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Autore: Sora_91    02/01/2016    4 recensioni
Finalmente dopo tre anni tutti e otto i digiprescelti si ritrovano, e puntualmente Yamato e Taichi tornano a litigare. A farne le spese indirettamente, come sempre è Sora.
Dopo il pranzo "imbarazzante" con Mimi e Hikari, decide di andare da Yamato per chiarire, per l'ennesima volta la questione.
Una breve fanfiction dedicata esclusivamente alla coppia Yamato-Sora, la mia preferita di sempre!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Yamato Ishida/Matt
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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SCELTE
 
 



Finito il pranzo, al ritorno a casa con Byomon, Sora era ancora preoccupata per il litigio dei due amici.
'Cosa pensi di fare adesso, Sora?'
La domanda che Mimi quel pomeriggio le aveva fatto la turbava ancora parecchio.
 
"Byomon, se non ti dispiace aspettami a casa, io mi fermo da Yamato, voglio convincerlo a chiarire con Taichi."
"Va bene, ma non stare troppo in pena, sai come sono fatti quei due."
"Tranquilla, prometto che farò presto, ci vediamo a casa."
 
Yamato era sempre stato quello più isolato, ogni qual volta si litigava tendeva a stare da solo finché non gli passava o, più semplicemente faceva direttamente a botte con la persona con cui aveva litigato, quando quest'ultima era Taichi.
 
Arrivata alla porta di Yamato bussò una volta, due volte, ma niente. Attese un rumore di passi, ma non si udì nemmeno quello. Dall'altra parte regnava il silenzio.
'Che sia via? Strano, eppure le luci dell'appartamento sono accese'
"Chi è?", la sua voce era palesemente scocciata, come c'era da aspettarsi.
La risposta improvvisa la sorprese, stava per perdere le speranze. Deglutì, un poco titubante.
"Sono Sora, ti posso parlare?"
Yamato non rispose, limitandosi ad aprire la porta e a farle un cenno con la testa come invito ad entrare.
L'appartamento come di consueto appariva pulito e ordinato, ma dai colori cupi a causa del buio della stanza.  La mancanza di fotografie appese, soprammobili e ricordi la faceva apparire ancora più anonima e impersonale. Si riscosse in fretta dai suoi pensieri su quel senso di vuoto percepito per smorzare il silenzio che si era creato tra i due.
"Dov'è Gabumon?"
"Ha voluto andare da Koushiro, ha detto che sono troppo complicato e mi ha lasciato solo affinché sbollissi un po'."
'Non mi dire, davvero?' pensò lasciandosi scappare una risatina che però non sfuggi a Yamato, il quale, in tutta risposta, le restituì una strana occhiata, intuendo il motivo del suo sorriso.
"Come mai  sei  venuta, comunque?"
"Volevo parlarti del litigio con Taichi di oggi."
"Non ho niente da dire a riguardo" se ne uscì, lui contrariato, sbuffando e girando la testa.
"Perché per una volta non la smettete di litigare, voi due? Ogni volta va sempre a finire così"
"Se Taichi la smettesse di essere sempre così immaturo forse non succederebbe."
"Taichi sta maturando, solo che deve ancora capire questo suo lato, si preoccupa molto e ha paura di far del male a qual-"
 
"Smettila." il tono con cui la zittì seccamente era basso ma deciso.
 
Sora rimase impietrita da quel suo tono, ma ancora di più dallo sguardo pungente che la inchiodava ai suoi occhi.
"Se c'è una cosa che ho imparato in questi anni e dalle infinite avventure che ci sono successe è che qualsiasi sia la situazione, alla fine ha sempre ragione Taichi."
"Non è vero!" ribatté con fermezza la ragazza.
"Per piacere! Tu sei la prima di tutti che gli dà sempre ragione e che lo giustifica." Il tono di lui si era fatto più tagliente e diretto, come se il problema non fossero gli altri, ma solo lei.
"Taichi non voleva insinuare niente di male, non sa quello che dice, è ancora immaturo, e adesso mi tocca sentire anche questa? Perché sta crescendo!?"
 
