Autrice: Eleanor89
Titolo: Resterò con te fino alla fine del tramonto. [My fall will be for you.]
Canzone: Ghost Love Score (Nightwish).
Coppie: ShikaIno e SasuSaku.
Avvertimenti: oneshot, spoiler.
Genere: drammatico, malinconico, guerra, romantico, triste.
Rating: gjallo.
Eventuali note: l’ooc, e non sono certa sia presente, dipende dalla
situazione vissuta. E poi, come sempre, il finale chiarisce tutto. Ambientata
in un ipotetico futuro non troppo lontano dalle ultime scans uscite del manga.
Ino e Sakura
combattevano fianco a fianco, incuranti della stanchezza e delle ferite.
Curavano gli alleati, uccidevano i nemici, correvano ad avvertire i compagni di
squadra degli spostamenti delle truppe a loro visibili, salivano sulle rocce
per lanciare razzi di segnalazione nel tentativo di chiamare aiuto.
«Dividiamoci!»
ordinò Ino a voce alta, cercando con gli occhi il proprio padre sparito oltre
le fronde.
«Tu sei
fuori di testa, non possiamo!» gridò Sakura atterrita, indicandole, mentre
colpiva con un calcio un avversario, la macchia scura di sangue sulla maglietta
della kunoichi bionda. «Tu non puoi! Torna indietro, Ino!»
«No!» si
rifiutò Ino, disperata.
«Ino,
ascoltala!» urlò a sua volta Choji, salendo un ripido pendio costellato di
pietre aguzze, per poter prendere la rincorsa e dare più potenza alla sua
discesa come proiettile umano.
«Tuo padre
lo cerco io, vai indietro!» la rassicurò anche Kiba, muovendosi velocissimo tra
le file nemiche.
«Ma come
diavolo ci siamo finiti così…» borbottò Shikamaru, che controllava l’ombra di
tre avversari mentre Naruto si lanciava all’attacco su di loro.
«Guerra,
immagino!» rispose quest’ultimo, sorridendo ferocemente.
«E se lo
dice lui…» esclamò sarcastico Suigetsu.
«Più che
altro la domanda è: come ci siete finiti voi
qui, così!» fece presente Shikamaru.
«Io penso
solo a proteggere me stesso.» specificò Sasuke, tagliando di netto la spada di
un avversario, che fuggì immediatamente via.
«Guarda che
se tu non avessi eliminato impulsivamente tutti gli anziani e praticamente le
basi dell’equilibrio di Konoha, ora non saremmo così nei guai! È il casino che
hai combinato ad aver attirato i nemici ancora di più…» intervenne Choji,
esausto per via del lungo combattimento, aspettando che più nemici possibile
fossero nella sua traiettoria.
«Sasuke si è
solo vendicato!» strillò Karin in sua difesa, «Ha fatto benissimo! Non siamo
certo qui per ripagare un debito! È solo che dobbiamo passare da questa parte
anche noi!»
«Non ti
agitare, gallina.» la rimbeccò Sakura acida.
«Non parlare
per me, Karin.» concordò Sasuke, seccato.
«Shikamaru!
Dietro di te!» gridò Ino in quel momento.
Resterò fino alla fine del tramonto.
[My fall will be for you]
Shikamaru
percepì un dolore acuto al centro della schiena, e pensò immediatamente ad un
kunai. All’improvviso però gli parve che lunghe spire infuocate lo
avvolgessero, togliendogli la capacità di respirare o anche solo di pensare.
Sentì elettricità scorrergli lungo gli arti e serrò le mani di impulso,
irrigidendosi fino a temere che si sarebbe spaccato la mascella, tanta era la
forza con cui i denti spingevano gli uni sugli altri.
La
vista, che gli si era appannata, tornò lentamente normale, e poté respirare
nuovamente. Notò così lo sguardo preoccupato di Naruto, che abbatteva un nemico
quasi selvaggiamente, ma senza smettere di voltarsi verso di lui.
«L’hanno
colpito con qualcosa!» avvertì Ino, isterica. Sempre isterica si ritrovò a pensare Shikamaru con disappunto, mai una volta che riesca a mantenere
l’autocontrollo a lungo.
«Che
combattimento ridicolo…» commentò Sasuke sprezzante, eliminando con un colpo di
spada tutti i dardi che gli venivano lanciati contro. Li sottovalutava
prestando loro poca attenzione, e per questo una delle piccole munizioni riuscì
a colpirlo al braccio. Il moro con una smorfia fece cenno di strapparla via, ma
si bloccò.
Shikamaru
sapeva esattamente come si sentiva l’altro in quel momento, e non poté fare a
meno di compiacersene. Del resto era anche colpa sua se tutti i nemici di
Konoha avevano deciso un attacco combinato approfittando delle temporanea
confusione alla Foglia. Sasuke era entrato come se fosse il padrone, e aveva
eliminato uno per uno i membri anziani che avevano ordinato ad Itachi Uchiha di
sterminare il proprio clan; Questo almeno a quel che aveva riferito Naruto, che
era stato l’ultimo a scontrarsi con l’amico, riuscendo infine a bloccarlo. Come
ai vecchi tempi i due si erano ritrovati stesi a terra fianco a fianco, avevano
potuto parlare, e Sasuke aveva spiegato, con tutta la sua rabbia repressa,
dell’orrore di cui era venuto a conoscenza.
Sakura
invece aveva prima combattuto coi suoi compagni, curando poi come poteva le
loro ferite senza una parola. Era arrivato anche lui, con Ino e Choji, ed Ino
aveva subito aiutato Sakura prestando le prime cure a Naruto e ignorando
volutamente Sasuke. Poi, lui aveva dovuto comunicare la notizia: file nemiche
erano state avvistate a marciare verso Konoha.
L’Hokage
era morta poco tempo prima senza poter nominare nessuno, uccisa dall’Akatsuki,
e la voce si era sparsa in fretta, attirando orde di nemici.
Sasuke
era rimasto a combattere per motivi tutti suoi che come sempre non si era
degnato di comunicare loro, e questa era stata una fortuna vista la disparità
numerica e la loro incapacità di far fronte ad una terza battaglia nel giro di
un mese, ma Shikamaru non poteva fare a meno di sentirsi un po’ seccato.
Tradisce, quasi moriamo per andare a riprenderlo,
torna, decima la popolazione, ammetto che era una fetta marcia ma era comunque
popolazione, e a fine battaglia si prenderà tutti i meriti, perché Naruto e
Sakura non vedono l’ora di perdonarlo… Inutile dire che già Ino ha cambiato il
suo modo di guardarlo due volte da quando è qui, uno quando ha saputo che stava
combattendo contro Konoha, l’altro quando lui ha detto ai suoi compagni di
combattere contro i nemici e con noi, e a questo punto non oso pensare a quanto
verrà acclamato.
Shikamaru
l’avrebbe volentieri presa alle spalle e scossa, perché aprisse gli occhi ed
evitasse di farsi fregare come Sakura e Naruto, ma non era quello il momento.
Poi
le sue elucubrazioni si spezzarono e se ne rese conto.
Neppure
capiva come avesse potuto farci caso, ma lui, signore delle ombre, che guidava
nei movimenti gli avversari come se fossero bambole di creta, non controllava
più i propri.
La
mano con cui teneva i kunai stava puntando verso Choji, e sentì un’ondata di
nausea rendendosi conto di non poterlo avvisare. La bocca non si apriva, e a
malapena respirava, soltanto i suoi occhi febbrili fissavano con orrore prima
il kunai e poi l’amico, ancora distratto. Capì che dovevano essere passati ben
pochi secondi da quando era stato colpito alle spalle, anche se gli erano
sembrato molto di più.
«Cosa…»
sentì mormorare a Sasuke, che doveva essere nelle stesse condizioni.
Poi
i suoi piedi cominciarono la corsa.
Choji
si voltò a guardarlo soltanto quando fu troppo tardi, con aria sgomenta.
«Che
stai…» non poté terminare la domanda, perché Shikamaru aveva già affondato
l’arma, fortunatamente solo su un suo braccio.
«Shikamaru!»
gridò Naruto, e poté sentire i suoi passi pesanti quanto stanchi correre verso
di lui.
Poi
uno strillo femminile, segno che anche Sasuke si era mosso.
«Merda!»
sbottò Suigetsu qualche metro più in là, portando in salvo Karin per un soffio,
mentre Juugo bloccava a malapena la katana di Sasuke.
«Juugo,
staccami il braccio.» ordinò Sasuke.
«Cosa?»
annaspò Sakura dietro di lui.
«Sei
impazzito?» intervenne anche Suigetsu.
Naruto
invece si gettò alle spalle di Shikamaru, bloccandolo per le braccia. «Ino,
prova con la tua tecnica!»
Shikamaru
riuscì ad aprire finalmente la bocca, ora che un’altra forza lo bloccava: «No!
Non è mentale, non controllo soltanto il corpo!» protestò, ed Ino bloccò i
movimenti sul nascere, capendo che sarebbe stato inutile.
«Sono
questi dardi.» spiegò Sasuke, mettendo più forza nel braccio che reggeva la
katana. «Presto, Juugo.»
Poco
convinto fece per obbedire, ma Sakura lo spinse via. Sasuke saltò indietro, o
meglio il suo corpo saltò indietro,
strisciò a terra e, mantenendo l’equilibrio, conficcò l’arma a terra. «
Sakura.» ringhiò minaccioso.
«Il
tuo corpo non sarebbe in grado di reggere una mutilazione simile. Lasciami
provare ad estrarre quella roba prima di fare pazzie.» ordinò in modo quasi
professionale la kunoichi, e Sasuke la guardò, interdetto da tanta freddezza.
«Fatti
tuoi.» sbottò poco convinto, e sentendo i muscoli tendersi nell’atto di
attaccare nuovamente.
«Shikamaru!»
gridò Ino, portandosi dietro le spalle di Shikamaru, «Resisti, Naruto! Tienilo
fermo! Oh, mi dispiace Shikamaru, mi dispiace! L’ho visto ma non ho potuto
bloccarlo!» si scusò Ino frettolosamente.
«Non
è… colpa tua…» ribatté Shikamaru, perdendo poi nuovamente sensibilità al viso.
