Osservavo, in quella notte gelida, il mare infrangersi sulla scogliera del porto.
Era come se tutte le più belle cose le stesse portando via, verso la fine di una dura e solida verità.
Non c'era nulla di più magnifico nel sentire l'illusione sparire, urtare e volare via.
Verso quella luna.
Quella grande e immensa luna che con il suo chiarore illuminava l'acqua salata nella sua più candida purezza.
Non esisteva altro che quel dolce e frastagliato rumore risuonare nella mia mente. 
Diventava sempre più dolce da sfiorare ogni melodia possibile su di un grande piano;
aggraziato come il tocco delicato dei petali di rosa sulla pelle.
Non avevo dubbi mentre ero ferma, lì, in quella grande immensità ad aspettare quel bagliore infrangersi anche sul mio corpo.
Come la luna illuminava il mare,
lui cercava di darmi protezione da quella straziante fantasia, che fino a poco tempo fa divorava feroce dentro me.
Soli.
Come il cielo oscurato nel quale non si intravedono neanche due stelle, noi c'eravamo, in quell'attimo ricco d'amore e passione.
Attimo vero, come quei cavalli bianchi che galoppavano verso una meta a loro sconosciuta.
Solo alla fine, quando anche le più grandi onde si calmarono e decisero di non infrangersi verso il loro avversario,
rimasero lo stesso abbagliate dal calore dato dalla luce lunare,
cosi tanto da voler regalare anche a quel temibile nemico un po' di quella purezza perduta, cosi bianca che sembrava neve posata dalla risacca.
Cosi lui. 
Avvolta tra le sue braccia smisi di lottare e mi lasciai cullare dal suo crescente amore. 
Fin quando non arrivò la luce calda e penetrante del sole a svegliarci.