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Autore: Sakura Hikari    02/01/2016    2 recensioni
“Gli odio tutti, quei nobili coi loro dei e il loro perbenismo. Che muoiano tutti, anzi, sarei io ad uccidergli: ucciderei il mondo intero, per stare con te.”, dichiarò con passione, cercando lo sguardo di lei, sperando di vedervi riflesso lo stesso ardore, di vedervi bruciare la stessa passione come tante altre volte. Gli occhi di Cersei, invece, erano colmi di orrore, e sua sorella si scostò da lui bruscamente.
“Smettila di dire sciocchezze!”, esclamò, la voce simile ad un ringhio ferino. “Non ti riconosco più. Hai perso anche la ragione, oltre alla mano?”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa tra noi si è spezzato


Prompt di Ornella: Jaime/Cersei: "Ucciderei il mondo intero, per stare con te"


Era finalmente tornato a casa, eppure Jamie si scoprì a desiderare di trovarsi ancora tra le strade e i campi delle terre dei fiumi. Mai come allora la Fortezza Rossa di Approdo del Re gli appariva totalmente estranea, popolata da personaggi sconosciuti, di cui ricordava a stento il nome e che gli lanciavano occhiate compassionevoli nel punto in cui tempo si trovava la sua mano destra. Che marcissero tutti nei Sette Inferi, pensava in quei momenti con fredda rabbia. La cosa peggiore era la quasi totale assenza della sua dolce sorella: Cersei trovava sempre una scusa per evitare la sua compagnia – una volta erano i preparativi per il funerale del figlio, un’altra una riunione del Concilio Ristretto, un’altra ancora per trovare testimoni per quello stupido processo al loro fratello.
Incontrare la regina reggente da sola stava diventando un’impresa. Jamie capì in fretta che sarebbe stato inutile attendere il momento propizio e che doveva crearselo da sé; e così quel pomeriggio, entrando nelle sue stanze, sua sorella lo trovò seduto al tavolo con un bicchiere di vino d’Arbor.
“Lasciateci.”, intimò Cersei alle sue due serve. Queste fecero una riverenza e sparirono. Cersei attraversò la stanza e rimase in piedi accanto a lui, senza sedersi. “Cosa sei venuto a fare qui?”, chiese.
“Trascorrere un po’ di tempo con la mia dolce sorella. È un crimine anch’esso, per caso?”, sorrise Jamie. “Sei sfuggente, Cersei. A malapena riesco a vederti durante il giorno.”
“Sono molto impegnata con il processo.”, rispose freddamente. “Così come tu sarai sicuramente impegnato coi tuoi doveri nella Guardia Reale, ser.” Ecco, era sentir pronunciare quell’appellativo dalle labbra rosse di Cersei, a farlo innervosire. Non respingermi, Cersei, non essermi estranea, pensava mentre si alzava in piedi.
“Stai ancora cercando dei testimoni che raccontino delle mostruosità compiute da nostro fratello? Mi stupisce sapere che ce ne siano in giro così tanti che desiderino la morte di Tyrion.”
“Ha ucciso nostro figlio”, sibilò Cersei. “Tu non c’eri in quel momento.”
No, Joffrey non era suo figlio. Era stato generato dia suoi lombi, ma non era mai veramente suo figlio, così come lui non era mai stato un padre per il ragazzo. Jamie mise da parte quei pensieri e disse: “Ma ho sentito un paio di versioni al riguardo: per esempio, che ad avvelenare il Re sono stati il Folletto e sua moglie, e poi si sono messi a ballare intorno al suo cadavere.”
Cersei alzò una mano per schiaffeggiarlo, ma Jamie la fermò con l’unica mano che gli era rimasta e le baciò piano le dita. Percepì in essa la tensione che animava sua sorella, e lentamente dissiparsi sotto l’attenzione delle sue labbra. Fece per avvicinare a sé la sorella e baciarla sulla bocca, ma Cersei lo fermò. “Finiscila. Che succederebbe se entrasse qualcuno e ci vedesse?”
“Che entrino e vedano, per quel che mi importa.”, rispose Jamie, di colpo animato da un rinnovato ardore; gli sembrava che niente fosse impossibile e che rischiare non fosse poi una cosa così grave. “Gli odio tutti, quei nobili coi loro dei e il loro perbenismo. Che muoiano tutti, anzi, sarei io ad uccidergli: ucciderei il mondo intero, per stare con te.”, dichiarò con passione, cercando lo sguardo di lei, sperando di vedervi riflesso lo stesso ardore, di vedervi bruciare la stessa passione come tante altre volte. Gli occhi di Cersei, invece, erano colmi di orrore, e sua sorella si scostò da lui bruscamente.
“Smettila di dire sciocchezze!”, esclamò, la voce simile ad un ringhio ferino. “Non ti riconosco più. Hai perso anche la ragione, oltre alla mano?”
“Neanche io ti riconosco più.”, ammise Jamie. “Un tempo non t’importava così tanto del giudizio altrui.”
“Un tempo non ero la Regina Reggente costretta a lottare per mantenere la pretesa al trono per colpa di voci infamanti.”, sibilò Cersei, senza guardarlo. “E adesso vattene.”
Con un profondo sospiro, Jamie si diresse verso la porta. Sentiva che sua sorella stava cambiando giorno dopo giorno, consumata dall’amore per il potere che l’aveva sempre caratterizzata e da quel gioco che i re combattevano sin da quando quel Targaryen aveva preso mille armi e le aveva fuse per realizzare quell’infausto scranno denominato il Trono di Spade.



 
  
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