Ino
rabbrividì, constatando l’entità del danno. «Questo ti farà male.» avvisò, e
senza attendere risposta allargò con decisione la ferita. Shikamaru gemette, ed
anche lei poco dopo per motivi diversi.
Oltre
al dardo, che dardo non era, poteva chiaramente vedere una decina di fili
allungarsi e penetrare tra la carne e le ossa del ragazzo.
«Approfittano
della spina dorsale mandano impulsi elettrici che controllano il corpo,
prendendo il controllo del sistema nervoso.» si trovò a dire meccanicamente. Si
voltò verso l’amica, che fronteggiava Sasuke più in basso. «Sakura, questi sono
come i nemici del paese della pioggia!» l’avvertì. Avevano incontrato quei
nemici il giorno prima, e avevano causato non poche vittime con le loro
tecniche particolari.
Sakura
sussultò, ferendo poi il braccio di Sasuke con uno shuriken, poco sotto il buco
sanguinolento lasciato dal dispositivo.
«Giù,
Sakura!» le gridò Choji, tenendo stretto il proprio braccio ferito e calciando
via un nemico come fosse una palla.
La
ragazza obbedì all’istante, schivando un altro di quei dispositivi che andò a
conficcarsi nuovamente nel braccio di Sasuke. Lui sibilò e le piantò gli occhi
rossi addosso, in un muto ordine.
«Mi
dispiace… Troverò modo di curarti…» assicurò lei, sentendosi prossima alle
lacrime.
«Fallo,
Sakura.» ordinò lui, con un vago accenno di disprezzo per quelle sue ritrosie.
«Ino…»
reclamò in quel momento la sua attenzione Shikamaru, lasciandosi sfuggire un
rantolo mentre questa osservava ancora la ferita e si mordeva nervosamente le
labbra.
«Che
vuoi fare? Non riesco più a tenerlo!» esclamò Naruto esausto, mentre il corpo
di Shikamaru tentava di liberarsi.
«Non
lo so…» mormorò Ino, comprendendo con orrore che staccare con la forza quel
dispositivo dalla sua spina dorsale sarebbe stato come spezzargli la schiena, o
mandargli in poltiglia il sistema nervoso. «Non lo so!» ripeté disperatamente.
In
quel momento Shikamaru sentì un’ondata di forza artificiale riempirgli il
corpo, mandando Naruto a sbattere contro la roccia dietro di loro.
Sasuke,
anch’esso colmo di energia, con uno scatto si portò davanti a Sakura. Il
dispositivo controllava solo il corpo, lasciando libera la mente e rendendo
impossibile ai nemici controllare tecniche come il chidori o lo sharingan, ma
questi potevano far sì che il chakra solitamente utilizzato per queste tecniche
inutilizzabili finisse nelle gambe, dandogli una velocità che né lui né Sakura
potevano prevedere.
Lei,
impreparata e riluttante all’idea di combattere con lui, tanto più dovendogli
tagliare via il braccio, si spostò con un secondo di ritardo e si ferì la
fronte e il sopracciglio, salvando per miracolo l’occhio.
Sasuke
stesso dovette soffocare un “Sakura!” a
quella vista, e Naruto si aggrappò alla roccia dietro di sé per evitare di
cadere, eccessivamente distratto.
«Naruto,
aiutala!» lo pregò Ino, tentando invano una soluzione per fermare Shikamaru.
E
Shikamaru capì guardandola negli occhi, del resto tra loro le parole non erano
mai state necessarie, che lei non aveva una soluzione.
Mise
tutta la propria forza di volontà nel bloccare le mani che sollevavano il
kunai, e queste si fermarono tremanti a mezz’aria.
«Ino…»
sussurrò, muovendo le labbra per quanto possibile.
Lei
lo guardò negli occhi, smarrita e scossa, ed infine terrorizzata.
«Non
fare pazzie!» gridò disperata.
«Più
mi stai lontana e più ho il controllo di me stesso. Se qualcuno di voi si avvicinasse…
Sta’ indietro, d’accordo?»
«Shikamaru…»
«Anche
tu, Cho. Lontani da me.» lo ammonì, socchiudendo gli occhi per lo sforzo. Sentì
Choji fare parecchi passi indietro per dargli sollievo, ma Ino non si mosse.
«Se
mi allontanassi abbastanza da permetterti di riprendere il controllo tu ti
uccideresti. Quei ninja non sanno quanto possiamo essere altruisti a differenza
loro, ma io so che moriresti per non farci del male.» disse lei lentamente, e
le lacrime le rigarono le guance senza che se ne rendesse conto. «Non te lo permetterò. Un modo deve esserci.»
[«My fall
will be for you
My fall will be for you…
If you be the one to cut me
I`ll bleed forever…»]
Sakura
osservò senza parole il proprio sangue che sgorgava copioso, nonostante avesse
tentato di chiudere le ferita col proprio chakra. Suigetsu e Juugo tenevano
occupato Sasuke per darle il tempo di riprendersi e fare il lavoro sporco, alias mutilare e forse
uccidere Sasuke, così che poi avesse
subito le forze per curarlo.
E il sangue non si fermava.
Alzò
poi lo sguardo sui tre che combattevano, due che si frenavano e soltanto uno
che faceva sul serio, ma molto più debole di quanto sarebbe stato persino in
allenamento, dato che la mente di Sasuke era a mille miglia da lì,
probabilmente.
E il suo sangue non si fermava.
Sollevò
la maglietta zuppa e notò, come pensava, che anche le ferite precedenti che
credeva di aver curato con una sola sovrapposizione di chakra curativo erano
aperte e sanguinanti, anche se lei non sentiva alcun dolore.
Non sentiva il dolore, ed il sangue non si
fermava.
Veleno. Le piastrine ed i recettori del dolore
non funzionano più capì, senza particolari turbamenti.
In
fondo, un po’ se lo aspettava. Sasuke che tornava, che eliminava la parte
peggiore di Konoha, che combatteva al loro fianco… tutto troppo bello per
essere vero. Anche il suo combattimento con Naruto, certo, era stato in qualche
modo epico, e Naruto si era quasi trasformato nella volpe a nove code, ma era
stato comunque facile, in un certo senso. Sasuke per qualche secondo aveva
rischiato di morire, e Naruto per primo l’aveva pregata di pensare prima a lui,
e lei lo aveva ascoltato, sapendo che grazie al demone sarebbe stato subito
meglio anche da solo, e poi, egoista com’era, non vedeva l’ora di anche solo
sfiorare Sasuke e rendersi conto che era davvero lì. E c’era.
Troppo
facile, quindi lei doveva morire.
Si
alzò in piedi, barcollante.
Suigetsu
e Juugo se ne accorsero e si allontanarono di diversi metri, più di quanto non
fosse lontana Sakura, e per questo Sasuke si voltò verso di lei. Avevano capito
che attaccava sempre prima i nemici più vicini senza preferenze.
«Karin,
Suigetsu, Juugo, tenete i nemici lontani.» ordinò Sasuke, consapevole che
finché avesse avuto un braccio solo sarebbe stato in difficoltà. Poi si accorse
delle condizioni di Sakura e strinse gli occhi in due fessure, cercando di
vederla meglio.
«Certo,
sta attento Sasuke!» esclamò Karin, poco propensa a lasciarlo solo contro
quella ragazza sconosciuta. Fu Suigetsu a ricordarle di doversene andare,
battendole poco gentilmente una spalla e indicandole la via con un cenno della
testa.
«Però…»
cominciò rivolta a lui.
«Con
lei se la caverà. E’ quella che l’ha curato l’ultima volta.» le fece presente,
col solito sorriso indisponente.
Karin
annuì, riluttante, e si decise a seguirli con un ultimi sguardo indietro, verso
Sasuke e Sakura che si fronteggiavano.
«Cosa
aspetti a curarti? Perché abbiamo perso tempo allora?» la attaccò Sasuke,
sbuffando quando lei bloccò con facilità un colpo di katana con le mani. E’ diventata incredibilmente forte… Già
prima, ha distrutto il terreno con un pugno, considerò.
Sakura
sorrise in un modo che lo fece rabbrividire, nonostante il suo corpo fosse
rigido in attesa della prossima mossa del proprio braccio.
Sorrise
come aveva sorriso Itachi, consapevole di troppe cose a lui ignote.
«Non
posso. Il veleno non me lo permette. Non smetterò mai di sanguinare,
Sasuke-kun.»
[«… My fall will be for you…»]
Shikamaru
ed Ino si fissarono, incerti sulla prossima mossa. Choji, ben a distanza,
aspettava che anche Ino retrocedesse, o che trovasse una soluzione.
Shikamaru fece cenno di no con la testa, e riuscì in qualche modo a sorridere.
[«… My fall will be for you…»]
«Buffo.
Potrebbe venire fuori una frase tipicamente romantica delle mie come: neanche
il mio cuore ha mai smesso di sanguinare per te, Sasuke-kun, ma la verità… la
verità è che sei uno stronzo.» sbottò Sakura, parando un altro affondo. «E
anche sbagliato. Sbagli sempre tutto.»
«Grazie.
Preferivo quasi la frase romantica.» ribatté piccato, cercando di ignorare il
fatto che Sakura non sarebbe stata in grado di fermarlo, né eventualmente di
curarlo, di questo passo. «Sakura,» aggiunse, abbassando la voce in un
sussurro, «Sono a ore dodici, per me. Posso vederli.»
Non
dovette chiedergli nulla per capire a chi si riferisse, era chiaro che parlasse
dei nemici che stavano sfruttando il suo corpo e quello di Shikamaru. «Naruto
ne sta eliminando parecchi ma non farà in tempo.»
«Appena
potrai usare il chidori, fallo.» disse lei, «Credo che metterai fuori
combattimento anche i dispositivi degli altri, però non ne ho ancora la
certezza.» aggiunse, meditabonda.
«Come
farai a bloccarmi il braccio, Sakura?» domandò Sasuke.
La
sua voce calda, mentre pronunciava il suo nome, la fece fremere. Lei sorrise di
nuovo, stavolta con occhi troppo lucidi perché potesse fingere indifferenza, e
spostò il viso in avanti, avvicinandolo al suo e guardandolo negli occhi,
mentre lui impercettibilmente si ritraeva, turbato.
