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Autore: april88    11/03/2009    5 recensioni
Lo scandalo della collana... L'intrigante Jeanne, incolperà la sua acerrima rivale. Chi aiutarà la povera ragazza?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Processo ad un'intenzione


Jeanne stava ascoltando con attenzione il discorso del Cardinale Rohan... patetico e allo stesso tempo indifferente a quello che le stava chiedendo: colei che ammirava, la Regina, da quando era tornato dall' Austria, non gli aveva mai concesso udienza... mai un saluto... e lui guardava inebetito quegli uomini e quelle donne che erano ammessi nel suo salotto.

Sapeva che Jeanne era nobile e quindi aveva accesso a corte e le chiese di aiutarlo ad avere un colloquio con la Regina. Jeanne gli aveva mentito: lei non aveva visto mai la regina... ne era ammessa nel suo salotto, ma voleva diventare potente... come la Contessa di Polignac e doveva servirsi di quell'uomo se voleva avverare il suo sogno:
“Cardinale, adesso non posso parlare direttamente con la Regina, ma conosco una mia cara amica che può aiutarci... però mi serve del denaro.... facciamo 10,000 monete d'oro?”
“Mi sembra una cifra ragionevole... e se questa vostra amica può esserci di aiuto, non mancherò di ricompensare anche voi.”

“Ma che dite? Non ce n' è bisogno...” lo aveva in pugno. Si fece consegnare le monete e partì.
Non aveva detto al Cardinale il nome della donna... ma lei lo sapeva bene: Oscar François de Jarjayes. Fonti certe dicevano che si era recata al mare per un periodo di vacanza... nella sua villa in Normandia.
Non le fu difficile trovarla grazie anche alle precise indicazioni dei contadini che abitavano da quelle parti.
Le cameriere le dissero che era uscita a cavallo e che non sapevano quando sarebbe tornata... Chiese di poterla aspettare nel salotto: non aveva la minima intenzione di andarsene e di cercarla chissà dove.

La cavalcata era stata piacevole... amava quel luogo... se avesse potuto si sarebbe stabilita lì per sempre lontano dai fasti e le malignità di Versailles, ma i suoi doveri venivano prima. “Madamigella, c'è una signora in salotto... vi deve parlare urgentemente!” mentre si dirigeva nel salotto, pensava che le vacanze fossero finite... sicuramente la Regina richiedeva la sua presenza.
Si sorprese nel trovare Madame de La Motte.
“I miei omaggi, colonnello Oscar François de Jarjayes. Mi hanno detto che eravate qui in vacanza e sono venuta a farvi visita.”
“Come mai siete venuta?”
“Volevo rivedervi e salutarvi...”
“Solo per questo?”
“Si e vi prego di accettare questo omaggio” le mise davanti diversi cofanetti e ne aprì uno.
Oscar era furiosa: “Che cosa significa questo?”
“Niente... è solo buon senso.”
In tutta risposta, Oscar prese il cofanetto e glie lo tirò... tutte le monete si sparsero sul pavimento.
“Vedo che siete molto superba... conosco molte persone simili a voi e giuro che so come trattarle, avrete modo di constatarlo.”
sentito questo, le tirò un altro cofanetto... Jeanne si vide costretta a uscire, prese gli altri cofanetti, lasciando però quelli con le monete cadute a terra. Il suo orgoglio, le impediva di inginocchiarsi per raccoglierle.
“Queste, le lasciate qui?” riferendosi alle monete in terra. “Potete regalarle ad i vostri servitori... per quanto mi riguarda, quel denaro è sporco.”

Andrè e Rosalie, avevano ascoltato quella conversazione da dietro la porta... ed erano fieri di Oscar.
Quando Jeanne aprì la porta, si trovò davanti la sorella, accennò un inchino e uscì; dietro a lei le cameriere di palazzo Jarjayes, tenevano in mano i cofanetti di Madame.
Appena entrati, videro Oscar: seduta su una poltrona vicino al camino... le monete ancora sparse sul pavimento.
“Andrè, Rosalie, prendete voi quel denaro se volete, io non so che farmene.”
“é un'elemosina, Oscar?”
“EEEEHHHHH??? Ma che dici, Andrè?”
“Oscar, io lavoro per te da anni... è vero sono molti soldi, ma non sono così povero da averne bisogno... nemmeno Rosalie. Andiamocene, Rosalie.”
“Aspetta, Andrè – se ne era già andato – hai frainteso, non avevo intenzione di offenderti.”
Assicuratasi che nessuno la vedesse, pensò lei a raccogliere il denaro... lo avrebbe donato ai contadini... con la miseria in cui vivevano, di sicuro, non lo avrebbero rifiutato.

“Allora, Jeanne, la vostra amica ha accettato il denaro?”
“Si e mi ha detto che presto avrete un'udienza con la Regina...”
“Che felicità... finalmente potrò incontrarla.... Grazie Jeanne.”
“E così Oscar ha rifiutato il denaro?”
“Si, Nicolas... non si vende facilmente il tuo comandante.”
“Naturalmente, le restituirai al Cardinale.”
“Non dire sciocchezze, le terremo noi.”
“E.... se posso saperlo, hai qualche idea su come fargli incontrare la Regina?”
“Non temere non deluderò il Cardinale.”

Il primo passo del suo piano, era dare al Cardinale lettere scritte dalla Regina e si affidò al miglior falsario di Parigi... Ogni giorno il Cardinale riceveva sue lettere... questo scambio di lettere, presto non gli bastò e iniziò a chiedere a Jeanne un vero e proprio incontro con la Regina.
Jeanne gli promise che grazie alla sua amica Madamigella Oscar, presto avrebbe ottenuto anche quello.

A mezzanotte, al boschetto di Venere... egli vide finalmente la Regina, ma durò solo pochi attimi. Nicolas, era rimasto molto sorpreso quando in un quartiere povero di Parigi, aveva visto quella ragazza: era identica alla Regina, ma era cieca… L’inganno funzionò alla perfezione.

“Madame, un presente per voi... con tutti i miei ringraziamenti.” una collana di diamanti.
“Non dovevate, Cardinale...”
“Non siate modesta, ve lo siete meritato per il grande favore che mi avete fatto... e questo è per Madamigella Oscar... secondo voi, le piacciono i gioielli?”
“A quale donna non piacciono?”

