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Autore: TimeStrangerRey    31/12/2015    4 recensioni
[En*Natsu, OOC! OC, figlia di Endou e Natsumi!]
Fiction partecipante al contest indetto da hirondelle_, "And this, kids, it's how I met your father", nonché regalo di compleanno - Natale per Mint!
***
"Sai bambolina, dopo che ti ho intravista all'uscita della discoteca, ti ho seguita. Ero curioso di sapere dove potesse abitare una bella fanciulla come te e mi sono stupito nel vederti entrare nella residenza in cui ho lasciato la mia lettera. Niente male davvero.
Non sono uno di molte parole, ma ci tenevo a scriverti. Forse perché mi hai colpito. Non so in che modo, ma lo hai fatto.
Devi sapere che per tutto il tempo in cui sono stato a ballare in discoteca, io ti osservavo mentre te ne stavi seduta nei divanetti con aria spaesata. Eh già!
Poi mi sono fatto coraggio e ti ho invitata a ballare... rubandoti un bacio che mi ha indotto a bramarne altri.
Te l'hanno mai detto che sei una ragazza davvero niente male? In una parola, splendida. Dico sul serio.
Beh, per il momento credo di averti importunato abbastanza. Spero di vederti presto.♥
"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark/Mamoru, Nelly/Natsumi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Prompts: sera, rabbia, tazza.
 
E' così che l'ho conosciuto...
 
«3 Novembre 1980
 Sai bambolina, dopo che ti ho intravista all'uscita della discoteca, ti ho seguita. Ero curioso di sapere dove potesse abitare una bella fanciulla come te e mi sono stupito nel vederti entrare nella residenza in cui ho lasciato la mia lettera. Niente male davvero.
Non sono uno di molte parole, ma ci tenevo a scriverti. Forse perché mi hai colpito. Non so in che modo, ma lo hai fatto.
Devi sapere che per tutto il tempo in cui sono stato a ballare in discoteca, io ti osservavo mentre te ne stavi seduta nei divanetti con aria spaesata. Eh già! 
Poi mi sono fatto coraggio e ti ho invitata a ballare... rubandoti un bacio che mi ha indotto a bramarne altri.
Te l'hanno mai detto che sei una ragazza davvero niente male? In una parola, splendida. Dico sul serio.
Beh, per il momento credo di averti importunato abbastanza. Spero di vederti presto.
♥»

