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Autore: HoPauraDiSbagliare    01/01/2016    2 recensioni
Dal testo:
-T-Teresa, T-eresa- mi chiamò Patrick ansimando –L-lo sento, è… vicino…-
Ovviamente JISBON
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morte e vita



-T-Teresa, T-eresa- mi chiamò Patrick ansimando –L-lo sento, è… vicino…-
Mi svegliai, allarmata dal suo respiro irregolare e subito mi inginocchiai al suo fianco, carezzandogli i ricci biondi.
-Passerà in fretta, tranquillo.- dissi cercando di sembrare calma.
-N-no è diverso s-stavolta, l-lo sento.-
- Amore, vedrai che è solo un altro attacco, respira profondamente.-
Ebbene sì, Patrick Jane soffriva di fibrosi polmonare idiopatica*. Gli era stata diagnosticata 5 anni prima, all’età di 43 anni.
I dottori lo avevano trovato un caso insolito, data la “giovane” età del paziente**, e ci avevano avvertito che sarebbe stata particolarmente aggressiva.
-N-no, lo sap…evamo d-all’i-inizo. M-mi dispia…ace l-lasciarti o-ora.-
-No, Patrick, non abbandonarmi- lo supplicai con la voce rotta dal pianto.
Le lacrime inondarono il mio viso e riuscii a vedere il mio dolore riflesso nei suoi occhi. Stava male al pensiero di dovermi lasciare sola, ed io non volevo che se ne andasse.
-T-ti amo, T-tess, d-dì a J-Jamie e E-Ellie c-che il l-loro p-papà li ama, e che li pro…teggerà s-sempre.- la sua voce era ormai un sussurro, portatore di tristezza e dolore, ma nel quale si poteva udire un immenso amore.
-Lo farò…Ti amo anche io.- risposi guardando, per quella che sarebbe stata l’ultima volta, i suoi occhi azzurri e accarezzandogli una guancia.
Con le sue ultime forze poggiò la mano sulla mia e la strinse debolmente.
Il suo corpo si contrasse violentemente alcune volte, dopodiché chiuse gli occhi per sempre, emettendo un sospiro quasi sollevato.
Sentii l’aria mancarmi e appoggiai la testa sul suo petto, singhiozzando.
Tutto ciò che mi circondava parve sparire e mi abbandonai.
Buio.