Tornata a casa ne parlò al marito.
“AHAHAHAHHAHAH davvero ha fatto questo regalo per il Comandante??? Ti terrai anche quello??”
“Nicolas, tu farai in modo che Madamigella Oscar lo abbia... se ci dovessero scoprire, potremo far ricadere la colpa su di lei.”
“Ma lo vedrà…”
“Per evitare che lo veda basta che lo nascondi… direi che sotto al materasso o dentro il pianoforte, vada bene.”
Non gli fu difficile intrufolarsi nel palazzo di pomeriggio: aveva pagato una delle cameriere perché lasciasse la porta di servizio aperta; i padroni non c’erano e la servitù aveva il pomeriggio libero. Poté aggirarsi indisturbato.
Giunto nella stanza di Oscar rimase senza parole: la camera non era come se l’era immaginata: la tappezzeria ai muri era rosa con fantasie a fiori, le tende anch’esse rosa… e piena di posti dove nascondere la scatola con la collana, ma scelse un posto in cui nessuno avrebbe mai guardato: sotto le corde del pianoforte.

“Cosa????? Il Cardinale ti ha chiesto di poter incontrare di nuovo la regina? Jeanne, non puoi continuare a dire questa bugia… finiremo nei guai!”
“Smettila di impensierirti, si tratta di un gioco per spillare al Cardinale un’po’ di denaro.”
Gli incontri tra il Cardinale e la falsa regina, continuarono per diverso tempo, ma a Versailles, la Regina gli era sempre ostile… Cominciava a pensare ad un inganno ed andò a casa di Jeanne per chiedere spiegazioni:
“La Regina, aveva detto che nessuno doveva sapere dei vostri incontri, ma se davanti ai nobili, vi accennasse un sorriso, verrebbe scoperto tutto… e voi, non volete che la regina passi guai perché incontra di nascosto un prelato, vero, Eminenza? Inoltre Oscar mi dice che la regina quando è sola, non fa altro che parlare di voi… del vostro animo generoso, dei vostri modi eleganti…”
“Davvero dice questo di me??????”
“Potrei mai mentirvi?? AH, quasi dimenticavo, una lettera per voi….” le dolci parole che lesse lo avevano talmente commosso che canticchiò per tutto il giorno a passeggio per Versailles, chi lo vedeva credeva fosse impazzito.
Oscar se lo ritrovò davanti uscendo dal Salone dei nobili:
“Grazie Madamigella di quello che fate per me” e mentre le parlava, le guardava insistentemente il collo; fece l’occhiolino e proseguì. “Per quale motivo mi ha detto quella frase? Niente è impazzito sul serio???”

Non era solo il Cardinale che non veniva ricevuto dalla Regina, anche il gioielliere Bohmer, da qualche tempo non era più ammesso a corte, questo per aver portato alla regina un gioiello, un collier da 647 diamanti, il gioielliere pregò madame de la Motte perché la convincesse ad acquistarlo.
“Che ne pensi Nicolas?”
“Non dirmi che vuoi prendere quella collana?”
“Perché no? È un magnifico collier….”
“Qual è il piano?”
“Diremo al Cardinale che la Regina vuole acquistare la collana e che lui deve fare da garante per il pagamento... Nel contratto scriveremo di poterlo pagare in due anni… una rata ogni sei mesi… noi nel frattempo, saremo fuggiti in Inghilterra… La Regina come ovvio, non pagherà la collana e sarà il Cardinale stesso a finirla di pagare….. Non fare quella faccia… è solo un gioco!”
“Un gioco, è un gioco fino a quando nessuno si fa male… dopo si chiama guerra.”

Detto al Cardinale della collana, accettò l’incarico e il falsario, preparò uno scritto firmato in controparte da Rohan e dal gioielliere.
“Madame, non so che darei per vedere il viso della Regina quando riceverà la collana.”
“Ricordate, però che l’acquisto della collana, deve rimanere segreto… e credo che appena la vedrà, sua Maestà saprà come ringraziarvi. Ora tornate pure al vostro palazzo… io andrò immediatamente a Versailles.”

Jeanne, osservava il cortile… non appena vide il Cardinale salire nella carrozza, prese un pugnale e fece a pezzi la collana. “Jeanne, ma che hai fatto???”
“Stà zitto e prendi questo sacchetto, ci ho nascosto alcuni dei diamanti… dovrai andare a casa di Madamigella Oscar e nasconderli come hai fatto con la collana.”
“E gli altri?”
“ne venderemo alcuni a Parigi, poi tu andrai a Londra per vendere gli altri. Io resterò ancora qualche settimana qui dopodiché ti raggiungerò.”
Erano passati sei mesi e Maria Antonietta ricevé la lettera che la pregava di onorare il pagamento.
“Madame Campan, voi come vi spiegate la lettera?”
“Non saprei, Maestà, forse Bohmer non ha venduto quella collana e ha perso qualche venerdì.”
“AHAHAHAHAHH – si accorse del fuoco acceso nel caminetto – non ha senso conservare la lettera.”

Nel suo piano, Jeanne non aveva calcolato i possibili movimenti di Bohmer….non era ancora stato pagato e rischiava di fallire, si recò a Versailles.
“La Regina ha fatto una cosa simile? Che venga subito qui!!” Il Cardinale, quel giorno, si trovava al Casinò… le guardie reali, lo arrestarono pubblicamente.
“Dite,cardinale, è vero che la Regina ha acquistato una collana e voi avete fatto da garante per il pagamento?”
“Si, è così, Maestà!”
“NO!! Non è vero.”
“Regina, non trattatemi, così…”
“Cara, lasciate fare a me….Dunque cardinale, spiegatemi perché la regina vi ha chiesto di farle da garante se non vi ha mai concesso udienza?!”
“La regina me lo ha chiesto per lettera.”
“COSA???? Ma io non vi ho mai scritto…”
prese dalla tunica della lettere: “Questa è la mia corrispondenza; sono le lettere scritte dalla Regina e l’atto di acquisto della collana.”
“Un valletto prese le lettere e le porse al Re che dopo un’attenta lettura: “Cardinale... signori, questa lettera non è stata scritta dalla Regina…. Questa non è la sua calligrafia e inoltre, non si firma Maria Antonietta di Francia… credo siate stato vittima di un inganno.”