«Che lettera sdolcinata!» dico fin troppo mielosa, continuando a contemplare quel pezzo di carta ingiallito per via degli anni e dalla grafia leggermente incomprensibile.
Me lo continuo a rimenare tra le mani: assurdo! Non mi sarei mai immaginata che mio padre potesse essere tanto intraprendente. Anzi, anche troppo. Pazzesco! E poi perchè è stata messa dentro ad una tazza!? La mia curiosità, ora, - dopo aver letto con un'incredulità ancora evidente la lettera che papà scrisse alla mamma - è così enorme tanto che dalle mie labbra esce un « MAMMA!» fin troppo acuto per i miei gusti. In diciassette anni, vengo a scoprire solo ora di questo lato di papà? 
Mi alzo dal pavimento di scatto e caricandomi la scatola contenente decine e decine di altre lettere, mi affretto a cercare mia madre. 
Chissà quale reazione avrà alla vista di queste lettere...
Uscita dal sottoscala, salgo la lunga scalinata che mi si para davanti portandomi in soggiorno, dove vengo travolta da una luce che ho dimenticato esserci per via del troppo tempo passato rinchiusa là sotto, dopo che ebbi trovato un tesoro alquanto diabetico.  
«MAMMA!!» grido ancora di più. «DOVE SEI?»
«Masami, non urlare. Sono qui.» mi risponde lei quasi sopra al mio strillo infantile, portandosi il pollice e l'indice rispettivamente sull'occhio destro e su quello sinistro, strizzandoli sicuramente per la stanchezza e lo stress accumulato negli ultimi giorni «Si può sapere cosa c'è? Sai che quando lavoro non voglio essere disturbata!»
Eccola lì, tranquilla davanti al suo PC intenta a parare il culo a qualche suo ricco cliente. Che nervi!, ma ormai mi ci sono abituata: ultimamente sta sempre e solo davanti ai documenti che il signor Kira continua a farle avere. E pensare che oggi volevo sentire come si sono conosciuti i miei, com'erano prima di sposarsi. Insomma, leggendo quella lettera, ho scoperto un lato di papà che non mi sarei mai aspettata!
Chissà, poi, perché questa cosa mi è sorta adesso. Ho avuto diciassette anni a disposizione per chiederglielo, ma lo faccio solo ora?
Scosto la testa con violenza e inspiro profondamente. “Fa' solo che non mi uccida!” mi dico. So bene che la mamma vuole avere silenzio tombale a casa mentre lavora, ma io non ce la faccio. E oggi in particolare! 
Ripensandoci, una volta mia madre non si faceva prendere tanto dal suo lavoro, ma ora le cose sono diverse: papà è all'estero ormai da due mesi e lei dopo dieci giorni dalla sua partenza, è stata inondata di lavoro. Chiaramente, ora è solo mia madre che mi mantiene e quindi è sempre che lavora anche perché accetta la maggior parte delle richieste che le avanzano. 
«Mamma, senti...» comincio a farfugliare «... lo so che tra un paio di giorni hai l'udienza, ma vorrei che tu ti prendessi una pausa... anche solo di dieci minuti. Sai... per... queste, ecco...» cerco di dirle mostrando la scatola che ho trovato.
Per tutta risposta, mia madre continua a trafficare con il computer per una manciata di secondi, poi abbassa lo schermo e mi sorride.
«Va bene.»
Eh? Tutto qui? Non mi mangi? Wow! Fantastico! Ma allora potevo farlo anche prima!
«Ma guarda!» dice poi, più precisamente dopo aver notato la scatola lilla che tenevo in mano «Hai trovato il Mamoru e la Natsumi di diciannove anni fa! Che ricordi...» aggiunge subito dopo con uno strano sbrilluccichio negli occhi. «... Sai, all'epoca, non mi sarei mai immaginata che io e tuo padre avremmo potuto davvero finire con il fidanzarci o con lo sposarci o addirittura con l'avere dei figli... anche adesso mi sembra così irreale!» 
No, non ci credo! Perché dice così?
«Come, come? E perché? Papà è una persona meravigliosa!» 
Lei mi guarda con la stessa espressione di chi ha appena ascoltato la più grande barzelletta del secolo e, mentre mi prende a spettinare affettuosamente i capelli, scoppia in una fragorosa risata. «Non lo era diciannove anni fa...»

