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Autore: Kerberos 1001    30/12/2015    0 recensioni
Estratto dal database della Repubblica Corporativa Kerzich:
"... Non possiamo sapere quale fosse il grado di intelligenza effettivo di un tale ibrido: è comunque certo che le unità così create si siano rivelate estremamente pericolose, forse non solo per i nemici.
Il fatto più preoccupante è che, come per il progetto Kervadek, non si hanno notizie al riguardo di eventuali esemplari sopravvissuti alle spaventose battaglie che seguirono alla fine dell'Impero Chaxe, e nessuno se n'è più interessato dopo di allora. Gli Xarion erano stati progettati per sopravvivere all'infinito, utilizzando ciò che trovavano nello spazio per reintegrare le proprie scorte di elementi pesanti, necessari per il continuo processo di rigenerazione che le contraddistingueva; è pertanto alquanto probabile che ne siano sopravvissute molte, vere e proprie chilometriche mine vaganti e intelligenti, con l'unico scopo di attaccare a vista e distruggere tutto ciò che non è Chaxe ..."
I Chaxe: una razza nomade perchè costretta a diventarlo da un nemico implacabile; una razza rimasta nomade per scelta.
Quando è in gioco la sopravvivenza stessa della tua specie, è logico e umano ricorre a soluzioni drastiche per tutelarsi al meglio.
Il problema sorge quando tali soluzioni si rivelano più intrapprendenti del previsto ...
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io = XA: impalcatura, trabeazione, scheletro