“Maestà, vi supplico di perdonarmi… è stata la contessa Jeanne de la Motte…..”
Oscar era tra i presenti e rimase di sasso a sentire quel nome: quella volta e casa sua e…i continui ringraziamenti che le rivolgeva il Cardinale senza essersene resa conto, era stata messa in mezzo…. ‘se il mio nome non saltasse fuori, non dovrei preoccuparmi’ pensò.
Uno dopo l’altro vennero arrestati tutti coloro che erano coinvolti: il falsario, la ragazza che si era finta regina Nicole Olivier e Jeanne, che non aveva fatto in tempo a fuggire.
Secondo la testimonianza del cardinale, il marito di Jeanne, non c’entrava nulla.

Il giorno della prima udienza, il tribunale, ascoltò la versione di Jeanne.
“Quindi voi affermate che è stata la regina in persona ad affidarvi le lettere per il Cardinale e che il giorno dell’acquisto, avete consegnato di persona la collana alla regina?”
“SI”
“La Regina, afferma di non conoscervi, secondo voi ha mentito?”
“Si, ha mentito, signor Giudice… e ha voltato le spalle ad un uomo il cui unico desiderio era servirla…. Questo per tenersi la collana e farla franca!!”
“ORA BASTA!!!!! Quest’ accusa è molto grave, vi rendete conto??”

“Ma è la pura verità.”
Dagli spalti, molti uomini e donne assistevano al processo:
“Jeanne, noi ti crediamo!!”
“Ne stà combinando troppe quell’austriaca”
“SILENZIO!! O FACCIO SGOMBERARE L’AULA!! Madame, ammettiamo per un attimo che voi stiate dicendo la verità… che tipo di rapporti avete avuto con la regina??”
“Siamo grandi amiche… ma la Regina per salvarsi la faccia, lascia che la sua migliore amica venga incolpata del solo fatto di aver eseguito un suo ordine… ho fatto del mio meglio per accontentarla, ma a quanto pare non è BASTATO!!”
Dopo quelle parole, il giudice, fece aggiornare il processo… aveva bisogno di tempo: aveva due donne, una regina, l’altra contessa… entrambe affermavano due diverse verità…. Ma come poteva capire chi delle due mentiva?
Oscar, tornata a casa, si diresse come una furia nella sua stanza; ancora nessuno aveva pronunciato il suo nome… forse si sbagliava ma aveva paura di finire coinvolta; si era liberata del denaro, ma non dei cofanetti: aspettò che si fece buio, prese il cavallo ed andò nel bosco per seppellirli… la buca era profonda due metri… con un po’ di fortuna, quelle scatole non sarebbero mai state più ritrovate.

Il processo continuava…l’uomo che aveva scritto le false lettere, non aveva mai visto in volto la donna che gli aveva commissionato le lettere, ne Nicole riusciva a distinguere se la donna fosse Jeanne, in quanto come aveva affermato, la donna aveva camuffato la voce e non si era mai fatta avvicinare… Jeanne fece leva su questo per confermare la sua innocenza…
“Bugiarda, farabutta… mi avete ingannato!!!”
“Basta Cardinale, o vi faccio uscire dall’aula… Madame, ora ne ho abbastanza… sono stato paziente, ma se non confessate, vi faccio arrestare per oltraggio alla corte!”
Decise che era ora: “Signor Giudice, io… è vero, non ho mai visto la regina in persona… ne quindi sono sua amica, io ho semplicemente consegnato le lettere del cardinale ad una donna molto vicina alla Regina… anche la collana l’ho data a lei….”
“State dicendo che non siete voi ad aver fatto da tramite tra la regina e il cardinale ma un’altra persona?”
“Si, è così.”
“Ditemi allora il nome…”
Questo colpo di scena aveva impressionato tutti coloro che erano nella sala.
“….. il suo nome è….. oh, signor Giudice, io temo il potere di quella donna….”
“Se direte il suo nome, potreste avere uno sconto di pena...”
“Si chiama….. Oscar François de Jarjayes. Il Cardinale conosceva il suo nome, eppure ha incolpato me !!!! ”
“è la verità, Cardinale?”
“Si, sapevo che Madamigella Oscar mi stava aiutando per avere un colloquio con la Regina…”
“e perché avete incolpato Madame De La Motte?”
“Perché… ecco forse perché a vederla, Madame ha più la faccia di un’ imbrogliona…”

Oscar si trovava tra il pubblico e le guardie la notarono. Il giudice, diede a bassa voce l’ordine di condurla al suo cospetto. “Madamigella, vorreste essere così cortese da seguirci?” “E perché dovrei? - a quelle parole le guardie le afferrarono le braccia e la trascinarono - che fate? VI ordino di lasciarmi!!!” queste ultime parole, le gridò in faccia al Giudice.
“Madamigella, dovete rispondere ad alcune mie domande…”
“Io non ho niente da dire… con questa storia non c’entro niente, Signore.”
“Allora il denaro e la collana che vi ho regalato?” le chiese il Cardinale.
“Denaro? Collana??????”
“Signor Giudice, io diedi a Jeanne 10.000 monete d’oro da consegnare a Madamigella, più una collana di perle come ringraziamento per avermi fatto incontrare con la falsa regina.”

“Il denaro ecco a cosa era servito… se interrogano i domestici, confermerebbero che Jeanne mi aveva consegnato il denaro, ma io l’ho rifiutato…. Tranne i due cofanetti…… ma la collana…… non l’ho vista di certo.”
“Signor Giudice, questa donna e quest’uomo, si sono messi d’accordo per mettermi in mezzo…”
“Questo lo verificherà la Guardia Reale, intanto voi sarete agli arresti domiciliari. La seduta è tolta!”
Tornata a casa, la Guardia reale era all’opera: avevano messo a soqquadro la sua stanza… suo padre stava in un angolo ad osservare: lenzuola e materasso buttati in terra, i cassetti svuotati e in disordine… appena la vide, le disse solo: “Se c’entri qualcosa con questa storia, spera che i soldati mi blocchino prima che ti metta le mani addosso.”
“Suvvia generale, io credo che vostra figlia sia innocente… che motivo avrebbe avuto di…”
“Colonnello Gerodelle, ho trovato qualcosa!!”
“Fa vedere!”
“Qui, signore, sotto le corde del pianoforte, c’ è una scatola e un sacchetto.”ruppero le corde per estrarre gli oggetti.