«Assolutamente,
indubitabilmente sbagliato. Sbagli sempre.» ripeté Sakura, dando segno di non
averlo ascoltato. «Quella volta, prima di andartene via per sempre… Non avresti
dovuto dire “grazie”. In queste
situazioni, si usa “Scusami”.»
Lui
storse la bocca, senza capire dove volesse andare a parare.
Spostò
il viso ancora più avanti, sporgendosi di lato e trovandosi quasi guancia a
guancia con lui. «Sasuke-kun… scusami.»
Gli
lasciò andare il braccio, e prima che lui potesse impedirselo, questo affondò
la katana nel ventre della ragazza. Lei sorrideva ancora, tenendo la lama ferma
dentro di sé con una mano, mentre con l’altra estraeva un bisturi affilatissimo
da una tasca dei pantaloni e gli recideva il braccio, con tutta la sua forza
sovraumana rimasta.
Un
ringhio assordante esplose dietro di lei, mentre Naruto perdeva il controllo di
sé. Da qualche parte Choji gridò.
[«… My fall will be for
you…»]
Shikamaru
con uno scatto improvviso si portò l’arma tagliente alla gola, chiudendo gli
occhi. Dovette riaprirli al rumore pesante di un sandalo che prendeva la
rincorsa, ed Ino gli piombò quasi addosso. Gli afferrò di scatto le mani, che
l’avrebbero comunque ferita, e le diresse al proprio fianco, poco sotto il
seno, stringendogli il polso fino a quasi spezzarlo e guardandolo furiosa.
Sentirono
entrambi un ringhio fortissimo levarsi in quel momento. Ino poté vedere Choji
gridare da dietro le spalle di Shikamaru, correndo verso di loro,
disperatamente quanto inutilmente.
Gli
occhi chiari di Ino affondarono in quelli spalancati ed increduli di Shikamaru,
«Pazza…»
sussurrò il ragazzo, impallidendo sempre di più ad ogni fiotto di sangue che
sentiva cadere a terra.
«Lo
sapevi già…» ansimò lei, sentendo le gambe crollare.
In quel momento un lampo cancellò il mondo.
[«… Scent of the sea before the waking of the
world
Brings me to thee
Into the blue memory…»]
Era
calato il sole e l’oscurità aveva inghiottito tutto, tranne lui e lei, che era
stesa con la testa poggiata sulle sue gambe e l’espressione ingiustamente
serena.
Era
sempre buio, quando lui e Sakura si trovavano da soli, come se il sole
rifiutasse di illuminarli insieme.
Del
resto Sakura era pura. Non conosceva
certi sentimenti negativi probabilmente, lei non ne veniva sfiorata. Lui invece
era totalmente infettato dall’odio e dalla vendetta, era giusto che non stesse
vicino a lui.
Sasuke-kun… scusami.
Un’altra
notte gli tornò alla mente, la notte in cui una mocciosa gli aveva urlato
dietro che lo amava, che lo avrebbe seguito abbandonando tutto se glielo avesse
permesso, una mocciosa che non sapeva proprio di che parlava.
Sasuke-kun…
scusami.
Si
chiese però se davvero non sapesse di cosa parlasse, o se fosse stato un modo
per lui più semplice di vedere le cose, per evitare che quel ricordo lo
perseguitasse.
Sasuke-kun…
scusami.
E
pensò a qualcosa di ben peggiore: anche le sue parole, quel “Sakura, grazie” l’avevano perseguitata
come quello “scusami” perseguitava
ora lui?
L’ultimo
chidori aveva portato via con sé, oltre agli avversari e al pericolo della
volpe a nove code, anche i dispositivi nemici più vicini, e Naruto era andato
di corsa a cercare Karin, come gli aveva ordinato Sasuke con un urlo più rauco
e più malfermo di quanto avrebbe voluto usare; «Naruto, Karin la curerà!» aveva urlato. Forse mordendola avrebbe
recuperato le forze, o le avrebbe recuperate Ino, in modo da poter fare
qualcosa per lui e per Sakura, sebbene non avesse la minima idea delle
condizioni dell’altra, che a malapena aveva risposto al suo richiamo.
Abbassò
lo sguardo sulla kunoichi dai capelli rosa, passando per il proprio braccio.
L’arto
mozzato era nascosto dal mantello, ed il sangue, dopo un iniziale, disgustoso,
schizzo potentissimo, aveva cominciato a scorrere più lentamente, ma sempre
troppo. Un paio di minuti e sarebbe morto.
Sakura
respirava appena, e sebbene la ferita all’addome non avesse toccato organi
vitali, sarebbe morta dissanguata a sua volta.
Sasuke-kun… scusami.
Vinto
dalla sensazione di essere rimasto solo, con i rumori della battaglia troppo
lontani per impensierirlo, si permise di scostarle la maglietta per constatare
l’entità della ferita, e cercare di fermarla in qualche modo. In difficoltà per
la stanchezza che gli aveva avvolto le membra e per la possibilità di usare un
braccio solo, strappò via l’unica garza ancora asciutta che gli circondava la
vita; Sakura si era prodigata nel fasciarlo dopo il combattimento contro Naruto
sebbene avesse smesso di sanguinare da giorni, senza ovviamente ascoltare le
sue proteste, ed ora usò le bende per tamponare la ferita, cercando di
chiuderla in qualche modo. Non si era mai interessato di cure, ma non voleva
essere in debito con quella ragazza.
Non ti darò la soddisfazione di pensare di essere
morta per me, no.
Ad
aiutarlo a vedere c’erano solo i bagliori improvvisi e continui, segni della
battaglia in corso.
Sasuke-kun… scusami.
Sollevò
la testa, cercando Ino con lo sguardo.
[«… Into the blue memory
A siren from the deep came to me
Sang my name my longing…»]
«Shika…maru…»
gemette Ino, sfiorando con una mano il compagno che le era caduto addosso,
fulminato dal chidori anch’esso. Nel colpo la sua mano si era spostata di
scatto, le loro mani unite si erano
spostate verso il basso di scatto, ed era inutile dire che la traiettoria del
kunai che stringevano assieme era stata la stessa.
Shikamaru
si rialzò con uno scatto, evitando di urlare per il dolore improvviso, e si
lasciò cadere accanto a lei, cercando di respirare.
Ino
spostò la testa, e si rese conto che sarebbe stato tutto inutile se non avesse
estratto con delicatezza quella roba dal
suo corpo, perché avrebbe potuto infettarsi, e avrebbe dovuto chiudere anche la
ferita. Si girò su un fianco, alzando una mano che tremava tanto da sembrare
scossa da convulsioni.
«Ino!»
sentì chiamare da qualche parte.
«Non…
Non posso!» si costrinse ad urlare.
«Naruto,
Karin la curerà!» udì ancora la voce, e riconobbe Sasuke. Parlava poco, ma era
sicura che la sua voce fosse diversa da prima. Rauca, forse.
Ricordò
che Choji veniva verso di loro prima che Sasuke avesse la brillante idea di
massacrare tutti con un chidori, e con un lamento sollevò il petto e la testa
puntellandosi con le braccia, cercando l’amico e trovandolo a terra, forse
svenuto per il colpo contro la parete di roccia dietro di loro.
Concentrati, Ino si disse.
Percepì
un formicolio doloroso, troppo
doloroso, ed il chakra fluì fuori dalle sue mani, bruciante e viscido. Non era
il solito, era una sensazione orribile.
È così che ci si sente quindi… quando non si
dovrebbe usare il chakra ma si cura comunque… non mi meraviglio che
Tsunade-sama ci dicesse sempre che è bene non curare quando si è ridotti male,
perché si peggiora la situazione… ragionò a mente lucida, tradendo un sospiro al
pensiero della sua maestra. Per associazione pensò anche al maestro, ad Asuma,
e questo le diede più forze.
Avrebbe
protetto Shikamaru, non avrebbe permesso che anche lui se ne andasse.
«Fermati,
Ino.»
Certo,
se lui non avesse saputo che era rischioso per lei, sarebbe stato tutto molto
più semplice.
«Sssht…»
lo zittì, con fare materno, «Non stancarti.»
«No,
tu non stancarti.» ribatté lui, cercando di sottrarsi.
Con
un’ultima spinta lei si mise a sedere, e l’altra mano andò a sfiorare i capelli
del ragazzo, che sembrò quasi desistere dal tentativo di fuga.
«Vuoi
fare qualcosa per me? Parla, se proprio devi, ma dì qualcosa di sensato.»
«Cosa
devo dirti?»
«Non
lo so. Tienimi cosciente. Parla di noi. Parla del passato.»
E
Shikamaru comprese cosa doveva dire.
«Ti
ricordi, quando all’accademia ci hanno messo in squadra assieme? Tu eri
disperata quasi… Io soddisfatto, avevi appena fatto la smorfiosa come sempre,
sembrava la giusta punizione… l’avresti detto che saremmo finiti così?»
Ino
ridacchiò piano, «Forse.» ammise, «Un po’ ci speravo. Era qualcosa.»
«Non
capisco… credo.»
«Lascia
stare. Parla ancora.» lo invitò e rise ancora, stavolta una risata
inconsistente. La sua mano continuò ad accarezzargli i capelli, mentre lui
cercava di vederla con l’unico occhio rivolto verso di lei. Ino ringraziò la
penombra, mentre altre lacrime scivolavano silenziose e segrete, e la
malinconia l’avvolgeva.
Parla di noi, parla del passato.
«Quando
ci hai detto che saresti diventata un ninja medico ho pensato fosse una
pazzia.» dovette interrompersi e si morse le labbra, mentre lei finalmente
riusciva ad estrarre quel marchingegno.
«Dai,
ora è tutto in discesa.» scherzò lei, e la voce cominciava ad andare via. Se ne
rendeva conto da sola, che non le restavano molte forze. E decise di accanirsi
comunque, chiudendo quella ferita maledetta.
«Sei
così brutale di solito che pensavo ai tuoi poveri pazienti, invece mi hai sorpreso.»
«Grazie…
Credo.»
«Si,
è un complimento, fidati.» sorrise lui, mentre per un secondo poteva vedere
chiaramente davanti a sé, complici i bagliori che si alzavano fino al cielo e
le esplosioni che tingevano tutto di rosso.
