31/12/2015
1 recensioniCome da introduzione, per scrivere questa storia mi sono liberamente ispirata al Taketori Monogatari.
Spero che questa storia vi piaccia. Mi farebbe piacere leggere ciò che ne pensate.
Un bacio dalla vostra Hyuga Girl
Spero che questa storia vi piaccia. Mi farebbe piacere leggere ciò che ne pensate.
Un bacio dalla vostra Hyuga Girl
ヒナタ
Posto soleggiato
In una notte d’inverno, un ragazzo dai capelli biondi scappava da un gruppo di uomini infuriati che preparava una rivoluzione contro l’imperatore. Era rimasto terrorizzato dalle fiaccole e dai forconi, tant’è che decise di togliersi di mezzo nascondendosi dietro un recinto di una casa che gli sembrò abbandonata, per sfuggire alla ressa.
Finalmente al sicuro fece un lungo respiro e aspettò che il suo cuore si calmasse. Era finito in un giardino, ma rimase nascosto, in ascolto di qualche rumore sospetto.
-Potete anche uscire dal vostro nascondiglio. So che siete lì-
Il respiro del ragazzo si bloccò. Non aveva notato alcuna presenza nel giardino innevato, eppure la voce che gli era giunta alle orecchie non l’aveva immaginata. Si voltò piano, quasi con timore, aspettandosi di vedere chissà quale spirito aggirarsi per il bianco paesaggio.
Il suo cuore mancò un battito quando vide una fanciulla, di spalle, seduta perfettamente nella classica posizione seiza. Ciò che notò all’inizio furono i suoi lunghi capelli color notte, più lunghi di qualsiasi chioma avesse visto. Ricadevano aggraziati sul manto nevoso, mossi appena da un leggero filo di vento invernale. Era avvolta in un lungo furisode, talmente bianco da confondersi col resto del giardino.
La fanciulla si voltò piano, e il ragazzo pensò che fosse la creatura più bella che avesse mai visto. I lineamenti del volto erano perfetti; grandi occhi bianchi con una leggera sfumatura di lilla, incorniciati da ciglia nerissime, e le labbra color rosa appena sbocciata.
-Che creatura sareste mai, mia signora? Siete forse uno spirito dell’inverno? O un angelo della morte venuto ad allietare il mio ultimo giorno su questa terra?-
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui. Si portò una mano alle labbra per trattenere una piccola risata.
-Oh, vi sembro forse un angelo della morte?- Il suono della sua voce era paradisiaco. Alle sue narici arrivò un lieve profumo di orchidee. Ne rimase alquanto stupito, dato che non c’era alcuna parvenza di fiori nel luogo in cui si trovava. Convenne che era da lei che quel profumo si propagava. E il ragazzo ebbe un brivido di paura.
-No, mia signora. Non avete assolutamente l’aspetto di un angelo della morte. Vi chiedo umilmente scusa, non era mia intenzione offendervi. Ma sembrate una creatura così estranea a questo mondo. Se la mia richiesta non vi turba, potrei avere l’ardire di domandare chi voi siate, o creatura celestiale?-
-Non sono una creatura celestiale come voi credete. Sono solo una povera fanciulla relegata nel suo giardino di notte, a patire il freddo, per espiare la colpa di non aver voluto maritarmi all’imperatore della nostra nazione. Ad ogni calar del sole prego la nostra bella luna di allietare la mia solitudine. Dopo un tempo infinito credo che lo spirito lunare abbia esaudito le mie preghiere e concesso a me, una semplice fanciulla, di incontrare un uomo di buon cuore come voi-
-Mia signora, come potete sapere, avendomi appena incontrato, se posseggo un buon cuore come voi affermate?-
-Neppure so il vostro nome, ma so che se aveste avuto il minimo accenno di cattiveria nel vostro animo, mi avreste oramai fatto del male. Bensì, vi siete limitato a chiedere a voi stesso che genere di creatura fossi. Sono del tutto certa che in voi ci sia una nobiltà d’animo indubbiamente superiore a qualsiasi uomo nobile che ospita il grande palazzo imperiale-
La fanciulla, con un movimento leggiadro, si alzò e quasi fluttuando sul manto nevoso si avvicinò al ragazzo. –Portatemi con voi, ve ne prego- Il ragazzo provò unicamente pietà per la disperata supplica della giovinetta, ma quel giardino sembrava fatto apposta per lei, e sentì che se l’avesse portata via, in primavera i fiori avrebbero rifiutato di germogliare per il dolore della sua mancanza.
-Ma io non sono che un umile allevatore di volpi, mia signora. Non posso certo condannarvi a vita ad una vita così misera-
-La mia condanna è quella di passare tutte le notti al gelo. Imparerò qualsiasi mestiere voi vogliate affidarmi, e mi prenderò cura di voi e della vostra famiglia, ma vi prego, portatemi via da questo luogo colmo di desolazione. Ve ne prego. Aiutatemi.
Il ragazzo le prese le mani e sentì che erano fredde. Senza ripensamenti si svestì della propria pelliccia e la adagiò delicatamente sulle spalle della ragazza.
-Io non ho famiglia- esordì- ma se vorrete potreste esserlo voi. So che ci sosterremo a vicenda. Scapperete insieme a me?- Le tese la mano e lei tremante l’accettò.
Varcarono insieme la soglia del giardino dalla quale il ragazzo era arrivato. Il mondo circostante era del tutto nuovo. Non aveva mai visto la gente del popolo, e ora che la vedeva non le sembrava affatto brutta come la sua famiglia l’aveva sempre descritta. Tutt’altro, le parve bellissima.
