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Autore: anilasnoches    02/01/2016    0 recensioni
Il più grande svantaggio di vivere in un seminterrato è che la mattina quando ci si sveglia,e fuori c’è una bella giornata,non si può ammirare nessun panorama attraverso le finestre.Probabilmente era per questo che,nella mente autolesionista di Massimo,ogni mattina le prime parole a cui pensava fossero quelle che suo padre soleva dire quando le cose si mettevano male..
Ora non si trovava più nella sua vecchia camera a casa dei suoi,dove si apriva un balcone affacciato su un terreno alberato.Osservando l’unica miserevole finestrella della stanza,di circa mezzo metro per dieci centimetri,quelle parole per lui erano una beffa più che mai.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta arrivati a Sabaudia,avevano passato l’intera mattinata in spiaggia per poi pranzare nel ristorante del camping,nel primo pomeriggio.Il resto della giornata invece lo avevano passato più che altro a riposare in tenda.Quando ormai era calata la sera,Pino e Cosima si erano già allontanati da una mezz’oretta. Finalmente,pensò Massimo.Era da quella stessa mattina che attendeva quel momento in cui si sarebbe trovato da solo con Anna;tuttavia,nessuno dei due aveva ancora spiccicato mezza parola.L’angolo del camping in cui si trovavano consisteva in uno spiazzo di terra in cui si stendavano due file di tende,di cui la prima era a cielo aperto e la seconda sovrastatata da un telone di plastica sorretto da un’impalcatura di legno.L’unico lampione che avrebbe dovuto illuminarlo era spento,tanto da realizzare un’atmosfera di penombra,e il sottofondo musicale di uno spettacolo per bambini a pochi metri rendeva per contrasto ancor più soffocante la scena. Lei stava seduta su una sedia di plastica,dando le spalle alla loro tenda e giocherellando nervosamente col suo cellulare -- Allora,ti sei divertita oggi? La domanda era evidentemente retorica,visto che entrambi si erano annoiati tutto il giorno,ma ormai non gli importava più:quel silenzio fra loro due stava diventando per lo meno imbarazzante.Anna non sapeva cosa rispondere.Alla fine si limitò semplicemente a simulare un debole cenno del capo prima di riabbassare lo sguardo,senza lasciare a Massimo nessun margine di iniziativa per un eventuale discorso.Questi allora pensò che quindi per attirare la sua attenzione non aveva altra scelta che essere meno generico. -- Sai,non si può non notare quel fazzoletto che tieni legato al braccio sinistro… -- fece una lunga pausa,prima di riprendere a parlare alternando le frasi ad altre brevi pause:-- beh…quindi mi chiedevo…se non sono troppo indiscreto…ecco,se per caso non abbia un significato particolare per te? Anna strinse istintivamente il braccio sinistro con la mano destra - proprio in corrispondenza del gomito,dove teneva legato il fazzoletto – come se avesse voluto fermare un'emorragia,ma i ricordi si erano fatti strada nella sua mente con la forza di un'inondazione.Le parole di Massimo avevano squarciato in maniera troppo profonda la sua memoria perchè potesse arginare il fluire dei ricordi che,come un'inondazione,avevano invaso la sua testa,costringendola ad aggrapparsi ad episodio in particolare per non naufragare completamente nel mare della nostalgia.Dello spiazzo in cui si trovava erano rimaste soltanto polvere e terra,quelle del cortile della sua vecchia casa ad Ostia.Poteva sentire i primi brividi di un autunno che lentamente stava sostituendo l’estate,di cui lei e lui non avevano paura di affrontare con tutta la forza dell’adolescenza;il cinguettio degli uccellini mattutini che sostituiva la musica;il grigiore dell’alba prematura che sostituiva la penombra.Lui,che le legava il fazzoletto al braccio sinistro proprio come lo teneva lui,la incitava ad alzare il pugno chiuso e ad urlare “al lavoro e alla lotta!”