendermi.- mise un finto broncio, sapendo come provocare l’amico, e infatti lui si mise subito sulla difensiva: -Avanti, Newt! Sei peggio di Harriet quando ha le sue cose! Non potrei chiedere di meglio per iniziare un altro anno.- Esclamò, facendo passare un braccio attorno al collo del biondo, ridendo sottovoce.
-No, peggio di Harriet c'è solo mia sorella. Insomma, l'hai vista Sonya durante quel periodo? Non ci puoi nemmeno parlare. Peggio del solito.-
Newt borbottò qualcosa di incomprensibile sulla sua sfortuna nell'avere una sorellastra così rompiscatole. Ma non ebbe il tempo di pensarci ulteriormente che sentì una scarica elettrica scorrergli lungo tutto il corpo, dovuta a quel contatto. 
La sua mente si svuotò per qualche breve secondo. 
Capitava da un po', un anno per la precisione, che ad ogni tocco, si sentisse andare a fuoco, e lui e Thomas si toccavano molto spesso. 
Grazie al cielo Newt era diventato bravo a non arrossire e a riprendersi velocemente, perciò fece passare un braccio attorno alla vita del ragazzo e ricominciò a camminare.
-Eccome se l'ho vista. E non è stato un bello spettacolo. Capisco perché lei e Harriet siano migliori amiche. Hanno lo stesso carattere.-
Essendo spesso a casa di Newt, o per studiare o per altro, il ragazzo conosceva bene Sonya e i suoi modi decisamente poco cordiali. Dopo un po' ci si era anche abituato.
Newt scrollò leggermente le spalle con un’espressione neutra e quando guardò l'amico accanto a sé, vide uno strano sorriso disegnato sul suo viso. Quasi le sue gambe cedettero. Thomas era di una bellezza disarmante quando sorrideva.
-Oi, Tommy. A che stai pensando?- Sperò che la sua voce non fosse sembrata troppo acuta, e non aveva fatto nemmeno in tempo a chiederlo che si sentì attirare maggior mente verso il ragazzo. Cavolo, cavolo, cavolo. Troppo vicino. Dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non arrossire.  
-Uh? Oh, niente, niente.- Thomas sembrò accorgersene e allentò un po’ la presa, ma non di molto e Newt approfittò del fatto che stesse guardando ostinatamente davanti a sé per osservarlo. Il suo sguardo si soffermò soprattutto sul suo sorriso e sui suoi occhi da cerbiatto, ed era talmente assorto che non badò nemmeno a dove stava andando. Distratto, sarebbe andato a sbattere contro una matricola di fretta, se non fosse stato così appiccicato a Thomas. Quasi perse l'equilibrio non appena se ne accorse, per lo spostamento d'aria che sentì non appena quella gli passò accanto.- 
-Caspio...- Imprecò a denti stretti quando la sua gamba sinistra, già malferma a causa di un incidente, cedette sotto di lui. Dovette aggrapparsi a Thomas per non cadere, il quale si affrettò a sostenerlo per evitare che appoggiasse tutto il peso su di essa.
-Ma che diavolo.- Newt lo vide lanciare un'occhiataccia alla matricola che s'era già allontanata.-Tutto okay?-
Mentre riprendeva l'equilibrio, il britannico digrignò i denti, ancora aggrappato al ragazzo. Riuscì persino a non pensare alla presa salda di quest'ultimo su di sé, almeno fino a quando non alzò lo sguardo e notò che la distanza fra loro si era ridotta comprensibilmente. Si sentì arrossire, quindi si affrettò a lasciarlo e ad allontanarsi di un passo. 
-Sì, tutto okay. Non preoccuparti. -  Accennò una risata nervosa che sperò non lo insospettisse. -Scusami, ti stavo quasi per tirare giù con me.- Non notò, stranamente, le gote rosse anche di quest’ultimo e il colpo di tosse che fece per mascherare l’evidente imbarazzo.
-Come si suol dire: cadi tu, cado io.-
-Aw, Tommy. Questi tuoi attacchi di dolcezza mi scaldano il cuore.- 
Commentò sarcastico, per rompere un po' la tensione che si era visibilmente formata fra i due.. Era così, lui. Il sarcasmo era stata un'ottima, nonché l'unica difesa per anni prima di incontrare Thomas. Il quale replicò, facendogli l’occhiolino: -Eh sai, ogni tanto anch'io provo ad essere dolce.- 
-È sempre un piacere assistere ai tuoi sforzi.-
I corridoi della scuola stavano iniziando a svuotarsi; gli altri ragazzi, da quelli del primo anno fino a quelli dell'ultimo, stavano raggiungendo le loro aule, lasciando così i due da soli. .