Gerodelle aprì per primo il sacchetto: conteneva 15 diamanti… mentre la scatola una collana di perle.
Il generale, strappò dalle mani del tenente la collana e si mise davanti alla figlia. Non fece in tempo a parlare che suo padre fece un gesto che la colse alla sprovvista… si aspettava di ricevere uno schiaffo, ma invece le strappò il colletto della camicia… fino a scoprirle gran parte dei seni... un gesto che fece più male di uno schiaffo… istintivamente portò le mani a coprirsi.
“Tirati su, razza di sgualdrina!” - la afferrò e inaspettatamente sentì le sue mani sul collo… - “Alzati in piedi!” - si alzò dando le spalle al padre… davanti allo specchio si vide con indosso la collana - “Ora pagherai per la tua vanità!”
Fece chiamare uno dei servitori, perché la rinchiudesse nella cantina… con tanto di polsi legati.

Da quel pomeriggio a palazzo Jarjayes, ne Andrè ne Rosalie, avevano più rivolto la parola ad Oscar ma in quella circostanza, non poterono fare a meno di aiutarla. Il domestico la stava trascinando per le braccia… Andrè e Rosalie, la afferrarono per il busto… in risposta a quell’atto, ci pensarono le guardie reali a allontanarla dai due, ma Andrè non aveva lasciato completamente Oscar: le stringeva la mano.
“Andrè, ti prego!” quasi con un filo di voce.
“Tranquilla… non ti lascio!”
“Che fate voi altri? Andate a separali!” ordinò Gerodelle.
Cinque dei soldati picchiarono Andrè, mentre quattro pensarono ad addolcire Oscar sbattendole più volte la testa contro il muro. Come risultato svenne e divenne più facile da trasportare.

Riprese coscienza… venne investita da diversi odori… ma non vedeva niente perché era buio. Provò a muoversi, ma aveva mani e piedi legati… provò a urlare ma l’avevano anche imbavagliata.
Nel silenzio, distinse i rintocchi di un orologio… quasi se lo sentiva in testa… le era chiaro che le avevano messo vicino un orologio per farle perdere la ragione… iniziò a contare ogni battito della lancetta… 1..2…3 ore.. perse il conto…

Si chiese per quanto tempo l’avrebbero lasciata lì… Il giudice, aveva parlato di aggiornare la seduta a tre giorni… non sapeva se sarebbe stata in grado di resistere tanto tempo… le mura attorno erano talmente spesse che non udiva alcun rumore… si sentiva sola… non le era mai capitato di provare una simile sensazione…
inaspettatamente venne accecata da un bagliore… le ci volle qualche secondo per mettere a fuoco: qualcuno era entrato e questi aveva in mano una candela… non ne vedeva il volto, ma era una figura alta, robusta e con le spalle larghe: non poteva quindi essere una donna.

L’uomo, avvicinò la candela al viso della ragazza: gli occhi intimoriti e segnati dal pianto. I suoi occhi chiedevano alla figura la libertà… si limitò a levarle il bavaglio.
“Ti ho portato da mangiare…” solo alle sue parole si accorse di un cestino pieno di vivande.
Era talmente affamata che mangiò anche quello che non le piaceva… l’uomo non aveva più parlato… ne lei gli aveva fatto domande. Quando finì di mangiare, le pulì la bocca e non le rimise il bavaglio… si allontanò… con gli occhi riabituati alla luce, si accorse che l’uomo barcollava… e stava gobbo con la schiena… non poté fare a meno di pronunciare il suo nome: “Andrè!!!” tornò sui suoi passi e l’abbracciò… “Oscar…”

“Oh, Andrè… perché sei venuto qui?”
“Non avrei dormito tranquillo sapendoti chiusa qui sola e senza cibo… tranquilla, non mi ha visto nessuno… Come ti senti? La testa ti fa male?”
“No… tu invece? Che ti è successo?? Al viso… e non ti reggi in piedi…”
“Diciamo che mi hanno riservato un trattamento peggiore del tuo… Tranquilla, sto bene… Ma ora è meglio che vada.”
“Ti prego, resta! Ho paura a stare da sola…” il suo sguardo le fece capire che avrebbe voluto restare ma non era possibile… lo sapeva anche lei, ma aveva troppa paura.
Notando l’orologio: “Facciamo così… resto con te fino alle sei… dopo di che vado in camera mia… Va bene?”
Accennò ad un si… Si fece un’ po’ di posto sdraiandosi sul materasso dove era sdraiata lei… si slacciò poi il mantello che usò come coperta in modo da coprire anche lei… Oscar si addormentò pochi minuti dopo… lui invece, rimase sveglio per guardare il suo viso… “Amore, quella donna pagherà per averti coinvolta in questa storia…”

Questi nuovi sviluppi sul caso, costrinsero il Giudice a posticipare ancora la prossima udienza.
Vennero interrogati tutti i domestici di casa Jarjayes… in un primo momento… i fatti andavano a favore di Oscar, in quanto il denaro lo aveva rifiutato… e della frase che disse Madame riguardo al denaro che invece non aveva ripreso: “Potete regalarle ad i vostri servitori... per quanto mi riguarda, quel denaro è sporco.”
Andrè, le portò da mangiare anche nei tre giorni successivi, dopo di ché, venne scoperto da una cameriera che spifferò la cosa al Generale.
Con quattro giorni di ritardo, il processo riprese… ora c’era Oscar sul banco degli imputati; al pubblico, non sembrava la stessa ragazza che avevano visto una settimana prima: abbinata come una popolana, sciupata per la fame, gli occhi gonfi per il troppo pianto… le diedero una sedia perché non riusciva a reggersi in piedi.

