Film > The Phantom of the Opera
Ricorda la storia  |      
Autore: Crateide    01/01/2016    5 recensioni
Quello che la piccola Christine sta per vivere è il suo primo Natale senza il padre.
Mentre tutti, all'Opéra, sono pervasi dalla gioia e dall'eccitazione per la festa imminente, la bambina sembra inconsolabile. Il suo più grande desiderio è di poter udire nuovamente la musica del defunto genitore, anche solo per pochi minuti... San Nicola esaudirà la sua accorata preghiera?
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christine Daaé, Erik/The Phantom, Madame Giry, Meg Giry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Keep my dream now

I keep yours forever

Save my hope now

I save yours forever

Hold me, help me

Will you be my dreamkeeper?

- Dreamkeeper, Xandria -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Christine si rigirava fra le mani la sfera di vetro azzurro, assorta nei propri pensieri.

Mancavano pochi giorni a Natale e tutti, all’Opéra, erano pervasi da un’inspiegabile eccitazione. Un’allegrezza generale permeava l’aria e sembrava contagiare chiunque mettesse piede all’interno del teatro: dai macchinisti alle maschere, dagli artisti ai direttori, tutti erano gentili e in vena di fare festa.

Eppure, nonostante le luci e i sorrisi che la circondavano, la bambina sentiva un peso sul cuore, una tristezza che aveva finito per ingrigire quella festa da lei tanto amata.

In fondo, però, era comprensibile: era il primo Natale che trascorreva senza il suo amato papà.

I ricordi che serbava gelosamente dentro di sé e che in un primo momento l’avevano consolata, adesso le avvelenavano la mente. Nell’ultimo periodo la consapevolezza di non avere più accanto il padre si era amplificata in echi infiniti, finendo per gettarla nello sconforto. Si sentiva sola, triste e smarrita, e quella dolorosa assenza era diventata quasi impossibile da sopportare...
- Insomma, Christine! Ti sei forse addormentata?

La voce di Meg la riportò bruscamente alla realtà.

Sollevò il capo e subito incrociò la testolina bionda della sua più cara amica. Con i pugni sui fianchi e le gambe leggermente divaricate, la osservava scimmiottando l’atteggiamento austero della propria madre.

Christine non si trattenne e nonostante i sentimenti che le albergavano nel cuore, si concesse una risata.

“Meno male che c’è lei, qui con me!”.
- Sono sveglia, Meg – rispose.

L’amica le trotterellò incontro, abbracciandola con affetto e calore.
- Sei triste, cos’hai?

La bambina trattenne a stento un singhiozzo.
- Pensavo al mio papà – la sua voce s’incrinò – questo è il primo Natale senza di lui e io... io...

Meg la strinse ancora più forte, tanto da farle quasi male. Non c’era bisogno che le dicesse niente, le parole avrebbero solo rovinato il loro raccoglimento sotto il piccolo abete che stavano addobbando. Christine chiuse gli occhi e il calore di quell’abbraccio scacciò il gelo dal suo cuore.
- So io come farti tornare il sorriso!

L’amica si staccò da lei e le prese una mano.
- Come?
- Semplice! Perché non chiedi a San Nicola di farti parlare con tuo padre?

Christine inspirò rumorosamente, ingoiando l’ennesimo singhiozzo. Gli occhi scuri presero a brillare come pietre preziose.
- Oh Meg... come può esaudirmi? – chiese e supplicò se stessa di non illudersi.
- Semplice! La notte della Vigilia porta i doni che i bambini gli hanno chiesto – rispose Meg, risoluta – maman mi ha raccontato che San Nicola, in vita, regalava i propri averi ai poveri e accudiva chi era malato... e continua a farlo anche adesso! Non lo sapevi, Christine?

La bambina scosse lentamente il capo, vergognandosi della propria ignoranza. Aveva sempre viaggiato con il padre e non aveva mai avuto l’opportunità di conoscere gli abitanti e le credenze dei luoghi che visitava.
- A te ha portato qualcosa? – chiese infine.

Meg annuì con così tanta veemenza, che i capelli biondi le ricaddero davanti al viso paffuto.
- Hai presente Emilie? – Christine annuì, intuendo subito che l’amica si stava riferendo alla sua bambola preferita – me l’ha regalata San Nicola due anni fa! L’ho trovata sotto l’albero la mattina del 25, ma ti garantisco che quando sono andata a dormire non c’era!
- E tu credi che se glielo chiedessi, San Nicola potrebbe farmi parlare di nuovo con papà?