Così Newt prese di nuovo il ragazzo -che per poco non inciampò nei suoi stessi passi- per un braccio e lo trascinò per il corridoio fino all'aula. 
Normalmente avrebbe saltato volentieri la lezione per stare con lui, se non fosse stata la prima dell'anno scolastico.
La raggiunsero proprio quando la campanella suonò il suo inizio, e il biondo condusse l'amico fino ai posti liberi sul fondo dell'aula.
Prese posto accanto a lui come al solito, rivolgendogli un sorriso incoraggiante. 
Non sarebbe riuscito a stare attento alla lezione, di questo era sicuro al cento per cento. Solo la presenza del ragazzo accanto a lui lo distraeva.
Poggiò i gomiti sul tavolo e si prese la testa fra le mani, puntando lo sguardo sulla lavagna. Per i minuti che seguirono, però, non riuscì a togliersi la sensazione di essere osservato.
Guardò Thomas con la coda dell'occhio: aveva la testa appoggiata sul braccio ora, e Newt  ricorse a tutta la sua forza di volontà per non protendere una mano e passargliela fra i capelli. 
Si costrinse a spostare di nuovo lo sguardo sul professore, un uomo che riusciva a mantenere lo stesso tono di voce per un’ora intera: Chimica era una noia, tranne quando si facevano esperimenti; sfortunatamente, quello non era uno di quei giorni, e Newt per passare il tempo e non annoiarsi si ritrovò a fantasticare su cosa potessero fare lui e Thomas dopo scuola.
Ben presto però si annoiò anche a fare piani per il pomeriggio. Non aveva senso se non poteva discuterne con il diretto interessato. 
Perciò, con fare molto innocente, fece slittare il gomito destro finché tutto il braccio non fu appoggiato al banco, e vi posò -sempre casualmente- la testa sopra. In questo modo si ritrovò nuovamente pericolosamente vicino al ragazzo, e sperò che non si fosse notato il guizzo di un sorriso soddisfatto sulle proprie labbra.
-Newt...?-
 Quasi fece un balzo nel sentire la voce di Thomas, credendo di essere stato colto in flagrante. Alzò un sopracciglio voltando la testa verso di lui, con un sorriso appena accennato. 
Per un attimo ebbe paura che a Thomas desse fastidio tutta quella vicinanza. –Sì, Tommy?- 
L’altro alzò leggermente la testa dal banco.
-Dobbiamo per forza andare anche alle altre lezioni...vero?-
Gli chiese sempre sottovoce, per non essere richiamati dal professore.
Poteva sentire il suo respiro caldo sul proprio viso ora che si trovavano così vicini, e senza accorgersene si ritrovò a fissare quegli occhi da cerbiatto che lo facevano sempre impazzire. 
In qualche modo, seppe che non sarebbe riuscito a tenere nascosta la sua cotta ancora a lungo, ma come avrebbe fatto a dirglielo senza rovinare la loro amicizia?
Si morse il labbro.
-È il primo giorno, Tommy. Non possiamo. Ma puoi sempre venire a casa mia oggi pomeriggio così possiamo recuperare il tempo perso.-
Pronunciò l'ultima frase così velocemente che fece fatica a capirsi da solo. Non sapeva perché era così nervoso a invitare il suo migliore amico a casa sua, visto che ormai era diventata una cosa all'ordine del giorno... ma aveva il presentimento che questa volta fosse diversa.
Thomas sbuffò, alzando appena gli occhi al cielo e... stava arrossendo? Nah, non poteva essere. Però sembrava scioccato e Newt nel vedere quell’espressione andò nel panico. Che avesse capito che c'era un doppio fine in quella proposta? 
"Fantastico, Newt. Sei un cacchio di genio."
Pensò, maledicendosi internamente.
-Cioè, sempre se non hai nient'altro da fare. Era solo un'idea...- Si affrettò a riparare, cercando di nascondere la nota di delusione nella sua voce, mentre abbassava lo sguardo. Si sentiva andare a fuoco. Non aiutava affatto che il ragazzo avesse appena posato una mano sul suo braccio, per tranquillizzarlo. Strano a dirsi, visto che di solito succedeva sempre il contrario. A volte odiava le farfalle nello stomaco che sentiva ogni volta che Thomas lo toccava, gli ricordavano il fatto che non avrebbe potuto esserci niente di più che amicizia fra loro.