C’era
rosso ovunque, in alto come in basso, a destra come a sinistra.
Spostò
nuovamente lo sguardo verso Ino, ed inorridì quando un altro bagliore gli
permise di vedere le sue condizioni. La ferita lungo tutto il suo fianco che
sanguinava, il suo colorito cadaverico, una lacrima giù per una guancia.
Ancora
tanto, tanto rosso.
Parla di noi, parla del passato.
La
tacita richiesta che lui non aveva colto appieno.
Perché un noi nel futuro non c’è.
Ino
teneva la testa alta, senza neppure guardarlo. Aveva incontrato gli occhi di
Sasuke, gli occhi di un morto che per errore divino era ancora cosciente, e si
era sentita spezzare il cuore pensando a Sakura.
Chiuse
gli occhi, e pregò in Naruto.
[«…Still I write my songs about that dream of
mine
Worth everything I may ever be…»]
Naruto
si guardò attorno, sfruttando tutto ciò che la volpe a nove code poteva dargli,
cercando di riconoscere l’odore del sangue di Karin, che già aveva percepito in
passato, in mezzo alla devastazione. Lui non era Kiba, ma il demone volpe in un
certo senso collaborava.
E
non la trovava lo stesso.
Si
bloccò, in mezzo alle persone che combattevano, ed inspirò profondamente,
cercando di cogliere qualcosa.
Qualsiasi cosa potesse dargli una speranza, a lui, alla sua Sakura-chan, a quel
bastardo di Sasuke. Anche a Shikamaru, ad Ino, a Choji. A tutti i suoi amici.
Quando
Sasuke era tornato qualcosa era andato a suo posto.
Avevano
combattuto, e la volpe aveva preso il controllo, e seriamente aveva temuto che
una volta tornato in sé avrebbe trovato tutti morti, ma una piccola,
piccolissima, parte di lui aveva continuato a sorridere perché, diavolo, Sasuke
era tornato, suo fratello, Sasuke, era tornato, e quindi tutto sarebbe andato
bene e non se lo sarebbe lasciato scappare.
E
ricordava l’espressione di Sakura, prima incredula, poi serena.
Sorprendentemente lei così emotiva non aveva neppure pianto, aveva inizialmente
combattuto al suo fianco senza esitazione per fermarlo, poi assorbita dallo
scontro con gli altri, Karin, Juugo, Suigetsu, e quando tutto era finito aveva
curato tutti dal primo all’ultimo, come se nulla fosse. Ino l’aveva aiutata, ma
lui era convinto che Sakura fosse quella che aveva dato di più, perché era la
sua Sakura-chan, sua sorella, in una squadra che era l’unica famiglia che
aveva.
Così
con tranquillità aveva curato Sasuke, e poi erano andati al rifugio, decidendo
come fare per tenere lontani i nemici pronti ad attaccare e prendere il
controllo della Foglia. Dal primo all’ultimo avevano ignorato il fatto che
Sasuke avesse eliminato gli anziani, perché da quando nonna Tsunade era morta
loro facevano i loro schifosi comodi come se fossero i padroni, anche se nulla
era stato deciso, e già da tempo si rischiava la guerra civile. Era un problema
in meno, e si sapeva che sarebbe scoppiata ben altra guerra se avessero anche
solo pensato di iniziare un discorso simile, quindi nessuno aveva fiatato sulla presenza del
traditore.
Poi
Sasuke l’aveva detto. A parole sue, certo, ma aveva capito che sarebbe rimasto
a combattere con loro.
E
c’era un solo motivo possibile: vista la situazione, e senza più alcuno scopo
che lo portasse via da lì, aveva deciso di tornare.
Voleva
riformare il clan Uchiha, probabilmente.
E
lì il sogno di Naruto si era realizzato. Non era ancora Hokage, non ancora, non
ancora, ma Sasuke era lì, Sakura-chan
era lì, e Hokage sarebbe potuto diventarlo perché non doveva più pensare a
correre da una parte all’altra per cercare quell’idiota, e la sua vita d’ora in
poi sarebbe stata meravigliosa…
Allora
perché?
Si
stava tutto realizzando, non era perfetto, niente lo è mai, ma perché, perché
stava finendo tutto in quel modo?
Ogni
secondo rivedeva quella lama lucente trapassare la schiena di Sakura, sporca
del suo stesso sangue. La mano di Sakura andare ad una tasca, un taglio ed
eccola cadere, sorretta da un Sasuke pietrificato con un braccio in meno.
Ogni
millesimo di secondo sentiva il mostro dentro di sé dibattersi reclamando il
controllo del suo corpo, mentre vedeva tutto rosso, il fuoco che lo avvolgeva,
lui che si dimenava e voltando il viso vedeva anche Ino meglio di prima, e si
rendeva conto che allo stesso modo era stata appena trafitta. Tutti i suoi
amici erano trafitti in qualche modo, e sentiva di non avere speranze.
E
se non fosse stato per quel forte colpo che lo aveva risvegliato,
quell’elettricità che lo investiva senza che rischiasse neppure di scivolare a
terra, ma che separava le fiamme e lo rendeva lucido, stavolta il mostro
avrebbe totalmente vinto su tutti i fronti.
E
ancora, un’ultima speranza, la voce di Sasuke che non si era arreso, il suo
sogno che non era definitivamente svanito, ed era pronto a rischiare la sua
vita e la sua anima per quella piccola speranza.
Se
non ci fosse riuscito, non sarebbe esistito più un Naruto Uzumaki, non ci
sarebbe stato un futuro per lui, non lo avrebbe voluto.
Mentre
riprendeva a correre, sentì l’odore di Karin.
[«… My love in the dark
heart of the night
I have lost the path before me
The one behind will lead me…»]
Distolse
lo sguardo da quello di Ino, troppo lontana per parlargli e comunque troppo
ferita per fare qualcosa.
Non
quanto Sakura, ma abbastanza.
Il
suo respiro si stava fermando.
Sasuke
si chiese che tipo fosse ora Sakura, cosa avrebbe potuto dire per trattenerla
con sé.
Cosa
stava dicendo Shikamaru ad Ino?
Ma
era certo che il loro fosse un rapporto diverso.
Shikamaru
non l’aveva abbandonata, non aveva tradito Konoha, ed in definitiva, Shikamaru
non aveva provocato la sua morte.
«Sakura?»
provò a chiamarla, piano, sfiorandole la fronte con due dita. Si ricordò che
Sakura aveva mille complessi sulla sua fronte, ma le stava bene, le si
adattava. Non era poi così spaziosa. «Ehi, Sakura, svegliati.» ordinò brusco.
In
definitiva, non sapeva proprio cosa fare.
Ed
incredibilmente Sakura aprì davvero gli occhi. Erano vacui, e di un verde che
gli fece male.
Sakura
non smetteva mai di sperare. Allora
cos’era quello sguardo?
«Cosa?»
chiese lei, senza che la sua voce si degnasse di uscire, muovendo solo
stancamente le labbra.
«Non
ti scuso.» sbottò.
Lei
lo guardò confusa, poi inevitabilmente le labbra si tirarono in un
sorriso. Lo prese in giro con gli occhi,
facendolo sentire ridicolo, e Sasuke sentì il bisogno di parlare per riempire
il silenzio.
«Dopo
tutto quello che tu e quell’idiota avete fatto per riportarmi a Konoha… esigo
che tu non muoia.»
Di nuovo quell’espressione ironica. La odio
quando fa così. La odio.
«E
poi io ho deciso di rimanere, no?» si diede dell’egocentrico da solo, ma non
poteva farne a meno.
È per questo che non stava zitta un attimo? Si
sentiva così in mia presenza? È orribile!
«…e-kun.»
«Cosa?»
si affrettò a domandare.
Lei
scosse piano la testa, sorridendo ancora. Incomprensibile.
«Ho
vendicato il mio clan.» dichiarò. «E sono tornato a casa. Che altro mi aspetta
ancora?» le chiese, e non poté ignorare il modo in cui i suoi occhi avevano
brillato alla parola “casa”. Si era
lasciato sfuggire troppo, forse.
Fa niente .Cos’ho da perdere ormai?
«Non
so più cosa devo fare.» ammise, stanco. Gli girava la testa, voleva stendersi e
dormire. Allo stesso modo, voleva continuare a parlarle. «Non ho più uno scopo.
Non ho più…»
«Clan.
» disse lei, stavolta chiara.
Sasuke
inarcò un sopracciglio. «Sì, uno dei miei sog-delle
mie ambizioni era quella di creare un nuovo clan Uchiha, giusto.» stava per
aggiungere un “grazie”, ma per molti
motivi evitò di farlo. «Ti stai proponendo volontaria? Non cambi mai.» aggiunse
atono.
Se
Sakura non arrossì fu solo perché non aveva abbastanza sangue per farlo, ma lo
maledisse palesemente con gli occhi. Sasuke non poté fare a meno di sorridere
sinceramente, per una volta.
«Ho
percorso il mio vecchio cammino… Mostrami tu la nuova strada, Sakura.»
[«… Cure me…»]
«Prima
Ino, così lei curerà gli altri!» esclamò Naruto, a malincuore, guardando da
lontano le figure seminascoste di Sakura e Sasuke. Shikamaru e Choji, con la
schiena poggiata alla parete di roccia e ansimanti, guardarono lui e Karin
occuparsi di Ino.
Shikamaru,
col cuore in gola, non riusciva neanche più a ragionare. La vide mordere con le
poche forze rimaste il braccio di Karin, anch’essa distrutta, e chiuse gli
occhi.
Poi
improvvisamente la voce di Naruto, spaventata, che la incitava, le chiedeva di
resistere, e la mano di Choji che si aggrappava al suo braccio, stringendolo
debolmente, ma era tanto stanco che probabilmente ci stava mettendo tutte le
sue forze.
Ino
non ce l’avrebbe fatta, ecco come stavano le cose. Cure o non cure, erano
arrivati troppo tardi.
Aveva
sussurrato un roco: «Shikamaru...» ancora una volta, prima di lasciarsi
scivolare a terra, con l’aria di avere ancora molto da dire, ma troppe poche
forze per farlo, e quando si finiva così, era scontato cosa sarebbe accaduto.