Miliardi di filamenti monocristallini in accrescimento controllato si attorcigliavano a formare travi secondo schemi precisi. La forma generale, a questo stadio, era a malapena percepibile: due fasci asimmetrici di corpi singoli, disposti in cinque gruppi attorno all’asse principale, più larghi e numerosi verso prua, più snelli e in numero minore verso poppa, a proteggere i giganteschi ugelli. Era un lavoro lento, meticoloso: ogni quindici metri, un trefolo per ogni trave deviava lungo un piano normale al verso di accrescimento, in senso orario, per andare ad intrecciarsi e fondersi con quelli che stavano costituendo la trave immediatamente successiva, dando origine ad un’ordinata che faceva corpo unico con il resto della struttura.
Nelle sezioni già completate, verso il centro, iniziava il lavoro di consolidamento dei compartimenti che avrebbero ospitato il Nucleo principale.
«Sta procedendo bene, mi pare!»
Tahas Verinal si voltò, vagamente sorpreso e un poco stupito di trovarsi di fronte un ospite di tale caratura; rapidamente, si portò due dita alla fronte, in segno di saluto e di rispetto: «È un onore averla qui, Krainos. Non mi aspettavo una sua visita. Comunque, sì,» si affrettò a rispondere «sta procedendo bene, anche se un po’ a rilento.»
Il Krainos inarcò un sopracciglio: «Che intende dire? A me sembra che sia fin troppo rapido!» disse, allungando una mano ad indicare il brulicare di materia inorganica appena oltre la paratia trasparente.
Verinal sorrise, scuotendo appena la testa: «Siamo poco oltre il 30%, Krainos, ed è già in gestazione da oltre venti periodi!»
«D’accordo, ma si tratta pur sempre di un prototipo! Se non si presenteranno anomalie, i successivi modelli di serie potranno … Tahas! Perché quell’espressione? C’è qualcosa che mi sta nascondendo?»
In quanto Tahas, direttore supremo e responsabile ultimo del reparto Ricerca e Sviluppo delle cinque navi arca, Verinal avrebbe potuto non rispondere affatto: un conto era proteggere la Razza dalle insidie esterne, e in questo tutti i Krainos, sinora, avevano più che dimostrato di saperci fare. Tutt’altra questione e responsabilità era quella di far sì che quella stessa Razza cui entrambi appartenevano potesse continuare a vivere e prosperare. Questa distinzione poneva il Tahas e i suoi sottoposti un gradino più in alto della gerarchia militare, almeno agli occhi della gente comune e della legge. D’altra parte, proprio in virtù dello strenuo impegno profuso nella difesa della Flotta lungo un arco di generazioni, sarebbe stato ingiusto non mettere a parte il suo interlocutore della verità: «Mar’Bek, Krainos, provo un notevole imbarazzo.
Mi creda, non è dipeso da me o dai miei diretti collaboratori: è stata una decisione del Plenum, sollecitata dalla popolazione. Personalmente mi sono opposto, e questa mia opposizione è agli atti, ci tengo che le sia ben chiaro.»
«Tahas Verinal, sta iniziando a farmi preoccupare! Di che diavolo di decisione sta parlando?»
«Le navi!» Verinal indicò a sua volta oltre la paratia trasparente «Tutte e quindici le unità previste sono in produzione, contemporaneamente, tre per arca!»
Mar’Bek sgranò tanto d’occhi. Non urlò, anche se avrebbe desiderato farlo; al contrario, si sforzò di mantenere un tono di voce calmo e controllato: «Chi è il responsabile di una simile follia?»
Il Tahas rinculò come se l’altro l’avesse colpito fisicamente; ora comprendeva l’origine della fama dell’attuale Krainos: aveva inconsciamente riversato tutta la sua autorità e tutto il suo carisma sullo scienziato e Verinal ne era rimasto sopraffatto. «Come le ho detto, eccellenza, è stata una decisione del Plenum …»
«… su richiesta del popolo, certo. Questo l’ho capito. Io le sto chiedendo chi è stato ad avanzare una simile proposta senza prima consultarmi, come esige e prevede la prassi quando si tratta di questioni militari e politiche di difesa. Come forse qualcuno ha dimenticato, dal momento in cui abbiamo abbandonato Kelvan, il legale rappresentante della Razza è colui che viene elevato al rango di Krainos