-Newt, ehi. Tranquillo. Non ho nulla da fare e...- Lasciò per un attimo la frase in sospeso, come se fosse indeciso sul continuare o no. Alla fine, con un sospiro, disse: -...e dovrei parlarti.-
Il biondo lo guardò, confuso e allo stesso tempo spaventato. 
"Caspio" fu il suo primo pensiero. 
Che cosa mai aveva da dirgli? 
I momenti seri fra loro erano cosa rara, e il più delle volte non promettevano nulla di buono.
-Okay... okay, bene. Anch'io dovrei dirti una cosa, comunque.- Questo non doveva proprio dirlo.
-Oh, okay...-
Bene. Benissimo. La giornata era iniziata proprio nel migliore dei modi. Quasi un anno a cercare di nascondere le proprie emozioni, con un'estate intera passata a distruggersi, e un paio di sguardi erano riusciti a rovinare tutti i suoi sforzi. 
Era giunto a un punto di non ritorno. 
E non era affatto pronto: l'ansia aveva già cominciato a divorarlo dentro, e aveva ancora delle interminabili ore davanti prima che arrivasse il momento.
-Mi devi promettere una cosa però...-
Sussurrò ancora, senza nemmeno sapere cosa avrebbe detto dopo. 
-Cosa?- Thomas corrugò la fronte in un’espressione confusa.
 Newt fissò lo sguardo nel suo in modo insistente, per fargli capire che era serio. 
Che non erano ammessi "ma" o "forse" o "dipende". 
Era un "sì" o un "no". 
Era prendere o lasciare, non una via di mezzo, perché dopo questo avrebbe potuto perdere la cosa più importante della sua vita, oppure diventare la persona più felice della Terra.
-Qualsiasi cosa io ti dica, mi devi promettere...- Inspirò profondamente, la voce tremante. - Mi devi promettere che fra noi non cambierà nulla.-
-Te lo prometto.- mormorò l’amico senza esitazione, stringendo le labbra fra loro. –E, Newt? Spero che la cosa sia reciproca.-
-Bene così.- Lasciò andare un sospiro di sollievo che non si era accorto di star trattenendo, e senza nemmeno pensarci annuì a sua volta con decisione. –Promesso.-
Proprio in quel momento, la campanella che segnava il cambio dell'ora suonò. Gli altri studenti si alzarono dai loro banchi e si affrettarono fuori dall'aula, ignorando bellamente il professore che stava urlando loro i compiti.
Newt si sorprese di quanto il tempo fosse passato velocemente da quando aveva iniziato a parlare con Thomas, ma non aiutava il fatto che non avrebbero più avuto lezioni in comune per il resto della giornata.
-Um... ho inglese ora. Ci vediamo a pranzo?-
-Io ho matematica. Sai che gioia. Comunque sì, ovvio.- gli rispose lui, alzandosi e recuperando subito lo zaino. -Corro, o la prof come minimo mi spedisce a calci dalla preside. Ci vediamo dopo.-
Esclamò, poi, rivolgendogli un breve cenno della mano, accompagnato da un sorriso, prima di uscire definitivamente dall'aula.
Il biondo annuì, ancora assorto nei propri pensieri. E fissò la schiena di Thomas mentre si allontanava da lui.-

[...]

Dire che era stato il giorno più lungo e frustrante di tutti i quattro anni scolastici passati lì, era poco. 
Non era riuscito a stare attento a una sola lezione, perché il suo pensiero continuava a vagare fino a Thomas e al pomeriggio che avrebbe dovuto passare con lui. 
Non sapeva nemmeno che cosa gli avrebbe detto. 
E ora che stava aspettando l'amico davanti alla propria macchina, l'ansia arrivò finalmente al suo culmine. 
Dovette infilare la mani nelle tasche dei jeans per non far vedere che tremavano.
Il ragazzo lo raggiunse di fretta alcuni minuti dopo, il respiro affannoso. -Bene. Andiamo?
Il cuore di Newt fece un triplo salto mortale. Per un attimo temette che il ragazzo potesse sentirlo battere e per qualche secondo non riuscì a trovare la forza per rispondere. -Certo.-  Fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca. Dopodiché, senza un secondo sguardo o un sorriso, salì in macchina, aspettando l’amico prima di mettere in moto. Il viaggio fino a casa fu silenzioso. Troppo silenzioso per i suoi gusti. 
Ma anche se Newt aveva un milione di cose in testa che avrebbe potuto dire, tenne a freno la lingua. 
Sapeva che se avesse provato a parlare gli sarebbe uscita una serie di parole senza senso. 
