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Autore: Elisir86    31/12/2015    1 recensioni
“Gilbert éramos amigos...” sussurrò sentendo il braccio congelare, “Appunto per questo che sono qui. Voglio darti il mio regalo...” l'albino si avvicinò ancor di più “...Un regalo speciale...” e l'alito freddo investì il viso dello spagnolo.
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Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il filo rosso

 

Capitolo 1
 

L'ultimo dell'anno

 

L'azienda agricola dei Carriedo era di modeste dimensioni, nata a metà dell'ottocento da un emigrato spagnolo che altri non era il trisavolo di Antonio.

L'attività da piccola fattoria era diventata sempre più grande fino ad arrivare ad avere un proprio posto sugli scaffali dei supermercati con la sua polpa di pomodoro, da prima con piccole richieste per poi aumentare.

Il nonno di Antonio, Bernardo Fernandez Carriedo, aveva ampliato ancor di più l'azienda spostando la sede principale -ovvero gli uffici- a Los Angeles.

Suo padre, Gustavo, aveva fatto si che la loro polpa di pomodoro diventasse la migliore di tutta la California accantonando per un bel po di tempo gli altri prodotti.

Antonio, che aveva ereditato oltre il nome del trisavolo anche la sua buona volontà nel lavorare la terra, era sicuro che per aumentare la produzione dell'azienda avrebbero dovuto iniziare a creare nuovi prodotti come le verdure fresche e i sottaceti.

Ovviamente parlarne con suo padre era come parlane al muro. Un muro alto e spesso.

Anche quel giorno aveva discusso animatamente, aveva portato sul tavolo fogli con schemi, proposte, tassi di vendita e molte, moltissime parole -che perfino lui si era sorpresa di conoscere- sulla scrivania di suo padre nonché capo. Carte che furono cestinate appena letto il titolo del bilancio e lui si era sentito di nuovo umiliato.

“L'azienda crollerà se ti ostini solo a fare un prodotto solo!” aveva iniziato lui incrociando i suoi occhi verdi in quelli dello stesso colore dell'uomo “La passata di pomodoro non si deteriora nel giro di pochi giorni ed è molto usata, siamo andati avanti così per un secolo intero, possiamo avere lo stesso tenore per altrettanto tempo.”

E così aveva passato un intera ora a ribattersi contro, con le loro opinioni differenti che non avrebbero mai cambiato.

“Farai quello che vorrai quando prenderai il mio posto!” aveva infine urlato suo padre “Finché sarò io il capo tu ti limiterai ad eseguire i miei ordini!”

Antonio se ne era andato sbattendo la porta.

 

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Francis guardava il modello che si era presentato davanti a lui, era longilineo con una cascata di capelli biondi e due occhi di un verde smeraldo.

Parlava poco d'inglese ma aveva un bel sorriso e un corpo a dir poco splendido, “Feliks, giusto?” il giovane annuii avvicinandosi “Bene direi che potresti andare bene per questa, sfilata...”

Il cellulare vibrò e con noncuranza iniziò a leggere “Domani sera ci sarà un assaggio dei nuovi capi che ovviamente saranno proposti nel nuovo anno, perciò vedi di arrivare qui alle diciotto per prepararti.”

I suoi occhi azzurri si alzarono solo un attimo sul viso del ragazzo, che sembrava piuttosto confuso, sorrise alzandosi, “Capito?” l'altro annuì “Bene, ti aiuterà Alicia...” indicò con il mento la ragazza ancora seduta sulla scrivania e intenta a scrivere qualcosa accanto al curriculum. Lei sorrise alzando il volto e allungando un biglietto da visita “Se hai dei problemi basta chiamare a questo numero.”

 

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Il ristorante Taiyō to tsuki aveva aperto tre mesi prima, in una giornata di pioggia. Antonio e Francis avevano iniziato a frequentarlo per curiosità e visto che era un locale tranquillo avevano continuato ad andarci per pranzo ogni venerdì.

Il loro tavolo -perché il proprietario li faceva accomodare sempre lì- era laccato di nero con i cuscini rossi tutt'intorno, dove loro due erano soliti a sdraiarsi mangiando come un tempo facevano gli antichi romani.

Antonio quel giorno fu il primo ad arrivare, Kiku lo aveva accolto con il solito inchino avvolto in un yukata nero sul quale risaltava il ricamo di una gru.

Lo accompagnò al solito tavolo inchinandosi di nuovo prima di allontanarsi. Lo spagnolo aprì il menù solo per far passare il tempo guardando i vari piatti, si allungò sui cuscini mettendosi comodo come sul divano del suo appartamento.