. Massimo si rendeva conto di aver colto nel segno,anche se aveva l’impressione di averla scombussolata.Però,prima che potesse ritirare la domanda,Anna lo anticipò:--Me lo regalò una persona cara alla prima manifestazione di piazza a cui partecipammo insieme.Avevamo solo 14 anni al tempo,e a quanti altri scioperi nazionali,raduni di compagni e rivolte studentesche abbiamo partecipato…magari senza saperlo è possibile che ci siamo pure incontrati io e te in una di queste occasioni,che dici? -- Non credo -- rispose Massimo,un po’ a disagio. -- Non ho mai partecipato ad eventi del genere,neanche ai tempi della scuola.Ho sempre odiato stare in mezzo alla folla.Figurati che anche alle feste finisco sempre per rannicchiarmi in un angolo,dove magari se sono fortunato mi capita di beccare un altro povero cristo come me. Fece un sorriso per sdrammatizzare,poi riprese: -- Inoltre,crescendo mi sono convinto sempre di più che se fossi finito invischiato in tutti quei cori,quegli slogan e quei simboli,avrei finito per non essere più me stesso. -- Hai perfettamente ragione.Col tempo le facce cominciano a sembrarti sempre più simili tra loro.Cristo! – la sua voce si infervorò leggermente,dando l’idea di sentire da vicino la questione - alla fine ti viene il dubbio che abbiano indossato tutti la stessa stramaledetta maschera! Si interruppe.Poi,con la sicurezza e l’indifferenza di un navigato professore universitario,continuò:-- per quanto quelli che vi partecipino possano avere buone intenzioni,alla fine è sempre il fattore collettivo a prevalere,il che rende le folle di piazza un ammasso facilmente strumentalizzabile e suscettibile di infiltrazioni indesiderate.Gli slogan prendono il sopravvento sui contenuti,e in ogni caso i media sono abili a distogliere l’attenzione delle coscienze da questi attraverso il bombardamento di sequenze violente con cui i manifestanti non hanno nulla a che spartire. --Sì… --,concordò Massimo,un po’ spiazzato dalla lucidità di quel ragionamento. Anche Anna era rimasta molto colpita dalle parole del suo interlocutore.Pensò fosse passata un’eternità dall’ultima volta che qualcuno aveva suscitato il suo interesse in maniera così immediata in una discussione.Fissò i suoi occhi nello sguardo di Massimo,che a sua volta sosteneva magneticamente il suo.Restarono a guardarsi reciprocamente per qualche istante,come a cercare di capire se conoscessero da molto più tempo di quello che pensavano.In quella semioscurità Anna poteva distinguere solo i lineamenti del faccione di Massimo,tra cui la mascella volitiva e il naso importante. -- Senti Massimo,ti andrebbe domani di lasciar perdere il signor “Guido io” e la signora “Posso sedermi davanti?” per andare a vedere la villa di Domiziano insieme a me?Si tratta di una villa romana appartenuta appunto all’imperatore Domiziano,anche se si ritiene che abbia avuto origine nell’epoca Augustea --. -- Certo --,rispose Massimo,piacevolmente sorpreso di fronte all’improvvisa intraprendenza di una persona che fino a qualche minuto prima doveva ancora rivolgergli la parola,oltre ad essere divertito dagli epiteti che aveva usato per riferirsi a Pino e Cosima.Sapeva a cosa erano dovuti:il rapporto di forza nella loro coppia era spostato quasi completamente dalla parte di Pino.Se volessimo quantificare il loro potere prendendo come esempio un corpo umano,quello di Cosima corrisponderrebbe ad una gamba,mentre quello di Pino a tutto il resto. -- Ma non avremmo dovuto organizzare una visita guidata o qualcosa del genere? --chiese Massimo. --No,tranquillo.Sono laureata in beni culturali e posso tranquillamente fare io da guida --. -- Non è solo questo…voglio dire,come la troviamo questa villa? --. -- Ti ho detto che non devi preoccuparti.Ci sono già stata e so esattamente dove dobbiamo andare --. Massimo sembrava un po’ perplesso,ma confermò la sua disponibilità senza sollevare ulteriori questioni. In quel momento esatto tornarono Pino e Cosima. -- Ma che è ‘n cimitero? --,esordi subito Pino,con la faccia compiaciuta. -- Annamocene a dormì va,che è meglio.Sperando che domani non ce ritroviamo tre metri sotto terra. L’aria sembrò essersi diradata per concentrarsi tutta nella bocca di Pino:Massimo ed Anna improvvisamente diventarono di nuovo due sconosciuti.
   
 
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