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Autore: mirkovilla7    30/12/2015    0 recensioni
Dal PROLOGO: "La Sala del Consiglio cadde in un silenzio cupo creato dalle ultime parole del Governatore Barber.
La stanza era grande e per la maggior parte vuota. Sulle pareti grigie l’unica decorazione consisteva nei quadri raffiguranti i Governatori successi prima di quello attuale. Su un lato una porta di vetro scorrevole con di guardia due uomini lasciava intravedere un lungo corridoio che terminava con una porta identica. Tre sedie completavano l’arredamento con un tavolo ovale posto al centro della Sala. Sulle sedie, con aria stanca di chi discuteva da ore, c’erano due uomini ed una donna."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Al milleenovecentosessantaseiesimo giorno della mia permanenza nel carcere minorile di New Town, finalmente, accadde qualcosa di nuovo.
La giornata iniziò nel più normale dei giorni: suona la sirena, mi alzo, mi arriva la colazione, mangio la colazione, mi faccio la doccia guardando attraverso le pareti lucide del bagno i miei occhi azzurri e i miei capelli rigorosamente corti fino alle orecchie e leggo.
Proprio nel mio milleenovecentosessantaseiesimo momento di sacra lettura, sentii una voce da fuori la cella: «Soggetto numero 1122. Patrick Harper. Si sistemi contro la parete. Ci sono visite per lei.»
Obbedii agli ordini, come un cagnolino addestrato.
Dopotutto, avevo già provato a disobbedire, in passato, ma venni colpito da una scarica elettrica che mi costrinse a letto per due giorni.
Una visita era una cosa che non potei ignorare, in quanto da quando mi trasferirono nel reparto “Soggetti pericolosi”, nemmeno i miei genitori ebbero il permesso di venirmi a trovare.
Il crimine che commisi quando venni portato nella zona “Soggetti normali”, all’inizio del mio eterno soggiorno qui, non poteva essere definito tale.
Bisogna capire che a New Town chi non rispetta le regole viene punito. Inutile discutere. Inutile metterla sul piano dell’età. Le regole sono regole.
Quando, più di mille anni fa una catastrofe nucleare distrusse il “Mondo di Sotto” i nostri antenati si rifugiarono, grazie a dei sistemi di propulsione, su una città volante chiamata New Town.
Successivamente si scoprì che la maggior parte delle persone che avessero scoperto armi di distruzione di massa erano secondogeniti. Quindi, il governo creò una legge che impose di chiedere il consenso per procreare figli.
I miei genitori fecero l’errore di non chiedere di poter concepire il mio fratellino. Quando ebbi 12 anni e mio fratello Bruce 10, il Governo ebbe una soffiata sull’esistenza di mio fratello e vennero a prenderselo. Io lottai e uccisi un poliziotto, finendo arrestato.
Scoprii più avanti, durante una visita dei miei genitori, che Bruce venne ucciso pubblicamente in piazza, come simbolo per chi non rispetta la legge.
Io venni trasferito nella sezione “Soggetti pericolosi” quando, il giorno dopo che seppi la notizia, cercai di fuggire.
La visita annunciata fu di un signore anziano che non avevo mai visto.
Entrò guardandosi intorno nella mia cella, scrutando con attenzione le monotone lisce pareti grigie e l’essenziale arredamento: un letto, una scrivania e uno sgabello.
Infine, posò lo sguardo su di me.
I suoi occhi verde acqua celavano una determinazione che nessuno avrebbe mai dato ad un uomo che mi arrivava a metà petto e che aveva quei capelli bianchi.
Nonostante sembrasse una persona di una certa età, i movimenti erano fluidi e graziosi, quasi calcolati e non spontanei.
Prima che cominciassi la conversazione con qualche mia battuta sarcastica, comparve dietro di lui l’ultima persona che mi aspettassi di vedere: il Consigliere del Governo Florence Robinson.
