Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: enaxs    30/12/2015    0 recensioni
Christmas!Au. 76k parole.
«Last Christmas I gave you my heart, but the very next day you gave it away.»
Una melodia. Una voce. Una chitarra.
Louis gira di scatto la testa, venendo catturato immediatamente da quel suono angelico, ma al tempo stesso roco, profondo ed unico.
Si avvicina senza accorgersene al ragazzo, egli ha il capo chino fisso sulla chitarra, mentre le dolci dita accarezzano questo strumento dandole vita, la voce sfoga la sua gioia.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   

 «   A merry merry Christmas
              and happy new 
              year, let's hope  
              it's a good one. »


8 Dicembre 2015.

«Louis, Louis! È vero che oggi si fa l'alberello?» Pheobe e Daisy, insistenti come mai, stanno tirando Louis per la manica della felpa con sopra quattro renne stampate.

In casa si respira questa bellissima atmosfera, basta mettere un piede nell'atrio che già l'armonia e quell'aroma di profumi che ricordano Natale fanno insinuare gioia nel corpo di ogni membro della famiglia.

Louis ama il Natale, nonostante suo padre se ne sia andato proprio in quel periodo. Louis è una roccia sotto questo punto di vista, mai niente e nessuno potranno distoglierlo dalle sue tradizioni, credenze e piccoli attimi di gioia.
Potrebbe essere sinonimo di ignoranza, il non cambiare tradizioni e/o idee, ma non per Louis.

Tra l'altro, il Natale a New York è letteralmente magico.
Le luci sono ovunque, anche nei quartieri più sperduti, in quelli stretti e puzzolenti.
La neve che copre ogni angolo delle città, rendendo il tutto ancora più magico. La città che non si stanca mai e non smette mai di respirare, affannosamente.
Magia.

«Certo piccole, fra poco faremo l'albero, prima però il vostro Louis deve fare delle commissioni.» Annuncia, nell'enorme salone della casa, che nonostante sia grande rimane sempre caldo ed accogliente, con decorazioni di qua e di là. Fra poco sarà ancora più pieno, del Natale e dell'allegria.

Le bambine lo guardano con un'espressione quasi delusa, impazienti di addobbare la casa e vivere questo momento in famiglia, con sua madre che prepara i biscotti nella cucina e Louis le prende in braccio per addobbare l'albero e l'intera casa. Bei momenti che non scompariranno mai.

Louis le saluta con un bacio sulla guancia, prende la giacca, la sciarpa, il capello ed i guanti ed esce di casa.
Insomma, a New York ci sono comunque due gradi quella giornata, non vuole rischiare di prendere un colpo di freddo proprio nel periodo natalizio, con la sfortuna che ha.

Si incammina verso i vari negozi mente — con le mani nelle tasche ed il capo chino — pensa cosa potrebbe regalare ai suoi amici e familiari, avendo improvvisamente un'amnesia.

Si avvia nel centro commerciale ed una volta dentro sente una ventata calda accarezzargli il viso, riscaldandolo.
Sospira, mentre si sfila i guanti ed allenta la sciarpa, stando ben attento ai vestiti e oggetti sfoggiati in bella vista nella vetrina.

«Last Christmas I gave you my heart, but the very next day you gave it away.»
Una melodia. Una voce. Una chitarra.
Louis gira di scatto la testa, venendo catturato immediatamente da quel suono angelico, ma al tempo stesso roco, profondo ed unico.
Si avvicina senza accorgersene al ragazzo, egli ha il capo chino fisso sulla chitarra, mentre le dolci dita accarezzano questo strumento dandole vita, la voce sfoga la sua gioia.

Louis inclina il capo di lato, prestando molta attenzione al ragazzo davanti a lui, rimanendo incantato da quella visione paradisiaca e da ciò che le sue orecchie ascoltano. È incantato, letteralmente.

Non si accorge di star sorridendo fin quando la canzone non finisce e si rende conto che non solo per lui è un bravo cantante ma anche per altre persone, che stanno lasciando delle monetine dentro la custodia della chitarra che aveva — probabilmente — poggiato per terra.

Quando la folla se ne va, dimenticandosi di lui e di quell'attimo magico, Louis si avvicina d'impulso.

Gli hanno sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, tutt'ora sua madre glielo ripete avendo ventitré anni, ma gli hanno anche sempre fatto notare che è una persona troppo impulsiva ed è per questo che si avvicina a quello Sconosciuto che meno Sconosciuto è.

E mentre è girato di spalle, sistemando tutto, che Louis lo saluta con un caloroso: «Ciao!» 
Il ragazzo sussulta, facendo cadere la chitarra che per fortuna si posa pesantemente nella custodia.
Louis si sente davvero in colpa e molto divertito e per questo: «Ops!» Dice tra le risate.

«Ciao.» Si gira il ragazzo, in imbarazzo.
Le gote sono rosse e lo sguardo fisso sugli stivaletti che porta al piede, sono dorati e molto.. personali.

«Canti molto bene, complimenti, davvero.»
Il ragazzo sorride, mettendosi una sciarpa al collo, non coprendo però la bocca. Lo sguardo sempre fisso sul pavimento, mentre si mette la chitarra sulle spalle, «grazie mille, lo apprezzo molto» afferma, con un sorriso a trentadue denti. 
Louis non riesce a vederlo bene perché ha lo sguardo fisso per terra, ma poi il ragazzo dalla bellissima voce si avvicina e gli posa un leggero bacio sulla guancia, facendo arrossire Louis.
Poi, scompare.
Facendo rimanere di lui solo quel piccolo gesto.

Louis ritorna a casa con tante, tante e tante buste.
Tutta la famiglia ha cercato di scoprire di chi fossero chi i regali, tranne sua madre, che guardava la scena e la confusione con un sorriso sulle labbra. L'impasto per i biscotti già pronto.
«Dai ragazzi, addobbate la casa sennò niente biscotti.»
Ovviamente non è seria, il suo tono non è per niente minaccioso ma i ragazzi — compreso Louis, terrorizzato all'idea di poter essere sottratto a quella prelibatezza — corrono comunque, urlando senza motivo nel salone, dove l'albero spoglio è già posizionato.

E così passò in fretta il pomeriggio ed anche la serata, è ormai notte e tutti dormono tranne Louis.
Louis sta pensando. O meglio, sta pensando a qualcuno.
Il ragazzo con la voce bellissima, vuole vederlo e guardare i suoi occhi e tutto il suo viso, vuole sapere il suo nome e soprattutto, vuole ricambiare quell'innocente bacio. Si sente incondizionatamente attratto da quel ragazzo, all'apparenza più piccolo, ma chissà.