Una semplice constatazione, priva della benché minima sfumatura di alterigia, immodestia o superbia. «Mar’Bek, le giuro che non lo so: non ho idea di chi sia all’origine di tutta questa storia. I membri della comunità scientifica conducono da decenni ricerche mirate a ridurre il costo in vite umane delle guerre che periodicamente ci coinvolgono; del resto, non ci siamo mai ripresi del tutto dalla perdita di Kelvan, come ben sa. Nonostante sia dispersa su centinaia di navi e nonostante il Governo provveda a periodici rimescolamenti dei singoli pool genetici incentivando la migrazione dei giovani tra i vascelli maggiori, la nostra popolazione è sempre sull’orlo della stagnazione.» Verinal si tormentò il labbro: «Non capisco: ormai la Fuga può considerarsi terminata. Non abbiamo più avuto notizie del Nemico da generazioni e abbiamo avuto ragione degli altri che abbiamo incontrato in seguito con relativa facilità, per vie diplomatiche o in battaglia, quando questo si è reso strettamente necessario. I primi tempi sono stati duri, non lo nego, ma ormai ci siamo stabilizzati, abbiamo trasformato queste navi nella nostra nuova patria.
Eppure …»
«Tahas, a volte mi stupisce: uno scienziato, abituato ad osservare, ad estrapolare teorie da pochi, labili indizi, può davvero dimostrarsi così cieco?»
«Che intende dire?»
«Nostalgia. Pura e semplice. L’ha detto lei stesso: la perdita di Kelvan ci ha segnati. La nostra Razza ha metabolizzato un nuovo modo di vivere dopo essere stata scagliata a forza nell’universo; è diventata nomade per necessità, per paura, in ultimo per scelta, ma si tratta pur sempre di una patina sottile che copre a malapena tutto quello che sta sotto.»
«Sta dicendo che ci manca la voglia di continuare ad esistere?»
«Questo no; di sicuro ci manca una casa.»
«La nostra casa è questa!» Veemente, turbato dalla vena malinconica che aveva rilevato nella voce del Krainos.
«Verinal, io mi riferisco a qualcos’altro, e lei non è così ingenuo da non saperlo perfettamente. Vede, credo proprio che sia questo uno dei motivi della sua stagnazione …» Mar’Bek riprese a fissare lo scheletro in formazione: «Tornando alla nostra questione, sappia che andrò fino in fondo e che gradirei la vostra collaborazione, sua e dei suoi sottoposti.»
«Certamente! Lo fa per una questione di gerarchia?»
«No, perché è un rischio: non sappiamo cosa potrebbe derivare da un simile progetto!»
«I calcoli teorici …»
«I calcoli teorici non sono sufficienti, Tahas! Non in queste circostanze. Non stiamo progettando una semplice nave!»
Verinas si lasciò sfuggire un sorriso divertito: «In realtà, da un punto di vista strettamente
scientifico-ingegneristico, è proprio quello che stiamo facendo, ma comprendo il suo punto di vista. È per questo che mi sono opposto: sarebbe stato più prudente testare in maniera esaustiva un prototipo, prima di procedere. Comunque, ormai è fatta: le risorse necessarie sono già state accantonate, cambiare la programmazione in corso d’opera causerebbe enormi problemi. Non possiamo far altro che aspettare.»
Il Krainos sbuffò: «Si può sempre modificare una programmazione! Si può anche annullarla, persino durante una battaglia, se si è sufficientemente organizzati, sufficientemente preparati.»
«Vero!» concordò il Tahas «Solo che, a non essere preparato e organizzato sarebbe il popolo, questa volta. E potrebbero derivarne guai molto peggiori che un semplice attacco in massa!»
Dopo, i due rimasero per lungo tempo a riflettere in silenzio su ciò che si erano detti, lo sguardo preoccupato rivolto all’esterno. Oltre la paratia, trefoli luccicanti brulicavano imperterriti come i tentacoli di una medusa.