“Dunque, Madamigella, le testimonianze, sono a vostro favore… ma ho una domanda da farvi…. Le duemila monete che Madame De La Motte ha lasciato in casa vostra… che fine hanno fatto?”
“Ecco io… se avessi saputo che il denaro era del Cardinale, l’ avrei senz’altro restituito… purtroppo il denaro non l’ho più, in quanto l’ho dato alla chiesa perché venisse donato alle vedove dei morti sul lavoro…”
“Verificheremo …. Ma invece, la collana?”
L’unica cosa di valore che portava indosso… suo padre aveva voluto che la indossasse per ricordarle la sua ‘vanità’.
“Signore, io questa…. Non l’avevo mai vista prima di una settimana fa.”
“Oh, Signore, perché proprio a me hai assegnato questo caso…..”
Tanto per capire, interrogò Jeanne: “Madame, dopo che Madamigella ha rifiutato il denaro, voi che avete fatto?”
“Io sono stata poco accorta… madamigella, fece quella scenata perché non poteva farsi vedere dai domestici accettare il denaro… di nascosto mi consegnò un bigliettino per incontrarci alla spiaggia di notte… è stato lì che le ho consegnato tutto il denaro.”
“Questo biglietto, è ancora in vostro possesso?”
“No, perché mi aveva dato precise istruzioni perché ie lo ridessi… forse lo ha bruciato?!”
“NON è VERO!!!! BUGIARDA!!!!!!!!!”
“Silenzio voi… siete sotto accusa e ogni parola che direte, potrà essere usata contro di voi!”

Il Giudice, voleva credere nell’innocenza di Oscar… come aveva detto Rohan, Madamigella, aveva un viso troppo angelico per essere la burattinaia di tutte quelle persone.
Le persone che assistevano al processo, continuavano a gridare l’innocenza di Jeanne… e incolpavano la Regina e la sua Serva… così avevano soprannominato la povera Oscar…. Le prove che la incolpavano del furto, erano schiaccianti… e le uniche persone che avrebbero scagionato una delle due… non sapevano affermare con certezza chi fosse la donna col volto coperto che li aveva usati…confrontandole, il fisico era lo stesso, erano identiche perfino nell’altezza. Quella mattina, fece la sua comparsa in tribunale Andrè:
“Dunque, signor Grandier… lei conferma la deposizione che ci ha rilasciato?”
“Si, la confermo!!”
“Signore… purtroppo, questo tribunale, si basa sulle prove… sulle testimonianze…. Non si può basare su vostre convinzioni….. - rivolto alle donne - Se nessuna di voi confessa… lo farete sotto tortura… portatele via!!”
“NO!! OSCAAAAR!!!!!!”

Oscar non avrebbe mai pensato di assistere ad uno spettacolo del genere: uscita dall’aula, venne condotta lungo un corridoio… alla fine di questo una porta in ferro… appena la oltrepassò, venne investita da uno strano calore… contornato da urla… andando avanti si accorse che il calore, era prodotto dalla grande quantità di torce posizionate lungo i corridoi… passò davanti a diverse stanze: dentro c’era tutta gente che veniva sottoposta alla tortura…. Aveva sentito parlare di questa pratica per indurre alla confessione… ma vederle dal vivo, era straziante… Si chiedeva che cosa le avrebbero fatto…

“Portatele qui.” Un uomo incappucciato, faceva segno alle guardie di portarle nell’ unica stanza vuota…. L’unica cosa che c’era dentro: un tavolo con un armadietto. Agli angoli del tavolo, erano posizionate delle catene. Oscar fu la prima…. Le tolse il vestito e la gettò sopra il tavolo… anche quello era caldo… come se fosse sdraiata su dei carboni ardenti… l’uomo poi aprì l’armadio: non si trovava certo lì per appendere gli indumenti, infatti dentro vi erano diversi strumenti per la tortura… uno più orribile dell’altro.

Lo vide prendere una scatola di cuoio… l’aprì sopra il tavolo davanti a lei: forbici, aghi, pinze, tenaglie e altri oggetti di cui non ne capiva l’utilizzo… ma le era chiaro che parte del suo corpo sarebbe stata violata da quelle mani… dato che era vergine, cominciò a rigirare gli strumenti nel retto… il suo corpo, le mandava impulsi dolorosissimi… sapeva bene che l’uomo avrebbe smesso solo se lei avesse confessato… per cui doveva resistere il più a lungo possibile… un’atroce dolore, la fece sussultare… e si ripeté diverse volte.
“Vi prego… basta!!!!!!!!! Lo confesso… sono stata io!!”
Queste parole, segnarono la fine della tortura, ma l’inizio della sua rovina…. Aveva confessato una cosa non vera perché la tortura finisse… ma ora era lei l’unica colpevole…
“Che fortuna! Se fossi stata la prima, sarebbe stata la mia rovina!” pensò Jeanne, che orami era al sicuro.

Tornate nella sala, il giudice, venne informato, per cui sciolse Jeanne da tutte le accuse e poté uscire dal tribunale a testa alta….. tra le grida di acclamazione della folla.
Per Oscar, non c’era più niente da fare… stava a testa bassa in attesa che il giudice, emettesse una pena.
“Madamigella, questa Corte vi condanna ad essere frustata, esposta alla gogna per la durata di un mese… ed infine ad essere marchiata come ‘ladra’… La seduta è tolta!!”

Venne condotta in prigione… nella cella di isolamento. Il giorno dopo, una guardia le comunicò il giorno della sua prima punizione: sarebbe stato l’indomani alle dieci….
La mattina seguente, non fece in tempo a svegliarsi che le guardie la presero e la fecero salire su un carro… per poi portarla in Piazza Luigi XIV, dove era stato costruito un palco…. Venne legata ad un palo e il boia, iniziò ad agitare la frusta sulla schiena scoperta… le sue intenzioni di non far sfuggire lamenti, vennero meno… il popolo che assisteva, iniziò a tirarle ortaggi marci e uova… in mezzo a quella gente, Oscar rivide colei che doveva essere al suo posto…

Ma non riuscì a insultarla perché un oggetto la colpì e svenne. Una sensazione calda alla schiena ed un odore a lei familiare, furono le prime cose che avvertì quando si risvegliò…. Per un attimo, sperò che tutto fosse stato un brutto sogno e si sarebbe risvegliata nella sua stanza…. nel suo letto.
Ma durò poco. “Ti senti meglio, adesso?”
“Ma cos…. Andrè? Perché sei qui?”
“Ho chiesto un permesso al Generale e sono venuto a trovarti… e ti ho portato una cosa che sono sicuro ti piacerà!” le diede in mano una bottiglia.
“Andrè, ti sembra il posto adatto per bere vino?”
“No, non è vino… assaggia!”lo bevve.
“Ma è cioccolata? Grazie, ma non basta a tirarmi su di morale… l’unica cosa che mi tirerebbe su è vedere quella strega al mio posto!”
“Oscar, lo so che non sei stata tu… anche Rosalie, e mia nonna… tua Madre… Le tue sorelle… e anche tuo padre lo pensa.”
“Allora perché sei venuto tu? E perché mio padre non ha mosso un dito per aiutarmi???”
“Ti sbagli, l’ha fatto…. Ho controllato il codice penale: per i ladri, la pena è la morte…. Tuo padre , ha supplicato le loro maestà perché ricevessi punizioni corporali e basta….”
“SI, ma dopo essere stata marchiata, rimarrò in prigione a vita…” “Ha pensato anche a questo… quando sarà il momento, ti porterò una pozione che dovrai bere… ti darà la morte per 12 ore… butteranno il tuo cadavere nel fiume… io e tuo padre, saremo pronti a ripescarti…” “Sicché secondo voi, io dovrei rimanere chiusa in casa per il resto della mia vita? È lo stesso della prigione, solo che non ci sono sbarre!”