9 Dicembre 2015.

Nuovo giorno. Nuove sensazione e Nuovi sentimenti.

Louis si sveglia di buon umore mentre scende le scale, ammirando i vari addobbi sulla ringhiera immacolata.
Si sente parecchio fiero di se stesso ammirando la casa addobbata, mentre inzuppa i biscotti preparati dalla sua cara mamma nel latte appena caldo. Non gli è mai piaciuto bollente a differenza di sua sorella Lottie, che puntualmente si scotta la lingua senza fare polemiche. Ma come fa?! Si domanda ogni volta il fratello.

«Grazie mamma, era tutto molto buono. Ora però devo andare in centro con Liam e dopo vado a pranzare a casa di Niall.»

Il tempo di lavarsi e vestirsi che era già fuori casa. 
A passo svelto si dirige verso il Gemma's Shop, lì è l'appuntamento con Liam, che deve scegliere i dolci perfetti per la sua nuova ragazza: Joy.
Louis sa che è solo un pretesto per distrarsi e non pensare alla rottura con Sophia, quel ragazzo sa nascondere davvero bene i propri sentimenti, pensa, mentre lo abbraccia affettuosamente e gli chiede se va tutto bene.

«Entriamo, sta anche nevicando.» Propone Liam, entrando.
Louis rimane qualche secondo in più, guardando un fiocco di neve in particolare, che dal nulla sbuca soffice e quasi trasparente, si posa sul suo palmo aperto, sciogliendosi. Freddo e caldo.
Louis si riempie di gioia, solo per un piccolo fiocco di neve. 
Scrolla le spalle per togliersi quella neve che si è poggiata sulla sua giacca ed entra nel negozio.

Un odore di fiori gli perfora il naso, facendolo storcere un attimo. Non si abituerà mai a questo odore troppo forte. Lui odia il tutto troppo forte.
Odia i dolci troppo zuccherati ed i salumi troppo salati, il bicchiere troppo pieno e le borse troppo ripiene.
Una sorta di mania la sua.

«Non so cosa prenderle.» Louis sospira, passando una mano tra i capelli. Ecco cos'aveva dimenticato! Il cappello.
«La stai prendendo troppo seriamente. Insomma, vi conoscete da due mesi, cosa le importerà.» Liam lo guarda severamente in un tacito rimprovero e Louis alza le mani in segno di resa ma per niente dispiaciuto. Inizia a gironzolare tra i vari fiori, abituandosi quasi a quei odori mischiati dapprima insopportabili.

«Ciao! Le serve qualcosa?»
Louis si ridesta, mentre guardava una rosa nera, alquanto particolare. È un fiore a forma di rosa ma di colore bordeaux. 
Guarda la ragazza, notando che assomiglia tanto a qualcuno, ma non riesce a capire chi.
I capelli viola, le lentiggini sparse sul viso e la faccia simile a qualcuno.

«Mh.. sì. Un mio amico avrebbe bisogno di te, se è possibile.»
La ragazza aggrotta le sopracciglia, non vedendo nessun altro, poi, i suoi occhi si spalancano. «Ci sta pensando mio fratello.» 
Così Louis si affianca a Liam.
«Allora? Hai trovato i fiori?» Chiede in tono disinteressato, continuando a guardarsi intorno.

Il ragazzo che stava chino a prendere un vaso, si alza e si gira, poi, spalanca gli occhi e cerca di scappare, camminare a passo veloce verso la cassa.
«Hey! Io ti conosco.»
Il ragazzo che stava 'scappando' si gira completamente con il capo chino. Ora Gemma affianca Liam, quindi tecnicamente nessuno li sta guardando.

«Alza il viso, dai, non ricordo chi sei esattamente.»
«Peccato.» Ed una volta parlato, Louis lo riconosce.
È il suo tormento, il suo bacio segreto. Che poi, di così scandaloso non c'è nulla, solo un bacio innocente decifrato in modo troppo intenso.
«Sei il ragazzo dalla bella voce.»

E poi il resto è storia. 
Alza semplicemente il capo, quasi a rallentatore.
Le lunghe ciglia sbattono ripetutamente mentre lo sguardo vaga ovunque tranne che negli occhi di Louis.
Il naso ha qualche punto nero, ma poco notabile, ha un'appena visibile cicatrice sul sopracciglio, la bocca piena e rosa, ora torturata dai denti perfettamente bianchi e lui è semplicemente... wow.
«Guardami un attimo.» Louis è impulsivo e dannatamente curioso.
Il ragazzo dalle bella voce lo guarda, anche un tantino confuso.

Blu in Verde.
Si mischiano, quasi come in un quadro artistico e libero, senza criterio.
Due schizzi completamente e dannatamente complicati, due vite apparentemente diverse, due storie da scoprire. Cicatrici diverse ma occhi che rimarranno sempre uguali.
In una danza piacevole e lenta di colore blu e verde. Le pareti sembrano essersi sporcate di quei colori, come i loro cuori, che sorridono, come loro due in quel momento.
-
«Tommo ha preso una cotta! Tommo ha preso una cotta!»
Louis lancia un'occhiataccia omicida a Niall, che però — con la bocca piena e ricoperta di salsa — non smette di fargli il verso, in un tono alquanto divertito.

Liam invece ha lo sguardo perso seppur divertito, guarda in continuazione quei fiori posti sul divano ed intoccabili, come se fossero l'unico appiglio per ricordargli che può amare ancora.
Louis ha sospirato una decina di volte nel vederlo in quello stato ma se ne farà una ragione, prima o poi.

«Non ho una cotta! Lo trovo solo estremamente bello.» Il ragazzo dagli occhi blu mette su un tenerissimo e finto broncio, che fa scoppiare a ridere i due ragazzi.
Si imbroncia ancora di più, incrociando le labbra al petto.
«Ma sentitelo! Pft, sei un bambino.» Dice Niall con il suo solito accento irlandese, che mette di buon umore tutti quanti.

15 Dicembre 2015.

«Louis calmati, va tutto bene, per piacere calmati!» 

*due ore prima*

Tutta la famiglia è diretta verso casa Austin, stesso il padrone di casa — nonché padre biologico di Louis — ha chiesto loro di venire.
Ci sono stati litigi, malintesi e porte sbattute.

