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Autore: calzonaxx    03/01/2016    3 recensioni
"You know there's no need to hide away//You know I tell the truth//We are just the same//I can feel everything you do//Hear everything you say//Even when you're miles away//'Cause I am me, the universe and you//The universe and you..." -7x18- Song Beneath the Song.
Arizona Robbins, dopo aver trascorso tre anni in Africa, torna in America e si trasferisce a Seattle. Lì, però, le cose non vanno come aveva programmato. Una donna che aveva chiuso il suo cuore all'amore potrà mai trovare l'anima gemella? E se una vecchia conoscenza rovinasse tutti i suoi piani? Tra nuovi incontri, inimicizie passate e grandi sorprese cercheremo di entrare nella frenetica vita dei chirurghi del Seattle Grace Hospital.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Erica Hahn, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Chi dice che il sole porta la felicità non ha mai ballato sotto la pioggia.
-Anonimo

"Io odio Seattle!"

Arizona Robbins scese dal taxi con due enormi valigie al seguito, cadendo immediatamente su una pozza gigante. Bagnata ed arribbiata a causa delle condizioni metereologiche di quella città arrivò finalmente nel suo nuovo appartamento. Era un monolocale molto luminoso, perfetto per la sua frenetica vita da chirurgo. Infatti, la maggiori parte delle volte, Arizona tornava a casa ad orari folli a causa dei tantissimi pazienti che doveva curare. Bambini. Anzi piccoli umani, come preferiva chiamarli lei. Erano sicuramente i pazienti più difficili, ma nello stesso tempo i più forti e tenaci. Erano quelli che credevano nella magia e nei miracoli, quelli che aspettavano Babbo Natale e la fatina dei denti.
Arizona Robbins era un chirurgo di fama mondiale, aveva vinto il Carter Madison ed era stata per ben tre anni in Africa. In sostanza aveva realizzato il suo sogno a livello professionale: era riuscita a curare centinaia di bambini che vivevano in zone del mondo dove la medicina non era assolutamente sviluppata. Dopo quei tre anni aveva deciso di tornare in America dove subito venne contattata da decine di ospedali.
Era stata a Seattle solo una volta in vita sua e quella città non le era piaciuta per niente. Il motivo? La pioggia. A Seattle pioveva sempre. Ogni giorno, ogni mese, ogni stagione. Quando Arizona comunicò il suo trasferimento in quella città ai genitori, il Colonnello le chiese subito se si fosse bevuta il cervello. Tutti sapevano che Arizona Robbins odiava la pioggia e di certo durante quei tre anni in Africa non aveva provato minimamente cosa volesse dire vivere in una città come Seattle. Come spiegò anche ai suoi genitori il motivo per cui aveva optato per quella scelta (e non per altri ospedali collocati in città più calde), era stato il programma eccellente dell'ospedale. Al Seattle Grace Hospital c'erano chirurghi di eccezionale bravura, vincitori di Harper Everys e di altri premi ambiti. In fin dei conti, cosa mai poteva essere un po' di pioggia in confronto all'idea di lavorare con i migliori chirurghi d'America? Una sciocchezza, pensava Arizona. Ma in quel momento, totalmente bagnata e con due valigie pesanti sulle spalle, la risposta non sembrava così scontata. Entrando nel suo monolocale, vicinissimo all'ospedale, potè notare come la stanza fosse perfettamente in ordine e pulita, con il letto appena rifatto e la cucina intatta.
"Grazie a Dio" sbuffò Arizona varcando la soglia della sua nuova casa "Bene, il mio primo turno inizia tra un'ora e sette minuti. Farò bene a concedermi una doccia se non voglio spaventare i bambini" continuò tra sé e sé la bella bionda, lasciandosi scappare un sorrisetto con tanto di fossette.
