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Autore: Little Redbird    02/01/2016    2 recensioni
Quando Kai torna dal 1903 si concede, forse, qualche attimo di troppo per prendere il sangue di Bonnie.
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DE-WAOFP
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Kai Parker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flash scritta per i Drabble Days tenutisi nel gruppo WAOFP.
Prompt di Chara: Bonnie si chiede se, mentre la dissanguava, Kai sia stato a guardarla a cavalcioni su di lei, le ginocchia strette attorno ai suoi fianchi.



 

You don't even know I'm here
 

I will keep quiet
You won’t even know I’m here
 

L'aveva aspettata nella cella di Lily, paziente come solo uno che ha passato quasi due decenni in solitudine sa essere.
Ad avvisarlo del suo arrivo era stata la sua voce mentre chiacchierava preoccupata con l'altro carceriere, e aveva pronunciato l'incantesimo d'occultamento senza nemmeno pensarci.
Quando finalmente era entrata nella cella, si era perso a contemplarla – stretta in un paio di pantaloni che sembravano più un secondo strato di pelle che un vero e proprio indumento, con i capelli acconciati in un modo in cui non aveva mai visto, aveva riconosciuto solo la sua espressione spaventata, terribilmente familiare – e lei gli si era avvicinata, senza aver idea che lui fosse ad un soffio dal suo viso ben truccato – era pronta ad infilarsi nel più sconcio dei vestiti e andare al matrimonio di sua sorella, si era reso conto. Con lo scorfano biondo a farle da cavaliere, probabilmente.
Gli fu facile, quindi, strangolare Matt – che Bonnie non smetteva di chiamare preoccupata – fino a fargli perdere i sensi. E lo stesso toccò a lei, perché imparasse che uno come quello non era all'altezza di una come lei.
Dissolse il velo dell'incantesimo d'invisibilità e si concesse un attimo per studiarla, distesa sul cemento grezzo ed impolverato di quella triste cella. Le scostò i capelli mossi dal viso, rivelando un'espressione tranquilla. Non l'aveva mai vista così indifesa, nemmeno durante le notti in cui aveva vegliato – spiato gli sembrava esagerato – i suoi sogni. Raggomitolata al centro del letto principesco della casa dei Salvatore, l'aveva trovata bella, docile, persino più giovane, ma non gli era mai sembrata indifesa.
Con l'indice, percorse le pieghe della sua mano, accarezzando piano le punte delle dita; se la posò sul petto, lì dove l'aveva toccato per la prima volta. Si sedette cavalcioni su di lei, le ginocchia strette attorno ai suoi fianchi, il retro delle cosce che sfiorava il suo addome.
Sfilò il coltello dalla giacca del completo e incise un piccolo taglio sul quel polso fragile, raccogliendo in una boccetta le gocce scarlatte che ne sgorgarono. Coprì la ferita con un pezzo di nastro adesivo e si portò il polso alle labbra, baciando la plastica grigia e fredda che le impediva di dissanguarsi.
“Non potevi proprio perdonarmi?” le sussurrò, posando la mano di nuovo al suo posto, sul pavimento.
Si aspettava quasi che gli rispondesse e, quando ovviamente non lo fece, si alzò, liberandola del proprio peso. Si concesse un ultimo sguardo alla sua espressione, ben consapevole che sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe vista così tranquilla – o che l'avrebbe vista del tutto. Si allontanò con il suo prezioso sangue in tasca, aveva un messaggio da lasciarle.

 

I tried to be the lover to your nightmare
Look what you made of me
Now I’m a heavy burden that you can’t bear
Look what you made of me

 

   
 
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