“Quando ho letto il tuo messaggio Tonio mi ha distratto da un pâtisserie…” Francis accompagnato da Kiku lo raggiunse.

Antonio sorrise “Un nuovo modello?” l'amico annuì sedendosi composto e prendendo a sua volta il menù, “Questo sei sicuro che non sia vergine come l'altro?”

Francis si portò una mano tra i capelli “Ha l'aria di uno che se ne intende...” mormorò richiamando con una mano Kiku, ancora si domandava perché il proprietario si disturbava a servire i tavoli invece di starsene negli allori a non far nulla.

“Prendo del Tako Su, niente sale mi raccomando.” l'ispanico diede un occhiata veloce, non aveva ancora scelto ed era strano visto che era lì da diversi minuti a sfogliare il menù “Io...” si morse le labbra “Futo Maki e direi il solito vino bianco” sorrise.

 

“Perciò hai litigato di nuovo con tuo padre per dei sottaceti.” Francis non capiva la fissazione di Antonio nel voler cambiare la produzione della famiglia, la loro polpa di pomodoro era la migliore di tutta la California e non c'era rischio di trovarsi in fallimento, ma era pur sempre il suo migliore amico e non poteva di certo fargli cambiare idea.

L'ispanico corrugò la fronte tornando a mangiare il suo riso e pesce, aveva appena finito di raccontare la sua bellissima mattinata al lavoro “Non per i sottaceti, ma perché lui non vuole nemmeno pensarci ad ampliare la produttività. Voglio dire non smetteremo di fare la polpa di pomodoro, ma avremo anche un entrata in più su altri prodotti, i soldi per ampliare l'azienda non ci mancano!”

Francis avrebbe dovuto capirlo, la sua famiglia aveva una fabbrica tessile, della quale lui non aveva mai voluto a che farci. Aveva lasciato che la sua parte fosse spartita tra suo fratello maggiore Louis e la sorellina Marianne. Lui era entrato nel mondo della moda a soli vent'anni disegnando abiti a dir poco sublimi per un importantissimo marchio, infine era diventato abbastanza famoso per avviare una linea tutta sua con i tessuti che i suoi producevano.

Poteva dire di essere uno degli stilisti più famosi del mondo a soli trent'anni e con un minima gavetta alle spalle, e non era per nulla pentito di aver abbandonato il lavoro di famiglia per diventare stilista.

Francis perciò pensò a come si era dovuto sentire Marianne quando suo padre si era rifiutato di promuovere un tessuto interamente biologico che avrebbe potuto ampliare il portafoglio di clienti. Scrollò le spalle “Suppongo che tu abbia ragione...” posò la forchetta nella ciotola dell'insalata “Ma dovresti smetterla d'insistere, fra qualche anno prenderai tu le redini della famiglia e poi potrai fare come ti pare.”

Antonio sospirò “È quello che ha detto anche mio padre, ma io non sono così sicuro di riuscire a mandare avanti l'azienda, speravo che vedesse in mio cugino un valido sostituto...” si grattò i capelli ricci “Io preferisco stare a zappare la terra, anche se ultimamente non ci riesco mai con tutto il lavoro con cui papà mi sommerge!”

Rimasero in silenzio per la lunga durata di due minuti e mezzo prima che Antonio tornasse a parlare.

“E stasera c'è la festa di fine anno con i dipendenti, mi toccherà sopportare oltre che mio padre anche tutti quei stronzi che lavorano negli uffici e che non hanno la minima idea di come nasca un pomodoro!”

Francis si sistemò i capelli “Però c'è anche Emma, giusto?” e l'ispanico sospirò nascondendo il viso in uno di quei morbidissimi cuscini, lui ci provava con Emma da almeno due anni ma nonostante le sue avance e i numerosissimi regali lei non si era mai lasciata andare. “Oh sarà l'unica gioia in un mondo nero!”

Il francese rise divertito “Parli come se dovessi andare a sconfiggere zombi!” guardò il proprio bicchiere “Pensa che io dovrò sopportare quel mezzo drogato di mio fratello e la mia adorata sorellina mi farà conoscere il suo fidanzato. Tutto sommato l'invasione dei mostri è una prospettiva molto più allettante!-

 

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Francis arrivò a casa dei suoi genitori in tempo per la cena. Posteggiò la sua meravigliosa porsche nell'ordinato vialetto costituito da minuscoli sassolini bianchi nel momento in cui suo fratello si calava dalla finestra del bagno.

Lo guardò arrampicarsi con difficoltà sul piccolo melo, probabilmente era già fatto visto che ridacchiava come un matto mentre cercava di raggiungere vari rami con i piedi.