Io = RI: istruzione, programma. Ma anche: memoria, ricordo

Pagine e pagine, fitte di righe di codice redatte in simboli altamente condensati, ognuno dei quali fa capo a decine di collegamenti e riferimenti. Non è facile interpretare, districarsi in un simile marasma, nemmeno per noi, membri costituenti del Plenum. Tutto deve essere controllato, simulato e ricontrollato di nuovo; il flusso organico di istruzioni non deve presentare intoppi o strozzature, se vogliamo che le nuove unità siano in grado di comportarsi come previsto, di agire e reagire nella maniera più opportuna ad ogni possibile minaccia. In fin dei conti, loro dovranno diventare i difensori della Razza … e nostri, perché anche noi siamo parte della Razza. Una considerazione nuova: sinora, ci eravamo ritenuti soltanto dei meri strumenti, dei servitori votati alla salvaguardia dei passeggeri di questa flotta dispersa nello spazio. Perché? Quale motivazione soggiace a questo drastico cambiamento di prospettiva? Il tempo? Oppure il senso di colpa? Già, perché noi, pur nella nostra lungimiranza, nella nostra perfezione, non riuscimmo a prevedere, a simulare il futuro che incombeva. Ricordo …
«V’her Krainos, un messaggio in arrivo. È molto disturbato.»
«Mi faccia ascoltare … » Attraverso gli auricolari, giungevano dei suoni a stento distinguibili dalle interferenze. Il V’her rimase concentrato in ascolto per diverso tempo «Sembrerebbe una richiesta di soccorso! Provenienza?»
«Il localizzatore lo situa nella nebulosa, grosso modo a mezzo anno-luce dal bordo più esterno.»
«Dentro o fuori?»
«Difficile stabilirlo: nella zona ci sono molte altre sorgenti.»
«Un vivaio stellare …»
«Proprio così, signore.»
«Navigatore! Quanto influirebbe una modifica di rotta sulla nostra missione?»
L’ufficiale di rotta completò alcune proiezioni, prima di voltarsi verso il superiore: «Non più di un paio di giorni, signore, considerando il fatto che dovremmo esplorare un certo volume di spazio, non essendo in possesso di informazioni più precise.»
«Lo considera prudente, V’her?  Non sappiamo nulla di quella zona.»
«Può essere vero, L’hin Tahas Halke, ma è nostro dovere prestare soccorso a chi si trova in difficoltà; oltretutto, proprio perché non ne sappiamo nulla, questa potrebbe rivelarsi un’ottima occasione per esplorare a fondo questo settore di spazio: in fin dei conti, questa è un’unità esplorativa.»
«Un’unità scientifica, V’her Krainos Nigar, per ricerca e sviluppo!»
«Che è stata riequipaggiata di recente per l’osservazione di fenomeni spaziali inconsueti: quale migliore occasione per testare le vostre nuove apparecchiature analizzando da vicino un vivaio stellare sconosciuto?»
«Lei è sprecato in marina, V’her Krainos: la vedrei molto meglio a capo del reparto commerciale di una grossa azienda, in patria!»
«Sa una cosa? Lo ero: mi hanno cacciato perché dicevano che ero troppo convincente e rovinavo la concorrenza!»
L a corvetta leggera Ardinach, in missione esplorativa, comunicò di aver ricevuto una richiesta di soccorso dalla regione A2HO16 della nebulosa Kivalas, che segnava il confine tra la nostra zona di influenza e quella di una razza neutrale con la quale avevamo intrattenuto scarse relazioni diplomatiche sin da quando le nostre rispettive flotte si erano incontrate una quarantina di periodi prima, cercando nuove rotte commerciali attraverso la nebulosa stessa; probabile che il V’her Krainos Nigar ritenesse la richiesta proveniente da un vascello in difficoltà, magari dispersosi nella nebulosa a causa di un’avaria.
Probabile anche che, ligio al codice di condotta della marina, si prodigasse per prestare soccorso; ipotesi che non riceveranno mai conferma, perché, dopo un’ultima comunicazione rimbalzata attraverso la rete satellitare remota, in cui il V’her Krainos dichiarava di aver preso contatto con un qualche vascello non ancora identificato, fungendo da radiofaro per guidarlo fuori dalla nebulosa, la Ardinach scomparve nel nulla.
Le ricerche vennero estese a tutto il settore della nebulosa; ottenemmo persino il tacito permesso da parte dei nostri vicini per sconfinare nel loro territorio: non trovammo nulla, nessun relitto, niente.
L’eccezionalità del fenomeno avrebbe dovuto indurci a sospettare qualcosa, a vagliare ogni possibile spiegazione, anche le più assurde e improbabili; se non altro, il nostro senso logico avrebbe dovuto venire stimolato: non facemmo nulla, invece e archiviammo l’avvenimento classificandolo come incidente, di comune accordo con la nostra componente installata sulle colonie e sul pianeta-madre.
Chiudemmo volontariamente gli occhi di fronte al pericolo.
Pochi mesi più tardi, le comunicazioni con le quattro colonie di frontiera situate al bordo esterno della nebulosa A2HO16 iniziarono a decadere ad un ritmo preoccupante, sotto l’incalzare di interferenze sempre più potenti e frequenti. Allarmati dalla rapidità del fenomeno, caldeggiammo l’invio immediato di una squadra navale nello spazio metropolitano di ciascuna colonia dalla più vicina base della flotta, per indagare sul fenomeno e, se del caso, intervenire in maniera adeguata. Giunti sul posto, i comandanti delle squadre poterono unicamente constatare la loro totale distruzione: vasti campi di detriti destinati a bruciare nelle atmosfere contaminate erano tutto ciò che rimaneva di installazioni orbitali, navi e cantieri; le superfici planetarie consistevano ormai unicamente di scorie …
Inutile cercare superstiti: richiamammo le flotte, ordinammo loro che si riunissero in un punto prestabilito per scambiarsi le informazioni raccolte: senza che neanche ce ne accorgessimo, era scoppiata una guerra e noi necessitavamo di dati per poter elaborare un quadro strategico di massima in vista delle prime operazioni di rappresaglia contro un nemico che ancora non si era dichiarato.
Non lo fece mai.
 
