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Autore: SaraSnow23    30/12/2015    2 recensioni
“Stiamo parlando di sei anni fa.” Di una cosa che non aveva importanza, di una notte in cui lei si era sentita fragile, lontano da lui, e arrabbiata. Una notte in cui la pressione era diventata insostenibile e iniziava a farsi strada l’idea di dover scegliere e che forse aveva sbagliato, che quello sarebbe stato un motivo valido, che tanto lui l’avrebbe odiata comunque.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobbi Morse, Lance Hunter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per il prompt 
"Per essere un mercenario, sei più fedele di quanto non lo sia io"
"Non sarebbe la prima volta"
di Chara H. Wood nel gruppo We are out for prompt

 

Ci sono cose su di lei che è meglio non sapere mai


“Allora proprio non vuoi dirmelo.”
Il caffè era troppo lungo e troppo leggero –soprattutto perché erano le cinque del mattino- ma Bobbi non se ne lamentava. Dopotutto lui si era alzato per primo e l’aveva preparato apposta per lei.
“Dirti cosa, Bob?”
Tenendo la tazza bollente tra le mani, Bobbi si allungò sul tavolo, stiracchiandosi come una gatta, verso il lato dove Hunter se ne stava tutto intento a leggere le notizie di sport sul Times.
“Di cosa parlavate tu e Fitz ieri sera.”
Hunter alzò appena gli occhi dal giornale, voltando la pagina. “Non sono affari tuoi.”
La ragazza assottigliò lo sguardo, ancora più incuriosita da tutta quella segretezza.
“Sembrava una cosa importante… Vorrà dire che lo chiederò a Fitz, lui sarà di sicuro più gentile di te.” Lanciò l’esca con estrema disinvoltura, certa che la sottile provocazione avrebbe sortito l’effetto desiderato.

Ma Hunter continuava a fingersi interessantissimo ai risultati del Liverpool in campionato.
“Risparmiami i tuoi trucchetti da interrogatorio, agente Morse. Non ti dirò nulla. Fitz mi ha fatto giurare di non farlo.”
Bobbi si raddrizzò, tornando un po’ imbronciata a dedicarsi al proprio caffè.
“Per essere un mercenario, sei più fedele di quanto non lo sia io.”
“Non sarebbe la prima volta.” commentò lui in un tono talmente acido che pareva uscito dalle labbra rinsecchite di una vecchia zitella inglese.
La ragazza sollevò un lungo sopracciglio sottile, scrutando la testa rasata di lui che sbucava da sopra il giornale.
“E questo che cosa significa?”

Hunter rimase barricato dietro a quella fragile trincea di carta. “Luglio 2009, Paradise Resort, Porto Rico. Ti dice niente?”
Bobbi deglutì, sentendosi la gola inspiegabilmente arida. “No.” Rispose con aria angelica.
A quel punto Hunter mise giù il giornale e le lanciò qualcosa. Lei lo afferrò al volo e guardò l’oggetto con un misto di curiosità e preoccupazione. Si trattava di un portachiavi a forma di palma, piuttosto dozzinale a dirla tutta, con inciso il nome del suddetto resort.
“L’ho trovato ieri sera in camera tua.”
Bobbi sentì il proprio cuore accelerare i battiti, ma era troppo abile nel suo lavoro per non saper gestire una scenata da parte dell’ex-marito.
“Hai frugato tra le mie cose?”
“Mi è caduto in testa mentre tiravo fuori la mia felpa dal tuo armadio. Mi avevi giurato di non esserci andata!” scattò lui, fregandosene del fatto che fossero le cinque del mattino e che il resto della base dormisse ancora profondamente.
“Infatti non ci sono andata.” Replicò lei con calma glaciale. “Non ho idea di come questo affare sia finito nel mio armadio.” 
Invece un’idea ce l’aveva, ma a Hunter non sarebbe piaciuta.

“Non giocare con me, Bobbi.” La odiava quando lo trattava in quel modo, come se fosse un idiota qualunque pronto a bersi le sue bugie. “Voglio la verità, per una volta.”
Quando si alzò in piedi e si piazzò di fronte a lei, Bobbi dovette far appello a tutto il suo autocontrollo per sostenere impassibile il suo sguardo. Hunter aveva negli occhi l’espressione di chi pregava per essere smentito, invece Bobbi scelse proprio quel momento per essere sincera.
“Stiamo parlando di sei anni fa.” Di una cosa che non aveva importanza, di una notte in cui lei si era sentita fragile, lontano da lui, e arrabbiata. Una notte in cui la pressione era diventata insostenibile e iniziava a farsi strada l’idea di dover scegliere e che forse aveva sbagliato, che quello sarebbe stato un motivo valido, che tanto lui l’avrebbe odiata comunque.
“Eravamo sposati, Barbara.” Solamente Hunter riusciva a pronunciare il suo nome di battesimo come se fosse un insulto. “Ma dimentico sempre che solo a uno di noi due importava.”
Lei rimase imperturbabile. “E’ il motivo per cui non sei venuto da me questa notte? Uno stupido portachiavi?”
“E’ il motivo per cui tra noi va sempre tutto a puttane!” esclamò lui, sbattendo un pugno sul tavolo.
“Quindi sarebbe tutta colpa mia?”

Sì, certo che era colpa sua. Ma anche di Hunter, perché per ogni stronzo  c’è sempre un idiota pronto a farsi fregare. E Hunter era sempre lì, disposto a credere alle sue promesse, a fidarsi di lei, sebbene il suo istinto gli urlasse di non farlo. E Bobbi prometteva, a lui e a se stessa, e ci sperava davvero che un giorno ci sarebbe riuscita, a mantenere tutte quelle promesse.
“Smettila di comportarti come se questo fosse uno dei tuoi stupidi interrogatori.” Sbottò lui. “Dimmi qualcosa, dimmi che mi sbaglio, o che ti dispiace…”
“Mi dispiace” mormorò lei dopo un po’. Ma abbiamo fatto cose  peggiori –pensò - ne abbiamo passate di peggiori. E allora era diverso, non aveva ancora provato la paura di perderlo, non si rendeva conto di quanto fosse importante. Lo amava, ma dava per scontato.

Hunter continuò a guardarla corrucciato, restando per qualche momento in silenzio. Poi, con gesto incerto, passò una mano tra i suoi capelli biondi, le afferrò la nuca e la baciò, mordendole le labbra e intrecciando la lingua alla sua. Cercò la sua pelle nuda sotto la maglia e dentro i jeans attillati. Voleva sentirla di nuovo sua e sapere (illudersi?) di essere l’unico. Finché lei non gli fermò la mano e disgiunse le labbra dalle sue.
“Non qui, Hunter”
Il ragazzo indugiò con lo sguardo e col pensiero su di lei. Le rivolse una carezza più dolce e lei gli baciò appena le labbra, come a dire che era tutto a posto.
“Ci vediamo, Morse”
Lo lasciò andare, sicura che quella sera sarebbe tornato a bussare alla porta della sua camera. E allora i baci e le carezze avrebbero esorcizzato ogni dubbio, ogni paura, e sarebbero andati avanti insieme, per un’altra notte ancora.
   
 
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