Fu lei a parlare per prima: «Buongiorno signorino Harper. Questo è Oscar Flemling» indicò l’anziano «ex generale dell’esercito»
Nonostante i numerosi commenti e la risata sarcastica che mi crebbe nel corpo, stetti zitto.
«Oscar ha scelto lei come suo allievo. Inutile dirle che è l’opportunità che ha sempre desiderato per abbandonare questo posto.» Proseguì la donna «Per il momento è tutto quello che possiamo dirle. Se accetterà le verranno aggiunti ulteriori dettagli in seguito. Se rifiuterà, quando tra pochi mesi compirà 18 anni e verrà giudicato per i reati commessi, rischierà di essere condannato a morte. Deve scegliere subito»
Non avevo la più pallida idea di ciò che stesse dicendo e nemmeno sapevo se potevo fidarmi o meno, ma in quel momento il pensiero che mi fece decidere fu che quella era un’opportunità d’oro. Inoltre ero più che sicuro che se fossi arrivato davanti al giudice tra tre mesi mi avrebbero condannato e giustiziato all’istante.
«Va bene, accetto» dissi cercando di infondere determinazione nella mia voce ma l’unico risultato che ottenni fu quello di farla sembrare ancora più agitata.
Il Consigliere e il signor Flemling si scambiarono un’occhiata trionfante, poi la donna parlò di nuovo: «Sono lieta che lei abbia accettato. Si ricordi solamente che non sarà una passeggiata. Tra pochi minuti le guardie la scorteranno fino al luogo nel quale riceverà il resto delle informazioni. Intanto, le consiglio di salutare la sua cella perché potrebbe non rivederla più»
Mi parve di cogliere una nota divertita nella sua voce. Tuttavia, non capii se quella frase fosse una tacita condanna a morte o una grazia.
 
 
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Più si avvicinava il momento della mia liberazione e più mi agitai.
Avevo agito di impulso accettando qualcosa di cui non sapevo nulla e le probabilità che alla fine di tutto ciò a cui mi avrebbero messo di fronte io potessi sopravvivere erano pari a zero.
Al posto che sentirmi intrappolato in un vicolo cieco, però, sentii in me che stavo per trovare l’uscita da quel labirinto di anni di prigione.
Dopo quelle che mi parvero ore, quattro guardie fecero capolino nella mia stanza e, dopo aver completato la classica routine del prigioniero contro la parete opposta, mi fecero uscire.
Attraversammo numerosi corridoi, tutti uguali: pareti monotone come quelle della mia cella, porte sui lati inserite con geometrica precisione e, soprattutto, un silenzio che mi mise i brividi.
La sensazione che mi colpì fu quella che tutti i miei compagni di carcere, o forse solo quelli della sezione di massima sicurezza, sapessero già di essere condannati a morte e, quindi, che fosse inutile emettere anche solo il minimo rumore.
Mi accorsi anche che io mi ero comportato allo stesso modo nella mia permanenza nella sezione “Soggetti pericolosi” e pensai che anche io mi ero sentito già condannato prima di quel momento.
Decisi che avrei escogitato qualcosa, qualsiasi cosa pur di non rimettere piede in quel posto. Né in quella sezione né in quella degli “angioletti”.
Venni scortato fino ad una porta che ci condusse ad cortile interno piccolo come uno spazio utile solo per tenerci i bidoni dell’immondizia. Da qui proseguimmo attraverso delle lugubri scale rimaste nella penombra del cortile e, infine, dentro una stanza.
Questa stanza aveva sei sedie, tutte occupate tranne quella all’estrema sinistra. Di fronte alle persone sedute, un piccolo palchetto sul quale torreggiavano, in piedi, il Consigliere Robinson, il signor Fletcher, il vice-Governatore Zachary Davis e un uomo che non avevo mai visto.
Mi accorsi che nessun occupante delle sedie sembrava essere più grande di me.