[«…
Kill me…»]
Ogni
sua cellula reclamava di morire con lei, perché non avrebbe avuto senso tornare
a Konoha e sentire quel vuoto.
Non
si era mai reso conto, non aveva mai pensato veramente a cosa sarebbe accaduto
se Ino non fosse tornata da una missione. A volte, quasi distrattamente,
pensava che sarebbe potuto accadere ad uno di loro, come ad Asuma-sensei, o a
tutti loro assieme, ma era un ipotesi remota, irreale, perché uno poteva
sbattere mille volte di fronte all’evidenza della morte, e comunque continuava
a pensare che alle persone che ama non sarebbe accaduto. Ora invece il peso di
questa inattesa consapevolezza lo colse tutto,
e si rese conto che era davvero una cosa enorme, abominevole,
insopportabile.
Senza
quella voce allegra e femminile che ciarlava di cose frivole, senza i suoi
continui rimproveri, senza quel tono stranamente maturo e saggio quando parlava
di fiori, spiegando a lui e Choji, i profani, alcuni dei segreti del suo
piccolo mondo personale fatto di boccioli, stelle, e amicizie spezzate in cui
ancora credeva.
E
senza quei gli occhi chiari che lo fulminavano quando accidentalmente la
offendeva, o che lo accarezzavano, come poco prima quando volevano
rassicurarlo. Senza quei capelli biondi, di cui tanto si vantava, e che pensava
fossero la fonte del suo fascino. E senza quel sorriso, che secondo Shikamaru
era ciò che la rendeva più bella, un sorriso che compariva nei momenti più
improbabili, che aveva mille significati, e che quando era felice e rivolto a
lui, aveva il potere di far fare capriole al suo cuore.
[«… Bring me home…»]
Riaprì
gli occhi, e la vista non lo aiutò. Ino aveva perso conoscenza, come
immaginava. Non c’erano speranze, per lei e Sakura.
E
lui se ne voleva andare a casa.
Desiderava
ardentemente svegliarsi e scoprire che non era successo niente, e tornare alla
vita di tutti i giorni.
Naruto
che blaterava sul ramen, poi su Sasuke, poi sul diventare Hokage, esattamente
in quest’ordine, inserendo il nome di Sakura in ogni frase, e Sakura che come
da copione gli dava un pugno o due, e picchiava anche Sai già che c’era. E Sai,
con quel sorriso irritante, che Kiba prendeva sempre in giro anche se alla fine
tutti avevano capito che si sforzava di fare amicizia e ci si era affezionati.
E con Sai comparivano accanto a lui Ino e Choji, la prima che faceva
l’insopportabile civetta, e Choji che mangiava e guardava in silenzio, perso in
chissà quali pensieri. E diamine, gliel’avrebbe lasciata Ino, anche se era
sicuro che meritasse di più di uno come Sai, se lei lo avesse voluto. Le
avrebbe dato qualunque cosa purché lei vivesse, anche se stesso.
Lui
voleva solo tornare a casa, svegliarsi, e avere Ino accanto a sé, stringerla
forte e dirle quanto era importante per lui.
[«… Every day
Just another loop in the hangman`s noose…»]
Karin
si tagliò il braccio, e lasciò che Naruto raccogliesse il sangue con le mani a
coppa. Shikamaru li guardò senza capire, ma quando Choji per dar loro una mano
si affrettò a sollevare la testa di Ino, chiuse nuovamente gli occhi.
Non
voleva vedere.
Voleva
solo morire.
[«… Take me, cure me, kill me, bring
me home
Every way, every day
I keep on watching us sleep…»]
Sasuke
non voleva morire.
Si
era ricordato di avere ancora uno scopo e, soprattutto, non poteva morire in
quel modo.
E
neanche Sakura, tanto per precisare. Non dopo che lo aveva curato, poi quasi
ucciso e si era lasciata trafiggere da lui.
Aveva
chiuso gli occhi, lei, e non avrebbe saputo dire se fosse ancora cosciente. Si
era chiesto se avesse davvero capito cosa le aveva domandato poco prima, e poi
anche se il dissanguamento in atto non lo avesse fatto impazzire per aver
proposto a lei, mocciosa petulante e troppo emotiva, una cosa simile.
Ma
no, era ancora lucido.
E
lei non era più quella di prima. Era una giovane donna, forte, sicura e sì,
ancora emotiva. Per pochi giorni prima dell’ultimo attacco si erano trovati
fianco a fianco, e lei su tutti non lo aveva assillato con mille domande, né
fissato come se fosse un alieno. Si era comportata come se fosse rimasto a
Konoha per tutti quegli anni, e fosse normale averlo lì. Come se fossero
cresciuti insieme, ed esattamente come lei e Naruto non avessero bisogno di
parlare.
Inizialmente
pensava fosse una ripicca, un fingere che lui non ci fosse. Ma Sakura lo guardava, interagiva silenziosamente
con lui, cambiandogli le bende, comportandosi da bravo medico, e sorridendogli
da brava compagna di squadra. Non aveva pianto, neppure una volta, almeno
davanti a lui, forse per non infastidirlo.
Sorrideva
come se non avesse atteso che di poterlo fare di nuovo, di cuore, tutto per
lui, e Sasuke, gelido e duro come una pietra, si era sentito sciogliere.
Si
era opposto al cambiamento, ma era stato inutile.
E
poi aveva trovato la sua scappatoia: lui era Sasuke Uchiha, e non doveva
rendere conto a nessuno di come si sentiva, né era obbligato a comportarsi come
aveva sempre fatto.
Voleva tornare a casa.
“Casa” gli era sfuggita questa parola, mentre parlava
con lei, e Sakura si era illuminata. Ma Konoha, era Konoha la sua casa? Per
quanto odiasse ammetterlo, se pensava ad una casa gli venivano in mente due
occhi azzurri ridenti e dei capelli di un colore assurdo. Quei due erano la sua
casa, Konoha faceva da sfondo, e gli stava bene come tale.
Sì,
voleva tornare a casa, in qualunque modo, e magari svegliarsi in un vero letto,
e poi uscire, guardare Naruto con disprezzo per i suoi modi di fare, stanco
delle sue urla già al suo saluto, e poi concordare con Sakura quanto fosse
stupido, e guardarla ridere e arrossire in quel modo che aveva sempre finto di
trovare fastidioso, soltanto perché in realtà era delizioso. Era strano anche
per lui pensare ad un aggettivo simile, così poco in accordo col suo carattere,
ma non trovava altre parole per descrivere quel delicato rossore sulle sue
guance, e il modo in cui lo attraeva quasi selvaggio.
Voleva tornare a casa, una strada qualunque, in
ogni senso, per tornarci, sarebbe andata bene.
Una
volta sola si era reso conto di quanto entrambi erano cresciuti e cambiati, ma
era abbastanza.
[«… Relive the old sin of Adam and Eve
Of you and me…»]
Era
stato una notte prima, strano quanto
sembrino passati anni, e Sakura era stata al fiume con le ragazze.
Ancora
coi capelli bagnati ma per il resto asciutta, lo aveva trovato ad allenarsi tra
gli alberi, affaticato per via delle ferite. Era scivolato a terra, esausto, e
lei senza dire una parola ma con un sorriso beffardo,
…ebbe un sussulto, perché era lo stesso che gli aveva rivolto
poco prima, un sorriso come a dire “Ah, il mio Sasuke, sempre lo stesso!”
ironico ma affettuoso.
…si
era chinata su di lui, estraendo dalla borsa un’altra garza, che gli aveva
schiaffato di malagrazia sul petto, ridacchiando della sua smorfia di dolore.
Lui le aveva bloccato d’istinto il braccio, per farle pagare lo scotto di
essersi divertita alle sue spalle, e lei aveva alzato la testa di scatto con
sfida, ed i capelli bagnati lo avevano schizzato ed erano saltati indietro. Una
ciocca soltanto era scivolata avanti, e lui, come ipnotizzato, l’aveva presa
tra le dita e rimessa al suo posto. Era arrossita, anche quella volta, in un
modo che in quel primo momento non aveva saputo definire, ma gli avrebbe
baciato entrambe le guance, per poi passare alle labbra, che sicuramente erano bollenti
proprio come le sue in quel momento. E si era reso conto solo allora della loro
vicinanza fisica, e dell’elettricità tra loro due. Avrebbe potuto tirarla a sé,
avrebbe voluto tirarla a sé e farla sua, sentire la sua pelle morbida, la sua
voce, ora adulta, gemere resa roca dalla passione, vedere i suoi occhi brillare
del suo stesso desiderio.
Non
sapeva se davvero lei lo avrebbe lasciato fare, dopo tanti anni probabilmente
non lo amava più, ma ciò non bastava a calmare la sua fantasia.
La
voce di Naruto che li cercava aveva fatto sì che la lasciasse andare di scatto,
mentre lei si alzava in piedi rispondendo con voce malferma all’amico.
Voleva tornare a casa, e
continuare da quel momento per vedere come sarebbe andata a finire.
La
voce di Naruto si fece sentire di nuovo, nel buio della notte. Sentì passi in
avvicinamento, veloci, ma non aveva più le forze. Si accorse di essere a terra
soltanto sentendo il terreno tremare contro la sua guancia sotto i passi degli
altri. Chiuse gli occhi, convinto che li avrebbe riaperti, anche solo perché
era l’ultimo Uchiha al momento.
E
se Sakura gli avesse fatto il favore di ubbidirgli e riaprire i suoi, un giorno
avrebbe smesso di esserlo.
[«… Show me myself without the shell…»]
Ino
aprì gli occhi, e la prima cosa che vide fu il sorriso dolce di un’infermiera.
«Ben
svegliata. Sei nell’ospedale di Konoha.»
Ino
batté le palpebre, assottigliando le labbra fino a farle sparire. «Oh.» disse
infine, indecisa se chiedere all’infermiera il proprio nome o aspettare che la
situazione fosse più chiara.
«Se
hai bisogno di qualcosa ti pregherei di dirlo ora, oppure nel caso io non ci
sia di avvertire i tuoi vicini di letto perché facciano passaparola, purtroppo
l’organizzazione non è dalla nostra parte, con tutto quello che è successo e
l’esplosione dell’ala sinistra.»