“Ma no! Andrai da una cugina di tua madre…. Ha un palazzo all’Isola d’Elba… è popolata per lo più da pescatori e se non dirai niente, non capiranno mai chi sei veramente!... Allora, ti và bene?”
“Tu verrai con me?”
“Solo se lo vorrai!”
“Lo voglio….”
“Tuo padre sarà contento che hai accettato…”
Il giorno successivo, l’aspettò la gogna… dovette subire insulti e frutta marcia… credeva che l’avessero fatta marcire per potergliela tirare…
Di giorno, non correva pericoli, ma Andrè aveva paura che di notte qualcuno avesse potuto farle del male, così chiese ad un suo amico che faceva parte dei soldati della guardia, di poterla controllare. Lui lo fece con molto piacere. Ogni notte, due soldati si alteravano vicini alla ragazza e provvedevano a portarle anche un tozzo di pane. Invece, Andrè, andava da lei il pomeriggio per pulirle il viso dopo una mattina di ‘centra il bersaglio’ così i bambini avevano soprannominato quel gioco.

Ginocchia a terra, si sentiva piccola davanti a tutta quella gente; e Andrè, era sempre stato così alto e robusto? E così bello?? Aveva sempre guardato i suoi occhi, ma non si era mai accorta che baciati dal sole, rilucessero come smeraldi… e illuminavano i suoi azzurri come il mare di Arras.
Era bella la sensazione che provava quando portava le sue mani ad accarezzarle il viso che sapeva di uova.
“Con un po’ di farina, si potrebbe fare una frittata… hai la fronte talmente calda, che ci si potrebbe mettere a cuocere!” questo perché tutte le volte che la toccava, e che le baciava la fronte davanti a tutti… arrossiva.
“Sciocchino.. non prendermi in giro! AH!!!! Ehi, ragazzino… tirami ancora un uovo e te la farò pagare!!”
“Come puoi se sei legata? Brutta strega!!”
“Brutta??? Strega??? Tua madre, dovrebbe insegnarti un po’ di educazione… Ah!!”
“Questo è per aver minacciato mio figlio, ladra!!”
“Spero che fai una brutta fine, befana!!”

“SSSHHHH! Oscar, stà zitta… non metterti a litigare con loro… ti ricordo che non ti puoi muovere… mentre loro si!”
“Lo so, ma mi fanno saltare i nervi… io non ne posso più… sono sporca e puzzo di uova, pomodoro….e non so più che altro…”
“Devi resistere, amore!!”
“Che??? Hai detto amore?”
“Amore? E chi ha detto amore?”
“L’hai detto tu…”
“Ma no… hai sentito male!”
“Sarà…. Ma ci sento bene, ha detto ‘amore’.”

In un vicolo di Parigi, poco distante da lì, un uomo stava parlando a degli uomini:
“Quella donna, và eliminata… è una vergogna che i sovrani abbiano ceduto alle richieste di suo padre… Non si può tollerare che in una famiglia da generazioni devota al re, ci sia un traditore…
uccideteli, poi sterminate la sua famiglia… questo dovrà servire di lezione ai nobili che cospirano contro i reali!”
Si era fatta sera ed Andrè, doveva tornare a palazzo… ma prima attese l’arrivo dei due soldati di guardia.
“Verrai anche domani, vero?”
“Ma certo…”
“AHIIII!”
“Scusa… accidenti questo è sporco incrostato!”
“Fammi un favore, smettila che mi fai male.”
“Ma se prima mi hai detto che non sopportavi il fatto di puzzare? Volevo levarti i residui di quello che ti hanno tirato.”
“Oggi ci sono andati più pesanti del solito.”
“Per forza! Te la sei cercata quando hai iniziato a insultarli!!” “EHI, amico, buonasera!”
“Buonasera, Alain!” Alain gli si avvicinò con il suo solito sorriso sornione.
“Ora ci pensiamo noi a lei… dormi tranquillo!”
Appena fu abbastanza distante, chiese ad Oscar: “Che è successo, oggi?”
“Che vuoi che sia successo? Quello se succede tutti i giorni…”
“E………..”
“E….. niente!”
“Sicura? Sei noiosa… Almeno potresti confidarti con me!”
“Va bene… qualcosa di nuovo, ci sarebbe… oggi, mi ha chiamata amore…”
“Amore? Sai che significa?”
“Si… significa che si è innamorato cotto di me!”
“TI sbagli… mi ha confidato che è una vita che è innamorato di te…. Finalmente, si è dichiarato!... - rivolto al suo commilitone – ho vinto la scommessa… ora paghi…”
“Va bene, hai vinto tu…”
“Che scommessa avete fatto?”
“Io ho scommesso che Andrè si sarebbe dichiarato mentre tu eri in questa posizione … Gerard, invece che si sarebbe dichiarato dopo che fossi stata marchiata!”
“Sono contenta per te. E… che avrebbe la mia posizione?”

Un rumore di stivali li mise in guardia…. Presto furono circondati da degli uomini incappucciati:
“Che cosa volete da noi?”
“Non vogliamo voi… ma la ragazza!!”
“Dovrete passare sul mio cadavere se volete toccarla!!”
I due soldati, cercarono di tenerne impegnati più soldati possibili ma due gli sfuggirono e andarono verso Oscar.
“Che volete da me?” – vista spada e pistola, capì – se credete di potermi uccidere, vi sbagliate di grosso!” cercò di fare forza sul collo per poter rompere se non la serratura, riuscire a far crepare il legno… ma era un’impresa disperata. Intanto i due, le erano arrivati alle spalle.
“è un peccato rovinare quel bel faccino facendole un buco in testa… meglio colpirla alle spalle.”
“No!!!... Andrè, aiutami!!!!!” le sue grida riuscirono a svegliare tutti quelli che abitavano nei palazzi vicini… Anche Andrè era riuscito a sentirla ed ora correva come un pazzo verso la piazza.