“Louis...” lo chiama quando lo vede cadere a terra con il sedere “Cosa stai facendo?” il maggiore alzò lo sguardo su di lui, occhi rossi e delle occhiaie che avrebbero fatto invidia ad uno zombi. “Shhsssssssshhhhhh!” sibilò alzandosi e mettendogli faticosamente un dito sulle labbra -che poi finì dentro una narice- “Sto cercando di andarmene...” mormora ridacchiando come se stesse facendo una marachella.

Francis inarcò un sopracciglio spostando quel dito fastidioso dal naso “Ma che merde ti sei preso?” lo guarda con rabbia, in un qualche strano e contorto modo lui sembrava più maturo del fratello, anche se in realtà fino a cinque anni prima non era esattamente così, era stato l'amore a ridurlo un morto ambulante.

L'amore e un divorzio ad appena ventisette anni.

Louis storse il naso e la bocca facendo un'espressione a dir poco spaventosa “Non sono cazzi tuoi...” sibilò avvicinandosi al viso del più giovane “Putain de merde!” aveva tanta voglia di sputargli addosso a quel vestito elegante ma gli sembrava di che le gambe non lo reggessero più.

“Potevi spaccarti l'osso del collo, idiot!” iniziò ad alterarsi Francis, fissò i suoi occhi azzurri in quelli del medesimo colore del fratello “Perché devi buttarti così? Ormai lei est passé...” in quel momento un pugno lo colpì sullo zigomo destro, facendolo dondolare pericolosamente.

Ne pas parler d'elle! Ne pas allé...ne pas allé...je l'aime!” la voce carica di rabbia si era alzata pericolosamente. Il minore si toccò la parte offesa, drogato o meno suo fratello rimaneva davvero forte “Merde! Cela fait cinq ans...” cercò di parlare ma fu bloccato di nuovo “Ne pas parler d'elle!” e al suono di quell'affermazione Francis decise che era meglio non insistere, non quando Louis era in quello stato.

 

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Antonio sorrise forzatamente agli invitati, uno dopo l'altro stretti nei loro abiti firmati andavano a porgere i loro saluti -dopotutto era il vice presidente- le donne civettuole ridevano a qualche assurda battuta per farsi notare.

Lui odiava tutto questo. Era un uomo di terra e stare in mezzo a gente ipocrita che voleva solo acchiapparsi il posto migliore nella loro azienda gli faceva contorcere le viscere.

“Mi sembri distrutto, Antonio, eppure la serata è appena iniziata” il ragazzo spostò lo sguardo su suo cugino Manuel comparso chissà come dietro le sue spalle accompagnato dalla bellissima Emma. Lui si allentò la cravatta sbottonandosi il colletto “È una tortura...” mormorò sorridendo alla ragazza e portando lo sguardo lungo tutto il corpo, aveva dei tacchi vertiginosi che la facevano arrivare quasi alla sua altezza e il vestito le fasciava le curve non lasciando nulla all'immaginazione.

“Sei sempre il solito, cugino!” loro si assomigliavano molto, tanto che spesso li cambiavano per fratelli, vestiti eleganti sembrava quasi impossibile distinguerli se non fosse per il codino di Manuel.

“Ti danno sempre fastidio i party organizzati dall'azienda...” Antonio ridacchiò grattandosi i capelli “Il fatto è che non mi sento a mio agio vestito in questo modo!”

Emma sorrise “Secondo me stai benissimo! Dovresti venire anche al lavoro in giacca e cravatta, probabilmente anche tuo padre l'apprezzerebbe.” e quella frase bastò a far arrossire lo spagnolo.

“Scusatemi...” la voce di un ragazzino fece voltare i tre adulti. Il ragazzo era un poco più basso di Antonio, un viso quasi etereo con enormi occhi ambrati che sembravano illuminarsi con il suo splendido sorriso, era molto più giovane di loro forse aveva una decina d'anni in meno “...Potrei farvi una foto?”

Emma rise “Certo!” e prese a braccetto i due uomini avvicinandoli a lei, Manuel guardò incerto la macchina fotografica del giovane “Lavori per qualche giornale?” il ragazzino sbatté un paio di volte le palpebre “Vee..?” la sua voce si alzò di parecchio “Io non lavoro per nessuno, ho un mio laboratorio anche se ho iniziato a vendere le mie opere solo da qualche mese.” iniziò a gesticolare, “Sono qui perché mio fratello lavora in quest'azienda e in sette anni non ha mai partecipato a una sola festa, perciò ho pensato Ehi! Potrei esercitarmi con la fotografia! Perché io non sono molto bravo con la tecnologia preferisco le tempere e i pennelli, anche le matite non sono male...”