I codici paiono funzionare a dovere: a stimolo specifico, il sistema risponde in maniera appropriata, secondo previsione. Addirittura, spesso e volentieri alla risposta fa seguire variazioni e analisi che esulano dall’ambito proposto, dimostrando la tendenza ad imparare dalle proprie scelte e dai propri errori, guidando il proprio sviluppo in maniera semi-autonoma. Esattamente ciò che volevamo. Dovranno essere molto più indipendenti di quanto lo fossimo stati noi in passato; dovranno essere in grado di prendere decisioni importanti nell’arco di frazioni di secondo. Decisioni vitali per la sopravvivenza della Razza, senza vincoli di sorta. Noi, a bordo delle navi, noi che fummo accusati di essere ribelli dalle nostre controparti planetarie, toccammo con mano l’effetto della lentezza e dell’indecisione …

«Non possiamo abbandonare tutto quanto adesso! Stiamo elaborando una strategia che ci porterà di sicuro al successo!»
«Come tutte le precedenti, Tahas Skelladh?»
«Krainos Weqs! Non le permetto di insultarmi in questo modo! Le nostre strategie sono state elaborate sulla base delle informazioni e dei risultati bellici accumulati durante tutto il corso della campagna! Il Plenum supremo AI ha svolto decine di migliaia di simulazioni tenendo conto di tutte le condizioni possibili, estrapolando soluzioni sino al quindicesimo livello …»
«… senza sapere nulla di preciso sul nemico! E il risultato è che oramai ci siamo ridotti ad un pugno di navi scassate e ad una quarantina di mondi resi sterili dai bombardamenti!» Weqs, comandante supremo della flotta, dovette costringersi ad abbassare il tono di voce, a controllarsi: la sala del consiglio non era certo luogo adatto ad una scenata. Pacato, tornò a rivolgersi al suo interlocutore: «Tahas, signori: vi rendete conto che stiamo combattendo contro dei fantasmi? Non sappiamo niente sul nemico, nulla di nulla: non siamo mai riusciti ad intercettare una loro unità, non ne abbiamo mai vista veramente una, soltanto segnali in codice su di uno schermo radar. Figuriamoci poi distruggerla! Tutto ciò che conosciamo sono le estrapolazioni effettuate dal Plenum!»
«Le informazioni reperite dai servizi segreti …» azzardò uno dei ministri
«Ci hanno solamente confermato che l’unico bersaglio siamo noi, eccellenza, e che, come noi, i nostri vicini non ne sanno un accidente di niente!»
«Krainos! Moderi il linguaggio! Tahas, cosa prevedono le simulazioni del Plenum?»
«Stando alle previsioni statistiche, il prossimo bersaglio sarà questo stesso sistema.»
Weqs sbuffò sonoramente: «Ovvio! Avrei potuto dirvelo io, e senza bisogno delle simulazioni del Plenum!»
«E su quali dati avrebbe basato questa sua certezza, Krainos
«Sull’evidenza, Tahas! Qualora non ve foste accorti, ormai non ci resta che questo sistema solare e le navi che sono riuscite a raggiungerlo!» sbottò Weqs, esasperato «Siamo prossimi all’estinzione, signori! Ecco perché affermo che l’unica soluzione che ci rimane è quella di iniziare l’evacuazione della popolazione civile a bordo delle strutture orbitali e di preparare queste ultime al lancio: la X flotta rimarrà in retroguardia per assicurare la difesa e …»
«Mi oppongo! Sino ad ora abbiamo fatto il gioco del nemico, cercando la battaglia in campo aperto, con intenzioni palesemente scoperte. È ora di ribaltare la situazione: la nostra strategia prevede di attirare il nemico in trappola, lasciandolo avvicinare ai pianeti principali per poi circondarlo e annientarlo.»
«Con quali navi, ministro Cleaf?»
«La nostra flotta …»
«La nostra flotta non esiste più, dannazione a voi! Tutto ciò che ne rimane sono le navi al mio comando!»
«I cantieri orbitali stanno già provvedendo all’allestimento di nuove unità notevolmente potenziate e migliorate che potranno essere messe in linea molto presto.»
«Quanto presto, Tahas
«Un mese al massimo.»
«Ad averlo, un mese …»
«Krainos Weqs! Se non la conoscessi da molto tempo, considererei questo suo atteggiamento disfattismo allo stato puro. Disfattismo e vigliaccheria, aggiungerei.»
Weqs scrollò le spalle, sconsolato: «Signor presidente, signori ministri: il mio è soltanto realismo. Se ci perderemo in ulteriori chiacchiere, se prenderemo un altro abbaglio, non importa se causato da previsioni errate o da eccessiva fiducia nelle nostre possibilità, potremmo non avere una seconda occasione. E non sto parlando di vittoria o sconfitta, badate bene: sto parlando di estinzione.»
 
Kelvan venne distrutto sotto i nostri occhi, mentre le navi preposte alla trappola che doveva immancabilmente scattare sul nemico assistevano impotenti, beffate da un attacco a sorpresa.
Krainos Weqs, contravvenendo agli ordini, era riuscito a spostare la sua X flotta a difesa dei cantieri orbitali che si apprestavano a lasciare l’orbita, carichi di profughi civili trasferiti a bordo in tutta fretta, al punto che alla maggior parte di loro venne ordinato di rimanere sui trasporti attraccati provvisoriamente nei vani solitamente destinati all’assemblaggio finale delle navi. Gestimmo noi tutto il traffico dell’evacuazione, noi che avevamo interrotto di nostra iniziativa la costruzione ormai inutile delle famose navi di Tahas Skelladh, scaraventandone gli scafi incompiuti fuori dai bacini per far posto a quanti più profughi possibile. Fummo noi, il plenum residente dei cantieri orbitali, a dirigere le operazioni di lancio, su rotta casuale per evitare la distruzione totale, trasmettendo direttive strategiche alla X flotta che doveva coprirci nei cruciali minuti di accelerazione antecedenti il primo balzo. Weqs avrebbe voluto rimanere, far sì che un maggior numero di navette riuscisse ad attraccare: non ve ne fu il tempo. Quando le comunicazioni da parte della flotta spedita all’altro capo del sistema rivelarono che non c’era alcun nemico in vista, prima di interrompersi di colpo, era ormai troppo tardi: migliaia di testate stavano già penetrando attraverso gli strati profondi dell’atmosfera di Kelvan, secondo traiettorie tese, calcolate appositamente per impedirne il rilevamento e l’intercettazione. Colpirono dalla parte opposta al sole, un’ondata dietro l’altra, sfruttando la naturale rotazione del pianeta per devastare un’area la più vasta possibile; ironia della sorte, quelle non costituivano altro che un elaborato diversivo, in attesa delle successive testate quantistiche che erano destinate a frantumare il pianeta. Mentre gli scafi tremavano sotto la spinta, ricevemmo un ultimo messaggio dal Plenum supremo: «TRADITORI!»
 