Arizona era sempre stata preoccupara per le "prime volte". Si ricordava ancora il suo primo bacio, a 15 anni. Si era intrufolata ad una festa di compleanno con la sua migliore amica e a fine serata si era ritrovata a baciare la sua cotta di sempre, una certa Joanne. Lei era stata il suo primo amore. Anzi, a dire il vero, l'unica persona per cui avesse provato dei veri e propri sentimenti in quegli anni. Si lasciarono dopo qualche anno quando Arizona, tornando a casa dopo una giornata stressante, trovò la sua ragazza a letto con un'altra donna. Il dolore fu così forte che dovette cambiare città, casa e stile di vita. Ecco perché aveva paura delle prime volte: potevano apparire come eccitanti, ma alla fine facevano soffrire. E lei non voleva più stare male, specialmente per amore. Ecco perché dal quel momento aveva iniziato a conoscere ragazze nei bar e starci insieme per una sola notte. Solo divertimento e niente impegni, queste erano le parole che rivolgeva ad ogni donna quando lasciava il loro letto la mattina successiva.
Quella, per Arizona, era una sorta di "prima volta". La prima volta che andava in un posto senza conoscere minimamente le persone che già c'erano. Naturalmente aveva molte preoccupazioni, ma era felice di conoscere gente nuova e di crearsi un gruppo di amici. O almeno così sperava che sarebbero andate a finire le cose.
Impiegò, per la prima volta in vita sua, più di venti minuti per decidere cosa indossare. Alla fine optò per un completo elegante, classico e sexy.
"Piacere, sono Arizona Robbins. Chirurgia pediatrica" disse la bionda allo specchio "No Arizona! Più sexy!"
"Piacere sono Robbins. Arizona Robbins" ripetè per la seconda volta, facendo l'occhiolino allo specchio "No, non va! Sembro 007!"
"Ciao, sono Arizona Robbins e adoro curare i piccoli umani" disse per l'ennesima volta, accennando un sorrisetto "Sono patetica!"
Esausta e delusa dal risultato ottenuto decise di non programmare più niente, ma di vedere come si evolveva la giornata.
"Bene. Sono pronta, completo indossato, borsa preparata, trucco fatto" disse Arizona, facendo un respiro profondo.
Chiuse la porta dell'appartemento e si diresse verso l'ospedale con 15 minuti in anticipo. Arrivata davanti Seattle Grace Hospital guardò l'imponente facciata dell'ospedale e fece un altro sospiro.
"Forza. Sono Arizona Robbins. Mi chiamo come una dannata nave da guerra. Ce la posso fare" si autoconvinse ad alta voce.
"Dottoressa Robbins, deve essere lei. E anche con dieci minuti di anticipo"
Arizona si voltò e trovò difronte a sé un uomo sulla cinquantina che sorrideva compiaciuto. La bionda lo riconobbe grazie alla foto che erano state postate nel sito dell'ospedale.
"Mi piace che i miei chirurghi siano puntuali" ribadì il Capo Webber.
"Buonasera dottor Webber, è un piacere conoscerla di persona" disse Arizona, tendendo la mano verso l'uomo che ricambiò la stretta.
"Piacere totalmente ricambiato, dottoressa Robbins. La prego mi segua, parleremo meglio nel mio ufficio" disse il capo, aprendo la porta dell'ospedale.
"Allora, le piace l'ospedale?" chiese Webber, fiero.
"Molto, dottor Webber. E' un ospedale all'avanguardia" disse la Robbins, sorridendo.
"E non a caso ci lavorano i migliori chirurghi del paese. E lei è tra questi, dottoressa Robbins" disse Webber.
"La ringrazio molto, Capo. Sono molto felice di essere qua" rispose la bionda.
"So del Carter Madison e del suo progetto in Africa e volevo congratularmi con lei. Sono certo che anche gli altri medici vorranno conoscerla" disse Webber, alzandosi dalla sedia del suo ufficio "Che ne dice di andare a conoscere i suoi colloghi e di lasciare a dopo le faccende burocratiche?"