Yamato era partito a parlare a raffica, citando ogni singola volta in cui aveva litigato con Taichi e in cui, puntualmente, Sora era intervenuta per placare i due, difendendo, a sentir lui, semprel'amico. Parlava talmente tanto veloce e con foga che non le lasciava nemmeno un secondo per aprire bocca per ribattere.
"... Pure oggi alla riunione dopo scuola, non hai dato a lui dell'incosciente perché vorrebbe smettere di combattere lasciando i nostri amici Digimon in balia di chissà che disordini e pericoli, gli stessi che stanno inoltre distruggendo anche il nostro mondo. Ma mi sono preso IO della 'testa calda', per essermi arrabbiato nella speranza di farlo rinsavire".
"Yamato, per piacere, fermati un attimo." Riuscì a dire lei nella frazione di secondo in cui lui si fermò per riprendere fiato. Quelle parole ebbero l'effetto contrario su di lui, tanto che, l'instante  immediatamente successivo lo fecero riprendere con ancor più vigore e rabbia. Pura benzina sul fuoco.
Sora, senza volere, aveva dato la spinta finale a Yamato per togliersi dalle spalle quell'ingombrante pensiero, quel fardello ormai insostenibile.
"...Anche l'altro giorno, quando ti ho detto del concerto, la tua attenzione, la tua unica preoccupazione è ricaduta su di lui, appena hai visto che Nishijima-sensei lo stava riprendendo"
Il fatto che il problema fossero lei e Taichi, e non tutti gli altri digiprescelti era ormai palese.
"Basta! Mi impegno costantemente per non trascurare nessuno dei due! Io tengo sia a te che a lui, per questo non sopporto vedervi litigare! Ogni volta che vi urlate contro e vi picchiate è come se lo faceste con me! Perché non lo vuoi capire!?"
A quelle parole Yamato perse il controllo e, senza rendersene conto, fissandola ancora più profondamente negli occhi, si liberò di quel macigno che gli gravava sul cuore da tempo, forse troppo.
 
"SMETTILA! DILLO! Dillo che preferisci lui! Dimmelo in faccia, ora: 'Io voglio stare con Taichi, e niente e nessuno potrà cambiare questo fatto!', così potrai smettere di fingere di preoccuparti per entrambi. "
 
La rabbia repressa che aveva appena mostrato lasciò presto il posto ad un'aria di tristezza e malinconia, d'infinita rassegnazione. Sora si bloccò, rimase impietrita a fissare quello sguardo che non aveva mai visto sul volto di lui, così sincero e puro, ma allo stesso così cupo. I suoi occhi erano spalancati, quasi come per non lasciarsi sfuggire nessuna sfaccettatura di quel blu così profondo e da sempre, fino a quel momento, così misterioso. Il calore, quel caldo color nocciola dello sguardo di lei provava incessantemente a sciogliere quel ghiaccio così freddo e astioso, non solo in quel momento, ma da sempre.
 
A Taichi, Sora voleva davvero bene, era insostituibile per lei, erano cresciuti insieme e avevano condiviso davvero tutto nella vita, era come un fratello e, come tale, non poteva vivere senza di lui. Si prendevano sempre cura a vicenda, aiutandosi l'uno con l'altra.
Yamato, lui no, lui l'aveva conosciuto all'inizio dell'avventura a Digiworld e si era affezionata a lui, da subito come amico, come per tutti gli altri digiprescelti, ma poi, crescendo, era arrivata l'età dei primi amori e i suoi sentimenti erano cambiati.
Aveva provato a farsi avanti, quando ad uno dei suoi concerti gli portò quei dolci, ma la sorella di Daisuke, e il casino che successe dopo, misero a tacere la cosa.
Da quella volta erano passati tre anni, nei quali lei aveva ancor più consolidato i sentimenti che già da prima provava, ma che, a quanto pareva, non era riuscita a comunicare.
 
Passarono pochi secondi, ma interminabili e densi, pieni di imbarazzo, incertezze, dubbi. Cosa sarebbe successo?
Le si strinsero gli occhi, abbassò lo sguardo e inevitabilmente una lacrima le segnò una guancia.
"Ora puoi dichiararti a lui senza paura di ferire o rovinare niente. Potete stare insieme ed essere felici, se è questo ciò che volete entrambi." Gli occhi di Yamato si erano chiusi, rassegnati e doloranti nel vedere Sora così a pezzi. Forse aveva esagerato, ma non era riuscito a controllarsi.
 
