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Autore: VeronicaFranco    31/12/2015    14 recensioni
Per chi legge "Rivoluzione", il mio modo di augurarvi Buon 2016!
E' la scena di un momento speciale tra un futuro padre e una futura madre, per celebrare tutto ciò che in silenzio, sotto la terra dell'anima, aspetta di sbocciare.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Rivoluzioni'
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Maggio era alle porte, il mondo intorno rifioriva.

Era una delle nostre domeniche all’alba, il momento più dolce dell’intera settimana. André non doveva correre al lavoro dai suoi piccoli allievi, tutto poteva scorrere più lentamente; e l’amore non aveva da essere rubato all’urgenza, potevamo cullarlo e viverlo nel tempo diluito del mattino.

Un gallo vicino chiamò il sole. Doveva essere Coque, così battezzato dai tre giovani Van Damme.

 

André dormiva alle mie spalle. Aveva abbandonato, come sempre, una mano sul mio grembo; diceva di dormire meglio così, tenendomi abbracciata da dietro. Anche io amavo quel nostro modo di restare abbracciati. Era come avere uno scudo potente alle spalle: mi sentivo perfettamente al sicuro, con il mio segreto ben protetto nel mio corpo (enorme, ormai, a mio sentire) e nel nostro abbraccio.  

Posai una mano su quella di André, sul grembo, e abbandonai l’altra sul cuscino, accanto al mio viso. Il respiro caldo di mio marito mi lambiva una spalla; russava pure, in modo buffo e accennato. Mi sarebbe piaciuto voltarmi e osservarlo, ma non volevo svegliarlo: sapevo quanto fosse stanco dalla settimana. Guardai il fuoco, piuttosto, e me ne feci incantare per un poco. Non pensai a niente, solo alla vivace danza delle fiamme.

D’un tratto, André si mosse piano, stringendosi di più a me. Percepii la dolcezza della sua mano calda muoversi sul mio fianco, insidiare la stoffa della camicia da notte, giungere direttamente sulla mia pelle; audace, si impossessò di uno dei miei seni, avendo cura di palpeggiarlo lentamente, gentilmente, fino ad aguzzarne la punta incastrandola tra due dita. Poi scese ancora sul mio grembo, allargò il palmo e lo fece scorrere sulla sua forma rotonda. Alimentò in silenzio la gioia di quelle carezze, e mi accorsi che non c’era sensualità nel suo toccare. Non era ancora un invito d’amore, solo un muto cercarmi, un ritrovarmi all’alba della notte. Si stava svegliando…

Chiusi gli occhi in un sorriso deliziato. Gli restituii la carezza accompagnando i suoi movimenti, la mano sul dorso della sua. Per alcuni istanti ci donammo la nostra pelle, solo quella, il suo petto contro la mia schiena, le sue gambe a imprigionare le mie, i nostri misteri a sfiorarsi.

 

Poi accadde, come uno squarcio di sole in un mosaico di cumuli bianchi.

Il bambino si mosse, tutto in un colpo. Me lo figurai, minuscolo, a sferrare un calcio con tutte le sue forze piccine. Ne risi intimamente. E non si limitò a quello: nuotò ancora, il mio piccolo pesce, in un nuovo guizzo di vivacità.

– André… – sussurrai, pensando che, come le altre volte, non gli fosse possibile percepirlo, invece

– Lo sento. – mi interruppe. La sua voce tremò. – Lo sento…

Mi attirò a sé, mi accompagnò con le carezze fino a farmi sdraiare supina. Il suo sguardo vibrava di commozione, brillò verso di me, mi inondò di tenerezza. André mi spogliò cauto delle lenzuola, mi sollevò la camicia da notte fino ai seni. Appoggiò il viso sul mio grembo, mi abbracciò i fianchi lentamente, avvolgendomi di calore. Si pose in attesa, immobile, guardandomi il viso con stupore complice. Aspettava un altro movimento… e questo arrivò, un’altra volta, più forte di prima. André sussultò, mi fissò e rimase nei miei occhi, annientato.

Accarezzai i capelli di mio marito e la sua guancia ispida di notte, dolcemente. Sapevo quanto fosse strano e terribile, riconoscere la Vita radicata in me. Gli lasciai il tempo necessario, né lo affrettai.

– Tuo figlio ti ha salutato, Signor Padre… – ridacchiai alla fine, quando mi sembrò che il piccolo tornasse quieto. – Non gli dici nulla?

Il cuore di André batteva forte.

– Non so… – sussurrò, l’emozione gli divorava parole e respiro – … non so…  cosa dire.

Mi parve addolorato, ma io non mi allarmai: sapevo che la somma gioia somiglia alla somma infelicità, così come la notte si lega al giorno attraverso la stessa alba, o una moneta cela una faccia dietro l’altra, o la luce si accompagna all’ombra. Non c’era pace, per le anime nostre baciate dal fuoco della felicità. E noi non volevamo pace. Volevamo ridere e soffrire la gioia e ansimare d’amore, e farci lievissimi come piume e stelle, o possenti come gli alberi che trattengono il fiume nel suo letto. Intensi come il fuoco affamato di legna, umidi di vita come i semi di un temporale,
vivi!, creature e creatori, cielo e natura! Tutto questo era sufficiente per gridare, danzare ed esistere allo stremo delle forze. Per onorare la benedizione di Essere. E piangerne amorosi…

Lui era così dentro di me, ormai, che versai io le lacrime che gli rimasero incastrate tra le ciglia. Fu quando sollevò il viso e osservò il mio grembo con sguardo amante, e teneramente vi posò le labbra, chiuse gli occhi e disse, con voce di nebbia:

 

– Che Dio ti benedica, amore.

 

 

 

 

 

 

 

______________

Angolo dell’autrice.

- Non ho grandissima simpatia per i passaggi d’anno, lo confesso, mi trovo spesso a fare gli auguri di Buon Anno in modo meccanico, senza approfondire. Amo pensare che ogni anno abbia il suo valore, che nessuno, nemmeno i peggiori, siano da rinnegare. Trovo preziose le esperienze belle come quelle brutte, e non voglio mai dimenticare niente di quanto mi succede. Ecco perché ho pensato di cogliere questo pezzettino del futuro ormai prossimo di Oscar e André, come li vedo io in Rivoluzione. Non una nascita, ma un segno di vita. Il mio augurio è avere sempre la coscienza del seme che cresce sottoterra, della vita pronta a esplodere; per poter accompagnare il sorgere di ogni nuova esperienza, che avverrà in una data non definibile a priori. Siamo noi a dare valore a ciò che viviamo, non viceversa: è una cosa in cui credo fermamente.

Questa storia è dedicata a chi, da più di un anno e mezzo, mi ha donato pillole d’affetto costanti, anche senza conoscermi, fidandosi di quello che con la fantasia ho condiviso: chi mi scrive a ogni capitolo, chi lo fa ogni tanto, chi in silenzio mi dedica un pensiero contento o un pensiero di disaccordo.

Un abbraccio grande, una Vita ricchissima a tutti voi!

   
 
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