Meg vacillò, ma alla fine si convinse ad annuire.
- Sì. Non vedo perché dovrebbe negartelo.

Christine si asciugò una lacrima e tornò ad osservare la sfera di vetro che ancora stringeva nella mano. Rimase immobile, pensando a quanto sarebbe stata felice nell’udire nuovamente la musica del padre: era il regalo che il suo cuore desiderava più di ogni altra cosa.

 

 

Christine attese la sera.

Lottò contro il sonno e quando fu certa che tutti dormissero, sgattaiolò fuori dalla stanza che divideva con Meg e altre bambine. Ma appena mise il naso nel corridoio e gettò uno sguardo a destra e a sinistra, il coraggio le venne meno: di giorno il Teatro era luminoso e pieno di vita, ma di notte ogni particolare assumeva sembianze grottesche e spaventose!

Christine si fece di nuovo forza e, candela alla mano, avanzò tastando il muro. Orientarsi non era semplice e dopo aver sbagliato corridoio due-tre volte, riconobbe infine quello giusto e lo percorse con ansia crescente. Intorno a lei non si udiva alcun rumore, fatta eccezione per qualche scricchiolio lontano e la cacofonia di una finestra che sbatteva chissà dove.

Christine sentì all’improvviso uno strano fruscio dietro di sé, che la paralizzò lì al suo posto. La fiamma che ardeva in cima alla candela fremette, scossa dal un improvviso spiffero di vento.

Si volse lentamente in ogni direzione, con il terrore riflesso negli occhi languidi. E se qualcuno l’avesse vista vagare per il teatro? Magari qualche macchinista o chiudiporta...

Deglutì cercando di vincere la paura che le stringeva le viscere. Si fece di nuovo coraggio e proseguì, sentendosi incalzata da una presenza invisibile e sconosciuta. Schermò con la mano il lume e raggiunse di corsa l’entrata della piccola cappella, chiudendo la porta di legno dietro di sé. Scese la scalinata a chiocciola rasentando il muro, con la candela tesa in avanti per farsi luce. Ad un tratto, la fiamma illuminò una piccola saletta circolare, completamente spoglia, fatta eccezione per un altarino e qualche candela bianca mezze consunte. Christine si guardò intorno e i suoi occhi scivolarono sui mattoni bianchi delle pareti, per poi seguire i disegni non ben distinti sulla vetrata e, infine, raggiungere il dipinto di un angelo che troneggiava sull’altare. Era la seconda volta che vi entrava, Madame Giry gliel’aveva mostrata in una sola occasione, dicendole che se desiderava pregare per suo padre poteva andarci quando voleva. Ma Christine era stata così presa dalle prove e dagli studi di danza, che aveva finito per dimenticare la cappella e accontentarsi di pregare alla sera nel suo letto.

Avanzò fino al dipinto, senza staccargli gli occhi di dosso. Era molto bello e l’espressione che l’artista aveva tinteggiato sul volto dell’angelo era accogliente e davvero amorevole. La bambina accese altre tre candele per avere più luce e, infine, s’inginocchiò sulla nuda pietra. Ignorò la sgradevole sensazione che il contatto con il marmo freddo le aveva procurato e congiunse le mani in preghiera, stringendo con forza gli occhi. Se desiderava che la sua voce arrivasse a San Nicola, doveva pregare con tutta l’anima!
- San Nicola, ho già tutto ciò che potessi desiderare – sussurrò, muovendo appena le labbra – il Signore è già stato tanto buono con me, donandomi Madame Giry e Meg. Tuttavia... oso chiederti un piccolo regalo per questo Natale. Forse pretendo troppo, ma spero che tu decida di esaudirmi – Christine tirò su con il naso, cercando la voce che sembrava averla abbandonata – ti prego, San Nicola, permettimi di ascoltare nuovamente la musica di mio padre! Sono certa che adesso lui stia suonando per gli angeli e per tutti voi beati del Paradiso...

E qui s’interruppe, incapace di proseguire. Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre nel suo animo ardeva più che mai il desiderio di parlare con il padre e dirgli per un’ultima volta quanto gli volesse bene!

Quasi senza accorgersene, intonò una vecchia ninnananna, che fino ad allora aveva osato canticchiare solo fra se e se prima di addormentarsi.