Perciò si limitò a scoccare a Thomas qualche veloce occhiata di tanto in tanto e, quando finalmente parcheggiò davanti a casa, il suo cuore stava battendo talmente forte che avrebbe potuto saltargli fuori dal petto.
Scese dalla macchina ed aprì la porta di casa al ragazzo, facendogli segno di entrare e di salire in camera.
Grazie al cielo i suoi genitori e Sonya non c'erano. Sarebbe stato imbarazzante.
Non che avesse alte speranze su ciò che stava per accadere, ma mai dire mai.
Chiuse con calma la porta e prese un respiro profondo, contando fino a cinque prima di seguire lentamente Thomas fino al piano di sopra. Una volta lì chiuse anche la porta della camera, per precauzione, e si voltò a fronteggiare l'amico. 
La sua cotta. 
Colui che era rimasto sempre al suo fianco anche nei momenti difficili, con cui aveva condiviso tutto e che conosceva da quando si era trasferito dall'Inghilterra. 
La persona che amava.
Si costrinse ad accennare un debole sorriso.
-Bene, um... com'è andata la giornata?-
Fantastico. Che cacchio di idiota.
-Uno schifo... a-a te?- Il ragazzo era pallido come un lenzuolo, il che fece aggrottare la fronte al biondo. Stava balbettando? Tommy balbettava solo quando era nervoso. Il che voleva dire che si trovava a disagio. Dannazione, doveva mettere fine a quella storia il più in fretta possibile...
 -Uguale.- Newt voleva avvicinarsi e posare una mano sulla sua guancia e accarezzarla, scompigliargli i capelli e strappargli un sorriso. 
Ma non poteva, non ancora. 
Tutto dipendeva dalla sua reazione. 
Si avvicinò a lui cautamente e con le gambe che sembravano poter cedere da un momento all'altro. 
E in quell'istante, quando i loro occhi si incontrarono per l'ennesima volta quel giorno, seppe cosa doveva dire. 
Il problema era far uscire le parole di bocca: -Tommy, um... cacchio. Non so da dove cominciare.-
Thomas appoggiò i gomiti sulle gambe, prendendosi la testa fra le mani. Alzò il viso verso di lui, torturandosi il labbro inferiore, quasi fino a farsi male.
-Siamo sulla stessa barca... Ti prego, facciamola finita e basta. Non ce la faccio più.-
 -Okay, okay...- Newt si sedette di fronte a lui, ma nonostante le sue parole rimase in silenzio qualche altro secondo, per prendere coraggio più che altro. -Okay.-
Ripeté. Stava farfugliando, la sua mente lavorava come una forsennata e ancora non si era deciso a iniziare a spiegare. 
Con uno sforzo immane, alzò la testa verso di lui: -Ti ricordi il giorno dell'incidente, un anno fa? 
Eravamo al parco da soli e tu mi avevi lanciato una delle tue solite sfide. 
Dovevamo scalare uno degli alberi e vedere chi arrivava più in alto, niente di particolare. 
Ma poi un ramo cedette e io caddi a terra, rompendomi la gamba. Tu chiamasti l'ambulanza e continuasti a scusarti e a piangere e a cercare di non farmi perdere i sensi. 
Ti rifiutasti di lasciarmi fino a che non dovettero strapparti a forza da me...- Un leggero sorriso era comparso sulle sue labbra, ora, mentre parlava. Notò la fronte aggrottata dell’altro, segno che il ricordo era ancora vivido tanto quanto lo era per lui. Sapeva che non si era mai perdonato del fatto che il suo migliore amico si fosse fatto male per colpa sua, ma Newt non aveva mai pensato che lo fosse.
-Sì...- Deglutì a fatica, costringendosi ad accennare un sorriso. -Sì, me lo ricordo perfettamente.-
Non seppe cosa gli diede la forza, ma nel vedere il senso di colpa comparire negli occhi di Thomas, protese una mano e strinse le sue, impedendogli di torturarle. 
La serietà non aveva ancora lasciato il suo viso e la paura di un rifiuto era ancora viva dentro di sé, ma era pronto ad accettarlo. -Quello è stato... probabilmente... um...- Si morse il labbro, cercando le parole con cui spiegarlo. -Credo che sia stato quello ad aprirmi gli occhi e a farmi realizzare che per me non eri solo un amico. Vederti lì così, a torturarti e a incolparti... mi ha fatto capire quanto tenessi a te. 
E ho cominciato a provare dei sentimenti per te, Tommy. 