Ino
spalancò gli occhi, e si guardò velocemente attorno scoprendo di essere in uno
stanzone grande come una palestra. Decine di letti con decine di pazienti, e il
più vicino era Kiba, che sorrideva strafottente.
«Ben
svegliata, cara.» la salutò in farsetto. «Con comodo, mi raccomando. I tuoi
compagni se la stavano facendo sotto.»
I miei compagni? Shikamaru! Choji! Quindi stanno
bene… Non ricordo…
Sorrise
di rimando, voltandosi verso l’infermiera. «Tutto bene. Ce la faccio.» le
disse, e poi un ricordo la fece sussultare, «E Sakura?»
L’infermiera
scosse la testa. «Non so chi sia, ci sono molte persone qui, i pazienti meno
gravi.»
«Stava
quasi sicuramente con un biondino che urlava come un ossesso… Ha i capelli rosa!
Kiba, Sakura sta bene?»
Kiba
smise di sorridere, e per un attimo temette il peggio. «Non ne ho idea, mi
spiace.»
Si
lasciò cadere contro il cuscino.
«Devo
andare, come ti ho detto…»
«Passaparola,
sì.» la interruppe stancamente. «Kiba, abbiamo vinto, vero?»
«Saremmo
qui altrimenti?» , sorrise nuovamente, «Vedrai che stanno tutti bene. E poi
avremo un nuovo Hokage a breve, le cose non possono che migliorare.» esclamò
vivacemente.
«Naruto?»
si arrischiò a chiedere, incredula.
«Chi
potrebbe se non lui… Ha ritrovato Sasuke e diventerà Hokage, potrà essere più
felice?»
«Anche
se non diventasse Hokage sarebbe lo stesso. A volte bastano le piccole cose…»
mormorò Ino.
Le
piccole cose, come un odore fastidioso di sigaretta che faceva lacrimare gli
occhi mischiato a quello delle patatine troppo condite, ed una smorfia annoiata
accompagnata da una più gentile.
Le
piccole cose, come mangiare insieme al ristorante, uno ad abbuffarsi, uno quasi
addormentato ed una a rimproverare gli altri due, imbarazzanti da portare in
giro.
Le
piccole cose, come uno sguardo che si spegne quando pensa di non poterti avere
più, e lì capisci quanto conti per lui, e la sua voce che ti sussurra di
restare, di restare con lui, di restare per lui, perché senza di te non ne vale
la pena, e non è giusto che tu lo abbia curato e condannato a vivere se non ci
sei. E il pensiero che non lo rivedrai più a spezzarti il cuore, mentre un
terzo si sveglia, lontano da loro, e si mette in piedi improvvisamente in
forze, e capisci che comunque non sarà solo, e che se la caveranno, quei due
assieme.
E
il guscio duro costruito in tanti anni da Ino per ripararla dal mondo esterno,
la maschera di sicurezza e indipendenza che portava sempre sul viso si
incrinarono a quel ricordo.
«Ma
guarda un po’ chi si vede, ehi! La tua cara
compagna si è svegliata oggi, proprio poco fa, muoviti!»
«Ino?
Ci sei ancora?»
Si
incrinarono ancora e alla fine il guscio e la maschera si spezzarono, e lei
poté vedere il viso di Shikamaru avvicinarsi al suo, mentre si accertava che
lei fosse davvero sveglia e Kiba non lo prendesse crudelmente in giro, poiché
era rimasta paralizzata senza neppure respirare, ascoltando i cocci cadere e
infrangersi.
Prima
di riprendere a respirare, prima di pensare, le sue mani andarono al viso di
lui mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, e poi oltre il suo viso,
sulla sua nuca, ad accarezzargli i capelli, sentirlo vivo, sentirsi viva, per
poi tirarlo a sé singhiozzando in modo assurdo, forte ed imbarazzante per una
come lei. Fu quasi sorpresa che Shikamaru non si mostrasse meravigliato o la
spingesse via, ma invece poggiasse prima una mano per sostenersi contro il
cuscino, e poi con l’altra l’abbracciasse, tenendola ben stretta a sé. Una
fitta di dolore le attraversò il petto, ma la ignorò, inspirando il profumo di
sigarette più forte del solito e quello sotto, il profumo della sua pelle che
le piaceva più di quanto fosse lecito.
«Non
ti lascio mai più.» promise, sentendosi bambina in quelle poche parole.
Shikamaru
si ritrasse, tornando indietro quel tanto che bastava per guardarla negli
occhi, ed i loro nasi quasi si sfiorarono. «Ci conto.» disse di rimando,
scrutando ogni centimetro visibile del suo viso, e, vedendola arrossire a
quella vicinanza, sentì il sangue fluire sul proprio viso. Ma Ino non lo lasciò
andare neppure per un istante né allentò la presa, anzi, sembrò combattere col
desiderio di avvicinarlo ancora, e poi annuì appena.
Lui
tentò di avvicinarsi cautamente, valutando la sua reazione per capire se
continuare, ed Ino, stupendo perfino se stessa, lo attirò a sé quasi con
violenza, sentendo il bisogno di unirsi a lui in qualche modo, atterrita
dall’idea di aver rischiato di perderlo, ricordando i rimorsi che all’ultimo
momento l’avevano colta. Shikamaru ricambiò con altrettanta energia, spostando
le mani per poggiargliele sul viso, dimentico di tutto e di tutti, tranne che
di loro.
Erano
tornati a casa.
Una
fortuna sfacciata, così l’avevano definita tutti. Salvarsi con un braccio
mozzato da diversi minuti era praticamente impossibile, specialmente dopo un
combattimento estenuante.
Sasuke
non si sentiva affatto fortunato però.
Sakura
non era fuori pericolo. La ferita era molto più grave di quanto pensasse, a
causa delle emorragie inarrestabili, ma alla fine sembrava che Shizune avesse
ereditato da Tsunade la capacità di salvare i casi disperati, e solo per questo
Sakura aveva retto fino a quel momento. Lui aveva approfittato anche della
presenza di Karin, sfruttando i suoi poteri curativi, ed adesso aspettava.
Lo
faceva in compagnia di Naruto, che era pallido come un cencio e con delle
occhiaie da far paura. Peggio ancora, silenzioso.
Le
occhiate spaventate da parte di tutti gli altri gli fecero dedurre che no, non
era un comportamento abituale appreso in quegli anni a cui non doveva fare attenzione.
Naruto era seduto su un tavolino e ogni tanto dondolava le gambe, e non
mangiava, beveva o dormiva. Da quando aveva ripreso conoscenza si era concesso
di guardare Sasuke due volte, la prima al risveglio, ascoltando anche lui
l’infermiera e le sue raccomandazioni, la seconda quando era tornato dalla
visita a Karin, e poi aveva riniziato a fissare il vuoto.
A
quel che aveva detto Hinata era sveglio dalla notte della battaglia, ventidue
ore prima, e non aveva mai dormito, aspettando pazientemente che loro due si
svegliassero.
Idiota. Me lo dovevo aspettare. Dovesse attendere
settimane…
Shizune
ed altri medici erano usciti dalla sala operatoria, e la donna era apparsa
sfinita ma raggiante.
«E’
andato tutto bene, il sangue per le trasfusioni è arrivato in tempo e abbiamo
richiuso le ferite dopo aver eliminato il veleno dalla circolazione.
Fortunatamente nessun organo vitale è stato colpito. La parte peggiore è stata
eliminare tutto i veleno depurando il sangue, dato che questo bloccava le
piastrine e quindi la possibilità che il sangue coagulasse e le ferite
cicatrizzassero.»
Senza
guardare Naruto, non avrebbe retto al suo sguardo, lo sentì domandare: «Lei sapeva di questo?»
Shizune
annuì brevemente. «Mi sembra impossibile credere che non conoscesse le
proprietà di quel veleno, dato che aveva già visto persone infettate e le aveva
mandate qui.»
«E
com’è tipico di lei, si è fatta colpire per non dovermi fermare ferendomi. Non
avrei retto due ferite gravi compreso il braccio…» Sasuke spostò gli occhi sulla
protesi che portava al braccio destro, che un giorno avrebbe sostituito con un
braccio vero quasi sicuramente, «E lei, sapendo che era già ferita e non
avrebbe avuto molte possibilità, ha deciso di fermarmi all’altra maniera.
Tipico.» concluse glaciale.
Infine
incontrò gli occhi di Naruto, e con suo sbalordimento, l’altro vi lesse
qualcosa che lo fece sorridere.
«Com’è
tipico di lei, eh?» gli fece eco, troppo divertito perché l’altro si sentisse
tranquillo. «L’affido a te, Sasuke.»
«Cosa?»
Ma
Naruto era già crollato disteso a terra, e solo il suo respiro pesante fece
capire loro che finalmente si era addormentato.
Sasuke
si alzò in piedi. «Starà bene quindi? Potrebbe riposare anche fuori dalla sala
operatoria?»
Shizune
parve confusa, mentre cercava un cuscino da mettere sotto il capo di Naruto.
«La sala operatoria è molto richiesta al momento, come potrai immaginare,
quindi la sposteremo in un letto fuori. Sì, è fuori pericolo, quindi…»
«Allora
penso io a lei, Shizune.» disse in tono fermo, e di nuovo qualcosa nei suoi
occhi che lui non poteva immaginare, ma che altro non era che il fuoco ed il
calore degli occhi di Sakura quando parlava di lui, fece sorridere la sua
interlocutrice con suo sommo stupore.
«Non
pensarci neppure. E non osare approfittare del fatto che io stia andando a
cercare un giaciglio per il nostro eroe qui, solo per portarla via, magari al
quartiere degli Uchiha che è rimasto intatto.»
Sasuke
ghignò, non aveva quasi conosciuto Tsunade, ma qualcosa nella sua ex assistente
gliela fece tornare alla mente. Poi anche il ghigno si tramutò in una smorfia
smarrita che rivelava la sua vera età, nonostante i modi di fare adulti e
sicuri. Era incerto, indeciso come non era mai stato prima di allora.
