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Autore: imtheonekeepingyoualive    10/03/2009    9 recensioni
Si tolse una cuffia, per riuscire a sentirlo anche continuando ad ascoltare la musica.
- Cosa? - Chiese.
L' altro gli regalò un' altra occhiataccia, prima di aprire bocca.
- Guarda che ha finito. -
Frank non capì.
- Cosa? - Ripetè di nuovo.
Lo vide sbuffare, infastidito evidentemente dall' ottusità del ragazzo. Che stava iniziando a stancarsi dei modi del tizio.
- La lavatrice, ha finito il giro. E abbassa la musica che la sentono anche da fuori! - Disse, prima di alzarsi e andare ad aprire anche lui lo sportello della lavatrice.
*Frerard*
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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lavanderia1 Lavanderia a Gettoni

Capitolo 1




Scese in strada, trascinandosi dietro il sacco, che provocava un fruscio al contatto con il cemento del marciapiede.
La mano destra era impegnata a tenere tra le dita una sigaretta praticamente quasi finita.
Si prospettavano due ore piene di noia assoluta. Per fortuna si era portato l' iPod, pronto ad isolarsi nel suo mondo di musica.
Si fermò davanti alla porta di una lavanderia a gettoni. Buttò il mozzicone di lato e spinse l' uscio.
Entrò e venne subito investito dall' odore di detersivo e bucato.
Vide due persone sedute sulle sedie e uno in piedi davanti ad una lavatrice, intento ad infilare i vestiti nel buco nero che minacciava sempre di mangiarteli.
O forse questa era solo una sua fantasia.
Sentì la porta chiudersi con uno scampanellio allegro e, sempre facendo strusciare il sacco, si avvicinò alla macchinetta dei gettoni. Infilò la mano nella tasca e ne estrasse degli spiccioli.
Li mise nella macchinetta e aspettò che sputasse i gettoni. Li prese e si apprestò a fare il bucato.
Era un compito ingrato. Vivere da soli faceva schifo, sotto questo punto di vista, davvero.
Aprì l' oblò, rabbrividendo. Ogni volta si immaginava una creatura pronta ad aggredirlo di sorpresa, magari con l' intenzione di cavargli gli occhi, lui che ne sapeva?
Scosse la testa, sospirando.
Prese il sacco e ne tirò fuori una lunga serie di capi arrotolati alla bell' e meglio. Magliette, boxer, calzini spaiati...
Quando la lavatrice fu troppo piena, chiuse lo sportello e infilò i gettoni. Mise dentro il detersivo in polvere e fece partire.
E adesso bastava solo aspettare per il prossimo giro.
Cheppalle.
Si trascinò fino ad una sedia e ci si buttò, di malagrazia, beccandosi uno sguardo di disappunto da un ragazzo moro poco lontano.
Che gente, solo perchè la fila era tutta unita e se si muoveva una seggiola, si muovevano tutte, non era mica una sua colpa! Che continuasse a leggere il suo fumetto e non fiatasse, piuttosto.
Quando vide i suoi occhi ritornare sulla carta patinata del fumetto, prese il suo iPod. Si mise le auricolari, accendendolo.
Mise il casuale e si accomodò meglio sulla sedia. Chiuse gli occhi, per perdersi nei suoi sogni.
In fondo aveva del sonno arretrato. E chi poteva rubargli la roba? Non sarebbe entrata a nessuno.
Soprattutto non a quel ragazzo moro, sembrava un pò troppo in carne per poterli indossare. Sorrise appena e allungò le gambe, appoggiando la base della testa allo schienale.

