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Autore: Cipria    02/01/2016    7 recensioni
"Nevica appena, come zucchero lieve plana a coprire la casa, le statue, le siepi, tutto sotto il suo abbraccio si fa silente, e più lieve batte il cuore sommesso delle cose, dal patio riesco a vederla, riesco ancora a vederla, a questo pensiero una fitta mi chiude il petto, non sopporto l’idea che le tenebre cadano come una coltre tra me e lei, e mi trema la terra e l’anima si fa grave, scaccio a fatica questi pensieri amari e torno a guardarla. Avvolta nel tuo mantello mi dai le spalle, fissi gli zampilli della fontana"
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nevica appena, come zucchero lieve plana a coprire la casa, le statue, le siepi, tutto sotto il suo abbraccio si fa silente, e più lieve batte il cuore sommesso delle cose. Dal patio riesco a vederla, riesco ancora a vederla, a questo pensiero una fitta mi chiude il petto, non sopporto l’idea che le tenebre cadano come una coltre tra me e lei, e mi trema la terra e l’anima si fa grave, scaccio a fatica questi pensieri amari e torno a guardarla col mio solo occhio acceso. 

Avvolta nel tuo mantello mi dai le spalle, fissi gli zampilli della fontana, così mi pare almeno, magari ti sei è persa a pensare a chissà chi o cosa, a lui magari, ma non mi importa, il fatto che tu non mi veda o non mi pensi non toglie nulla alla forza del mio vederti, del mio pensarti, del mio amarti.

Il velluto azzurro del cappuccio è tutto imperlato di neve, i miei passi affondano silenti come quelli di un gatto lasciando una scia di orme, ad un tratto senza voltarti mi chiami con quel tono amaro che sul finire si fa erotico, ed io mi blocco con un passo a mezz’aria, resto come statua di sale, impietrito, credevo di non essere udito, avrei voluto farti una sorpresa, e invece… tu l’hai fatta a me.

- O...Oscar, mi hai sentito!

- Non avrei dovuto? Dimentichi che sono un soldato, i miei sensi all’erta sono il discrimine tra la vita e la morte, e devo dire che il tuo passo fosse particolarmente leggero, ma conosco benissimo il movimento del tuo piede al suolo, prima la parte esterna della pianta, poi il tacco ed il resto del piede.

Ti volti e mi sorridi con aria di trionfo, e poi di colpo smorzi il sorriso, mi sembri in imbarazzo, e abbassi un po’ gli occhi, sì, sei impacciata per qualcosa, i tratti del tuo viso si sono distesi e gli occhi di ghiaccio sono d’un tratto più liquidi.

Mi porto una mano sulla nuca, e sorrido nervoso, mi scopro il capo dal cappuccio.

-Beccato! Oscar, perdonami non volevo disturbarti, volevo solo…

Non mi lasci finire di parlare.

-Non disturberesti anche se lo volessi.

Cerco di recuperare un contegno, perché dentro vacillo, e vacillo di brutto, guardami ancora con la sciara azzurra dei tuoi occhi, e fuggirò, fuggirò come una bambino in preda alla vergogna.

-Ecco, io volevo solo, volevo solo darti un regalo per il tuo compleanno, ma forse non è il momento, magari torno dopo…

- No, non andare, dammelo adesso – e sorridi che una spada mi passa il petto- sarebbe il primo regalo veramente gradito in questa giornata di auguri e regali formali.

Vuoi forse uccidermi Oscar?! Non dire così, penso tra me e me.

Come sempre quando il dramma si fa denso, il personaggio reagisce creando la farsa, è il solo escamotage per salvarsi dall’abisso delle sue labbra dolci.

- Ah ah ah Oscar, questo non puoi saperlo, non ne sarei così sicuro, magari è il peggiore dei tuoi regali per questo compleanno.

- Non dire sciocchezze, anche se fosse un coccio da far luccicare al sole, sarebbe sempre il più bel regalo, l’unico fatto col cuore, l’unico veramente caro al mio cuore, perché me lo avresti dato tu.

- […] Ecco, è per te. Tiro fuori dalla tasca, non prima di aver dovuto superare una serie di ostacoli quali il mantello e il paltò, una scatola non più grande di un palmo, il velluto è soffice come soffici sono le dita rivestite di lana che sfioro nel porgertela.