 
***

«Hey, ragazzi! Andiamo a rimorchiare anche questa sera?» 
Era davvero un bel ragazzo quello che propose tale idea. Uno di quei ragazzi che non si facevano dimenticare tanto facilmente, per la precisione. I suoi capelli erano di un bel color nocciola esattamente come gli occhi che erano sì profondi e magnetici ma pure pieni di malizia e la fascia arancione che portava all'altezza della fronte faceva in modo che non passasse di certo inosservato.
«Endou, non ti sei divertito già abbastanza ieri sera? L'ultima con cui sei stato, quando ha scoperto che volevi solo portartela a letto, si è messa a piangere!»
A parlare questa volta, fu un ragazzo sui diciannove anni proprio come l'amico a cui si rivolse. Egli aveva i capelli di un biondo chiarissimo - champagne? - in contrasto con la carnagione molto abbronzata e gli occhi scuri che in quel momento erano intenti a manifestare il loro disappunto, sebbene Gouenji (così si chiamava il ragazzo) fosse fiero delle numerose conquiste che Endou riusciva a fare a sera.
«Non ci penso nemmeno! Mi sento ancora più motivato a rimorchiarle quando le vedo pianger via. E' divertente.» 
«Io ci sto, ma verso le undici e mezza devo andare a prendere Fuyuka.» intervenne un terzo ragazzo. Questo aveva dei grossi occhiali da aviatore che celavano i suoi occhi misteriosi, la pelle era rosea e i capelli erano di un castano abbastanza chiaro, a rasta e legati in una coda semi-alta.
«Kidou, non mi dire che quella tipa ti piace seriamente! C'è stata?» chiese incredulo Endou. La sera prima, infatti, Kidou, lui e Gouenji erano andati in un pub in centro e lì, il ragazzo con i rasta fece conoscenza della ragazza in questione, nonché figlia del proprietario del locale. Dopo una notte trascorsa a chiacchierare e a sorseggiare qualche drink offerto dalla casa, i due scoprirono di essere in sintonia, di avere un certo feeling.
«Qualche problema, amico?»
«Nessuno. Sono solo... colpito. Ecco tutto.» e lo era davvero. Il suo amico era sempre stato troppo timido - anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente - per rimorchiare una qualsiasi ragazza. Forse aveva cominciato a formare il suo carattere una volta per tutte, chi poteva dirlo.
I tre ragazzi, una volta stabilito il da farsi, cominciarono, quindi, a fare il giro dei locali per l'ennesima serata. Dal momento che erano appena le dieci di sera, optarono per un piccolo bar innocente dove non bevvero quasi nulla. Era una sorta di ritrovo per decidere i piani di quella notte, ma per farlo, c'era bisogno della presenza di Kazemaru, migliore amico di Endou fin dall'infanzia, e di Kiyama. 
«A che ora pensano di arrivare quei due?» sospirò Gouenji.
Non passarono neanche cinque minuti che nel locale entrarono tre ragazzi - anche se uno di loro, a prima vista, sembrava una ragazza - dall'aspetto ben curato e si avvicinarono con noncuranza al tavolo dove avevano preso posto Endou e gli altri.
«Scusate» cominciò a dire uno dei tre ragazzi, quello che spiccava di più per via della sua pelle diafana «... ma il mio Mido-chan è voluto venire!» aggiunse mentre si scostò il ciuffo rosso che gli era ricaduto sull'occhio con fare provocante. 
Visto meglio, il ragazzo che porse le scuse, aveva dei bellissimi occhi acquamarina che risaltavano sia l'incarnato molto chiaro, pallido come la luna che dominava il manto notturno, sia con il colore dei capelli. In quel momento, il suo sguardo era impegnato a manifestare un'espressione alquanto indecifrabile per un motivo semplice: il ragazzo accanto a lui, quello con l'incarnato ambrato, attirava troppi sguardi vogliosi. E anche questa volta, come faceva ogni qualvolta che uscivano, posò i suoi occhi su tutti quelli che stavano guardando con una sorta di curiosità, anche innocente, il suo Midorikawa, facendo sì che questi raggelassero e si girassero in seduta stante, cercando di non studiare più quel ragazzo agli occhi loro interessante.