*Inizio flashback: 14 Dicembre 2015*.

«Sei un'ingenua!» Urlò Louis, iniziando a gesticolare insistentemente.
«Se lui ti dicesse di essere ceco ci crederesti! Sentiamo un po', perché vuoi farci andare tutti lì? Non lo conosco io che sono suo figlio pensa loro.» Una volta finito di urlare, si accascia sul divano.

Le sorelle intente a guardare la scena dalla cucina, Fizzy con lo sguardo assente, Lottie arrabbiata per la tristezza ed il nervosismo di suo fratello, Daisy e Phoebe con le sottili e piccole manine a coprire la bocca, quasi spaventare da quelle strilla, intrise d'odio.

*Fine flashback*.

Louis non si farà mettere l'umore a terra, possa cadere il mondo.
Bussano il campanello, tutta la famiglia è annoiata da quella situazione tranne Louis e Johannah, che sono in estremo stato d'ansia, anche se entrambi non lo dimostreranno mai.
«Buonasera! Mi presento: mi chiamo Geo-»
«Non ci interessa, smettila di fare la gentile che nessuno ci crede. Ora, possiamo sapere perché siamo venuti ed anche tipo.. subito?» Sputa Louis, incentrando tutta la sua rabbia e il nervosismo contro quella povera ragazza che di sbagliato non aveva nulla.
Georgia — così si chiama — abbassa il capo, offesa, mentre corre su per le scale in camera sua.

«L'hai fatta piangere!» Constata Phoebe, la più furba, per poi avvicinarsi a Daisy e spiegarle qualcosa. Entrambe ridono, senza motivo. 
Questo serve a dare più sicurezza e tranquillità a Louis. Cerca di darsi una  regolata.

*presente*

«Harry, tu n-non capisci! Mi ha detto delle cose orribili! Mi ha picchiato e mia madre non ha fatto nulla, ti r-rendi c-conto?»

*tre ore prima*

«Allora Louis.
Vorrei parlare con te e tua madre, possono le tue sorelle andare in salotto?»

Johannah, senza pensarci su le spedisce subito in quell'altra stanza beccandosi un'occhiataccia da suo figlio. Fa finta di non averla vista.

Non si può dire che Troy Austin non sia un uomo con un suo fascino. Particolare, stronzo ed egoista, ma pur sempre con fascino.

«Cosa vuoi?» I toni educati sono andati a quel paese, pensa Louis, non sentendosi minimamente maleducato.

«In realtà vorrei parlare con tua madre ma vorrei che tu sia presente.»
Louis sbuffa, mentre si sistema più comodo sul divano in pelle. Alza gli occhi al cielo, poi porta un dito sotto al mento.

Il fatto è che Louis cerca di dimostrarsi un ragazzo duro, con la risposta sempre pronta e il sarcasmo tagliente, ma in realtà è un eterno Peter Pan che ha paura di crescere e dei cambiamenti, una piuma pronta a spezzarsi.
Da quando è entrato in quella casa non ha fatto altro che tremare e sentirsi a disagio, non vede l'ora di poter uscire.

«Per Natale torna mia madre dopo dodici anni che non la vedo, non sa di questa cosa, quindi: vorrei che faceste finta di essere una famiglia, con me.»
Louis scoppia a ridere, dopo qualche minuto di silenzio. Si alza dal divano e prende il cappotto.
Prima di andarsene, perché, insomma. Ma in che razza di mondo vive quel pezzente? È assurdo chiedere una cosa del genere senza aver mai dato nulla.
Non riesce ad uscire che viene bloccato per il polso. «Louis. Parliamone.»
Il ragazzo si libera dalla presa in uno strattone, gli occhi iniettati di sangue.
Alza le mani e gli dà uno spintone, facendolo sbattere contro il muro. «Louis!» Lo rimprovera sua madre.
Il ragazzo non può credere a ciò che sta succedendo.

«Ma siete tutti e due impazziti?! Mi fate schifo! Schif-» Uno schiaffo. Cinque dita che si posano in modo aggressivo sulla guancia di Louis, che si gira. Lo schianto gli fa sentire la mascella intorpidita.

"Non piangere. Caccia indietro le lacrime, Louis."
Gli occhi lucidi e stanchi. Stanchi di quella situazione. Stanchi di combattere.

Prima di uscire da quella casa, quella porta d'inferno però, Troy gli urla contro: «Se sei così è perché sei frocio ed un errore della natura!» Il tono arrabbiato di chi non è riuscito ad ottenere ciò che vuole.

Corre, corre tanto veloce ma con la mente scollegata.

Mentre corre si permette di pensare, ora può pensare e sfogarsi, ora che è solo in un parco.
Non c'è nessuno attorno perché — insomma, quel parco farebbe paura a chiunque.

Ed urla, urla talmente forte da graffiare gli alberi e rompere le corde vocali. Il suo cuore chiede pietà, non può sopportare altro dolore.

Ormai sfinito e con la testa un po' fuori di sé si accascia contro un tronco, neanche il tempo di respirare per davvero che sente dei passi affrettati raggiungerlo, sempre più vicini, poi, i suoi occhi vedono dei stivaletti argentati, lucidi.
Una sola persona gli viene in mente che avrebbe il coraggio di indossare scarpe di questo genere: Il ragazzo dalla bella voce. Ed infatti..

«Tu! Cosa succede? Ho sentito delle urla e.. Oh, mio Dio. Ma sei il ragazzo..» 
Louis si riscuote dai suoi pensieri e da quello stato di trance e si alza in preda al panico ed all'ansia.
Che figura di merda.
Non riesce a guardarlo negli occhi. «Hey, sono Harry. Ecco, il mio nome è Harry.» Grazie tante, Harry.
Cosa se ne può fare del suo nome? Ora è in uno stato pietoso.

Andare a colpire una persona con problemi di sicurezza ed autostima è una mossa dettata dalla cattiveria o dalla stupidità. Tutto ciò porta a vari fattori scatenanti, non di certo positivi.

Harry non capisce — ovviamente —. Come potrebbe, di lui non sa nulla. A parte che per qualche secondo gli ha scaldato il cuore e che ha dei magnifici, bellissimi, unici ed inconfondibili occhi blu. Ma non blu pastello, blu cielo o blu mare. Solo blu. Blu dei suoi occhi, un po' diverso dal blu standard.
Ora questo blu è un pochino lucido e con pagliuzze verdi. Che sarà forse il riflesso degli occhi di Harry?

