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Autore: gaia21    30/12/2015    1 recensioni
"Fra queste ce n’era uno dedicato ad una particolare gang che nessuno riusciva a beccare e che da quasi un anno tempestava le strade con traffici illegali. Non c’erano ancora nominativi, non si conosceva il numero esatto di chi vi fosse dentro; si sapeva solo il nome della gang e i loro crimini. "
§
“Vorresti dire che dobbiamo mandare avanti un agente che non ha alcuna esperienza?”
“Esatto.”
“Sarebbe ulteriormente rischioso, Levy.”
“Lo so."
§
Tornata dopo parecchio tempo, spero che questa storia possa incuriosirvi ^^
Ovviamente dedicata ad Ale per il suo compleanno! *^*
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gray Fullbuster, Levy McGarden, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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                             Chapter 1.




Lucy aveva passato tutta la notte a ragionare sull’accaduto. Aveva paura di fallire, di deludere le aspettative del capo, ma allo stesso tempo la trovava una grande occasione da poter sfruttare a suo vantaggio, dando prova di quello che valeva.
Le era stato comunicato di andare a casa nonostante quella notte si stesse abbattendo quella feroce tempesta. Il giorno dopo avrebbero cominciato a darle le informazioni necessarie per svolgere al meglio l’incarico che le era stato affidato. Era vero che avevano bisogno di un agente senza esperienza, ma non significava di certo che l’avrebbero mandata in un gang senza darle le dovute raccomandazioni e insegnamenti.
La bionda aveva già pensato a cosa avrebbe potuto fare lì dentro, a come avrebbe reagito nel caso l’avessero scoperta e se vi erano donne all’interno. Che figura avrebbe fatto se fosse stata l’unica ragazza? Come l’avrebbero trattata? Non poteva fare a meno di farsi mille domande a proposito cercando di trarne qualche risposta.
Avrebbe dovuto aspettare il giorno dopo per ricevere le dovute informazioni. E se da un lato non vedeva l’ora di sapere il piano, dall’altro non voleva che quei pochi giorni passassero in fretta. Non voleva rinunciare così presto alla sua normale vita quotidiana.
 
