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Autore: An13Uta    02/01/2016    2 recensioni
Molto,molto tempo fa,in un'epoca in cui si perde la memoria,vi era un forte regno,dove le rose crescevano in ogni città.
Per ordine regio,tutte quelle esistenti non potevano avere petali se non gialli e rossi. Si diceva che in quel modo, anche se lontana,la regina potesse controllare tutto coi suoi occhi di fuoco,e si pettinasse i capelli biondi col vento che scuoteva leggermente i fiori.
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Rivisitazione della Saga del Male in versione Utaite
Genere: Commedia, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine, Utaite Vari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odio










È buffo come in meno d'un anno la felicità e la libertà in un regno possano essere ridotte ad un misero ricordo.
I ritmi di lavoro non erano aumentati,i salari neanche,ma le tasse sì. E tutti gli abitanti del villaggio dovevano dannarsi l'anima per garantirsi un tozzo di pane a cena.
Le malattie imperversavano per la scarsa igiene. Nessuno poteva garantirsela,con i pochi soldi rimasti dalle tasse.
Non c'erano dottori,solo poche donne che conoscevano erbe con cui alleviare il dolore,ma non combattere il morbo.
L'unica persona ad avere una vera e propria cura a molti virus era un giovane farmacista,che faceva di tutto per andare incontro ai suoi concittadini tentando di salvare quante più vite possibili.
E tutti guardavano con astio,almeno una volta al giorno,il castello che si ergeva imponente,lontano dalle case e dai campi ormai quasi sterili.
Si erano stancati delle tasse.
Si erano stancati di perdere i propri cari.
Si erano stancati di uccidersi di lavoro per pochi spiccioli.
Ma soprattutto,si erano stancati della regina.
Non era come la vecchia regina. Secondo molti era troppo giovane,per altri non sapeva come governare.
Non usciva mai dalla reggia,neanche per una semplice passeggiata o per visitare il regno vicino.
-Avrà paura di sporcarsi in mezzo a tutto questo fango.-ringhiavano i contadini.
Serpeggiavano voci secondo cui non parlasse se non via lettere,anche con chi le stava davanti.
-Certo ci sarà un servo che gliele scrive,una ad una. Non sia mai che si faccia male alle sue manine delicate.-sibilavano le tessitrici.
Sembrava inoltre che tutti i suoi servitori dovessero sempre rimanere a cinque metri di distanza da lei,per far sì che la sua aria non venisse sporcata con quella di chi apparteneva ad un rango inferiore.
-Lei deve sempre avere l'aria pulita,e noi invece no!-protestavano i ragazzi portando al pascolo i buoi.
Cominciò anche a spargersi una voce secondo cui ella non era la vera figlia della regina.
Sarebbe stata una criminale senza cuore,incredibilmente simile alla principessa. Scoprendo questa coincidenza, avrebbe ucciso la sosia e convinto in malo modo la vecchia regina ad abdicare,minacciandola di morte.
-Ma allora di chi sarebbe figlia?-chiedevano i bambini.
I genitori abbassavano la voce,temendo di venire scoperti, e lo rivelavano:-Del Male.-.
-Il Male? Quello vero?-.
-Sì,sì,il Male in persona. Ma bada di non farti sentire,o ti mozzerà la testa come ha fatto alla zia.-.


La Regina era solita decapitare i suoi oppositori.
Lo faceva in piazza,davanti all'intero popolo.
Il condannato piangeva davanti alla ghigliottina,si pentiva di tutte le sue colpe,chiedeva aiuto.
Le guardie respingevano la folla,e se qualcuno tentava di salvare il colpevole lo afferravano e lo mettevano a far compagnia all'altro. Alla prima esecuzione,oltre al povero condannato vennero decapitati sette innocenti la cui unica colpa era stata tentare di salvarlo.
Lei arrivava in una carrozza sino al patibolo. Quando saliva su di esso era coperta dall'ombra di un ombrello da sole che non permetteva a nessuno di vedere gran parte di lei.
Veniva preparata la ghigliottina,e la Regina stessa lasciava la corda. La vista del sangue non sembrava darle fastidio.
L'esecuzione incominciava sempre alle tre del pomeriggio. Una volta finita,la Regina alzava lo sguardo e osservava l'enorme orologio del campanile.
-Oh,è l'ora della merenda!-la sua voce pareva quasi un cinguettio,facendo un macabro contrasto col sorriso da predatore che ha appena finito di mangiare la sua preda.
Quindi se ne andava,senza dire una parola di più.