Hinata,
che per tutto il tempo era rimasta quasi invisibile a tenere d’occhio Naruto e
che sistemava il cuscino datole da Shizune sotto la sua testa, ne incontrò lo
sguardo, riconoscendolo all’istante, tante le volte in cui l’aveva visto.
«Non
ha mai smesso di pensarti.» affermò, abbassando il viso per non incontrarne gli
occhi, «Non aspettava altri che te.»
«Oh
sì, è la tua ultima possibilità, vai Sasuke-kun.» lo invitò gentilmente
Shizune.
A
disagio, Sasuke girò i tacchi, masticando un impiccione tra i denti.
Ma
non era più insicuro.
Aveva
trovato la sua casa e non la mollava.
[«… I`ll be there when you say
Time to never hold our love…»]
Sakura
si svegliò lentamente, incapace di lasciar andare il sonno. Quasi si mise a
piangere quando aprendo gli occhi si rese conto di aver soltanto sognato. Era
da tempo che i sogni le sembravano molto più belli della realtà, e svegliarsi
era una delusione ogni volta. Le coperte però erano decisamente calde ed il
letto accogliente, e quella era una buona consolazione.
Si
irrigidì, ricordando tutto quello che era accaduto chissà quanto tempo prima,
forse quella notte stessa, a giudicare dal fatto che albeggiava, come notava
dalla luce che si riversava attraverso la finestra. Si chiese chi fosse morto e
chi sopravvissuto, di certo avevano vinto se era in una stanza.
Non sua.
Spalancò
gli occhi rendendosi conto che quelle tende blu non erano le sue, e neanche
quel lenzuolo rosso. E poi era un letto matrimoniale quello, e lei non ne aveva
uno.
Ancora
più rigida, tanto da rischiare i crampi, realizzò che oltre alla coperta anche
un braccio la stringeva per la vita. Tastò con una mano il proprio ventre, per
sentire la ferita, ma non trovò nulla e sentì un dolore solo leggero, mentre le
sembrava di sfiorare una cicatrice.
Non mi sono ubriacata per festeggiare la vittoria
e andata a letto con qualcuno che ora non ricordo, vero?
Trattenendo
una risata isterica, con studiata calma e respirando il meno possibile, voltò
il viso, scorgendo soltanto una macchia nera al limite del suo campo visivo.
Non Lee, ti prego, Dio. Non Lee! pregò,
sentendosi crudele ma senza poterne fare a meno. Alla fine involontariamente si
girò del tutto, scivolando con la schiena contro il morbido materasso, e si
ritrovò a fissare gli occhi neri di Sasuke.
Sasuke.
I
pensieri cessarono, e regnò un vuoto anormale nella sua testa per qualche
secondo, giusto il tempo di realizzare che lui era ben vestito, ed anche lei.
Sasuke
si stava alzando.
Sasuke stava scappando.
Con
una forza mentale che non pensava di possedere lo bloccò per un braccio.
«Tu.
Spiega.» ordinò, riuscendo perfino a suonare seccata.
«In
ospedale era pieno, ti ho portata a casa mia e questo è il letto dei miei. Mi
sono addormentato anche io, fine della storia.» spiegò lui altrettanto seccato,
sorprendendola anche solo per aver messo su una frase tanto elaborata invece
che il solito mugugno insoddisfatto.
La
verità era che Sasuke era stato colto in fallo ed era imbarazzato, ma non
poteva ammetterlo e così tentò nuovamente di alzarsi, ma la presa di Sakura era
ferrea.
«Sakura?
Il braccio.»
«No.»
disse lei, stupendo entrambi.
Sasuke
provò a voltarsi verso di lei, più confuso che nervoso. «Come no?»
«Torna
qui.» non era una richiesta maliziosa o supplicante, sembrava la cosa più
normale del mondo mentre si spiegava, e Sasuke, suo malgrado, tornò a stendersi.
Sakura
aspettò che fosse sul suo stesso livello, poi puntellò sui gomiti e lo guardò
in viso con espressione assorta.
«Quando
è successo?»
«Due
notti fa, contando questa appena trascorsa.» rispose a disagio. Era più facile
interagire con lei mentre dormiva.
«Okay,
allora, due notti fa, Sasuke-kun, sarei morta per te. E lo rifarei.»
[«… My fall will be for you
My fall will be for you
My love will be in you…»]
«Sakura…»
si lamentò lui.
«Zitto
e fammi finire. Sarei morta per te, e morirei ora per te, come sempre morirò
per te. Sono già morta a causa tua a dire il vero, anni fa. » dichiarò, con uno
sguardo dolce che sembrava contraddire le sue parole.
Sasuke
aprì appena la bocca per parlare, ma la voce rifiutò di uscire di fronte
all’evidenza delle sue parole.
Eccome se era morta, quella non era la Sakura che
aveva conosciuto. Però…
[«… You were the one to cut me
So I`ll bleed forever…»]
«Non
ho mai smesso di pensarti, non ho mai smesso di volerti, non ho mai smesso di
cercarti. Mai smetterò. Ma altrettanto impossibile è che io capisca perché tu
abbia lasciato tutti indietro. Non fraintendermi, ho capito della tua vendetta,
ma come tu abbia potuto… Beh, non ti perdonerò mai, ecco. Perché davvero
Sasuke, ciò che ti ho detto due notti fa e che ricordo ancora, io lo penso. Tu
sei l’unico ad avermi ferita davvero, l’unico che mi abbia spezzato il cuore, e
non potrò mai curare una cosa simile. È come quel veleno, non ho la possibilità
di smettere di sanguinare, metaforicamente parlando.» lo disse disinvolta, così
tanto che Sasuke ci mise qualche secondo a comprendere appieno le sue parole.
Alla
fine, con la gola secca, riuscì ad articolare qualche parola. «Ma Shizune è
riuscita a toglierti quel veleno.»
Sakura
lo guardò con aria sbalordita. «Sì, è vero. Vorresti fare lo stesso,
Sasuke-kun?» domandò, aggiungendo quel vezzeggiativo che poco prima aveva
scordato di usare.
Sasuke
non rispose, perplesso quanto lei.
«Ci
puoi provare…» mormorò Sakura, titubante. «Ma allora resta qui.»
«Qui
dove?» chiese sorpreso.
«Qui.
Qui vicino a me, adesso. E non te ne andare più. Ci stai?» lo invitò, senza più
sorridere.
Aspettava,
Sakura, come sempre. Avrebbe aspettato sempre, se necessario.
Sasuke
chiuse gli occhi per due secondi, che gli parvero una vita. Penso alla sua vita
a Konoha, con Sakura e senza Sakura. Pensò alla sua casa.
Poi
li riaprì, e la attirò a sé. Sakura poggiò il viso contro la sua maglietta,
mentre lui col braccio sinistro la stringeva, accarezzandole il braccio e
sentendo che la pelle al suo tocco era morbida proprio come aveva immaginato.
«Non
me ne vado questa volta, Sakura.»
«Ci conto, Sasuke.»
«… My fall will be for you, my love
will be in you, If you be the one to cut me, I will bleed forever…»
Le
braccia di Shikamaru le cinsero la vita, e lui poggiò il proprio mento sulla
sua spalla, inspirando profondamente.
«La
cena ha un ottimo odore.» dichiarò.
«Grazie.»
disse lei in un miagolio soddisfatto, voltando la testa per dargli un bacio
sulla tempia.
«Cosa
stavi canticchiando? Ho sentito parole inquietanti…» le domandò, stringendo la
presa e godendosi il calore del corpo della fidanzata, il cui corpo sembrava
fatto apposta per essere abbracciato. Seriamente, come aveva potuto
accorgersene così tardi?
«Oh,
è solo una nenia a cui ho aggiunto qualche parola… Me l’ha ispirata Sakura, ed
anche un po’ noi. Ricordi l’ultimo attacco a Konoha, prima che Naruto
diventasse Hokage?»
«Come
potrei scordarlo.» fremette Shikamaru, lasciandola andare di malavoglia, e
assaggiando il sugo con un dito. Ino quasi gli mozzò un dito con il mestolo.
«Fermo
lì, disgraziato.»
«Sei
sempre dolcissima…» borbottò lui. «Ma com’è che ti ispiriamo tutti parole così
tetre? La povera Shizune aspetta anche un bambino ora, non dovresti cantare di
nuove vite?»
Ino
ci pensò su. «Nella nenia c’era una strofa così. Tipo…» prese un respiro profondo, «The
Child will be born again, that siren carried him to me, first of them true
loves, singing on the shoulders, of an angel, without care for love n`loss…»
canticchiò ancora, concentrata per non sbagliare.
Shikamaru
la guardò sgomento. «E che vuol dire?»
«Non
lo so.» ammise Ino. «Ma è suggestiva.»
«Se
lo dici tu… E qual è la parte che ti ispiriamo noi due?» indagò incuriosito.
«Ah,
ma tu non l’hai sentita tutta, la canto da quando ho iniziato a cucinare…
Comunque quella che dice che la mia caduta sarà per te. Perché io sarei caduta
nel vero senso della parola quella notte, per te, e senza rimpianti, se non
quello di non averti detto che ti amavo.»
«A
me non sembra senza rimpianti questo.» ribatté lui. «Mi sembra un rimpianto
bello e buono. Hai fatto bene a non cadere. Posso mangiare ora?»
«Choji
ti sta traviando.» sbottò lei, porgendogli un mestolo di sugo. «Assaggia,
questo e basta però.»
Shikamaru
sorrise furbo, mentre si chinava ad assaggiare il frutto del suo lavoro, ed Ino
spostò lo sguardo alla finestra.
Fuori
era il tramonto, ed il cielo era rosso. Rabbrividì a quella vista, come sempre.
Ne aveva abbastanza di quel colore. Quando abbassò nuovamente gli occhi, notò
che anche le labbra di Shikamaru erano rosse più del solito, per via del sugo.
«Mi
sento orribile a dirlo, ma Naruto mi ha supplicato, letteralmente, di non
mollarlo da solo al compleanno che Sakura sta organizzando per Sasuke. Con
Sakura non potrebbe prendersela ma disintegrerà Naruto, e il nostro grande
Hokage vorrebbe gli amici a difenderlo.» sbuffò Shikamaru. Poi notò lo sguardo
di Ino. «Cosa c’è?»
Ino
non rispose, ma lo baciò.