§
 
Lucy si era presentata in ufficio, la mattina dopo, con qualche ora di anticipo. Pensava di non trovarci nessuno, neanche il capo, e non sapeva nemmeno lei il perché fosse andata lì. Forse erano state le poche ore di sonno avute a dettar legge; o, forse, l’agitazione che si portava dietro dalla sera prima.
Camminò lungo i corridoi desolati del dipartimento sperando d’incontrare qualcuno con cui parlare, qualcuno che conoscesse e potersi sfogare. Nonostante fossero una squadra, Lucy poteva dire di non essere legata a molti agenti. Forse dipendeva dal fatto che fosse un po’ timida, oppure dal semplice fatto che non fosse ben vista dalla maggior parte dei poliziotti in quella centrale. Semplice invidia le era stato detto, eppure lei non ne trovava motivo. Non capiva come qualcuno potesse essere geloso di lei, di qualcosa che aveva. In fondo, si disse, non aveva niente di più rispetto ad altri.
Sentì il leggero picchiettare di tasti provenire da una stanza e non ci pensò due volte ad infilarsi al suo interno. Lì vi trovò Levy intenta a scrivere qualcosa al computer e, da quello che vedeva, era molto concentrata su ciò che stava facendo.
Sorrise fra sé e sé, mentre prendeva una sedia da ufficio munita di rotelle e la trascinava silenziosamente vicino la scrivania della sua amica. La mise con la spalliera rivolta verso la cattedra e ci si sedette sopra al contrario, le gambe leggermente divaricate mentre poggiava le braccia incrociate sulla cima della spalliera imbottita.
L’azzurra smise di scrivere quando si accorse della presenza dell’altra. La guardò per pochi istanti, confusa, prima di tornare a scrivere. “Cosa ci fai qui così presto, Lu-chan?”.
“Non riuscivo a dormire. Ho passato tutta la notte a ragionare su quello che ha detto Makarov. Tu pensi che io ne sia all’altezza?” domandò con sincerità e apprensione, certa che la sua migliore amica non le avrebbe mentito.
Levy non staccò gli occhi dallo schermo del computer neanche per un’istante e cercò di trovare una risposta più che sincera. “A dire il vero sono preoccupata e profondamente in disaccordo con il capo. Non sei pronta per qualcosa di così complicato.”. Lucy abbassò il capo al suono di quelle parole. Doveva aspettarselo che l’azzurra le avrebbe risposto con qualcosa di simile, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno che restarci male e darle ragione. Lei stessa sapeva di non essere pronta, perché Levy non avrebbe dovuto pensarlo?
“Ma da un lato sono certa che abbia fatto la scelta giusta.” La bionda si stupì quando la sentì continuare.
“Cosa?” chiese incredula, fissando con occhi sgranati l’esile figura dell’amica.
“Guardati bene, Lu-chan. Non sembri per nulla un poliziotto, potresti essere facilmente scambiata per una comune ragazza. Chi mai sospetterebbe di te? Forse se ti diamo un’aggiustatina qua e là, un tocco più… diciamo grezzo e un tono più aggressivo, ce la fai a passare per un membro di una gang.” Le disse quella con un mezzo sorriso e la bionda non poté fare a meno che lasciarsi contagiare e sorridere a sua volta.
“Lo pensi sul serio?” domandò ancora.
“Certo. Pensi che Makarov avrebbe dovuto mandare Bisca lì dentro? Si sarebbe fatta scoprire subito con la sua mania di portarsi la pistola ovunque e atteggiarsi a poliziotta vissuta. Mentre in centrale avremmo dovuto vedercela con un Alzack preoccupato. E sappiamo tutti che quello ha la mania di smontare e rimontare la pistola quando è nervoso. Ci avrebbe smontato l’intera armeria.” Terminò la sua giustifica con una breve risata e Lucy non riuscì a trattenere il sorriso genuino che le si formò sulle labbra.
“E se fossi l’unica donna lì dentro? Come dovrei comportarmi?” chiese ancora, l’espressione ricolma di aspettative.
“Male che vada provi a fare colpo” le rispose quella, dedicandole un occhiolino giocoso. Questa volta però, la bionda non riuscì a farsi trasportare.
“Dico sul serio Levy-chan. Cosa dovrei fare? E se mi scoprono? Abbiamo letto tutti la cartella di quei tipi, non ci penserebbero due volte ad uccidermi. L’hanno già fatto con altri agenti.”.
L’azzurra staccò le mani dalla tastiera al suono di quelle parole. Schiuse le labbra a formare una linea dritta e rivolse il busto verso la sua amica, andandole a prendere una mano per stringerla tra le sue.
“Ascoltami bene Lu-chan. So che hai paura, che vorresti rifiutare l’incarico e startene dietro la tua scrivania come hai sempre fatto, ma pensaci bene. In questi giorni ti aiuteremo, ti diremo come dovrai comportarti nelle varie occasioni che potrebbero presentarsi davanti a te. Non ti lasceremo sola.” Le disse, stringendo un po’ più la presa.
“Non è vero che non mi lascerete sola, so come funziona la procedura. Sarete obbligati a tagliare ogni contatto con me non appena sarò dentro, ed io stessa non potrò contattarvi per alcuna ragione.” Ribatté Lucy con tono fermo e allo stesso tempo carico di malinconia.
“Devi capire che è per il tuo bene, Lu-chan. Pensa se dovessero beccarti mentre tenti di comunicare con noi. Ti scoprirebbero all’istante!” esclamò Levy, non capendo come la bionda potesse solo pensare al fatto che lo facessero per abbandonarla al suo destino.
La ragazza sospirò pesantemente e si alzò, facendo sì che le mani dell’agente dell’intelligence scivolassero via dalle sue. “Ho capito, tranquilla. Lasciami solo abituare a tutto questo, okey?” sorrise tristemente prima d’incamminarsi verso un altro angolo dell’ufficio, alla ricerca di un posto dove poter pensare bene alla faccenda.
E, d’altra parte, Levy si lasciò andare sulla sua sedia, abbandonandosi ai suoi pensieri ricolmi di preoccupazione. Sapeva bene che Lucy non si sarebbe mai abituata, che era solo una vana speranza la sua. Eppure non poteva far altro che cercare di aiutarla al meglio in quei pochi giorni che avevano da passare insieme. Gli ultimi prima del loro arrivederci che sarebbe durato per un tempo ancora sconosciuto.
 