Perché era stato così stupido da lasciarla sola??? Si avvertì uno sparo… Andrè si mise a correre più forte… Dalle case vicine, iniziava ad uscire gente per vedere cosa stesse accadendo.
La scena che vide sulla piazza, lo fece inorridire: i soldati della guardia, stavano massacrando gli aggressori.. mentre due si trovavano dietro di lei… non capiva cosa le stessero facendo… ma lei soffriva enormemente…prese la pistola di Alain e sparò a uno di loro mentre gerard, sparò all’altro.
Il rombo degli spari, aveva svegliato la pioggia che si abbatteva copiosamente su tutti loro. La gente, era rientrata nelle loro case: gli unici in quella piazza erano Andrè, Alain, Gerard, Oscar e 10 cadaveri.
“Oscar!” la chiamò ma non ricevette risposta.
“OSCAAAARR!” le andò vicino… cercava di scuoterla dolcemente ma rimaneva priva di sensi… Solo quando si portò su di lei per ripararla dalla pioggia, si accorse che sanguinava dietro la schiena. “è ferita! Alain, presto! Dammi la tua spada!”
“E che ci devi fare?”
“Liberarla… mi pare ovvio! E dovrò portarla da un dottore!”

“Amico mio… l’amore, ti fa fare cose stupide! E sia.. prendi!” dandogli un colpo netto, riuscì a rompere la serratura.
La coprì con il suo mantello… prese il cavallo di Alain e lanciò il cavallo al galoppo: doveva arrivare dal dottor Lasonne.
“Andrè, perché sei qui a quest’ora? È successo qualcosa?”
“Vi prego, dottore, dovete aiutarla!”
Solo alle sue parole di accorse che aveva una donna in braccio: “Ragazzo, sei uno sciocco… perché l’hai liberata? Sai che passerai dei guai per questo?”
Non gli rispose neanche e l’appoggiò sopra il tavolo dello studio… Il sangue, stava macchiando delle carte e capì la situazione. “Mi racconterai dopo cosa è successo… ora devi aiutarmi!” la prima cosa da fare era estrarre la pallottola; ci fu bisogno di incidere la ferita per estrarla… poi tamponarono con erbe la ferita per bloccare l’emorragia. Con sollievo di entrambi, la ferita, smise subito di sanguinare. Dopo averle tolto completamente di dosso il mantello, si accorsero di un’altra ferita: Andrè ebbe timore di un altro proiettile, ma dallo sguardo del dottore, comprese che era un altro tipo di ferita.
“Che le hanno fatto?”
“Perché me lo chiedi? Non è evidente? Aiutami a pulirle il sangue, poi la rivesti e la facciamo riposare.
Dopo averla asciugata e rivestita, la sistemarono su un letto al caldo e la vegliarono tutta la notte.

Nel frattempo, a Londra, Nicolas, aveva provveduto a vendere tutti i diamanti e ne aveva ricavato molto denaro, con cui comprò casa. Non vedeva l’ora che sua moglie arrivasse… ma quello che seppe dai giornali, lo faceva star male: aveva sposato un demonio in gonnella? Anche lui certo, non era un angelo, infatti non si era mai dato pace per aver ucciso la Marchesa Brambillet… quella signora tanto buona e gentile, che lo aveva trattato come un figlio prima che Jeanne entrasse nelle loro vite.
Quello che gli dava più dispiacere era che una donna innocente stava pagando al suo posto; eppure glie lo aveva detto: un gioco è un gioco fino a quando nessuno si fa male, ma questa storia, non era più un gioco e sapere quella povera ragazza marchiata a vita come ladra, era troppo, anche se non l’aveva mai sopportata come Comandante, era pur sempre una donna gentile, al contrario della moglie.
Sapeva che sua moglie sarebbe arrivata a giorni e le lasciò detto dai domestici che era dovuto partire per incontrarsi con un uomo che li avrebbe condotti a conoscere il Re d’Inghilterra.
Invece, partì alla volta di Parigi.

a Parigi, Oscar era stata riportata in prigione… aver saputo cosa le avevano fatto, l’aveva sconvolta, ma nessuno avrebbe cercato chi la voleva morta. I due soldati della guardia, si presero la responsabilità della morte dei 10 sicari, dicendo che li avevano uccisi da soli… oscar era ancora molto debole e sconvolta… La sua famiglia, non se l’era sentita di lasciarla sola e la venivano a trovare ogni giorno: anche suo padre che appena entrava nella cella, la stringeva tra le braccia per sincerarsi che non fosse un sogno. Passò giorni di insperata felicità…. senza sapere quando sarebbe stata l’ultima punizione.

Suo padre, uscendo dalla prigione, una sera, venne assalito da un tizio… Oscar era alle sbarre della finestra per salutarlo e assistette alla scena. Chiamò subito qualcuno perché soccorresse il padre: fortunatamente, aveva solo un graffio all’altezza dei reni. Quell’uomo, prima di scappare, gli aveva detto: “Ora ucciderò te, poi tua moglie, e infine le tue figlie! Maledetti traditori!” “Siamo tutti in pericolo, Oscar… ma tu sei al sicuro finché rimani qui!” “Voi, come farete?”
“Grazie ad Andrè, abbiamo trovato un rifugio: i soldati della guardia ci hanno offerto una camera nella caserma; abbiamo pensato di accettare….”
“Mi sentirei sollevata, padre!” così tutti i Jarjayes, si stabilirono in caserma.. anche le figlie del Generale con i figli. Quei mocciosi, erano veri monellacci: non facevano che correre, ridere e prendere in giro i soldati… diverse volte se li ritrovavano davanti al poligono di tiro.. o gli facevano da sveglia quando era il loro turno di guardia.