Aprii gli occhi di scatto e respirai affannata, con un solo pensiero in testa: Patrick era morto.
Sentii un respiro cadenzato e per poco non mi prese un colpo quando, girandomi, lo trovai lì che dormiva tranquillo come un bambino.
Strinsi il suo petto nudo facendolo svegliare con un sussulto.
-Teresa- mi chiamò con la voce impastata dal sonno. –Cosa succede?-
Mi sfuggì un singhiozzo quando udii la sua voce, che credevo di non poter più sentire.
Alcune lacrime bagnarono il suo petto glabro, così lui mi prese il viso tra le mani, asciugando quelle che ancora non lo avevano toccato.
-Hey- mi chiamò dolcemente –tesoro, perché piangi?-
-Nulla Pat, s-solo uno stu-pido incubo.- gli risposi cercando di calmarmi e stringendogli forte la mano sinistra, dove la fede risplendeva alla luce della Luna. -Raccontamelo.- mi esortò con voce calma.
E così feci, non senza difficoltà nel parlare.
-E’ stato terribile Patrick, pensavo di averti perso per sempre.-
-Non succederà mai amore, era solo uno stupido incubo.-
Mi baciò teneramente e, attraverso quel dolce contatto, mi trasmise tutto l’amore e la sicurezza di cui avevo bisogno.
Ci stendemmo nuovamente tenendoci stretti, e restammo in quella posizione per circa un quarto d’ora.
Ogni tanto Patrick lasciava dolci baci sul mio collo, per ricordarmi che lui era lì e farmi sapere che non aveva intenzione di andarsene.
Continuando a pensare all’incubo mi venne in mente che circa una settimana prima non mi era venuto il ciclo e quindi avrei dovuto parlargliene.
Decisi, quindi, di sfruttare il momento di profonda intimità venutasi a creare tra di noi per capire cosa ne pensava in merito.
Così lo chiamai.
-Patrick?-
-Mhh?- rispose contro il mio collo.
Mi girai tra le sue braccia, per vedere la sua reazione.
-Cosa ne penseresti d-dell’avere dei… insomma, di allargare la nostra famiglia?-
Lo sentii irrigidirsi, ma fu solo per un secondo.
-Tu… tu vorresti avere dei figli?-
-Beh… sì, solo se tu vuoi, ovviamente.- abbassai lo sguardo, in imbarazzo.
Lui mi alzò nuovamente il viso e poi parlò: -Sai, so che sono passati tanti anni, ma non posso fare a meno di pensare a Charlie, la mia piccolina. Non sono sicuro del fatto che potrò essere un buon padre, probabilmente non la avrò mai questa sicurezza. Io non voglio fare gli stessi errori che ho commesso precedentemente, ma sono anche consapevole che non posso privarmi di questa gioia solo per delle paure.
Ti amo Teresa, quindi sì, voglio avere dei figli con te e ti giuro che proverò con tutto me stesso ad essere un bravo padre, combatterò le mie paure, ma potrò riuscirci solo se mi starai accanto.-
Mi fissò intensamente, chiedendomi con gli occhi se lo avrei fatto, se lo avrei appoggiato e aiutato ancora.
-Sempre-
Mi baciò lieve, sorridendo sulle mie labbra e provò ad approfondire il bacio, ma lo fermai.
Al suo sguardo stranito mi decisi a parlare.
-A questo proposito…there is something I need to tell you.- incominciai –E’ possible che, vedi, che io sia…-
Vidi l’incertezza sparire dai suoi occhi, lasciando spazio alla gioia.
-Quando avevi intenzione di dirmelo, Tess? E’-è una notizia stupenda.-
-Volevo parlartene tra un paio di giorni, quando ne fossi stata maggiormente sicura.-
-Me lo sento. Siamo per diventare tre.- mi rispose per poi baciarmi.
Scese lentamente e mi sollevò fino al seno la casacca Lisbon 99, chinandosi col viso sul mio ventre.
Incominciò a tracciare una circolo di lievi baci dallo stomaco fino all’ombelico, per poi lasciare un bacio più deciso proprio nel mezzo del cerchio.
Lo lasciai fare, contenta delle sue attenzioni, della gioia e della dolcezza che leggevo in quei gesti.
Incominciai ad accarezzargli i capelli, mentre lui salutò allegramente suo figlio.
Era strano pensare che un bambino stesse crescendo in me, ma ne ero immensamente felice.
Dopo diversi minuti mi abbassò la maglia e si stese nuovamente al mio fianco.
-Abbiamo tantissime cose a cui pensare, Tess. La culla, la stanzetta, il nome…- disse leggermente agitato.
Risi leggermente al suo nervosismo, mentre sentivo il cuore riscaldato dall’entusiasmo che leggevo nei suoi occhi, simile a quello di un bambino la mattina di Natale.
-Perché ridi?- chiese, facendo il finto offeso.
-Sei buffo.-
-Ah, si? Io sarei buffo?-
Al mio cenno di assenso lui fece un ghigno.
-Me la pagherai per questo.- disse soddisfatto.
Non ebbi il tempo di assimilare le sue parole che sentii le sue mani solleticarmi i fianchi.
Incominciai a ridere e ad implorarlo di smetterla, ma solo dopo circa cinque minuti si fermò.
Mi baciò dolcemente, dopo avermi sussurrato un “ti amo”.
-Ti amo anche io- risposi guardandolo intensamente negli occhi.
Ci distendemmo nuovamente, abbracciandoci e così, stretti l’uno a l’altra, ci colse il sonno.
Poco più di otto mesi dopo nacquero Eleanor e James Jane, due meravigliosi gemelli, la prima con gli occhi del padre e i capelli della madre e il secondo un Patrick in miniatura, che dalla madre aveva preso le labbra e il nasino.
Vennero ritratti insieme, nella loro prima foto di famiglia, che catturò eternamente e rese immortali l’amore, la gioia e, sì, anche le paure dei due neo-genitori, che guardavano adoranti i due miracoli adagiati tra le loro braccia, pensando che avrebbero fatto di tutto per renderli felici.



*La fibrosi polmonare idiopatica (o IPF) è una malattia con esito fatale caratterizzata da un progressivo declino della funzionalità polmonare. E’ la causa del peggioramento della dispnea (mancanza di fiato)


**La IPF solitamente si manifesta in soggetti adulti di età compresa tra 50 e 70 anni.



Angolo autrice:
Spero vi sia piaciuta la mia storia. E’ la prima che pubblico in questo fandom e mi piacerebbe ricevere un commento, positivo o negativo che sia, per poter migliorare nella scrittura.
Grazie mille a tutti quelli che l’hanno letta.
Alla prossima,
Laura.
  
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