§
 
Un’ora dopo la conversazione con Levy, Lucy si era ritrovata con Makarov nell’ufficio di lui, sul computer una registrazione che ripercorreva i passi della bionda durante il suo addestramento prima di diventare un’agente. I due videro nei dettagli come si era comportata la ragazza nelle varie occasioni e questa puntava gli occhi verso il basso ogni qual volta sentiva il capo farle un complimento.
“Pare che tu te la sappia cavare nella difesa.” Le disse lui mentre metteva in pausa la riproduzione del video.
“Beh… si.” Ammise lei in imbarazzo, allungandosi involontariamente le maniche del maglioncino grigio che le fasciava il corpo formoso.
Makarov si sedette in modo più composto sulla sedia. “Mh, da quanto tempo è che non impugni una pistola?”.
“Dalla fine dell’addestramento.” Rispose lei con sincerità, vedendo con calma il viso dell’anziano corrugarsi leggermente.
“E’ passato quasi un anno, Lucy. Sai bene che un agente deve tenersi in allenamento andando al poligono, anche se il suo compito non è sparare.” La rimproverò dolcemente, con la voce delicata per paura che questa potesse scappare via da un momento all’altro.
“Mi dispiace, non ci ho pensato.” Disse, puntando ancora una volta lo sguardo verso il basso.
“Non preoccuparti di questo, avevo già in mente di farti ripassare un po’ di cose. La difesa a mani nude e l’uso della pistola sono importanti se devi infiltrarti in una gang.” Makarov saltò giù dalla sedia e si diresse verso la porta, facendo segno alla ragazza di seguirlo. “Andiamo, ti porterò dai maestri delle varie discipline. Anche se in fondo… tu avresti potuto fare da insegnante a qualcuno in fatto di difesa, ma immagino tu non abbia fatto pratica neanche per questo.” Vide la ragazza arrossire leggermente mentre si metteva in piedi e l’anziano capì all’istante che era un no.
Sospirò mentre faceva strada alla bionda per i corridoi della centrale, diretti verso il piano terra. Lì si trovavano le sale allenamento: dal poligono, alle normali sale per praticare la lotta ed altro ancora. Dal canto suo, Lucy si sentiva come quando era solo una recluta.
Non era passato molto da quando era entrata a far parte della polizia come agente, forse neanche un anno, ma quei corridoi e le viste di quelle sale per nulla nuove a lei, la fecero tornare indietro nel tempo a giorni ormai passati.
Vide il suo capo bussare ad una porta e si stupì quando pochi istanti dopo vide comparire il viso fresco e pulito di Kagura, una delle più brave tiratrici di tutta la centrale. Lucy poteva ben vedere che la ragazza avesse appena finito di allenarsi: la frangetta corvina lasciava trasparire il poco sudore che le si era formato sulla fronte, mentre si notavano bene gli occhialetti di sicurezza riposti sul capo e gli abiti leggermente spiegazzati.
Solo quando vi entrò dentro, la bionda capì di trovarsi nella sala preparatoria prima del poligono e che Kagura sarebbe stata la sua insegnante.
Makarov notò il viso leggermente sorpreso della ragazza e decise subito di passare ai fatti. “Lucy, lei è Kagura. Ti insegnerà come maneggiare una pistola.” Le disse lui.
Dal canto suo, Lucy ne rimase un po’ sconcertata. Dov’erano finiti Alzack o Bisca? Non erano loro i migliori pistoleri dell’intero dipartimento?
“Se ti stai chiedendo il perché la coppietta non è qui, posso dirti solo che quei due odiano fare da insegnanti. Preferiscono rischiare la vita sul campo.” Kagura diede voce alle sue tacite domande e la bionda se ne sorprese. Erano tutti così i veri agenti? Capaci di predire ogni movimento o battuta?
“Io vi lascio sole. Trattala bene, mi raccomando. E… Lucy, dopo va’ da Baccus. Ti aiuterà a ripassare la difesa.” Le disse il capo dirigendosi verso la porta, per poi chiuderla con lentezza dietro le proprie spalle. Lucy quasi si sentì abbandonata quando lo vide andare via. Non aveva un gran rapporto con Kagura e in qualche modo si sentì spaesata, come se non sapesse cosa fare.
L’altra d’altro canto non sembrava affatto nervosa o altro, piuttosto sembrava essere a suo agio. La bionda tentò di farsi forza, di imparare a non contare sempre sugli altri, sulle persone che conosceva. Una volta entrata nella gang, non ci sarebbe più stato nessuno di famigliare per lei.
“Allora, vediamo di iniziare.” Disse improvvisamente la corvina, voltandosi per scrutare meglio la sua nuova ‘allieva’. “Inizieremo dalle basi, non importa se le ricordi. Meglio fare un ripasso generale prima di fartene prendere una in mano.”
“Non devo… insomma… sparare, giusto?” chiese Lucy timidamente, non proprio certa di voler testare quest’esperienza.
“Qui si, devi essere pronta a tutto. Piuttosto mi auguro che tu non debba mai sparare a qualcuno mentre sei sotto copertura.” Le disse la ragazza e la bionda quasi non restò a bocca aperta. Makarov doveva averla avvertita della missione, altrimenti nessuno ne sarebbe venuto al corrente. Altra cosa che la fece stupire fu il fatto che si augurassero che non avrebbe mai dovuto sparare. Questo – almeno secondo lei – stava a significare che c’erano possibilità che in quella gang le avrebbero fatto uccidere persone. Il solo pensiero le fece scorrere dei brividi lungo la schiena. Lei non voleva uccidere nessuno.