Il suo carattere freddo e distaccato non aveva di certo aiutato, aveva imparato a non avere bisogno di niente e nessuno, la separazione dei suoi genitori, suo padre sempre assente per lavoro. Finché non conobbe Sora, così premurosa e gentile con tutti, il calore della sua compagnia, la sensazione di non essere mai solo. Lei lo aveva cambiato. Stare insieme a lei era una ventata d'aria fresca, i suoi occhi scaldavano i suoi, scalfendone la superficie e arrivando dritto nel profondo, ma non abbastanza da mostrarle e farle capire cosa c'era davvero sotto la sua corazza. La sua stupida paura di un rifiuto e il suo orgoglio gli avevano impedito di aprirsi davvero. Cosa poteva mai trovare in lui Sora, quando al suo fianco aveva Taichi?
 
Il rumore della lancetta dei secondi scandiva il silenzio, così denso che ogni rintocco marcava e tagliava la tensione che si percepiva.
"Comunque proverò a fare pace con Taichi per il litigio di oggi. Quando esci ricorda di chiudere la porta." disse Yamato, dopo essersi girato per andare in camera. Nonostante la rassegnazione nel cuore, continuava a mantenere quella maschera fredda che lo aveva sempre contraddistinto, anche se la voce spezzata e bassa lo tradiva.
 
Il rumore dei singhiozzi di Sora lo bloccò.
 
"Adesso, p-... posso parla-...parlare io?" riuscì a dire tra le lacrime, stringendo i pugni.
Yamato si girò di scatto, incredulo, a fissarla.
"Sono stanca, stanca di dovermi sempre sentire come se dovessi scegliere tra voi due, come se si potesse scegliere tra voi due, come se fosse una gara. Come se io non sapessi badare a me stessa!"
La ragazza alzò lo sguardo, i suoi occhi, rossi per via delle lacrime, mostravano nonostante tutto forza e determinazione.
"Io so già cosa voglio! Voglio entrambi!"
Il ragazzo la guardava, non capendo cosa intendesse dire.
"Taichi è molto importante per me, lo conosco da sempre e lui conosce bene me, sa capirmi al volo e senza di lui non saprei come fare. Gli voglio molto bene, ma come si vuol bene ad un fratello, e la cosa per lui è reciproca." continuò, fissando il biondino, stringendo un po' gli occhi in quella sua espressione con cui sapeva trasmettere tenerezza pura, con le guance arrossate per il pianto e per la timidezza.
"... Invece, tu per me non sei né come un fratello, né come un amico. Sei il ragazzo che da sempre mi piace, il ragazzo per cui ho preso la prima cotta e di cui ora sono innamorata. Non ho mai dovuto scegliere tra voi due, perché entrambi fate parte del mio cuore, anche se in modo diverso."
 
'Che cosa sta dicendo?'
 
Disorientato, non sapeva come reagire.
 
'Non è possibile.'
 
Era ad un passo dalla felicità.
A un passo da lei.
 
Poi, ad un tratto, l'espressione di Sora cambiò, diventando più seria e triste.
"Però non capisco, perché.. perché tu non mi hai mai detto nulla, dando per scontato che io volessi stare con Taichi? Perché non ti sei mostrato interessato quando ti portai i dolci al tuo concerto?"
Yamato abbassò lo sguardo, come se avesse capito di aver sbagliato e volesse nascondersi, come i bambini quando vengono sorpresi con le mani nel barattolo dei biscotti e ammettono la loro colpa.
"Prima che tu entrassi, ti vidi fuori, a parlare con Taichi. Nei tuoi occhi si leggeva tranquillità e sicurezza. Ho pensato che fosse tutto inutile. Avevo paura che, anche se tu mi avessi detto di sì, prima o poi saresti finita col dirmi che in realtà eri innamorata di lui. A quel punto non avrei saputo come fare."
"Cos'avete tutti che non va?  Solo perché ho un legame speciale con lui vuol dire che lo amo per forza?! Mia madre, Mimi, Hikari, tutti pensate che sia amore, il nostro."
Come se non fosse già abbastanza, la giovane digiprescelta rincarò la dose.
"In più, per una tua supposizione, hai volutamente ignorato il significato del regalo che ti feci quella volta!? "
 
Sora lo guardava incredula e delusa. Per tutto quel tempo, lui aveva scelto di non far trapelare niente di quello che sembrava provasse per lei per paura ed orgoglio. D'un tratto si sentì persa.
Il passo che li separava ora sembrava più lungo di quanto lui pensasse.
 