«Il mio nome è Louis.» Lo guarda arricciando le labbra, sta per accadere. Uno, due, tre. 
Scoppia.
«Non.. non sto bene. P-Potresti andartene?» Sussurra Louis, portando le braccia davanti il busto abbracciandosi da solo.

Harry non lo accontenta. I suoi piedi sembrano essere incollati al suolo dalla forza di volontà del ragazzo con la bella voce — che ora ha un nome, amen — di voler aiutare l'altro.

Avete mai provato quella sensazione in cui vi sentite impotenti perché non sapete? 

«Come ti chiami?» Domanda Harry nel modo più innocente possibile.
Come se stesse chiedendo il gelato alla mamma. 

«Louis.» E Louis si abbandona contro il tronco, sfinito e privo di forze sia fisiche che mentali. Non ce la fa. Parole dure come il ghiaccio e potenti come un tornado stanno giocando con la sua psicologia ed il suo cuore rotto. Non va bene. 
I suoi occhi blu ora sono lucidi, pieni di lacrime pronte ad uscire.

«Raccontami cosa succede.» 

*presente*

«Louis, ascoltami bene. Ora io e te andiamo a prendere una buonissima e gustosissima cioccolata calda ed io ti canterò Happy Xmas (War Is Over) perché il Natale sarà il tuo unico bellissimo appiglio, okay?» Harry ha una parlantina lenta, le parole le studia e le assaggia prima di dirle, potrà sembrare noioso e potrebbe addirittura far annoiare le persone, ma non per Louis che ora viene privato delle sue non-adorate lacrime, spazzate via dalla bocca di Harry che baciano entrambi i suoi occhi, come a suggellare la fine di quel momento orribile. Louis rimane un'altra volta interdetto da quel comportamento.

«Andiamo.»


§



Sono in un bar non molto lontano dal parco, per niente popolato a parte per qualche universitario con i libri e qualche persona di passaggio. L'atmosfera natalizia si sente ugualmente con le luci ovunque e l'enorme albero dietro il bancone, che illumina di blu l'ambiente caldo e per niente scomodo. 

Louis sospira di sollievo, se riesce ancora a percepire il Natale non è ancora arrivata la fine del mondo, giusto?

«Due cioccolate calde, grazie.» La voce roca ma squillante ed arriva di Louis lo mettono di buon umore.

«Chi ti ha detto che voglio una cioccolata?» domanda, con voce di scherno ed il mento alzato, le braccia incrociate. Il cuore che sorride un po'.

«Sei mentalmente instabile, tutti hanno bisogno di una cioccolata. Perdonami, ritiro l'ordinanza.» Prima che Harry potesse richiamare la cameriera gentile e disponibile Louis lo blocca scoppiano a ridere. La sua serietà e la sua espressione sono stati sufficienti per far dimenticare a Louis il 'sei mentalmente instabile.'

«Louis! Che fai? Leva immediatamente quel cellulare!» Afferma offeso, mentre inizia a sorseggiare la sua cioccolata super bollente. Ma come fa?  

Louis sorride all'assurdità di quel ragazzo. «Contatto Liam e gli dico che passo questa settimana con lui, non mi va di stare con mia madre.» 

Harry emette uno strano verso, offeso schiocca la lingua sul palato e posa stizzito la cioccolata sul tavolo. Le sue mani si alzano iniziando a sventolare davanti gli occhi sorpresi e scioccati di Louis.

«Hey! Ed io? Ricordati di me! Liam sta con la mia famiglia mentre io ho solo un appartamento, da solo. Vieni da me!» Louis si illumina, particolarmente entusiasta di quella proposta. Non sa perché e non sa neanche il come ma improvvisamente e senza un tempo logico Harry gli è entrato nel cuore, attenzione: Louis ancora non lo sa. Ce ne vorrà di tempo, o forse no?

Si dice che quando facciamo avvicinare le persone a noi, quando toccano o solo sfiorano percepibile appena scatti della nostra anima, piume delle nostre ali, noi automaticamente gli riserviamo un porto speciale nel nostro cuore.

Ma quanto speciale sarà quello di Harry? Troppo.

17 Dicembre 2015.

Louis si sveglia parecchio stranito nel non ritrovarsi a casa sua, nel calore del suo letto matrimoniale con delle buffe renne stampate sopra, ma poi il corso degli eventi di due giorni prima gli si parano davanti e sorride. 

Sorride perché affianco a lui c'è Harry che dorme, ma quanto è bello? Basta pensare questo, Louis!

Si alza stiracchiandosi, guardando i fiocchi di neve che cadono e dipingono la città di bianco, vestito con un maglione largo grigio a mezze maniche e dei calzini neri. Harry la sera prima ha acceso il riscaldamento.

«Buongiorno.» La voce impastata dal sonno di Harry lo riportano alla realtà. Smette di fissare i fiocchi di neve che quasi invisibili si posano sul davanzale della finestra e si gira verso il ragazzo, che è semi-steso sul letto, la coperta a coprirgli solo l'intimo, il petto con i tatuaggi in bella mostra. Un pugno chiuso attorno l'occhio e i capelli disordinati al limite. Louis si avvicina e si posiziona davanti a lui, sul letto.

«Harry, senti. Voglio ringraziarti, non so cos'avrei fatto senza di te. O meglio, lo so, ma avrei comunque passato il resto dei miei giorni con i sensi di colpa per aver occupato casa Payne.» E così, come aveva pensato quella lontana notte dell'otto dicembre (tanto lontana non è), ricambia il bacio, posando le sue labbra sottili e screpolate sulla guancia calda di Harry. Il ragazzo arrossisce, poi si ridesta, facendogli segno di venire vicino a lui.

«Ascoltami, Louis. Se te l'ho chiesto è perché io voglio stare con te, mi stai simpatico ecco.» Harry arrossisce — di nuovo — ed abbassa il capo contro l'ammasso di coperte, torturandosi le mani.

Louis sorride, un sorriso genuino e sentito e poi come se si conoscessero da una vita, da anni, Louis gli salta addosso e prende a fargli il solletico. «Allora, ricciolo, non so nulla di te eh.» Questa conversazione non può andare avanti considerando che Harry si sta contorcendo su sé stesso cercando di liberarsi da quella tortura un po' piacevole. Gli occhi pieni di lacrime a causa delle risa.