Antonio rise divertito da quel fiume in piena “Tranquillo non vogliamo sapere tutta la tua vita!” il giovane lo guardò perplesso “Vee, ho parlato troppo? Mio fratello dice sempre che sono logo...” aggrottò la fronte cercando la parola giusta “...logorroico...” abbassò la voce come se temesse di sbagliare “Insomma uno che parla tanto e a vuoto!” tornò a sorridere.

Manuel sbuffò “Si l'abbiamo notato...” ricevendo un pizzicotto da parte di Emma che mosse le labbra in un muto “Non sei carino...”, Antonio ampliò il suo sorriso “Allora niño questa foto?”

Il ragazzino s'illuminò alzando la macchina la fotografica, “Sorridete!” e un flash abbagliò un attimo i tre adulti.

 

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“La cena è squisita signora...” il fidanzato di Marianne era un tizio con degli assurdi capelli rossi -ma un bel rosso una sembravano più un arancione-, pallido e con dei occhi di un azzurro ancor più chiaro dei suoi. Veniva dall'Inghilterra, si era trasferito lì con la sua famiglia all'età di diciassette anni e ora lavorava nello studio legale dei suoi come avvocato divorzista.

Francis pensò che era stata una benedizione che Louis non fosse a tavola con loro, avrebbero rischiato la terza guerra mondiale e forse sua sorella avrebbe perso il fidanzato.

Merci Darren!” trillò la donna alzandosi per sparecchiare “Che ne dite se andiamo in salotto ad aspettare la mezzanotte?” sorrise affabile all'ospite, sua figlia non poteva trovarsi un partito migliore, “Intanto io preparo il caffè e il dolce!”

Marianne trascinò letteralmente il compagno nella stanza accanto, Francis li seguì in silenzio con loro padre, “Lo sapete che Darren ha altri quattro fratelli, tre dei quali sono avvocati proprio come lui?” urlacchiò la sorella mentre si sedeva accanto al rosso sul divano.

“E il quarto? Non ha seguito le vostre orme?” il signor Bonnefoy si accomodò educatamente sulla propria poltrona “Peter è ancora piccolo, concluderà quest'anno la quarta superiore.” spiegò Darren “Ma sono quasi sicuro che studierà legge anche lui, ha una sorta di venerazione per uno dei nostri fratelli e vuole eguagliarlo.” sul suo viso si dipinse una smorfia di disappunto.

Francis sbuffò “Ma che famiglia unita...” e noiosa. Si secondo lui lo era, insomma nessuno che avesse scelto un futuro diverso o più allegra. Il rosso s'incupì “Si, abbastanza”.

Il padrone di casa lanciò uno sguardo severo al figlio “E dimmi, siete tutti avvocati divorzisti?” Darren sorrise “No, io sono l'unico, tutti abbiamo scelto rami differenti.” Marianne si accoccolò sul braccio del fidanzato “Perché non chiedi a loro di aiutarti per quella denuncia sessuale Francis? Hanno una buona fama.”

Il rosso alzò lo sguardo su di lui per la prima volta in tutta la serata, “Ho già un avvocato...” stronzo e che non aveva mai chiamato da quando era arrivata la denuncia. “Mio fratello minore, tornerà da Londra proprio in questi giorni, non ha mai lavorato con noi ma ha deciso di lasciare lo studio dove ha lavorato fin'ora per stare più vicino alla...” si rabbuiò “...famiglia.” la parola scivolò dalle sue labbra con rammarico “Comunque, mio fratello è l'unico che ha deciso di diventare un avvocato penale e a quanto abbiamo sentito, nonostante la sua età, era molto richiesto in Inghilterra, potrei sottoporgli il tuo caso.”

Francis sospirò “...Ho già il mio avvocato...” ripeté, l'ultima cosa che voleva era sorbirsi qualcun altro di quella famiglia, “Ma è fantastico!” trillò Marianne battendo le mani “L'avvocato Moore non è tanto affidabile, l'ultima volta ti ha fatto pagare uno sproposito l'accusatore quando sapeva benissimo che erano tutte fandonie quelle che quel uomo aveva raccontato!”

Darren sorrise divertito “Si tratta di un uomo?” si sporse in avanti scrutandolo come se dovesse spogliarlo, Francis si mosse a disagio “Non sono affari tuoi e io ho già un avvocato!”

Marianne si sporse verso il ragazzo parlandogli sottovoce “Ne parliamo dopo in privato...”

 

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Antonio non aveva mai bevuto così tanto in tutta la sua vita, vedere Emma ballare con Manuel per tutto il tempo -rifiutando i suoi di inviti- lo aveva fatto ingelosire. Il bar era lì a disposizione e lui non ci aveva pensato due volte ad affogare il suo dispiacere in qualche alcolico.