Il Consigliere Robinson fece un cenno verso la sedia come per dirmi si prendere posto. Appena lo feci, il signor Davis, che fino a quel momento aveva mostrato un viso impaziente di iniziare a parlare, disse: «Benvenuti ragazzi. Oggi vi diamo l’opportunità di riscattare le vostre colpe. Oggi vi diamo la possibilità di rimediare ai vostri errori dando una mano al Governo. Oggi…»
Non riuscì a terminare la frase perché una ragazza, seduta due posti dopo di me, si sovrappose «Per quale motivo il governo vorrebbe l’aiuto di alcuni ragazzi?»
La faccia dell’uomo si contorse in una smorfia, come se si stesse trattenendo.
«Signorina Holmes la prego di non interrompermi mentre parlo e i metodi che usa il Governo, o le persone con le quali li attua, non sono di sua competenza» poi, riprese il suo discorso «Voi ragazzi verrete addestrati da questi due ex generali e vostri maestri: il signor Oscar Fletcher e il signor Wayne Walsh. Nel prossimo mese loro vi diranno cosa dovrete fare e voi obbedirete. Chi non lo farà» e sottolineò queste parole guardandomi negli occhi «verrà giustiziato»
Il ragazzo seduto accanto a me alzò la mano e parlò quando il Consigliere Robinson alzò un sopracciglio: «E cosa succederà tra un mese?»
Il primo a rispondere, anche se con aria scocciata, fu Walsh «Tra un mese verrete mandati nel Mondo di Sotto per una missione segreta. Durante l’addestramento i noi, oltre a fornirvi nozioni pratiche e teoriche sui combattimenti vi illustreremo, grazie ad alcune immagini prelevate dall’esercito del Governo, alcune tecniche di sopravvivenza per il Mondo di Sotto» fece una pausa, «Ricordate che questo è un addestramento per una missione, non una vacanza»
Con queste ultime parole Walsh si avviò verso l’uscita, seguito dagli altri.
Due ragazzi tentarono di colpire il Consigliere Robinson ma le guardi si misero davanti bloccando il passaggio.
Quando gli individui del Governo furono usciti, le guardie trasportarono a gruppi da tre i ragazzi fuori.
Io finii con la ragazza che era stata chiamata Holmes e il ragazzo seduto accanto a me.
Ci scortarono per numerose scale e corridoi fino a quando non ci ritrovammo sul tetto della prigione.
Qui, due elicotteri erano in funzione e pronti a partire. Ci fecero salire su uno dei due e, quando mi fui seduto, guardai fuori dal finestrino, giusto in tempo per vedere gli altri tre ragazzi salire sull’altro.
Mi stavo per preparare a godere il panorama quando una scienziata poco più grande di me salì sul mezzo. La guardai mentre si avvicinava verso di noi: aveva un viso contratto in un’espressione determinata, come se stesse facendo del suo meglio per completare il suo lavoro. Attorno al viso una cascata di capelli corvini le scendeva fin sotto le spalle. Dietro ad un paio di occhiali che si potrebbero definire “da nerd”, gli occhi sembravano anch’essi tendenti al nero, tanto che quasi e non si vedeva la pupilla. Era vestita con un camice bianco da dottore e in una mano teneva una valigetta, mentre nell’altra una cartelletta.
La dottoressa posò la valigetta sul pavimento dell’elicottero, l’aprì con il coperchio rivolto verso di noi aperto in maniera da occultarmi la vista del contenuto. Trafficò un po’ dietro la valigetta e ne uscì avendo tra le mani una siringa. La avvicinò al braccio di Holmes e gliela infilò all’altezza della spalla.
In pochi istanti la ragazza si addormentò profondamente.
Mi chiesi come mai non aveva provato a resisterle, poi mi accorsi che le mie braccia, come quelle dei miei compagni di elicottero, erano legate al sedile.
La dottoressa addormentò anche l’altro ragazzo, poi si avvicinò a me e, sussurrandomi nell’orecchio qualcosa che non riuscii ad elaborare, mi infilò l’ago nel braccio.
  
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