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Autore: Morpheus Wings    31/12/2015    1 recensioni
Un pomeriggio noioso per Sherlock che si conclude con una rivelazione importante "Nessuno da dell'idiota a John".
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anderson, John Watson, Lestrade, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic fa parte dell’event “Drabble Days 27-30 dicembre” del gruppo di “We are out for prompt”.
Questi sono i prompt che si è cercato di fillare:

 

  1. Donatella C.: Sherlock, Johnlock: solo Sherlock può dare dell’idiota a John, per questo deve assolutamente fare a pugni con chi ha osato prendere il suo posto.
  2. Giorgia D. L.:  JOHNLOCK - Qualcosa ispirato a questa fanart. https://scontent-lhr3-1.xx.fbcdn.net/hphotos-xtf1/v/t1.0-0/s261x260/10502150_1345249955490928_8605415479982488707_n.jpg?oh=d540aecf447336ee60783f857cba7a76&oe=5710AD7A

 

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Fare il tè era una consuetudine che lo rilassava molto, scegliere la fragranza, sistemare il vassoio con le tazze, leggere il giornale mentre aspettava l’acqua che arriva ad ebollizione… Decisamente era la parte che preferiva di più della giornata. John in questi momenti poteva estraniarsi completamente dalla realtà e pretendere di essere solo in casa, fingendo anche che nessun strano rumore provenisse dal salotto che condivideva con il coinquilino.
Una volta che il tè era pronto non restava che portarlo nell’altra camera, dove si sarebbe seduto sulla sua poltrona e avrebbe finito di leggere il giornale in compagnia di Sherlock. Quantomeno questo era il piano originale, prima che in lontananza sentisse qualcuno bussare alla loro porta.
“Sherlock la porta. Apri per favore!”
Ma tutto ciò che sentì in risposta fu l’ennesimo ‘thud’, segno che qualcosa aveva colpito il muro, di nuovo. Il visitatore inaspettato quindi bussò ancora, questa volta con maggiore forza ed insistenza.
“Sherlock sono impegnato, va ad aprire la porta!” E dinuovo udì quel ‘thud’ che oramai era divenuto il sottofondo di questa giornata. Sbuffò sonoramente, oramai arreso all’evidenza che il suo momento preferito della giornata era stato rovinato.
“Arrivo!” Gridò all’indirizzo del visitatore, dopo un’ulteriore bussata contro il legno.
Lasciò la cucina, portandosi con sé il vassoio con il suo tesoro, riuscendo finalmente ad aprire allo sconosciuto che attendeva da fin troppo tempo.
“Oh, finalmente! Ma quanto vi ci vuole per aprire?” Salutò il detective Lestrade non appena lo vide, comprensibilmente irritato per l’attesa. Entrò in casa senza nemmeno chiedere il permesso, seguito a ruota dal sergente Donovan e Anderson della scientifica.
“Dov’è il geniaccio?” Chiese la donna, nella sua voce si poteva palpare l’avversione che provava nel trovarsi di nuovo lì.
“In salotto” rispose il dottore, facendo strada al trio senza chiedere ulteriori spiegazioni.
“Giusto in tempo per il tè!” Commentò Anderson, sfregandosi le mani rese viola dal freddo di una Londra invernale.
“Sherlock ci so-“ Watson non ebbe il tempo di concludere la frase poiché, non appena oltrepassò la soglia del salotto, una freccia si conficcò nello stipite della porta facendolo sobbalzare, finendo inevitabilmente con il rovesciare il vassoio con il suo contenuto, che finì addosso al povero Anderson sporcandolo e scottandolo al tempo stesso.
“Sherlock!” Lo rimbeccò il dottore.
“Maledizione! Fa attenzione… idiota!” Esclamò Anderson, estraendo un fazzoletto dalla giacca per ripulirsi gli abiti.
Dall’altra parte della stanza sedeva un Sherlock con in mano un arco e in testa un copricapo da Indiano ed un’espressione di chiara noia dipinta sul volto. Non reagì allo scompiglio che aveva creato lui stesso, anzi sotto sotto era anche compiaciuto della piega che aveva preso la situazione, ma quando Anderson chiamò idiota il suo dottore, allora il consulente investigativo non poté starsene in disparte. Si alzò dal divano, sistemandosi la giacca e togliendosi il cappello piumato, prima di raggiungere l’uomo che tanto disprezzava. La sua espressione era molto pacata, ma dentro stava ribollendo di rabbia, per questo motivo nessuno si aspettava la sua reazione così spropositata. Sherlock strinse il pugno destro e colpì l’altro di punto in bianco, facendolo indietreggiare di qualche passo, per poi sbattere contro il muro.
“Sei impazzito?” Dissero in contemporanea Anderson e Donovan, mentre la donna si accingeva ad aiutare il collegare/amante.
“Hey, hey stiamo calmi” Intervenne anche Lestrade, ponendosi tra il suo subordinato e l’aggressore.
Watson si affiancò a Sherlock, in allerta in caso l’altro decidesse di partire nuovamente all’attacco, ma questi si abbottonò i bottoni della giacca senza scomporsi minimante, come se non avesse appena colpito un’altra persona.
“Che ti è preso?” domandò il detective, non appena la situazione si stabilizzò.
“Nessuno da dell’idiota a John… tranne me” Fu la sola risposta che diede l’uomo, prima di tornare a sedere sul suo divano. “John portaci del tè, io e il detective Lestrade abbiamo da discutere su faccende importanti” Terminò quello, strofinandosi le mani in attesa che ognuno si mettesse in moto così da aggiornarlo sui nuovi fatti che sconvolgevano l’Inghilterra.
Il dottore fece roteare gli occhi e, sbuffando sonoramente, fece retro front in direzione della cucina, pronto a ricominciare la sua routine tutto d’accapo. Chissà se avevano sufficienti tazze per tutti adesso.

   
 
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