“AHAHH!”
“Che ci trovi di divertente?”
“Scusa, Alain, ma non dicevi che ti piacevano i bambini?”
“Si, mi piacciono… ma i tuoi nipoti sono pestiferi!...Pensa che tocca al tuo Andrè occuparsene e uno contro dodici, non è uno scontro alla pari…”
“Già me lo immagino…”
“C’è una visita per voi…” uno dei carcerieri, contravvenendo ai suoi principi riguardo trattare i criminali da criminali, le annunciò il visitatore.
“Aspettavi qualcun altro, Oscar?”
“No… non credo…” alla porta, si affacciò Andrè.
“Sono di troppo… credo che me ne andrò…. Ciao, piccioncini!”
“ALAIN!!!!!!!!!!!” gridarono all’unisono entrambi.
“Perché siete diventati tutti e due rossi?... CIAO!!”

Andrè era entrato nella cella da diversi minuti… Oscar lo osservava interrogativa… perché era venuto se non le diceva niente? “Oscar…” – si decise a parlare.
“Andrè, posso immaginare cosa stai per chiedermi.. non sono mica cieca, sai? Ho capito i sentimenti che provi per me… e anch’io provo gli stessi per te… Qualunque cosa mi chiederai, la risposta è SI…” “Quindi quando questa storia sarà finita, ce ne andremo insieme?” “Si, sono pronta ad andare dove vorrai tu…. Ma voglio essere tua moglie… non la tua amante, chiaro?”
“Ma certo che sarai mia moglie, Madame Grandier!”

Tre giorni erano passati e Oscar li aveva passati a pregare in un miracolo che la salvasse dall’ultima punizione… fino all’istante in cui entrò il carceriere.
Alle porte del carcere, una grande folla, voleva vederla uscire… indossava una camicia da notte che le arrivava al ginocchio, il viso ancora più scavato per la denutrizione, gli occhi spenti. Se non ci fossero state le guardie vicino a lei, quella folla, l’avrebbe senz’altro lapidata… gli insulti, la accompagnarono fino all’arrivo in piazza Luigi XIV, dove oltre ad una folla inferocita, la attendevano anche i sovrani insieme ad alcuni nobili. C’era da chiedersi come mai fossero venuti solo nell’ultima punizione…
Come l’altra volta, c’era un palo al quale venne legata… non poté fare a meno di notare un barile con un pezzo di ferro che spuntava da esso; presto ne avrebbe sentito il calore sulla spalla… era solo questione di poco… tutti aspettavano impazienti che il ferro fosse incandescente…. Per poter sentire quella ladra urlare.

Nicolas, aveva avuto qualche inconveniente; sarebbe arrivato un giorno prima se le condizioni in mare fossero state migliori… aveva lanciato il cavallo a tutta velocità… sperava solo di arrivare in tempo… era arrivato alle porte di Parigi e per la strada, non c’era anima viva: tutti a vedere Oscar, probabilmente.
Picchiò ancora più forte il cavallo per farlo andare più veloce: non l’aveva cambiato per tutto il tragitto… sarebbe sicuramente morto per la fatica, ma la salvezza della ragazza, era più importante. Imboccò una scorciatoia…. Intento nella piazza, il boia, stava afferrando il ferro rovente dal barile…. Era rosso come la lava di un vulcano… era questione di secondi e sarebbe stato poggiato sulla sua spalla….. nel frattempo, le avevano strappato la camicia…. Nicolas, ora riusciva a vedere la piazza… c’era silenzio… era ancora in tempo.
“FERMI!!!!!!!!!!” urlò.
Il re, ordinò al boia di fermare la sua mano.
“Maestà…” andò verso il Re.
“Ditemi, chi siete? E cosa vi ha autorizzato a interrompere lo spettacolo?”

Oscar si era voltata verso il re: era lui.
“Mi chiamo Nicolas De La Motte… e sono il marito di Jeanne Valois de La Motte….. sono venuto per confessare… è stata mia moglie a ordire il complotto… tutto era cominciato come un gioco per scucire al Cardinale Rohan un’po’ di denaro… poi si è lasciata prendere la mano… io in parte, mi ritengo responsabile perché non sono stato in grado di fermarla….. credetemi, maestà… quella ragazza davanti a voi, non ha fatto nulla!”
“E perché mai, allora, avrebbe confessato di essere stata lei?”
“Maestà, se veniste torturato, forse capireste perché uno confessa anche se innocente!”
“Dite Monsieur de La Motte, voi, dove eravate quando si è svolto il processo?”

“Ero a Londra, mia moglie mi aveva incaricato di vendere i diamanti di quel collier…. E confesso di essere stato io a nascondere alcuni di essi in casa di Oscar, così come il regalo del Cardinale per lei. Maestà, uccidetemi pure se è questa la mia punizione… io non avrei rimpianti!”
La Regina, dopo aver ascoltato l’uomo con attenzione, gli andò vicino.
“Alzatevi… e non temete, non vi sarà fatto alcun male… anzi, vi dobbiamo ringraziare, perché stavamo per commettere un grosso sbaglio… Liberate Madamigella Oscar!”
Appena libera, Oscar andò verso Nicolas: “Vi ringrazio!”
“Di niente, Madamigella.” le baciò la mano.
Madame de La Motte, venne arrestata poco prima che lasciasse la Francia… e subì due volte quello che aveva subito Madamigella Oscar. Nicolas, tornò in Inghilterra, dove divenne consigliere del Re. In quanto ad Oscar, aveva scoperto una cosa molto importante grazie a quell’avventura.

Non si recò a Versailles per diversi mesi, impegnata com’era con il suo amore, ma doveva fare una cosa:
“Madamigella, è un piacere rivedervi… perché non mi venite a trovare spesso?”
“Maestà, c’è un motivo per cui sono venuta qui…. Desidero lasciare il comando delle Guardie Reali!”
“Ma qual è il motivo? Se è la vergogna che temete, io vi faccio le mie scuse per aver solo pensato che mi avevate tradito…”
“Maestà, non è solo questo il motivo… da quando ero molto giovane, sono stata il bersaglio di tutti coloro che vi erano nemici… e ora ne ho abbastanza… credetemi, non è un abbandono…. Mi sono accorta che nella vita, ci sono cose più importanti che servire dei sovrani…. E ora che l’ho scoperto… non voglio perderlo….”
“Capisco a cosa vi riferite…. E sia, Madamigella… sono certa che l’uomo che voi amate, sarà in grado di darvi ogni gioia.”
“Grazie Maestà.”
Quella, fu l’ultima volta che si videro, perché presto la Rivoluzione, avrebbe travolto la sfortunata Regina.


Fine

  
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