Quando
si separò da lui, le labbra di Shikamaru erano tornate del loro colore
naturale.
«Ino?»
la chiamò, iniziando a preoccuparsi per via del suo sguardo assente.
Ino
si riprese immediatamente, scuotendo la testa e poi sorridendo imbarazzata.
«Scusami, sai com’è, uno di quei momenti.»
Shikamaru
sorrise a sua volta, attirandola a sé e abbracciandola. «E’ finita. Lo sai che
è finita. Niente più sangue, niente più cadute.»
Ino
annuì, poi il sorriso si addolcì. «Ti amo.»
«Così
dicono, seccatura. Può darsi che ti ami anch’io.»
Ridendo,
Ino gli strappò un altro bacio, stavolta per puro sentimento. Shikamaru le
scompigliò i capelli, divertito.
Era
tutto così bello da non sembrare vero.
E
il sole tramontava ancora.
[My fall will be for you
My fall will be for you
My love will be in you]
Sakura
sospirò, guardando dalla finestra Naruto e Sasuke che litigavano. Sasuke le rivolse
uno sguardo che lei conosceva bene, uno sguardo alla “sei sempre dalla sua parte” e lei cercò di trattenere una risata.
«Ciao,
Hokage.» salutò poi la donna, ridendo apertamente mentre Naruto, occhio nero e
sorriso irresistibile da bambino, si sbracciava sul cancello.
Sasuke
con un balzo si arrampicò fino alla finestra, sfruttando le crepe sul muro.
«Spostati.» disse brusco, e lei si scansò mentre lui saltava dentro casa.
«Come
sei noioso.» gli fece il verso lei, portandosi le mani sui fianchi.
«Io
non lo dico in modo così femminile.» dissentì lui indignato, afferrandole le
braccia altrettanto bruscamente e spingendola contro il letto.
Sakura
rise ancora, mentre lui le saliva sopra a cavalcioni, attento a non
schiacciarla troppo col suo peso ma con espressione minacciosa. «Oggi hai
voglia di prendermi in giro?»
«Sì.»
ammise lei, continuando a ridere.
Involontariamente
Sasuke sentì gli angoli delle labbra tirare verso l’alto. «Sei insopportabile.»
sbuffò.
«Certo,
brontolone, lo so, lo so.» ribatté lei, ridacchiando ancora. Senza pensarci
ruotò la testa verso la finestra, scorgendo un lembo del cielo al tramonto.
Anche Sasuke seguì la direzione del suo sguardo, e si perse nei suoi pensieri.
Poi tornò in sé e trovò Sakura ancora concentrata. Probabilmente avevano
pensato le stesse cose.
Infine
lei rabbrividì, e lui si abbassò fino a lei, poggiandole un bacio sulla fronte.
«Non
lo fare.»
Non soffrire pensando al passato.
«Nossignore.»
«Sakura.»
«Va
tutto bene, Sasuke, davvero.» mentì palesemente lei, e lui aggrottò la fronte.
«Insopportabile,
davvero.»
«Ti
amo anche io.» disse Sakura con un sorriso sfacciato.
Stavolta
le labbra di lui si distesero del tutto in un sorriso.
«Buono
a sapersi.» mormorò lui maliziosamente, senza darle la soddisfazione di una dichiarazione
diretta, ma dandole un bacio che valeva altrettanto.
Era
tutto così bello da non sembrare vero.
E
il sole tramontava ancora.
[You were the one to cut me
So I`ll bleed forever]
Naruto,
il sesto Hokage di Konoha, attraversò con passo deciso la strada dalla piazza
sino all’ospedale, ed una volta dentro l’edificio perse totalmente lo slancio.
Come ogni singola volta.
Choji
e Sai lo seguirono, quel giorno, pur sapendo di non poter far nulla per aiutare
né lui né gli altri.
Naruto
salì le scale velocemente, rischiando di scontrarsi con un’infermiera, e andò
diretto nella solita stanza privata, la “11A”
quella che da anni era occupata dagli stessi due pazienti.
Shizune
quando lo vide poggiò le cartelle sul bancone e gli andò incontro.
Come ogni singola volta.
Naruto
le fece un cenno col capo, entrando nella stanza senza rallentare il passo.
Shizune lo seguì svelta, aspettando gli altri due prima di entrare.
«Nessun
cambiamento?»
«No,
come sempre, Naruto-sama.» mormorò lei dispiaciuta.
Lo avrei voluto anche io un lieto fine per tutti
voi, anche io! gli gridò mentalmente, incapace di proferire
altre parole. Alla fine si fece coraggio.
«E
come stanno…»
«Male,
ovviamente. È impossibile riprendersi da… questo. Io non ne sono una prova?»
concluse amaro, sorridendo in un modo tanto falso da farla rabbrividire.
«Certo,
mi perdoni.»
«Come
sempre ti ripeto di non darmi del lei,
Shizune. E come sempre…»
«Al
minimo cambiamento delle loro condizioni, sarai il primo a saperlo.» concluse
per lui.
[You were the one to cut me
So I`ll bleed forever]
«Grazie.»
rispose semplicemente l’Hokage, lasciando un’ultima occhiata ai due letti ed
uscendo fuori mestamente. Sai e Choji sospirarono, salutarono anch’essi ed
uscirono.
Shizune,
priva di forze, uscì e si accasciò contro il muro.
«Shizune-san!»
la chiamarono due assistenti preoccupate.
«Quello
era Naruto-sama, vero?» sentì bisbigliare ad una terza.
«Si,
era lui.» confermò, alzandosi in piedi.
«Avevo
sentito di questa sua fissazione, ma
non pensavo fosse vero...» mormorò un’altra.
Shizune
la guardò quasi con rancore. «Non è una fissazione.
Erano persone con cui il nostro Hokage viveva e con cui combatteva fianco a
fianco.»
«Sì,
certo, mi scusi.» si spaventò quella, tirandosi indietro.
Una
delle assistenti prese in mano una cartella abbandonata sul bancone. «I due
pazienti della “11A”… ma non si sono più risvegliati dopo la battaglia?»
domandò intristita.
[So I`ll bleed forever]
Shizune
scosse la testa.
«Un
paziente sì, l’altro no. La cosa più terribile è che non ce ne siamo resi conto
subito, né per l’uno né per l’altro. Vedete, erano un gruppo, Shikamaru Nara,
Ino Yamanaka, Sakura Haruno e Sasuke Uchiha. Tutti avevano ferite molto gravi,
e tutti quella notte sono crollati uno dopo l’altro.»
Una
delle assistenti annuì, piegandosi contro l’altra ed indicando la cartella.
«Non vedi? Uno tra loro non si più risvegliato, com’è scritto qui. L’altro
invece dopo un’ora di coma ha aperto gli occhi, ed il peggio sembrava passato…
Invece anche quel paziente poco dopo è andato. Mia madre dice che l’Hokage a
quei tempi era un ragazzino, e non ci voleva credere, e che l’hanno sentito
urlare fin da fuori l’ospedale, ed anche i loro amici poi hanno urlato come
pazzi. Ed i due che si sono risvegliati erano… beh, più morti che vivi. E qui a
Konoha non si vedono mai.»
[I`ll bleed forever]
«Ma
secondo voi sognano?» domandò timidamente l’assistente che poco prima Shizune
aveva zittito con rabbia.
Shizune,
dopo anni, sentì nuovamente il bisogno di piangere a quel pensiero.
«Secondo
me sì.» rispose, e le tre giovani restarono in silenzio, a pensare alla sua
risposta.
Secondo me sì, magari neppure sanno di non
esserci. Secondo me sognano la vita che non possono avere. Spero solo che siano
bei sogni, penso, con un altro brivido.
[Bleed forever]
Lo spero davvero. Prego che non sappiano di
dormire e che sognino una vita rosea e senza problemi, perché qualunque cosa
vedano o sappiano… sarà per sempre.
[Forever]
E
dentro la camera 11A, quasi a beffarsi delle preghiere di Shizune e delle
speranze di Naruto, una cosa non sarebbe mai cambiata: sarebbe stato per sempre
il tramonto.
Il
cielo non avrebbe mai smesso di
essere del colore del sangue.
[Ever.]
1 Classificata
- Resterò con te fino alla fine del
tramonto di Eleanor89
IC: 5/5
Correttezza: 9,75/10
Attinenza: 9,25/10
Originalità: 8,5/10
Coppie: 5/5
Giudizio personale di Mimi: 4/5
Giudizio personale di Lee: 4,5/5
Totale: 46/50
Fanfiction senza dubbio eccezionale, nonostante il SasuSaku, e noi non potevamo
che premiarti per questo piccolo capolavoro.
Dal punto di vista dei personaggi non c’è niente da dire: tutti impeccabili,
perfetti, loro stessi fino alla fine, anche davanti alla morte. Il testo è
scorrevole, a parte qualche periodo non troppo chiaro nel mezzo, ma dettaglio
trascurabile perché nel complesso è tutto descritto in modo straordinario, non
scontato e che coinvolge il lettore fino all’ultimo punto.
Ti abbiamo premiato per l’originalità per quanto riguarda il finale, che
nessuna di noi si aspettava (la Mimi non lo aveva manco capito! XD), e a Lee è
piaciuto molto il fatto del sole al tramonto che rimarrà per sempre fermo e
immobile lì, al suo posto.
Una fan fiction stupenda, che ti lascia l’amaro in bocca e che ti fa sorridere
allo stesso tempo: un paradosso di emozioni. Perché se da una parte il lettore
è amareggiato, dall’altra è commosso per il sogno che i nostri protagonisti
stanno vivendo e che vivranno per l’eternità.
Semplicemente magnifica (nonostante il SasuSaku XD)!
Che
dire se non: *O*
Scherziamo?
Oltretutto
questa storia è priva di correzioni, in quanto il pc si era rotto perdendo la
copia finale.
Vabbé...
Allora:
chi c'è nella famigerata stanza? NON LO SO. Sul serio, non lo so.
Che
altro dire? Mille grazie ancora a Lee e Mimi, la povera Lee odia pure il
SasuSaku e ha dovuto leggere, e mille grazie al mondo, era proprio quello che
mi ci voleva per tirarmi su XD
White
Flyes rulez!