" Cosa dovevo pensare? Ogni volta che eri in difficoltà o avevi bisogno è sempre stato Taichi ad aiutarti, era sempre lui che riusciva a farti tornare a sorridere. Cosa avrei mai potuto offrirti io?!" Come al solito si faceva sopraffare, dalla sua voce trapelava rabbia, era abituato a giustificarsi e a coprire i suoi errori così, arrabbiandosi. Il suo orgoglio gli impediva di ammettere di sbagliare.
"Il tuo sorriso, quello che non vedendo sul tuo viso, spariva anche dal mio." Ribatté Sora in tutta risposta, con un velo di malinconia, ma di una dolcezza e premura infinita.
Come poteva essere stato così stupido, lei era triste perché lui era triste. Per puro orgoglio personale, in tutto quel tempo l'aveva spinta lontano da lui, aveva ignorato i suoi sentimenti.
Abbassò ancora lo sguardo, non sapendo più cosa dire, aveva sbagliato, da sempre, ogni volta.
 
Nuovamente il silenzio regnava tra i due. Quel maledetto orologio con la sua dannata lancetta dei secondi rompeva l'atmosfera intensa che si era creata.
 
"Ok, adesso ne ho abbastanza. Sul serio." Non ne poteva più di quella conversazione, stava rasentando il ridicolo, era come parlare ad un muro. Voleva solo andare via. Si girò di scatto e partì decisa a camminare verso la porta.
 
"Ti prego."
 
La mano di Yamato la bloccò per il braccio, fermandola.
 
"Non andartene." le sussurrò all'orecchio dopo essersi avvicinato, come per implorarla. Non poteva permettersi di lasciarla andare, non ancora.
 
Sora non aveva la forza di girarsi, paralizzata dalla sua voce, le lacrime erano tornate a scendere sul suo viso con più vigore di prima. Sentirlo così le provocava delle fitte che non riusciva ad ignorare. Sensazioni che andavano ad aggiungersi a quelle che già in quel momento le gravavano sul cuore dolorosamente.
 
"Io... io non so che pensare.. non so cosa fare... Non so se sentirmi ridicola per non essere riuscita a trasmetterti i miei sentimenti... Proprio io, la bambina prescelta dell'amore."
Il pianto esplose ancora di più, non riusciva a trattenersi, la tristezza che la attanagliava si stava sfogando.
La mano di Yamato le scivolò lungo il braccio, giungendo alla sua, stringendola lievemente, cercando di incastrare le dita alle sue.
 
'Sono qui, non essere più così triste'
 
"... O se essere delusa da te.. per non aver creduto in te stesso, in 'noi', e a ciò che ti stavo provando a dimostrare."
Il ragazzo le stringeva ancora dolcemente la mano, incapace di staccarsi, di recidere quel contatto fisico. Il suo respiro caldo sul collo le provocava brividi lungo tutta la schiena, ma anche un senso di protezione di cui non voleva più fare a meno.
"Non lasciarmi..." La richiesta del giovane era sottile e flebile, mormorata solo per farsi sentire dal cuore della ragazza.
Disorientata, quella voce riusciva sempre a farle perdere la lucidità e la razionalità. Sarebbe dovuta andar via, lasciandolo lì, a sopportare ciò che lei aveva sopportato in tutto quel tempo. La sensazione del rifiuto o di non essere all'altezza.
Ma non era quello che anche Yamato in fondo aveva sopportato? L'idea di non essere abbastanza per lei, di dare per scontato che Taichi fosse per lei il ragazzo giusto.
 
Quanto erano stati stupidi.
 
Irrazionalmente, Sora strinse la mano del giovane, cercando conforto. Le lacrime ancora sgorgavano incessanti dal suo viso. Anni di sentimenti repressi si stavano liberando, culminando in un grido finale.
 
"IO NON LO SO! A COSA DEVO CREDERE, YAMATO!!"
 