«Sei cattivo! Un burlone cattivo!» Ammette, una volta essere stato liberato dalla morsa ferrea che erano le braccia di Louis. Appoggia la schiena sul muro dietro ed incrocia le braccia mettendo su un per niente convincente broncio infantile ed innocente.

«Mamma mia! Che offesa!» 

E così passarono la mattinata, in cerca di contatto fisico, le mani che casualmente si sfioravano sempre, ad ogni battito. La testa tanto leggera quanto i loro corpi abbandonati sul letto, su quelle lenzuola che sapevano. Conoscevano quell'inizio di una storia che nessuno avrà mai il privilegio di conoscere, il significato dei tatuaggi di Harry che rimarranno un segreto, tra Louis ed il riccio; il perché vive da solo, la sua famiglia, Gemma. Gli ha raccontato perfino del suo gatto, ma devo fermarmi qui perché rimangono pur sempre segreti. E dopo aver mangiato una pizza — sempre sul letto — Harry decide di accendere la televisione e causalmente poggia la sua testa — leggera — sul petto di Louis, la soffice e calda stoffa della maglietta lo fanno sentire protetto. Non è solo la maglia, sia chiaro. È Louis. Con il suo braccio che gli avvolge completamente il busto, casualmente, in una sorta d'appiglio. Louis cerca di scappare dalla realtà ed Harry.. da cosa?

§

È pomeriggio oramai, anzi, tardo pomeriggio. Ma quanto dormono quei due? 

Quando Louis apre gli occhi, sente un peso morto sul suo petto: Harry. Il cuore inizia a pompare più velocemente, una scarica di adrenalina e di strane sensazioni lo pervadono. Una strana forza lo schiaccia sullo stomaco, odia questa sensazione ma la ama allo stesso tempo. Si sente in pace e felice con se stesso. Caspita. E tutto ciò a causa di quei ricci posati sul suo collo, un appena percettibile solletico.

Quando Harry però si sveglia, la storia cambia e le lancette sembrano farsi immediatamente di ghiaccio. Spalanca gli occhi e graffia la pelle di Louis, sul braccio. Si alza di scatto e prende un profondo respiro, come se fosse stato in apnea. Louis è confuso, cosa diavolo sta succedendo? Harry a quel punto si accascia sul pavimento ed inizia a respirare in modo strano, di fretta, le lacrime scendono copiose bagnandosi il viso.

«Harry! Harry! Cosa diavolo sta succedendo?» Louis lo chiama, invano. Si alza dal letto e si precipita verso di lui, accasciandosi in malo modo sul pavimento, scorticandosi le ginocchia. Non lo nota neanche il dolore ed il sangue che fuoriesce da esse, la scarica di adrenalina causata dalla paura annienta il dolore.

Harry ha una mano poggiata sul petto, all'altezza del cuore, la schiaccia, si graffia la pelle e la spinge in dentro. «S-Sto avendo un attacco di panico.» Tra le lacrime riesce a dire ciò che sta succedendo e Louis rimane immobile, incapace di fare qualcosa, la bocca e gli occhi spalancati, le mani che prendono a tremare improvvisamente. Cosa si fa in queste situazioni? Louis non lo sa, per questo, dettato dall'impulso lo abbraccia, sperando di non star facendo la cosa sbagliata.

Una volta che le braccia di Louis si posano attorno al busto di Harry, egli sembra perdere ancora di più il controllo, perché si strattona e si alza in piedi, urlando, iniziando a picchiare i muri. «Perché a me?!» Domanda, guardando in alto, mentre ormai del sangue esce dalle sue nocche.

Louis è ancora sul pavimento, trema e non si spiega il motivo. È solo dannatamente spaventato da ciò che sta succedendo.

Harry si accascia al suolo, chiudendo gli occhi, le forze al limite. «Harry!» Questo sente prima che Morfeo lo accogli tra le sue braccia.

§

Harry dorme, dorme e dorme. È ormai sera, sono le nove e Louis lo tiene stretto tra le sue braccia piangendo di tanto in tanto. È ancora per terra, non si è mosso. Una volta che la consapevolezza degli eventi lo hanno colpito, si è sentito sprofondare ed in colpa.

«Harry.. svegliati.» Implora ad alta voce, le lacrime a rendere i suoi occhi blu, ancora più blu e lucidi. E tristi.

Poi, Harry si sveglia e Louis lo appoggia delicatamente sul letto. Tutto ciò che è successo viene spazzato via da un sorriso genuino. «Mi accompagni al centro commerciale? Devo andare a cantare.» Chiede, alzandosi in fretta e dirigendosi verso il suo armadio. Louis è ancora stordito e cerca di ricomporsi, asciugandosi le lacrime con la manica troppo larga della sua maglia. Capisce dalla fretta di Harry, che il ragazzo con la bella voce non ha nessuna intenzione di parlare dell'accaduto né tanto meno spiegare.

§

Arrivano al centro commerciale che sono le dieci e mezza di sera, il sole è totalmente scomparso nell'abbraccio con la luna, ed essa ora risplende. «Perché sei voluto venire lo stesso?» Chiede curioso Louis mentre i ricordi di quel giorno lo fanno sorridere. Harry rimane in silenzio e così Louis sospira.

Camminano per i negozi, in totale silenzio. Harry sembra a proprio agio, Louis invece controlla il ragazzo al proprio fianco, lo squadra, nota la cicatrice sul sopracciglio e le labbra gonfie e rosee, le guance arrossate dal freddo, i ricci che cadono copiosi coprendogli parte degli occhi. Louis sospira.

Harry è davvero bello. Ma è una bellezza che va oltre i limiti, gli schemi e qualunque altra cosa. Quelle bellezze che senti parlate solo nei poemi omerici, una strana bellezza divina. Ai suoi stessi pensieri arrossisce. Harry è così innocente che si sente in colpa di pensare certe cose e paragonarlo a determinate metafore. Troppo persino per il suo pudore.

«Eccoci qua! Vuoi cantare con me?» Domanda con facilità.

Louis spalanca gli occhi, un miscuglio tra paura e nostalgia. Ricorda quando ogni sera, nel periodo natalizio, si sedeva sul divano assieme le sue sorelle e cantava le canzoni di questo periodo. Chiunque lo sentisse cantare paragonava la sua voce alla tipica musica che potrebbero mettere all'entrata del paradiso. 