Qualche drink dopo aveva notato la barista, il suo seno prosperoso strizzato in una misera camicetta bianca e le labbra carnose dipinte di rosso, l'aveva convinta ad andare nel retro con lui a fare qualcosa di molto più interessante che stare lì a servire gente di ogni tipo.

Per quello quando ormai mancavano pochissimi secondi a mezzanotte e tutti stavano allegramente contando ad alta voce, lui era appoggiato al muro con i pantaloni calati e le mani serrate tra i capelli biondi della ragazza inginocchiata in mezzo alle sue gambe. La bocca calda ed esperta lo accoglieva senza riserve facendolo affondare fino in gola e lasciando che fosse lui a dettare il ritmo.

Si immaginava che al posto della sconosciuta ci fosse Emma con i suoi occhi verdi fissi nei suoi e le sue splendide mani sul suo addome.

Venne quando nella stanza accanto tutti esultarono con Buon Anno, inchiodando il viso della barista sul suo pube e riversandosi dentro a quella meravigliosa bocca.

La lasciò quando il piacere divenne spossatezza, lei si alzò leccandosi le labbra e sistemandosi i capelli in una frettolosa coda. La ragazza si mise a cercare qualcosa su uno scaffale, Antonio la vide scrivere qualcosa su un pezzo di carta strappato da qualche prodotto, “Chiamami...” gli sussurrò lasciandogli tra le mani il bigliettino, poi uscì per tornare al proprio lavoro.

 

“Kesesese!” una voce sibilò vicino al suo orecchio appena riuscì a chiudersi i pantaloni, Antonio per poco non urtò lo scaffale vicino dallo spavento “Uno spettacolo davvero interessante...freund.” due occhi rossi lo guardavano divertiti.

Joder! Veo a los muertos!” l'ispanico si portò una mano sugli occhi massaggiandoli, quanto aveva bevuto per riuscire a immaginare Gilbert dopo tanti anni “Mi Dios me volvió loco!”

“Ma che morto, morto...Io sono troppo magnifico per essere un fantasma!” ridacchiò l'albino portandosi una mano al petto.

No puede ser...tu...io...ero al tuo funerale...ti ho visto muerto!” iniziò ad aver paura quando Gilbert gli artigliò il braccio “Anche se fosse, Tonio, vuoi forse rifiutare una mia visita?” gli occhi ardenti si fissarono nei suoi.

Un brivido gli scese lungo la schiena fino ad arrivare alle punte dei piedi, “Dios te estás castigando?” spostò lo sguardo sulle varie pareti soffermandosi sulla porta “Gilbert éramos amigos...” sussurrò sentendo il braccio congelare, “Appunto per questo che sono qui. Voglio darti il mio regalo...” l'albino si avvicinò ancor di più “...Un regalo speciale...” e l'alito freddo investì il viso dello spagnolo.

 

 

 

 

 

 

Appunti:

 

Louis: Ho voluto prendere il 2p di Francis

Marianne: Ho pensato alla parte femminile di Francis

Manuel: Dovrebbe essere Portogallo, non ho trovato il suo nome da nessuna parte perciò ho scelto questo, mi sembrava carino.

Darren: Irlanda, anche di questo personaggio non ho trovato il nome.

 

Conversazione tra Francis e Louis:

 

“...Ormai lei è passato..”

Non parlare di lei! Non è passato...non è passato...l'amo!”

Merda! Sono passati cinque anni...”

Non parlare di lei!”

 

Conversazione tra Antonio e Gilbert:

 

Cazzo! Vedo i morti!”

Mio Dio sono impazzito!”

No può essere...tu...io...ero al tuo funerale...ti ho visto morto!”

Dio mi sta castigando?”

“Gilbert eravamo amici...”

 

 

Angolino dell'autrice

 

Lo so ho l'altra fanfic da terminare (la prossima settimana posto un nuovo capitolo promesso!) ma questa mi frullava in testa da un po, perciò ho deciso di buttarla sui fogli e postarla.

Mi spiace in anticipo per errori.

Ora passiamo alla storia, sarà decisamente molto più corta dell'altra e con meno personaggi, anche se ho fatto alcune famiglie molto numerose XD

La storia del filo rosso penso che ormai la conoscono tutti ma mi sembrava carino scriverci qualcosa e spero che non sia troppo simile ad altre (anche se non ho letto nulla a riguardo)

 

Approfitto per farvi gli auguri di un buon anno a tutti!

 

Un abbraccio

Elisir

  
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