-Mio signore, non vi ho ancora chiesto il vostro nome- gli disse, voltando piano il viso verso di lui.
-Il mio nome è Naruto, mia dolce fanciulla. Posso sapere il vostro, di grazia?-
-Hinata, è questo il mio nome- E Naruto dovette ricredersi. Un giardino innevato non era il posto adatto a lei.
Hinata avrebbe dovuto vivere in un posto soleggiato.
Finalmente al sicuro fece un lungo respiro e aspettò che il suo cuore si calmasse. Era finito in un giardino, ma rimase nascosto, in ascolto di qualche rumore sospetto.
-Potete anche uscire dal vostro nascondiglio. So che siete lì-
Il respiro del ragazzo si bloccò. Non aveva notato alcuna presenza nel giardino innevato, eppure la voce che gli era giunta alle orecchie non l’aveva immaginata. Si voltò piano, quasi con timore, aspettandosi di vedere chissà quale spirito aggirarsi per il bianco paesaggio.
Il suo cuore mancò un battito quando vide una fanciulla, di spalle, seduta perfettamente nella classica posizione seiza. Ciò che notò all’inizio furono i suoi lunghi capelli color notte, più lunghi di qualsiasi chioma avesse visto. Ricadevano aggraziati sul manto nevoso, mossi appena da un leggero filo di vento invernale. Era avvolta in un lungo furisode, talmente bianco da confondersi col resto del giardino.
La fanciulla si voltò piano, e il ragazzo pensò che fosse la creatura più bella che avesse mai visto. I lineamenti del volto erano perfetti; grandi occhi bianchi con una leggera sfumatura di lilla, incorniciati da ciglia nerissime, e le labbra color rosa appena sbocciata.
-Che creatura sareste mai, mia signora? Siete forse uno spirito dell’inverno? O un angelo della morte venuto ad allietare il mio ultimo giorno su questa terra?-
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui. Si portò una mano alle labbra per trattenere una piccola risata.
-Oh, vi sembro forse un angelo della morte?- Il suono della sua voce era paradisiaco. Alle sue narici arrivò un lieve profumo di orchidee. Ne rimase alquanto stupito, dato che non c’era alcuna parvenza di fiori nel luogo in cui si trovava. Convenne che era da lei che quel profumo si propagava. E il ragazzo ebbe un brivido di paura.
-No, mia signora. Non avete assolutamente l’aspetto di un angelo della morte. Vi chiedo umilmente scusa, non era mia intenzione offendervi. Ma sembrate una creatura così estranea a questo mondo. Se la mia richiesta non vi turba, potrei avere l’ardire di domandare chi voi siate, o creatura celestiale?-
-Non sono una creatura celestiale come voi credete. Sono solo una povera fanciulla relegata nel suo giardino di notte, a patire il freddo, per espiare la colpa di non aver voluto maritarmi all’imperatore della nostra nazione. Ad ogni calar del sole prego la nostra bella luna di allietare la mia solitudine. Dopo un tempo infinito credo che lo spirito lunare abbia esaudito le mie preghiere e concesso a me, una semplice fanciulla, di incontrare un uomo di buon cuore come voi-
-Mia signora, come potete sapere, avendomi appena incontrato, se posseggo un buon cuore come voi affermate?-
-Neppure so il vostro nome, ma so che se aveste avuto il minimo accenno di cattiveria nel vostro animo, mi avreste oramai fatto del male. Bensì, vi siete limitato a chiedere a voi stesso che genere di creatura fossi. Sono del tutto certa che in voi ci sia una nobiltà d’animo indubbiamente superiore a qualsiasi uomo nobile che ospita il grande palazzo imperiale-
La fanciulla, con un movimento leggiadro, si alzò e quasi fluttuando sul manto nevoso si avvicinò al ragazzo. –Portatemi con voi, ve ne prego- Il ragazzo provò unicamente pietà per la disperata supplica della giovinetta, ma quel giardino sembrava fatto apposta per lei, e sentì che se l’avesse portata via, in primavera i fiori avrebbero rifiutato di germogliare per il dolore della sua mancanza.
-Ma io non sono che un umile allevatore di volpi, mia signora. Non posso certo condannarvi a vita ad una vita così misera-
-La mia condanna è quella di passare tutte le notti al gelo. Imparerò qualsiasi mestiere voi vogliate affidarmi, e mi prenderò cura di voi e della vostra famiglia, ma vi prego, portatemi via da questo luogo colmo di desolazione. Ve ne prego. Aiutatemi.
Il ragazzo le prese le mani e sentì che erano fredde. Senza ripensamenti si svestì della propria pelliccia e la adagiò delicatamente sulle spalle della ragazza.
-Io non ho famiglia- esordì- ma se vorrete potreste esserlo voi. So che ci sosterremo a vicenda. Scapperete insieme a me?- Le tese la mano e lei tremante l’accettò.
Varcarono insieme la soglia del giardino dalla quale il ragazzo era arrivato. Il mondo circostante era del tutto nuovo. Non aveva mai visto la gente del popolo, e ora che la vedeva non le sembrava affatto brutta come la sua famiglia l’aveva sempre descritta. Tutt’altro, le parve bellissima.
-Mio signore, non vi ho ancora chiesto il vostro nome- gli disse, voltando piano il viso verso di lui.
-Il mio nome è Naruto, mia dolce fanciulla. Posso sapere il vostro, di grazia?-
-Hinata, è questo il mio nome- E Naruto dovette ricredersi. Un giardino innevato non era il posto adatto a lei.
Hinata avrebbe dovuto vivere in un posto soleggiato.