Annuisce percettibilmente, ma solo perché ha freddo ed ha bisogno di quel pizzico di calore che solo il Natale sa dargli. Harry sorride ampiamente, dandogli l'ennesimo bacio sulla guancia. 

In quel preciso istante Louis capisce che non ha bisogno di cantare, perché ogni volta che Harry gli sta accanto, lui sente il calore. Ovunque.

Iniziando ad intonare la melodia di "Last Christmas", la chitarra che non abbandona mai Harry, assistendo a quel momento divertente quanto potente. Carico di emozioni. Le persone si avvicinano attirare da quell'attrito che c'è tra loro due, che non hanno mai smesso di guardarsi negli occhi. Harry e Louis che diventano presto una cosa sola, due voci si fondono in una, rendendo il risultato dolce quanto una cascata di cioccolata, bollente quanto dei petardi. Bruciano. 

§

«Wow! Ma sei bravissimo!» Esclama finalmente Harry una volta usciti dal centro commerciale. Non hanno potuto scambiarsi i propri pareri perché per tutti il tragitto hanno riso.

Louis si sistema la sciarpa che ha al collo e come istinto gli viene di prendere tra la sua la mano del riccio, la voglia di constatare la morbidezza, la lunghezza e quei anelli che tanto l'hanno attratto, ma. C'è sempre qualcosa che guasta la bell'atmosfera , non si può vivere costantemente in questa bolla fatta di felicità. Perché si sa, le bolle sono fatte per scoppiare o dissolversi nel nulla, in questo caso sta per scoppiare.

Camminano di fianco ed ogni tanto si sfiorano. «Louis.» Fredda. Una voce paragonabile alla neve o al ghiaccio, ma non a quella che cade e si densa nel periodo natalizio, ma quella sporca e che graffia. 

Troy.

Louis si gira lentamente, seguito da un Harry spaventato e confuso. «Cosa vuoi?» Sussurra stringendo i denti, le labbra e serrando i pugni.

Si può dire tutto di Harry, ma no che non sia una persona attenta. Nota del disagio in Louis e vuole capire davvero cosa stia succedendo.

L'uomo si avvicina a Louis con una strana scintilla negli occhi, con il pugno già in aria pronto a sferzarlo sul bel viso arrossato dal freddo di Louis, ma. Harry si para davanti e lo blocca. «Non è rispettoso da parte sua colpire una persona di età inferiore, tra l'altro, la violenza non è mai la risposta o una soluzione.» 

L'uomo rimane scioccato, schiocca la lingua sul palato e se ne va, rimanendo un Harry impaurito ma pieno di adrenalina ed un Louis tremante. «Mi hai salvato il culo, di nuovo.» Harry gli fa un occhiolino plateale, cercando di smorzare la tensione, invano. Magari ha bisogno di sfogarsi, pensa. «Chi era?»

Così Louis gli racconta tutto per filo e per segno, con una smorfia di disgusto sul viso. Mentre parlavano intanto sono arrivati davanti il Burger King. «Be', io penso che dovresti reagire e fargli capire che testa di cazzo è, usando le parole mi raccoman- uh! Entriamo?» Chiede come un cucciolo di cane in cerca di cibo, Louis rotea gli occhi al cielo perché insomma, questo ragazzo è incredibile. Però sta sorridendo, ed è un buon segno.

Sono al tavolo e stanno mangiando dei panini ricolmi, tanto che Louis è tutto sporco sulle labbra di maionese e ketchup e qualche altra salsa dal nome impronunciabile. Harry scoppia a ridere, lasciando il panino nel vassoio, ride così tanto da sentire i polmoni liberi, le lacrime agli occhi, una strana gioia a perforargli lo stomaco. «Che ridi eh, stronzetto?» Domanda Louis fingendosi offeso, ma in realtà divertito. Le labbra ancora sporche.

«Scusa, come mi hai chiamato, Mr. Salsa?» Chiede Harry beffardo, incrociando le braccia ed abbandonandosi completamente allo schienale della sedia (per niente comoda).

«Uffi, stai ridendo di me!» Si lamenta. All'esterno sembrano due bambini, ma in fondo cosa importa se il risultato è tante lacrime di gioia? 

«Sì, perché sei sporco di salsa e fai ridere!» Ammette Harry, mentre il respiro viene mozzato di nuovo a causa delle risa, l'intero locale ormai ha perso interesse a seguire le vicende di questi due.

Louis prende un fazzoletto e pulisce la bocca al meglio, con una smorfia di disgusto. Ma è un vizio essere schifato da tutto?

«È okay?» Harry smette di ridere e lo guarda meglio, poi scuote la testa. Lentamente avvicina il pollice all'angolo della sua bocca e traccia il contorno dell'intero labbro inferiore, poi, come un cliché, porta il pollice alle labbra e succhia, dopo, lecca le labbra. 

Okay, ora Louis ha dannatamente caldo e a disagio continua a mangiare il suo panino. Un'erezione appena accennata cerca aiuto nei suoi skinny jeans.

Sono usciti dal locale, ciò accaduto prima non sembra degno d'importanza per Harry, eccezione fatta per Louis, che non riesce a togliersi quella visione dalla testa. «Ehi, Louis. Mi ascolti? Che ne dici se andiamo alla fiera?» Louis strabuzza gli occhi, poi «la fiera?» domanda.

«Sì! Non dirmi che non lo sapevi! Alle otto è iniziata una specie di fiera che si tiene in un bosco, finisce domani mattina alle sette.» 

No, che non lo sapeva. Se solo stesse a casa sua, al caldo e con la sua famiglia le sue sorelle glielo avrebbero detto certo un migliaio di volte.. come minimo, ed invece.. 

Scuote la testa come se in questo modo potesse scrollare i pensieri dalla sua testa e farli risucchiare dal vento che ora batte su di Harry, scompigliandogli i ricci. Louis ride, vedendolo così impacciato, lo aiuta. Gli tocca i capelli morbidi, cercando di dargli un garbo, sospira, sentendosi troppo vicino ad Harry e si allontana come se si fosse appena scottato. Be', quasi.

«Cosa si farebbe in questa ipotetica fiera/festa?»

«Si balla!» Esclama Harry, prendendolo per la mano ed iniziando a correre. È mezzanotte ma New York non dorme mai, mai. Per questo ci sono ancora delle persone che Louis per poco non schiaccia, segue veloce Harry e se prima era terribilmente terrorizzato dall'iniziativa del ragazzo con la bella voce ora ne è quasi divertito e ridono. E corrono spensierati, finalmente i pensieri di Louis sono stati risucchiati dal vento.