Lo so che tu non ti senti allo stesso modo, ma non ce la facevo più a tenerlo per me... quindi, se ora mi volterai le spalle lo capirò.-
Abbassò lo sguardo, lasciando anche la presa sulle sue mani. Sentiva gli occhi di Thomas puntati su di sé, ma non aveva il coraggio di vedere che espressione avesse assunto il suo viso.
-Newt...- Una sola parola, pronunciata in un soffio. Il suo nome. Fu questione di pochi istanti, ma durante quella piccola pausa milioni di pensieri negativi gli affollarono la mente. 
"Ecco," pensò. "Ho rovinato tutto. Sto per perdere il mio migliore amico, non avrà mai più il coraggio di guardarmi in faccia." 
-Ho promesso di non voltarti le spalle e non lo farò.-
Il biondo alzò la testa e sgranò gli occhi. Non riusciva a credere alle proprie orecchie. Doveva per forza aver sentito male.
-Come...? N-Non mi odi? Non mi trovi ripugnante?- chiese, sotto shock. Ma sul viso di Thomas c’era solo dolcezza.
-Perché dovrei trovarti ripugnante? Caspio, Newt, ti conosco da più di quattro anni, ormai... Anche se non provassi le stesse cose, non ti escluderei mai dalla mia vita!- Esclamò, accennando un leggero sorriso. –Sin da quando ci siamo conosciuti, ho sempre saputo che non saresti stato solo un amico per me. È difficile da spiegare, ma tu sei stato l'unico ragazzo in tutta la mia vita che non mi abbia mai abbandonato o tradito. Mentre gli altri se ne andavano, indossavano solo maschere con me, tu sei sempre rimasto, anche a consolarmi nei momenti più difficili. E credimi, questo per me vale più di qualsiasi altra cosa. Ho sempre potuto contare su di te e... Cavolo, perché è così difficile da dire?- Si interruppe per un attimo, prendendo un ultimo respiro profondo, come per aggrapparsi all’ultimo pizzico di coraggio che gli rimaneva.
-Newt, mi piaci, okay? Credo che tu mi sia sempre piaciuto, perché una cosa del genere non può nascere da un giorno all'altro...-
Inutile dire che Newt ormai pendeva dalle sue labbra. Si era aspettato il peggio: Thomas che si alzava e gli voltava le spalle, uscendo di casa. Thomas che non lo degnava più di uno sguardo. 
Thomas che rideva di lui. 
Non questo. 
Dov'era finito il ragazzo che flirtava con le ragazze e correva dietro a quelle più popolari della scuola come Teresa e Brenda? 
Eppure, tutto acquistava un senso ora: Le occhiate che Newt lo aveva sorpreso a lanciargli, il bisogno quasi innaturale di contatto fisico, gli abbracci troppo stretti che era solito dargli... 
Come aveva fatto a non capirlo prima?- 
-Tommy...- 
Il suo nome scivolò fuori dalla sua bocca come un sussurro. Non poteva credere che stesse davvero succedendo.
Il suo cuore stava per esplodere. 
Con un respiro profondo, senza interrompere il contatto visivo, gli prese il viso fra le mani e si avvicinò a lui, fino a che le loro labbra non si toccarono. Lo sentì irrigidirsi e per un secondo pensò di essere stato troppo avventato, che Thomas non fosse pronto a questo tipo di reazione. Continuò a premere con insicurezza le labbra sulle sue finché non lo sentì ricambiare, e allora... solo allora riuscì a rilassarsi a propria volta.
E cavolo, baciare Thomas, il suo Tommy, era meglio di quando avesse mai immaginato. 
Meglio di qualsiasi altro bacio scambiato con una ragazza. 
Si sentiva letteralmente in paradiso. 
Le labbra del bruno si incastravano perfettamente con le sue, come se fossero state fatte apposta. Come se fossero stati fatti l'uno per l'altro, ma fino a quel momento erano stati troppo ciechi per capirlo. 
E Newt non voleva più separarsi da lui. 
Non l'avrebbe nemmeno fatto se non avesse avuto bisogno di aria.
Si staccò dolcemente e riaprì gli occhi per guardare il bellissimo ragazzo di fronte a sé, senza preoccuparsi per la prima volta di fissarlo troppo. -Anche tu mi piaci, Tommy.- Sussurrò, mentre un sorriso radioso gli solcava le labbra.
Gli occhi da cerbiatto di Thomas si illuminarono mentre lo avvicinava di nuovo a sé, baciandolo ancora e ancora e ancora, i loro corpi più vicini di quanto non lo fossero mai stati.
E Newt avrebbe potuto continuare all’infinito senza mai stancarsi
   
 
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