Sorridi, la contempli per qualche istante e poi la apri, sgrani gli occhi o poi li passi dalla scatola a me, e questo non avresti dovuto farlo, come un pugno allo stomaco mi investono il viso.

-Ma è bellissimo!! È un pendente bellissimo, davvero stupendo.

- È uno zaffiro puro, volevo qualcosa del colore dei tuoi occhi, e quello mi è sembrato la cosa più simile, spero ti piaccia davvero, ecco io non sapevo se potesse essere di tuo gusto, lo so che non ami troppo orpelli e monili, che non è da…

-Da donna? Oh, anche il comandante sotto la divisa sa a che genere appartenga - lo dici con una punta di amarezza.

- Da te, Oscar, da te- e lo dico soffermandomi sulle parole-, tu sei una donna e lo so benissimo, e si vede anche sotto e nonostante le mostrine, le medaglie e le fasce, temevo che fosse troppo ornato, e che quindi non potesse piacerti per via dei fronzoli, ma questo monile mi è sembrato adatto per il suo taglio pulito e le linee decise della montatura.

- È stupendo, André, stupendo, e non avresti dovuto, ti sarà costato una fortuna, mi piace moltissimo, sicuramente più comodo da portare sotto la divisa di un coccio di vetro aguzzo, ah ah ah.

 -Non me lo allacci al collo?!

-Cosa?! Cosa, vuoi che io faccia? 

E scopri il capo, nel frattempo non nevica più ed un manto stellato ricopre il cielo di nuovo terso, luccica come solo nelle serate più fredde accade, porti le mani dietro i capelli e una massa di seta d’oro rimane tra le tue mani sospesa per aria, aspetti che ti agganci la collana, mentre io mi inebetisco davanti alla tua nuca bianca e sottile. Mi avvicino, aspetti che faccia quel che mi hai chiesto, quasi col petto ti sfioro la schiena, con una mano reggo un lembo del girocollo e con l’altra ti faccio passare l’altro capo davanti per poi ricongiungere dietro le due estremità, in questa specie di danza mi sono fatto ancor più vicino, sento il tuo buon profumo, e finalmente con sforzi sovraumani riesco nell’intento: missione compiuta, collier allacciato. Lasci ricadere sulle spalle i capelli, rilassi le braccia che scendono lungo i fianchi, ti giri verso me e chini la testa verso il petto, vuoi vedere come ti va lo zaffiro, sembri una bambina, naturalmente non riesci, così sollevi repentina il viso e mi guardi, non avresti dovuto, sei una visione azzurra, gli occhi, il velluto del mantello, il cielo, la collana, penso che potrei morire pure adesso.

-Dunque, come mi sta? Ti piace?

- Stupenda!

-Oh sì, è una collana stupenda.

-No, Oscar, tu sei stupenda, e quel pendente non è che un’ultima pennellata ad un quadro straordinario.

Sorridi e chini il capo, ti sei imbarazzata, parli con la voce che sento incrinata.

- Adesso, forse, dopo avermi dato il regalo dovresti darmi un bacio così come si usa quando si fanno gli auguri.

-Oh, sì, non ti ho baciata. E come un automa mi muovo verso te e ti scocco un bacio sulla fronte, tu felina non mi dai il tempo, mi abbracci improvvisa, rapida, irruenta, come un naufrago ad uno scoglio in mare mi stringi, rimango interdetto ma ricambio la stretta, ed è il regalo più bello che potessi farmi.

-Dimmi che non cambierà mai niente tra noi, dimmelo, dimmi che saremo sempre così, io e te, Oscar e André, che saremo sempre noi, che niente o nessuno si frapporrà in questo.

-Niente, Oscar, niente e nessuno, te lo prometto.

Allenti un po’ la presa, mi fissi e mi lasci un bacio a fior di labbra, e poi ti giri e vai via, ti dirigi di corsa verso casa tua.

Improvvisa arresti la fuga, e rivolgi di nuovo il tuo sguardo verso me che nel frattempo sono ancora impietrito da quanto è appena accaduto, mi dici qualcosa che odo a malappena.

-Ah, André ti aspetto nella mia camera, porta del vino, oggi è Natale ed io non ti ho ancora dato un regalo!!

Fine

S.

P.S. È una piccola storia scritta quasi di getto senza grandi pretese, spero sia gradevole nel suo genere

   
 
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