Arrivano con l'affanno in questo bosco che di pauroso non ha assolutamente nulla. Non è neanche un vero bosco, in realtà. 

Ci sono falò e tende, cibo, alcolici e posti appartati (che razza di pervertiti!).

«Che facciamo?» Domanda Louis, ancora un po' ansimante. «Voglio ubriacarmi.» Ammette Harry, sorridendo. Sembra un bambino. Un bambino sexy.

«Harry..» Il tono è di rimprovero, non vuole finire in imbarazzanti situazioni con Harry. «Facciamo che saremo solo brilli, quel tanto che basta, okay?» E Louis non può dire di no. Non ad Harry e a quella bellissima fossetta e quella pienissima bocca e quei profondissimi occhi.

§

Harry ha mantenuto la sua parola, strano, Louis dubitava fortemente di ciò, ma meglio così.

«Allora, Harreeeeh..» strascica sul suo nome mentre gli cinge i fianchi con il braccio destro, «...ti stai divertendo?» Sussurra al suo orecchio perché la musica è troppo alta (in realtà è solo una scusa), per poi morderlo, Harry sussulta e si scansa. «Cosa fai?» Quasi urla, gli occhi improvvisamente oscurati. Louis è solo brillo, riesce ancora a ragionare in maniera composta. «Hey, calmati, non volevo.» 

Il labbro inferiore di Harry si muove percettibilmente, improvvisamente Louis sente la terra cadere sotto i suoi piedi e la testa girare vorticosamente. Ma lui sta bene. «Non piangere ti prego!» Si avvicina, in un vano tentativo di abbracciarlo, asciugargli le lacrime, chiedergli scusa fino a perdere la voce ed abbracciarlo di nuovo, ma Harry si scansa e sussurra: «voglio andare a casa.»

Varcano l'ingresso di casa Styles, Harry ha tenuto il passo veloce per tutto il tempo mentre Louis lo seguiva a testa bassa, con la coda in mezzo alle gambe, chiedendosi perché diamine si comportasse in questo modo. Cosa mi nascondi? 

Harry entra nella sua camera spogliandosi, Louis gli si avvicina. «Harry, parliamone» l'alcol ormai completamente scomparso dai loro organismi. «Non c'è nulla da dire.» Il suo tono è freddo e distaccato, ciò fa causare dei brividi a Louis, che si morde il labbro in tensione. Non capisce nulla.

Scopre le lenzuola e si infila dentro, seguito da un Louis deciso questa volta. Non ha intenzione di lasciare andare, senza sapere perché Harry si comporta così, non ha intenzione di lasciare andare sapendo che Harry — il ragazzo dalla bella voce che deve stare bene — ha un problema.

Lo scopre di quelle lenzuola che si stavano riscaldando e si siede sul suo bacino nel modo più innocente possibile, cercando attenzione. «Ora spiegami cosa succede.» Esige in tono autoritario, magari così riuscirà a parlare, pensa, ma. Harry si chiude ancora di più a riccio, baciandolo.

Magari tutti penseranno che la sua è una richiesta di carne, una passione e delle esigenze che hanno tutti, ma Louis no. Louis capisce che non è così, sarà l'esperienza o sarà il ragazzo dalla bella voce che riesce a farsi capire. Questo nessuno lo saprà mai.

Si stacca tristemente da Harry (perché nel profondo Louis vuole la stessa identica cosa), poggiando una mano sul suo petto e non togliendola neanche quando Harry si stacca dalle sue labbra, la quale già sentono la mancanza di quel contatto.

«No, Harry. Senti, ascoltami per bene.   Io voglio aiutarti, voglio sapere cosa c'è che non va e non voglio farti più avere queste reazione.» Ammette tutto d'un fiato, guardando Harry nelle pozze verdi, aspettando una risposta. 

Harry sospira di rimando e si scrolla Louis di dosso. E Louis capisce, di nuovo. Capisce che il suo tormento è anche la sua più grande vergogna, perché Harry sta evitando il suo sguardo. 

Si tortura le mani, il riccio, prende un respiro profondo e racconta. «Avevo sedici anni, ero un bel ragazzino a die la verità ed a scuola si parlava della mia ehm omosessualità..» si ferma, strizzando gli occhi, stringendo forte le lenzuola nelle sue mani, «c'era questo bullo che mi tormentava in continuazione perché non riusciva ad accettare ciò che sono, be', un giorno ci trovammo da solo nei bagni e..» si blocca a causa di un singhiozzo, ma non è intenzionato a fermarsi, è deciso a dire tutta la verità, «a volte capita che faccio brutti sogni, sono venuto a vivere da solo non solo per quei motivi che ti ho detto m-ma ma anche per questo, quando mi svegliavo e trovavo Gemma accanto mi prendevano gli attacchi di panico, mi stravolgevano e-e io non potevo sopportarlo.» Alza gli occhi al cielo in un tentativo di far stoppare le lacrime che copiose scendevano senza controllo e senza ritmo. 

«Harry. Se non ce la fai a raccontarmi tutt-» Il ragazzo dalla bella voce finalmente si gira nella sua direzione anche con il busto, inchioda i suoi occhi verdi con quelli blu di Louis, quelli troppo blu di Louis. E scuote la testa. «Insomma, ho fatto sesso con persone dopo quel giorno, ho metabolizzato il trauma in una maniera.. diversa. Ma quando dormo, o sono ubriaco o fatto le emozioni mi sopraffanno e be', sai come va a finire.» Si morde il labbro, ha vergogna e per questo guarda in qualsiasi direzione, tranne in quella del ragazzo.

«Harry, sai che non potrei mai fare una cosa del genere a te, vero? Non farò nulla che possa farti stare male.» Harry in risposta scuote la testa facendosi più vicino a Louis. 

«È proprio questo ciò che non volevo, che tu iniziassi a comportarti diversamente. Per piacere, non farlo. Sii sempre al mio fianco, abbracciamo quando vuoi; Sfiorami le spalle quando vuoi; Baciami quando vuoi; Toccami quando vuoi.» Louis si morde le labbra e guarda quelle rosse e bagnate dal pianto di Harry e solo in quel momento nota una lacrima che scivola sulla sua guancia, si avvicina ed in fretta la prende con il pollice prima che possa scomparire sul suo collo. «Harry.» Sussurra, appoggiando la sua fronte su quella di Harry.