Quasi ogni visita alla reggia per parlare con la sovrana finiva con un'esecuzione.
L'unica eccezione era stata quella di Sana.
Ma non era andata troppo bene.



-Vostra Altezza...-Sana tremava mentre stava inchinandosi.
-Cosa c'è?-domandò Kuro dal suo trono.
Era particolarmente annoiata.
-Io...-la donna deglutì a vuoto.
Essere fissata da quegli occhi felini la rendeva nervosa.
-Io volevo chiederle un sacco di grano... per i miei figli.-mormorò,sperando in una risposta affermativa.
Kuro appoggiò il gomito sul bracciolo del trono e depositò la guancia destra sul palmo:-E perché dovrei farlo?-.
Sana esitò a rispondere. Quella domanda a bruciapelo l'aveva colta alla sprovvista:-Io ho tre figli e non... e non riesco a permettermi la quantità di grano necessaria per sfamarli...-.
-E allora non sfamarli.-.
Cosa?
La donna fu sul punto di gridare. Non nutrire i suoi figli? È questo che voleva dire?
-Ma... ma siamo solo io e mio marito... e non guadagniamo abbastanza per tutti e cinque...-.
-Beh,allora dovevate pensarci prima di avere tre figli.-.
Per un secondo solo,Sana pensò di andare da lei e tirarle uno schiaffo. Ma si sentisse!
Le venne il sospetto che davvero non avesse cuore,e che la sua gabbia toracica fosse persino più vuota della dispensa di casa sua.
-Ma... Ma...-.
-Mi danno fastidio tutti i tuoi “ma”!-sbottò Kuro,-Guardie! Prendetela e chiudetela nelle segrete! E preparate la ghigliottina per domani!-.
Il respiro di Sana si fece più affannoso,spaventato. Per un motivo così futile,le avrebbe mozzato la testa,e come avrebbe fatto Clear,da solo,a prendersi cura dei bambini?
-No!-gridò,mentre le guardie le afferravano le braccia,-La prego! I miei figli non sopravvivranno! Moriranno!-.
La regina sbuffò lentamente,come se ciò non le importasse assolutamente nulla.
Sana venne trascinata fuori dalla sala. Era appena fuori dalla porta,quando la voce della sovrana le arrivò alle orecchie:-Portatela qui,ho cambiato idea...-.
Una volta che la donna fu di nuovo al suo cospetto,Kuro assottigliò gli occhi:-Esiliata.-.
La parola passò per la stanza come il gelido vento che ghiacciava i campi d'inverno.
-Hai un giorno per lasciare questo regno. Puoi portare con te solo la tua famiglia,e se domani vi trovo ancora qui...
Alle tre verrete tutti decapitati.-.


Sana non credeva di saper correre così velocemente.
Clear la vide mentre stava per uscire. Rimase sorpreso,e lo fu ancor di più quando la moglie,spaventata,gli disse che dovevano andarsene subito.
Non chiese nulla. Si limitò a rientrare in casa e annunciare ai due figli più grandi:-Forza ragazzi,dobbiamo scappare da qui. Subito.-.
-Che succede?-chiese Amatsuki. Il dentino caduto gli faceva la “s” sibilante.
-Non c'è tempo per spiegare.-replicò il padre,-Dobbiamo trasferirci nel regno Verde,dallo zio Mi-chan.-.
Urata stette zitto,prendendo il secondogenito per mano mentre la madre afferrava il piccolo Rum,addormentato in alcuni stracci di lana.
Dopo dieci minuti erano spariti dal regno.
Non tornarono mai indietro.






-Ricordi quel racconto della bambina preziosa?-.
-Certo.-.
-Ecco,io stavo pensando... forse la regina è una bambina preziosa e vuole amici ma non sa come farseli.-.
-Può darsi.-.
Un centrino fu appoggiato al tavolo.
-Ma non è sola. Perché un amico ce l'ha.-.
-E allora perché fa tutte queste cose brutte?-.
La bambina dei centrini poggiò il settantesimo centrino della giornata al tavolo. Puntò i suoi occhi vacui sulla piccola Seriyu.
-Perché le hanno coperto gli occhi,forse.-.

 
   
 
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