Venne risvegliato da un' insistente scuotere. No, lo stavano scuotendo!
Aprì gli occhi, spaventato. E si ritrovò davanti un verde intenso.
Aggrottò la fronte, collegando una pelle bianchissima, occhi verdi da far paura e capelli nerissimi. Il ragazzo di prima.
Merda, non si era accorto che fosse così carino.
Peccato che lo stesse guardando con uno sguardo truce e ciò lo inquietava.
Soprattutto perchè non ne capiva il motivo.
Si tolse una cuffia, per riuscire a sentirlo anche continuando ad ascoltare la musica.
- Cosa? - Chiese.
L' altro gli regalò un' altra occhiataccia, prima di aprire bocca.
- Guarda che ha finito. -
Frank non capì. 
- Cosa? - Ripetè di nuovo.
Lo vide sbuffare, infastidito evidentemente dall' ottusità del ragazzo. Che stava iniziando a stancarsi dei modi del tizio.
- La lavatrice ha finito il giro. E abbassa la musica che la sentono anche da fuori! - Disse, prima di alzarsi e andare ad aprire anche lui lo sportello della lavatrice.
Frank non rispose. Si alzò e si avvicinò alla macchina. Aprì l' oblò e iniziò a tirare fuori i vestiti bagnati e profumati di bucato appena lavato.
Eh beh, logicamente.
Li buttò di malagrazia in una cesta. Poi prese gli altri panni sporchi e ripetè nuovamente l' operazione di prima. Poi prese i panni puliti e si avvicinò all' asciugatrice.
Quando furono tutti dentro, richiuse lo sportello. E adesso bisognava aspettarne due.
Cheppalle di nuovo.
Tornò a sedersi. Non aveva abbassato il volume della musica e si accingeva a rimettersi esattamente come prima, se non fosse stato che una fastidiosa sensazione glielo impediva.
Iniziò a guardarsi intorno, passando con lo sguardo sulla ragazza piccolina seduta poco lontano, su un ragazzo con i dread biondi intento a giocare con un videogioco e...
Si accorse che il ragazzo moro lo stava di nuovo squadrando. Ma cosa gli aveva fatto, si poteva sapere?
Se non avesse avuto quel caratte avrebbe potuto anche dire che era davvero carino, anche con quei chili in più. Obbiettivamente il viso era davvero particolare. Con tutti quei contrasti, il bianco, il verde, il nero...
Si accigliò, non appena si accorse dei pensieri che stava formulando il suo cervellino malato.
Cioè, stava parlando di un ragazzo sconosciuto. Un perfetto estraneo. Cioè, dai...
Fece finta di nulla e chiuse gli occhi. Meglio così.
Eppure non riusciva a smettere di pensare a lui. Gli sarebbe piaciuto osservarlo meglio...
Allora aprì gli occhi lentamente e, altrettanto piano, voltò impercettibilmente il capo verso sinistra. Incontrò con gli occhi la figura nera del ragazzo.
Lo guardò, interessato.
Ciuffi di capelli gli ricadevano sul viso, sfiorandogli la fronte e le guance. Aveva abbassato il viso, stava leggendo di nuovo.
Seguì anche lui la traiettoria del suo sguardo, scoprendo che non era più un fumetto, ma un libro, ora.
Frank avrebbe tanto voluto sapere quale.
Indossava una maglietta e dei pantaloni neri, che lo facevano sembrare ancora più pallido di quanto non fosse.
Studiò la sua posizione. La gamba destra piegata sul ginocchio sinistro, una mano a sorreggere il libro e l' altra che picchiettava sulla scarpa, smettendo solo quando doveva girare una pagina. Sembrava andare a ritmo della musica che stava ascoltando lui.
No, un momento... Non sembrava, era veramente!
Si tolse di nuovo una cuffia, con un' espressione idiota sul viso.
- Ti piacciono i Misfits? - Chiese ad alta voce.
Lo vide alzare il viso e guardarlo sorpreso. I suoi occhi sembravano ancora più luminosi così spalancati.
- Come? -
Adesso fu il suo turno di sbuffare, ma lo fece sorridendo.
- Ho chiesto se ti piacciono i Misfits. - Ripetè, divertito.
Vide l' altro aggrottare la fronte, confuso.
- Sì, perchè? -
- Perchè... -
Poteva dirgli che l' aveva fissato per tutto quel tempo? L' avrebbe preso per un maniaco guardone. Uno malato.
Lo vide scuotere la testa.
- Sono grandiosi. American Psyco... Astro Zombies... Non si può fare a meno di cantarle. - Disse, sorridendo.
A Frank mancò un battito, guardandolo.
Sembrava un bambino in un negozio di giocattoli. Aveva i denti piccoli e, forse, era proprio quel particolare a renderlo così fanciullesco.
Ne rimase irrimediabilmente affascinato.
- Astro Zombies è la migliore. - Si ritrovò a rispondere.
Vide l' altro annuire.
- Cosa leggi? - Gli chiese, dopo qualche minuto.
L' altro lo guardò ancora, puntandolo con i suoi fanali verdi. Erano veramente incredibili, com' era possibile?
- Frankenstein di Mary Shelley. Mai letto? -
Come no? Ovviamente.
- Non so neanche più quante volte, ormai. - Sorrise, rispondendo.
- E' toccante, alla fine, no? -
- Triste. Troppo. -
Come si erano ritrovati a conversare vicini, adesso? Quando si erano alzati e seduti uno accanto all' altro?
Sapeva solo che gli piaceva da morire e che non voleva staccarsi più.
Rimasero a parlare del più e del meno, fino a quando l' altro non si alzò.
- Scusa, ma l' asciugatrice ha finito... - Disse, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri, arruffandoli ancora di più se possibile.
Si sentì improvvisamente triste, non voleva che se ne andasse. Voleva che rimanesse ancora lì a parlare con lui, lasciando che si perdesse nel verde.
- O... Ok. - Disse, invece.
Lo vide girarsi e dirigersi verso il maledetto contrattempo. Sbuffò, cercando di non farsi sentire e si rimise ad ascoltare la musica.
Poi sentì un tocco sul braccio sinistro. Alzò lo sguardo e vide il sorriso dell' altro.
Non riuscì a spiccicare parola, che gli porse un pezzettino di carta. Poi lo salutò con un occhiolino e se ne andò.
Rimase per un attimo a guardare la porta chiudersi alle sue spalle, leggermente basito.
Poi abbassò gli occhi sul bigliettino e, dopo averlo letto, sentì il cuore riempirsi di gioia, la sua bocca stendersi in un sorriso felice e le guance arrossire.

"Non so nemmeno il tuo nome. Perchè non mi chiami e me lo dici?
Gerard."



Ma quanto scrivo, per Diana?
Ora me lo sto chiedendo anch' io, però... Non mi andrà a quel paese la mano destra? Immagino proprio di sì.
Non sono riuscita alla tentazione di scrivere un' altra Frerard, ormai sono troppo presa bene con loro. E' stata la mia rovina.
Bene, è un' Altenative Universe, niente MyChem qui. Solo due cari ragazzi che fanno il bucato. u_u
Un grazie sentito a chiunque legga e... Anche a chi recensirà. Graaaazieeee! XD

Xoxo Sory
   
 
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