“Dici che mi faranno uccidere delle persone?” domandò ancora, gli occhi che vagavano da una parte all’altra della stanza.
“Non lo sappiamo, Lucy.” Le rispose Kagura e la bionda tentò di farsi bastare questa risposta. Ora, l’unica cosa che doveva fare era concentrarsi al meglio e tentare di passare questo primo giorno di allenamento.
“Sono pronta.” Annunciò all’improvviso, cosa che stupì persino la corvina. Evidentemente la giovane agente sapeva bene quando lasciare indietro le sue paure e preoccupazioni.
“Come prima cosa devi sapere bene come distinguere una revolver da una semi-automatica. So che pensi che non ti serva, ma in realtà è tutto il contrario.” Disse quella con tono autoritario, scrutando la figura della bionda.
“Come può questo servirmi a…”
“Te l’ho già detto, Lucy. Ti servirà. Presta attenzione quando ti do informazioni.” Le disse Kagura impassibile e la bionda si ammutolì in un batter d’occhio, quasi temendo che l’altra potesse farle qualcosa.
“Visto che sei agli inizi, dovresti maneggiare solo pistole di piccoli calibri. Se in quella gang tentano di rifilarti un grosso calibro, tu rifiuta. Non importa quanto sarai spaventata. Se provi a maneggiare qualcosa di pericoloso che non sai usare, non può non finire male.” Continuò la corvina, gettando qualche occhiata alla bionda che sembrava alla ricerca di un qualcosa dove prendere appunti. L’insegnante sospirò sconfitta. “Non ti serve prendere appunti, sono cose che dovresti già sapere. E comunque in questi giorni te le ripeterò così tante volte, che le imparerai a memoria senza neanche accorgertene.”
“Ne sei sicura? Non ho una così gran memoria.” Rispose Lucy, la mano destra che scorreva lungo la manica del braccio sinistro, tentando di tormentare un filo che si era scucito dal maglione.
“Le imparerai per forza.” Sentenziò Kagura, non volendo ammettere altre repliche. “Ad ogni modo… in genere quando si spara bisogna proteggere occhi e orecchie, ma non credo che in una gang vadano a prendere certi provvedimenti. T’insegnerò a sparare senza, anche se sarà pericoloso.”
“Come sarebbe a dire pericoloso?” chiese la ragazza. Il terrore che potesse farsi male ancora prima d’iniziare non l’allettava affatto. Forse pensavano che con una ferita da arma da fuoco sarebbe stata più credibile come delinquente?
“Quando maneggi un’arma è sempre pericoloso. A maggior ragione: non pensare neanche di provare a sparare dopo che sei caduta in acqua con tutta la pistola. Le armi sono imprevedibili, nessuno sa cosa potrebbe succedere in situazioni simili.”
“Perché mai dovrei cadere in acqua? E poi siete davvero sicuri che mi daranno un’arma? Io sto bene così, non ho bisogno di sparare a cose o persone.” Ribatté Lucy adirata. Le sembrava di non avere più il controllo della sua vita, che dovessero essere gli altri a decidere per lei. Ma di certo sapeva bene che una volta dentro la gang, non avrebbe più potuto avere il lusso di controbattere.
“Fai troppe domande. Non puoi limitarti ad ascoltare come fanno tutti?” disse Kagura, ormai stanca di tutte le volte in cui la bionda l’aveva interrotta. Nessuno aveva mai osato farlo e di certo non si aspettava che la prima dovesse essere quella ragazza. Makarov gliel’aveva descritta in modo completamente diverso da quello che le appariva ora. Eppure dopo poco la vide abbassare il capo dispiaciuta e promettendo di non farlo più, esattamente come quando un bambino si scusa di una marachella appena combinata.
La corvina sospirò affranta, certa che entro qualche istante Lucy l’avrebbe nuovamente interrotta. “Altra cosa: quando maneggi un’arma, tienila sempre puntata verso il basso, mai verso te stessa o le persone che ti stanno attorno. Anche quando tenti di vedere se è carica. Tieni sempre la sicura se non devi sparare e possibilmente il dito fuori dalla portata del grilletto; non sia mai che dovesse partirti per sbaglio un colpo. E pulisci sempre la pistola dopo che la usi.”
L’insegnante vide la bionda annuire ad ogni cosa che le diceva e si chiese se, forse, non la stesse prendendo in giro. Eppure sembrava piuttosto seria.
“Mh, questo è tutto quello che devo sapere?” chiese la giovane agente e, osservando con calma gli occhi di Kagura, capì che non fosse così. L’altra non aveva affatto finito con lei.
“Ovviamente no. Adesso ci sposteremo nel poligono. Ti insegnerò a sparare e ti rivelerò altri pezzi importanti della teoria.” La corvina le fece strada verso un’altra sala, decisamente più buia della precedente dove sembrava esplodere per la troppa luce. “Forza, abbiamo solo due ore per allenarci. Dopo ti lascerò da Baccus.” Continuò, chiudendo la porta dietro di sé dopo aver lasciato andare avanti la ragazza. Di certo quello sarebbe stato l’allenamento più lungo dell’intera vita di entrambe.
 