Il suo canto sommesso acquistò vigore poco a poco, riempì ogni angolo della cappella, s’innalzò verso il soffitto bianco e liscio. Solo a tratti venne spezzato da qualche singhiozzo, che lo rese ancora più struggente e accorato.

Christine cantò per un tempo che le parve infinito, ad occhi chiusi. Ignorò il freddo e la stanchezza, così come il sonno che gravava sui suoi occhi di bambina e il dolore alle ginocchia. Cantò con l’anima e con il cuore, sperando con tutta se stessa che il padre potesse udirla e che San Nicola le desse ascolto.

Ma la voce l’abbandonò d’improvviso, fuggì come un sogno alle prime luci dell’alba. Christine ciondolò avanti e indietro, con il volto molle di lacrime, esausta. Si rannicchiò sull’altare, continuando a fissare il dipinto dell’angelo su di sé e, per un istante, le parve che gli occhi ricambiassero il suo sguardo...

 


- Christine? Christine, sveglia!

Riprendere conoscenza non fu semplice. Quella voce familiare le giungeva lontano, simile ad un’eco indistinta.
- Oh, insomma! Christine!!

La bambina sussultò fra le lenzuola bianche, agitandosi come se stesse per annegare. Sollevò a fatica le palpebre, che ricaddero in basso più e più volte.
- Meg? – chiamò con voce roca e ancora impastata.

Si sentiva smarrita e confusa. Aveva la sensazione che ci fosse qualcosa da ricordare – forse un sogno? – ma le immagini che le vorticavano nella mente erano ancora troppo indistinte.
- Alla buon’ora! – la rimbeccò l’amica – siamo in ritardo! Non sei mai stata così dormigliona, non hai riposato stanotte?

A quelle parole, Christine si tallonò sui gomiti e per poco non diede una testata a Meg.
- Ehi, fai attenzione!
- Perdonami! – si scusò, osservando stranita la piccola Giry.

I ricordi si erano fatti nitidi tutto d’un tratto e l’avevano colpita con la forza di un pugno.

“Devo essermi addormentata nella cappella, ma... come ho fatto a ritornare qui?”.
- Meg, oggi la nostra Christine se ne rimarrà a riposare – sentenziò inaspettatamente una voce adulta.

Entrambe le bambine volsero il capo all’uscio, là dove era comparsa la figura alta e austera di Madame Giry. Il volto era più teso del solito e l’abito nero ne accentuava l’espressione preoccupata. Quando Christine ne incrociò gli occhi chiari e taglienti, tutte le sue domande trovarono risposta.

Abbassò il capo, piena di vergogna, mentre la donna si avvicinava al letto stringendo convulsamente il bastone fra le mani.
- Perché, maman? – chiese Meg con ingenuità.
- È chiaro che Christine non sta bene – rispose la donna – non vedi quant’è pallida? È meglio che resti a letto, almeno per questa mattina. Adesso va dalle tue compagne, Meg, ti raggiungerò presto.

Christine avvertì il letto traballare, mentre l’amica si sollevava per andare via. Rimaste sole, Madame Giry prese il posto della figlia e le si sedette accanto, in silenzio. Stava aspettando delle spiegazioni, ma la bambina non era certa di potergliele fornire. Non sapeva nemmeno lei cosa l’avesse spinta ad andarsene in giro per l’Opera da sola e di notte, per giunta!

Christine sospirò, tenendo gli occhi fissi sul lenzuolo.
- Meg mi ha parlato di San Nicola e io sono andata a pregarlo – disse infine.
- Di notte, bambina mia? Era davvero così urgente? – le chiese Madame Giry.

Il tono della voce era stato talmente pacato, che la bambina trovò il coraggio di risollevare il capo. Non c’era traccia di rimprovero nell’espressione della madre adottiva, piuttosto era un velato timore quello che le adombrava lo sguardo.
- Mi dispiace, maman – rispose.
- Ascoltami attentamente, Christine. Non devi andartene in giro per il teatro, non si sa mai chi potresti incontrare...
- Non lo farò più.

Nonostante la promessa, Madame Giry non sembrava affatto rassicurata. La fronte alta era imperlata di sudore e gli occhi mobili si spostavano di qua e di là, senza posa.
- Se vuoi andare a pregare, chiedi a me di accompagnarti. Sarò ben felice di farlo, va bene?
- Sì.

La donna si sporse in avanti per carezzarle una guancia, ma quando le sfiorò la pelle, la sua mano indugiò più del dovuto.
- Bambina mia, scotti – le disse, un po’ allarmata – temo che tu abbia preso troppo freddo.