La reazione di lui fu immediata, rafforzò la stretta tra le loro mani, usandola per far presa e far girare Sora, per poi trovarsi uno di fronte all'altra, occhi negli occhi. Senza più segreti o supposizioni. Non se la sarebbe fatta scappare, questa volta.
Le sfiorò la guancia con il dorso dell'altra mano, scendendo e andando a depositarla sul collo, continuando ad accarezzarle il viso delicatamente col pollice.
La ragazza era scioccata, mai Yamato era stato così deciso, passionale e istintivo. Quegli occhi di ghiaccio si stavano sciogliendo pian piano e lei ne stava godendo ogni singolo momento, fissandolo incredula, ancor più intensamente. Il suo corpo era impietrito, bloccato, completamente sotto il controllo di lui, anche le lacrime avevano smesso di scendere. Sul viso era rimasta solo qualche traccia salina del loro passaggio, e il leggero gonfiore degli occhi. I loro corpi erano vicini e, anche se non si stavano toccando, ne percepiva il calore e l'alchimia.
 
Passarono incessantemente i secondi, il tempo era diventato irrilevante. Neanche più sentivano il ticchettio della lancetta. L'unico suono distinto era il battito dei loro cuori. Occhi negli occhi. Mano nella mano. Profondo nel profondo.
Un vortice d'amore rapì entrambi gli sguardi, si fissavano, si mescolavano, si univano, incapaci di staccarsi.
Finché il giovane Ishida, non cedendo allo sguardo accorciava sempre di più la distanza da lei, tenendo il viso con la mano sulla nuca della ragazza più stretto.
 
Si bloccò e le mormorò a fior di labbra "Credi a questo".
 
Sora era impotente, paralizzata da tutte quelle sensazioni. Il contatto con le mani del ragazzo generavano continue scariche elettriche lungo tutto il suo corpo, e il suo sguardo, il suo avvicinarsi, le facevano palpitare a più non posso il cuore, come se potesse battere ancor più veloce. La sua mente era incapace di generare pensieri sensati e razionali, non era nelle condizioni di opporsi, ma neanche l'avrebbe voluto fare.
Yamato distolse gli occhi da quelli di lei per spostarsi, prima di chiuderli, ad ammirare le sue labbra rosee e sottili, che un attimo dopo avrebbe unito alle sue.
La ragazza sentiva il soffio caldo del respiro di lui inebriarle i sensi. Decise di lasciarsi andare definitivamente, socchiuse gli occhi e si fece trascinare da tutti gli altri sensi del suo corpo, completamente in balia del giovane, tremendamente avido di lei.
 
Poi, infine, lui la baciò.
 
Un bacio delicato, dolce, tenero, insicuro, ma estremamente perfetto.
 
Gli occhi ancori chiusi, un dolce respirare di loro, della loro attesa, finalmente ripagata.
 
"Sora Takenouchi, non ti lascerò scappare mai più."
 
Il caldo color nocciola di lei incontrò quell'oceano immenso dentro agli occhi di lui ad accoglierla al risveglio di quel breve ma intenso momento.
La mano della ragazza si schiuse poi dalla stretta con quella del giovane, risalendo il braccio, fino ad arrivare al viso, che incorniciò con l'altra mano.
Lui le cinse la vita minuta, avvicinando i loro corpi in un abbraccio rassicurante e intimo.
 
"Yamato Ishida, io ho scelto, scelgo e sceglierò sempre te."
 
Disse la ragazza prescelta dell'amore, prima di tirarlo a sé per regalargli un altro bacio.

 
 
*Angolo autrice*
Eccomi qua! Alla mia prima fanfiction. Spero che vi piaccia! Ho sempre seguito EFP, più o meno frequentemente in questi anni, in base agli impegni di studio/lavoro, senza mai trovare il coraggio di scrivere.
Ebbene, finalmente ce l'ho fatta! Ho letto e riletto il testo più volte per correggere eventuali errori o strafalcioni, se ne trovate abbiate pietà e comprensione per questo mio grande passo in avanti.
Ho scelto di farla su Yamato e Sora (spinta dal progetto recente DigimonTri in corso) perchè sono la coppia di personaggi che AMO di Digimon e con cui sono cresciuta, hanno forgiato la mia infanzia, regalandomi momenti di felicità che ancora suscitano in me sorrisi.
In particolare dedico a sorpresa questo racconto a mia cugina (frequentatrice assidua di questo sito), colei che è cresciuta con me, colei che mi ha regalato un infanzia piena di bei ricordi, incentrata appunto su questi personaggi, ma soprattutto su Digimon.
Attendo recensioni belle, brutte, costruttive al fine di migliorarmi, e poter scrivere facfiction migliori in futuro!
Grazie a tutti! ^_^
 
   
 
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