§
 
Dopo aver lasciato Lucy in balia di Kagura, Makarov era ritornato nel suo ufficio a riflettere sulla situazione corrente. Aveva deciso senza troppe cerimonie di inviare quella ragazza sotto copertura in una pericolosa gang e per quanto si dicesse che aveva preso la giusta decisione, il pensiero che potesse succederle qualcosa lo tormentava. Sapeva che si sarebbe certamente sentito in colpa, anche perché in tutto questo, Levy era in disaccordo.
Aveva fatto bene a non dare ascolto all’agente dell’intelligence? Lucy sarebbe stata in grado di portare a termine il compito senza rischiare di rimanere uccisa? Erano tante le domande che gli invadevano la mente senza lasciargli scampo, quasi divorandolo dall’interno. Aveva preso una decisione importante e difficile al tempo stesso, e se ne sarebbe assunto tutte le responsabilità che ne comportava.
Pochi secondi dopo, i suoi pensieri furono spazzati via da un lieve battito di nocche contro la porta del suo ufficio.  Vide sbucare il volto stanco di Levy e la fece accomodare dentro, notando che stesse stringendo tra le mani un file.
“Ho finito, capo. La nuova scheda di Lucy è pronta. Da oggi in poi non sarà più conosciuta come un agente della polizia, ma come una malavitosa. Il suo passato è stato completamente cancellato e riscritto come richiesto.” Disse l’azzurra, e l’anziano non poté non notarne il sorriso triste che le si era formato sulle labbra chiare e piene.
“Grazie per il tuo lavoro, Levy. Vedrai che andrà tutto bene.” Le disse lui, prendendo il fascicolo per riporlo nel primo cassetto della sua scrivania.
“Si, certo.” Ammise la ragazza, non prestando particolare attenzione a ciò che aveva detto realmente. Forse dipendeva dal fatto che non ci credesse sul serio, eppure restare impassibile non era il suo forte. Non sarebbe mai stata d’accordo con il piano e questo Makarov lo sapeva bene, ma lei sapeva di dover restare forte, del fatto che Lucy – in quei pochi giorni – avrebbe dovuto avere il suo totale appoggio e incoraggiamento.
Si impose un comportamento normale e un sorriso forzato mentre usciva dall’ufficio del suo capo, diretta nuovamente alla sua scrivania.
‘Per Lucy.’
 
 
*Angoletto dell’autrice
Salve genteh! Sono tornata ^^ Ho cercato di fare il più in fretta possibile per finire questo capitolo, ovviamente anche ricontrollandolo un po’ di volte :’) Sono comunque certa che mi siano scappati errori/orrori :’)
Questo era il primo capitolo, anche se è stato di passaggio come avrete capito ;) Dal prossimo si comincia ^^
Ringrazio infinitamente chi ha recensito il prologo! *^* Mi avete resa felice, davvero *^* Ringrazio anche chi ha messo la storia nelle preferite/ricordate/seguite *^* Spero che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative :’) E, visto che non avrò altre occasioni per farlo, vi auguro un felice anno nuovo! *^* Spero che stiate passando bene le vacanze ^^
Un abbraccione a tutti,
Gaia*
 
 

 
  
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