Un contatto che arde, dolce ma tanto forte. I loro cuori battono all'unisono in una melodia allegra. 

Harry chiude gli occhi, la vicinanza con Louis ha annullato e scavalcato tutte le sue barriere.

"Every minutes gets easier the more you talk to me, you rationalize my darkest thought, yeah you, set them free."

"Ogni minuto diventa più facile quando parli di più con me, tu razionalizzi i miei pensieri oscuri, sì tu li liberi."

Harry inizia ad intonare le note dolci e lenti di questa canzone, fronte contro fronte, respiri che si infrangono e si perdono tra quella minima distanza. Louis trema appena quando realizza che quella canzone è dedicata a lui, ragazzo che conosce da poco ma che comunque gli è entrato nel cuore. 

«Posso?» Domanda Louis, a due spanne dalle labbra di Harry. Il riccio capisce a cosa si riferisce ed annuisce, leccandosi le labbra e mordendole appena.

Si guardano negli occhi e poi esplodono. Neanche il tempo di assaporarsi che la lingua di Louis entra nel palato di Harry, spingendo rudemente ma al tempo stesso in modo dolce. Accarezza i capelli del riccio, mentre quest'ultimo poggia una mano sotto la maglietta di Louis, toccandogli il petto e l'altra si poggia sulla sua guancia liscia ma con un accenno di barba, questo eccita incredibilmente Harry, che mugola nella bocca di Louis.

Passa circa un minuto e si staccano in cerca d'aria, si guardano negli occhi, con le labbra sporche di saliva e l'affanno. Sorridono.

23 Dicembre 2015.

Le cose vanno alla grande, si direbbe.
Louis ed Harry si baciano in continuazione e vivono quasi in un telefilm, ogni giorno Louis va al centro commerciale ascoltando Harry cantare, tornano a casa e mangiano, dormono, si baciano e scherzano.

«Louis?» Domanda Harry, mentre è accoccolato sul petto di quest'ultimo. 
«Sì?»

«Sei vergine?» Domanda, alzando il capo per guardarlo meglio. Gli occhi sono vivi e le sopracciglia corrugate, come per capire se Harry è serio o no. Il naso piccolo è adorabile e a questo pensiero il riccio sorride. 

«No, perché?» A quella risposta Harry si corruccia mettendo su un adorabile broncio — come sempre —, si sposta da vicino il ragazzo e mette le braccia intorno al petto.

«Cosa c'è che non va?» 

«Ti faccio schifo, mi baci solo perché ti faccio pena.» Dice con un tono piagnucoloso.

Louis scoppia a ridere, non riesce proprio a trattenersi, passano secondi in cui Harry lo guarda con la bocca spalancata. Mi prende anche per il culo?

«Bella battuta, Harold.»

«Ma non stavo scherzando.»

«Allora perché pensi ciò?» Chiede, mettendosi di fronte il riccio.
«Perché non mi tocchi mai, non mi hai neanche voluto vedere nudo!» Se non fosse che la voce di Harry è molto roca, ora sarebbe salita di un'ottava.

Louis alza il sopracciglio destro. «È questo il problema?» Chiede retoricamente, al che Harry annuisce teatralmente.

«Vuoi questo?» Louis si posa leggermente sul corpo di Harry, i bacini che si scontrano e la testa di Louis sul collo del riccio, Harry mugola, poggiando le mani sui fianchi del ragazzo più grande.
Mentre Louis è intento a fargli un succhiotto bello grosso, Harry gli accarezza la schiena nuda, il liscio allora inizia a strusciarsi sull'erezione appena accennata del riccio, continuando a succhiare e mordere quel lembo di pelle.

Harry a quel contatto geme e la giornata continua così. 

Louis che prende tutto di Harry, in un modo talmente erotico ma allo stesso tempo tanto romantico da far girare la testa ad Harry, che sentiva le farfalle allo stomaco ingrandirsi ogni minuto che passava.

Louis si prende cura di Harry, spingendosi dentro di lui prima piano e poi velocemente, facendogli provare sensazioni magnifiche. Il dolore non c'è, perché a compensarlo c'è il loro amore.

Amore che non si sa bene quando sia nato, forse dall'inizio, quando Louis ha ascoltato Harry cantare, da quando poi si è avvicinato per fargli i complimenti. Forse, invece, è appena nato, mentre non solo i loro corpi si univano ma anche le loro anime.

24 Dicembre 2015.

Louis è triste. 
È la vigilia, dovrebbe essere contento perché lo spirito natalizio non lo dovrà mai, mai e poi mai abbandonare, tra l'altro la notte prima ha anche fatto l'amore, sì l'amore, con Harry Edward Styles, eppure gli manca qualcosa. O meglio, qualcuno.

La sua famiglia.

«Louis..» strascica Harry, appena sveglio «che ci fai in piedi in mezzo alla stanza?» Chiede stranito ma con un sorriso.

Quando Louis si gira nella sua direzione ed ammira la bellezza che è quel ragazzo anche sveglio, con i ricci in disordine e la faccia soddisfatta post-sesso, Louis dimentica anche il problema che gli assilla la testa e lo fa sentire terribilmente male, con sensazioni di disagio a pervadergli la mente e lo stomaco, come un pesce fuor d'acqua.

«Louis?» 

«Io.. mi manca la mia famiglia.» Ammette con una smorfia. 
Harry gli fa cenno di sedersi accanto a lui con un movimento della mano.
«Ascoltami. Ci sono io con te, in qualunque modo andranno le cose. Io e te. Solo io e te, okay? Ma oggi è la vigilia LouLou e non ti permetto di stare male. Per prima cosa, spazzerò via questa moscia tristezza con un bellissimo pompino, poi andremo in piazza e mangeremo biscotti di Natale e  quando torneremo faremo un enorme pupazzo di neve. Ti sta bene?» E Louis annuisce.

Annuisce perché in cuor suo, già da prima, sapeva che Harry sarebbe stato l'unico in grado di aspirare via la sua tristezza, come un'aspirapolvere. Che sarebbe stato l'unico in grado di scacciare via ogni cosa negativa.

«Auguri.» 
«Auguri.»

E suggellano il tutto con un bacio, carico di parole ed emozioni. Ed Harry sa che se staranno insieme, se Louis rimarrà al sul fianco, non avrà nient altro di cui preoccuparsi.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: enaxs