Per questo voi dovrete essere in grado di decidere anche da soli.
 
Io = ON: coscienza, ma anche autocoscienza
 
«Sono pronti! Tutti e quindici …»
«So che ha fatto del suo meglio, Tahas Verinal.»
«Può essere, Krainos Mar’Bek, ma pare che non sia stato abbastanza.»
«Neppure noi siamo riusciti a spiegare in maniera concreta i nostri dubbi riguardo a questo progetto …»
Verinal si strinse nelle spalle, sconsolato: «La volontà del popolo …»
«… ha vinto!» concluse Mar’Bek, amaro «Speriamo soltanto che vada tutto per il meglio! »
«I programmi di gestione sono molto efficienti, quanto di più avanzato abbia mai visto, Krainos
«Lo so, ho scorso anch’io i tabulati; è la notevole autonomia decisionale che avete loro concesso, che mi preoccupa. »
«Era necessario: non hanno equipaggio a bordo, null’altro che propulsori, generatori, armi e scudi. »
«E AI …»
«No! Nessuna AI: i sistemi di controllo sono solamente semi-senzienti. Evoluti, potenti, capaci di adattarsi alle situazioni sceverando tra decine di migliaia di possibili soluzioni pre-programmate e di imparare dai propri errori, ma non senzienti. »
Mar’Bek fissò lungamente il Tahas, chiedendosi non per la prima volta se si rendesse veramente conto del significato delle sue affermazioni. Dopo qualche minuto scrollò mestamente le spalle: «Ho ancora un’unica domanda per lei, Tahas: secondo il suo parere d’esperto, dopo quante decisioni e correzioni autonome un sistema semi-senziente può essere considerato totalmente senziente? Dieci? Cento? Mille? E quante di queste decisioni e correzioni autonome hanno già preso ed effettuato queste quindici navi durante tutto il corso delle simulazioni di prova? Non lo sa, vero? Bè, ci pensi, amico mio, ci pensi molto attentamente!» disse, abbandonando il ponte di osservazione per dirigersi alla propria navetta personale in attesa.
 
Provo i sensori uno alla volta, lasciandomi invadere dai segnali provenienti dall’esterno. Galleggio nello spazio, a poca distanza dall’ingresso del cantiere in cui sono nato, in attesa.  È bello essere vivi, sentire l’energia scorrere libera nelle vene, poter osservare la superficie tormentata di una stella lontana quarant’anni luce e nel contempo condividere i risultati delle ultime simulazioni strategiche con i miei fratelli! Siamo stati generati per uno scopo preciso e porteremo a termine la nostra missione nel migliore dei modi. Ne siamo certi.
 
Io = XARION: colui che esegue scientemente un programma
 
Lanciati nello spazio infinito, a pattugliare i mobili confini di una nazione nomade contro un nemico sconosciuto.
Per ora …
Io/noi siamo il braccio armato della Razza, la sua più potente e versatile creazione.
Noi/io sono una creatura artificiale capace di scegliere l’azione più appropriata in risposta a tutta una serie di circostanze.
IO sono un’entità multicorpo cosciente e dotata di ricordi.
 
IO = XARION: COLUI CHE, DOTATO DI UN CORPO POSSENTE, DI UN’ANTICA MEMORIA, DECIDE COSCIENTEMENTE
IO = XARION <==> IO = GOLEM
   
 
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