«Non mi fido di te, Hiroto... ecco!» bofonchiò il ragazzo dalla pelle ambrata e dagli occhi color pece, facendo apparire sul suo viso un'espressione corrucciata, imbronciata come quella di un bambino. Aveva, inoltre, i capelli di un insolito color pistacchio tenuti legati in un'alta coda di cavallo e aveva dei lineamenti dolci, femminili, che se non fosse stato per l'abbigliamento che indossava, sarebbe stato sicuramente scambiato per una ragazza. «Fai troppe conquiste e a me non piace!» finì, arrossendo vistosamente.
Rispetto a Hiroto, Midorikawa era leggermente più basso e di carattere molto più chiuso, più normale. Ciò che diversificava i due era che il primo era molto, troppo, malizioso mentre l'altro era più riservato su certe cose, si imbarazzava persino se il suo ragazzo, Hiroto, gli dava un affettuoso bacio sulla guancia in pubblico! Nella coppia, infatti, quello che 'portava i pantaloni' sicuramente era il rosso anche se, con l'aiuto dell'alcool, capitava che i ruoli si invertissero.
«Mamoru!» 
Una voce dal timbro caldo interruppe la 'litigata' dei due fidanzatini e salutò il ragazzo dalla fascia arancione.
«Ichirouta!» lo salutò di rimando allegramente come se non si vedessero da secoli e gli cinse il collo con un braccio, affiancandolo. «Fammi vedere almeno tu l'entusiasmo per il giro di questa sera!» lo implorò il ragazzo.
«Lo sai benissimo che anche a me piace rimorchiare, amico!»
Kazemaru Ichirouta era fin dall'infanzia il migliore amico di Endou. Condividevano molte passioni, tra cui quella del calcio e quella del rimorchiare. E se finiva che riuscivano a portare a letto le ragazze con cui avevano deciso di attaccar bottone, meglio ancora. Sarebbero riusciti ad aggiungere un altro nome nella loro lista delle più gettonate e avrebbero espresso il loro giudizio con un numero che partiva da uno e finiva a dieci. Il ragazzo aveva lunghi capelli turchesi che teneva costantemente raccolti in una coda abbastanza alta e la frangia era così lunga da coprirgli l'occhio destro, dandogli quell'aria seducente che lo aveva sempre contraddistinto. L'incarnato era roseo e risaltava i suoi occhi castani che in quel momento erano socchiusi per via della risata fragorosa che usciva dalle sue labbra o per una battuta o per qualcos'altro, anche di stupido.
Non appena si fecero le undici e mezza, tra una risata e l'altra, Kidou salutò i suoi amici per andare da Fuyuka non prima, però, di aver ricevuto da Kiyama uno sguardo molto eloquente.
«Non ci pensare neanche! Non sono mica come te!» rise, intuendo il pensiero dell'amico, poi salutò tutti definitivamente e lasciò il locale.
«E ora possiamo andare da qualche altra parte?» supplicò Gouenji che si stava spazientendo a stare solo lì seduto a bere un alcolico ogni morto del papa. 
«E dove vorresti andare?» gli domandò Midorikawa, finendo di sorseggiare l'amaro spritz che gli fu fatto. «Hai l'imbarazzo della scelta! Qui ci sono svariati locali dove potersi andare a divertire!»
«Io ho un'idea...» si intromise Hiroto, cingendo il fianco del fidanzato con un braccio. «Potremmo andare in discoteca!» 
«Perché no?» valutò Endou. «Lì ci sono un sacco di ragazze che te la danno subito e molto facilmente... il rimorchio è assicurato!»