Christine sentì il cuore sussultare. Mancavano solo tre giorni a Natale e lei desiderava pregare ancora San Nicola, affinché esaudisse la sua richiesta!
- Sto bene, maman, non preoccuparti – rispose.
- Forse. Ma è meglio che resti a letto almeno per oggi, d’accordo? Non alzarti per nessuno motivo.

Christine annuì e si riadagiò sul cuscino, osservando le mani di Madame Giry aggiustarle le coperte.

Quella stessa sera, però, venne meno alla promessa fatta e si recò nuovamente nella cappella. Cantò ancora, pregò con più intensità e finalmente pianse tutte quelle lacrime che si era imposta di trattenere, di non mostrare a nessuno.

E, ancora, dando un ultimo sguardo al ritratto dell’angelo, ebbe l’impressione che gli occhi la osservassero.

 

Quando risollevò le palpebre il mattino successivo, si trovò di fronte il viso rugoso del medico.

Provò a parlare, ma una fitta alla gola le strappò un lamento. La testa le doleva e pulsava e aveva la sensazione che le guance le andassero a fuoco. Si sentiva davvero male!
- Bambina, ti sei presa una brutta influenza! – le disse il dottore, allontanando lo stetoscopio dal suo torace – nei prossimi giorni non devi assolutamente alzarti.

“Ma io non posso!”.

Christine spostò lo sguardo ai piedi del letto, dove vide Madame Giry. Anche in questo caso, l’espressione del viso lasciava trasparire un misto di preoccupazione e angoscia.
- La veglierò io, dottore – disse la donna.
- Bene, madame! Allora vi istruirò sulle medicine che dovrà prendere...

La bambina richiuse gli occhi e si lasciò andare al buio dell’incoscienza.

Passò tutto il giorno nel dormiveglia, stordita dalla febbre e scossa dai brividi. Ogni tanto le balenava davanti il volto di Meg e di qualche altra compagna, che le chiedevano come stesse o se avesse bisogno di qualcosa.

Madame Giry, invece, era una presenza costante: anche se non la vedeva, sapeva che era seduta proprio di fronte al suo letto, accanto all’albero addobbato. Ogni tanto la sentiva sussurrare qualcosa, come se stesse parlando con qualcuno, ma ogni volta che riuscita a spostare gli occhi appannati su di lei, la vedeva sola e immobile.

 

Christine si svegliò che era improvvisamente la Vigilia.

Si sentiva finalmente meglio e riuscì anche a mettersi seduta sul letto. La fronte scottava ancora, ma almeno il dolore alla gola si era alleviato.

Percepiva nell’aria l’eccitazione delle sue compagne, ma non riusciva a lasciarsene trascinare. Il cuore le batteva all’impazzata, riempiendole l’anima d’angoscia e rassegnazione. San Nicola avrebbe accolto la sua preghiera? Le avrebbe concesso di udire nuovamente il violino del padre?
- Christine?

La bambina si volse. Accanto a lei, Madame Giry le stava rivolgendo un sorriso pieno d’affetto.
- Sì?
- Come sai, questa sera io e le tue compagne parteciperemo alla Messa di Mezzanotte – le disse – pensi che starai bene da sola o vuoi che chieda a Meg e a qualcun altro di restare con te?
- Starò bene, non preoccuparti – rispose Christine – mi dispiace di non poter venire.

Madame Giry le scoccò un’occhiata piena di sottintesi.
- Non te ne andrai scorrazzando, vero? Sei ancora malata...
- No. Questa notte starò a letto... sperando che San Nicola esaudisca la mia preghiera – dopo un attimo di pausa, aggiunse – secondo te lo farà, maman?

Lo sguardo della donna si adombrò, nonostante il sorriso che le tirava le labbra sottili.
- Ne sono certa – rispose e la sua voce vibrò.

 

Non aveva idea di che ore fossero, a stento percepiva il proprio corpo. Non si era nemmeno resa conto di aver riaperto gli occhi.

Probabilmente, la febbre era aumentata di nuovo.

La fiamma della candela sul comodino gettava la sua fioca luce tutt’intorno, arrivando ad illuminare solo il letto accanto a lei. il suo respiro un po’ affannoso era l’unico suono che riempiva il silenzio della stanza.

Christine chiuse gli occhi e scivolò nel dormiveglia. Forse si addormentò per alcuni minuti, sognando figure indistinte che a tratti le mettevano paura.