 
***
 
«Natsumi!»
Una diciassettenne dai lungi capelli castani, mossi, lasciati cadere in entrambe le spalle, era impegnata a risistemarsi la gonna del vestito rosso che indossava. Ogni volta che si muoveva, aveva notato che la gonna continuava a risalire, producendo varie pieghe che tutto sommato non erano niente male. Il punto dolente, però, era che la gonna le saliva sino a metà coscia procurandole non poco imbarazzo. Le spalline del vestito erano ricamate, esattamente come i centrini che soleva sua nonna fare durante i pomeriggi invernali davanti al caminetto e il tutto metteva in mostra il fisico ben sviluppato e curato della giovane. 
Dal momento che era tarda notte - mezzanotte meno venti?, superato il fatto che era novembre -, sopra al vestito portava un giacchino di pelle, nero, e calzava stivaletti e calze anch'esse nere. Sul volto aveva un'espressione infastidita, sebbene il blush color pesca e il lucidalabbra color lampone la rendessero una di quelle bamboline inanimate dalla bellezza enigmatica. 
«Scusami! Mia mamma e le sue prediche!» si scusò una ragazza dai capelli azzurri che si chinò, non appena raggiunse la ragazza, per riprendere fiato.
«Rika... E' da mezz'ora che aspetto se non di più! E poi, proprio in discoteca dobbiamo andare?» fece stizza ma anche arrabbiata Natsumi, incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio. L'idea non l'allettava molto per via del numero di persone con cui sarebbe dovuta stare quella sera. Non amava i luoghi affollati e neanche le discoteche. Quest'ultime, in particolare perché le sembravano il ritrovo degli animali e si era promessa che in un posto del genere non sarebbe mai andata, però, visto il grande desiderio di Rika nel volerci entrare, accettò di farsi trascinare in quel luogo.
Rika era una ragazza dai capelli corti che le arrivavano alle spalle azzurri e dall'incantevole incarnato leggermente scuro. Sorrideva sempre, anche adesso. 
I suoi occhi erano ben evidenziati dal rimmel e dalla matita e il suo corpo magro veniva valorizzato dall'abito azzurro che aveva appositamente comprato quel giorno per l'occasione. 
«Eddai! Ti divertirai... magari troverai l'amore!» e dette quelle parole, in men che non si dica si ritrovò a varcare le porte della discoteca, portandola in un mondo caotico e tutto colorato. Molto suggestivo. La musica era alta e le faceva sentire a tratti la voce di Rika; inoltre, tutti quei ragazzi che ballavano le mettevano paura. Odiava il chiuso e odiava che il suo spazio personale venisse in qualche modo varcato. 
Cercò di ricavarsi un angolino tranquillo, per modo di dire e lo trovò in un divanetto situato quasi vicino al piano bar della discoteca. Ringraziò il cielo che fosse un posto molto appartato, difficilmente qualcuno l'avrebbe notata.
“Ma come fanno a trovarlo divertente questo porcile!?” si chiese Natsumi irata. Era 
anche spaventata perché, tra la folla, aveva perso la sua amica. Si sentiva persa, come quella volta in cui si era persa a Disney Land all'età di sei anni. Scoppiò in lacrime. Non sapeva a chi chiedere aiuto né dove dovesse andare, ma fortunatamente i suoi la ritrovarono quasi subito. Invece di piangere e di innervosirsi, cercò di mantenere la calma. Prese un profondo respiro e iniziò a guardarsi attorno: non vedeva nient'altro che una moltitudine di ragazzi agitare le braccia, il roteare del bacino in modo provocante delle ragazze e la risposta dei ragazzi che non veniva a tardare, ma anche il scambiarsi baci davvero poco casti che la misero in imbarazzo.
“Mi vergogno a stare qui! Non hanno pudore! Che qualcuno mi aiuti! Rika... non doveva finire così!” 
Non si rese conto che, nel mentre stava immersa nei suoi pensi, aveva incrociato le gambe e aveva assunto la stessa posizione di allieva zelante, attenta durante le lezioni come se fosse a scuola e che tra le mani stringeva la stoffa della gonna per il nervosismo.
«Hey...»
Natsumi alzò lo sguardo per vedere a chi appartenesse quella voce rassicurante e posò i suoi occhi su quelli scuri di un giovane con la fascia arancione. Per un attimo volle ringraziarlo per averle rivolto la parola, ma non lo fece. Il suo orgoglio glielo impediva.
«Lo sai che con gli estranei non si dovrebbe dare confidenza?» disse acida. Ringraziò il buio di quella sala e la posizione strategica del divanetto altrimenti il ragazzo avrebbe scoperto che le parole uscite dalle sue labbra non erano quelle che voleva dirgli.
«Ma con le belle ragazze si può sempre attaccare bottone, no?» le rispose con noncuranza il ragazzo, sedendole affianco e porgendole una tazza fumante di the. «Tranquilla. E' the alla vaniglia. Non ti servono solo alcolici qui dentro!» rise divertito nel vederla studiare il liquido che fumava all'interno della tazza. «Come ti chiami?»
La ragazza non gli rispose subito. Preferì, invece, sorseggiare con diffidenza la bevanda che le aveva offerto il ragazzo. Dirgli il suo nome? Scherzava? Come poteva fidarsi di un completo sconosciuto? Quello stesso sconosciuto che, però, l'aveva salvata dalla solitudine. In fondo, era solo il nome che le stava chiedendo... che male c'era a dirglielo?
«Natsumi...» arrossì infine.
«Hai davvero un bel nome, Natsumi.» le sorrise sincero, pronunciando il suo nome come volesse imprimerlo nella mente. «Natsumi...» 
.
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Note dell'autrice
E' un'incompiuta mondo! 
Ci tenevo a finirla così, perché mi è balenato intesta un progettino che vorrei fare a seguito di questa os lunga sei pagine!
Anyway...
Ciao a tutti quelli che sono riusciti a leggere ciò. Mi è piaciuto far sì che Endou e Natsumi si fossero incontrati così. Non so... mi ispirava. Chi mi capisce è bravo!

Mint, spero che il regalo di Natale-compleanno ti sia piaciuto! Ci ho messo anima e corpo e ore di sonno per farla!
Ringrazio tutti quelli che la leggeranno e la commenteranno. Inoltre, ringrazio anche Fay che mi ha dato la possibilità di partecipare al concorso indetto da lei! *^*
Ne sono stata tanto felice,
Ora mi accomiato, a presto! E... buon anno! *^*

#Hakuna Matata
Baci, Bebe <3
  
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