Un fruscio inaspettato s’insinuò nel silenzio e la ridestò, costringendola a risollevare le palpebre.

Fu un attimo. Vide la fiamma della candela tremare, mentre un’ombra si proiettava fuggevolmente sul pavimento. Strabuzzò gli occhi e sollevò il capo, annaspando in cerca d’aria. Che fosse...?

Il lume posto accanto all’abete stava illuminando la sconosciuta figura di un uomo. Era vestito di rosso dalla testa ai piedi e un pesante mantello gli ricadeva sulle spalle ampie. Christine cercò di mettere l’immagine a fuoco, ma del viso riuscì solo a scorgere qualcosa di bianco e indefinito che rifletteva la luce del fuoco. In quel momento, le tornarono alla mente le parole di Meg: “So di certo che San Nicola veste tutto di rosso e che ha una folta barba bianca che gli copre il viso!”.

Christine cercò di sollevarsi, ma il tempo di un battito di ciglia e l’uomo svanì nel nulla.
- No...!

Ricadde fra le lenzuola, maledicendosi per aver dato retta alla curiosità. Probabilmente il Santo era giunto per portarle il suo dono, ma lei aveva rovinato tutto!

Singhiozzò forte, con il corpo completamente abbandonato sul letto. Le lacrime bruciavano come fuoco, le s’insinuavano fra i capelli, fra le labbra dischiuse e le riempivano le fauci con il loro sapore salmastro.

Ad un tratto, un suono a lei molto famigliare la costrinse al silenzio.

Christine trattenne il respiro e strabuzzò gli occhi, tendendo l’orecchio. L’aveva forse immaginato?

Trascorsero alcuni istanti, prima che la melodia si facesse udire più distinta, riempiendole il cuore di gioia e sgomento. Il canto del violino divenne mano a mano più forte, invase l’aria, riempì gli angoli, stuzzicò le corde dei suoi ricordi.

Non poteva crederci: quello era il violino di suo padre! Non lo aveva mai udito suonare così, sembrava che la melodia giungesse direttamente dal Paradiso!

Christine rilassò i muscoli, riprendendo a piangere in silenzio. Un sorriso pieno di gioia e nostalgia comparve sul suo visino pallido e sudato, donandole una serenità che in quei giorni le era mancata.

Una voce dolce e pacata, sovrumana, accompagnò le note dello strumento. Sembrava provenire da ogni direzione ed era quasi impossibile stabilire se appartenesse a un uomo o a una donna.

Nonostante il sonno si stesse impossessando di lei, Christine riuscì a riconoscere in quel canto angelico la ninnananna che le aveva insegnato il padre. Non poteva che essere un miracolo!
- Grazie San Nicola – sussurrò con un filo di voce – e grazie anche a te, papà, per aver mantenuto la promessa... e avermi mandato l’Angelo della Musica!

Prima di perdere la percezione della realtà, mentre il canto ancora riecheggiava in ogni dove, Christine si sentì sfiorare la fronte.
L’Angelo della Musica veglierà sempre su di te, Christine!”.

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice:

Ciao a tutti!

Avrei voluto pubblicare la one-shot prima del 25, ma per diversi motivi non mi è stato possibile. Ma come si dice? Meglio tardi che mai... forse.

Che dire? Mi sono sempre chiesta in quale occasione e circostanza il Fantasma si sia palesato e l’atmosfera natalizia mi ha ispirato. In fondo, nel film/musical non viene specificato come, quando e perché Erik abbia deciso di diventare proprio il maestro di Christine...!

Lo so, sono stata oltremodo dissacrante nel trasformare la Morte Rossa in Babbo Natale – probabilmente Erik starà venendo direttamente da Parigi per impiccarmi – ma non ho resistito alla tentazione.

Volevo fare qualche appunto: ho fatto delle ricerche su internet e ho scoperto che nel XIX secolo la leggenda di Babbo Natale era già famosa. L’identificazione con San Nicola non era “universale” ed era diffusa quasi esclusivamente in Italia, ma nella one-shot ho immaginato che lo fosse anche in Francia. Si tratta di quisquiglie, ma volevo precisarle!

Il fluff non è esattamente il mio genere, ma... “a Natale puoi fare quello non puoi fare mai” e se lo dice la pubblicità del Pandoro, possiamo fidarci (?).

 

Buon anno a tutti!

Elly

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Phantom of the Opera / Vai alla pagina dell'autore: Crateide