"Certo, signore" rispose Arizona alzandosi dalla sedia a sua volta.
Insieme percosero un corridoio molto lungo ed arrivarono a delle scale che portavano al pronto soccorso.
"Questi sono alcuni dei nostri chirurghi" disse Webber, indicando tre uomini che parlavano.
"Shepherd, Sloan, Hunt. Lei è Arizona Robbins, il nostro nuovo e brillante chirurgo pediatrico" disse Webber con tono fiero.
I tre si girarono nello stesso momento e rivolesero tutti un sorriso, avvicinandosi.
"Io sono Derek Shepherd, il brillante neurochirurgo" si presentò l'uomo dai capelli neri "Alcuni mi chiamano dottor Stranamore, ma non farci caso" terminò lui, facendo sorridere Arizona.
"Io sono Mark Sloan, il più che brillante chirurgo plastico e specializzato in otorinolarigoiatria" si presentò l'uomo accanto a Derek "Alcuni mi chiamano dottor Bollore, ecco, lo fanno per una ragione" terminò facendo ridere la Robbins.
"Bene, io sono Owen Hunt, traumatologia. Non penso di avere un soprannome in questo ospedale, o almeno spero, però sono felice di conoscerti" terminò l'uomo con i capelli rossi.
"Piacere mio. Sono molto felice di conoscervi" disse Arizona sorridendo.
"Shepherd, Sloan, siete sempre gli stessi...Tornate a lavoro!" disse Webber scuotendo la testa "Robbins, tu vieni con me. Finiamo il giro"
"Ma siamo brillanti chirurghi!" dissero Derek e Mark all'unisono, facendo ridere per l'ennesima volta Arizona.
Prima che Webber potesse ribattere due donne arrivarono con passo spedito in pronto soccorso.
"Capo, l'intervento al cuore di Sophie McKenzie era mio e di Meredith, non capisco perché sul tabellone ci sia il nome di Karev! E' da troppo tempo che non vedo un cuore, capo! Ho bisogno di operare con la Hahn!" disse una donna asiatica, che sembrava molto sicura di sé.
Appena sentì pronunciare alla donna il nome di una certa dottoressa Hahn, Arizona provò una sensazione di paura. Non poteva essere proprio lei...Aveva sicuramente capito male.
"Esatto, Capo. L'intervento era stato programmato, la paziente è stata seguita e monitorata da me e la Yang per giorni e-" continuò la donna bionda, prima di essere interrotta.
"Ora basta! Grey, Yang, prima di tutto presentatevi. Lei è la dottoressa Robbins, pediatria" disse Webber.
"Oh, mi scusi. Piacere, sono Meredith Grey. Specializzanda al terzo anno" disse la bionda con un sorriso.
"Io sono Cristina Yang, il più promettente cardiochirurgo del paese" disse la donna asiatica, beccandosi un'occhiataccia da Webber e una gomitata da Meredith "Oh, volevo dire specializzanda al terzo anno" aggiunse ironica pochi secondi dopo.
"Ho letto di lei, dottoressa Robbins. Ha vinto il Carter Madison, giusto?" chiese la Grey.
"Esatto, qualche anno fa" disse Arizona, sorridendo.
"Congratulazioni" dissero la Yang e la Grey insieme.
"Bene, bene. Adesso voi tornate a lavoro e se il tabellone dice che il paziente è di Karev, allora è di Karev. Basta lamentele" disse Webber con tono autoritario, lasciando le due arrabbiate e deluse.
"Bene, adesso può raggiungere il suo reparto. Pediatria non è tanto distante da qua" disse Webber "Quello ormai è il suo reparto e sono certo che lo gestirà nel migliore dei modi".
"Scusi Capo, ma la dottoressa Hahn lavora qua?" chiese la Robbins, prima di andarsene.
"Sì, è il nostro cardiochirurgo" rispose Webber "La conosce?"
"In realtà sì, mi sono specializzata con lei, ma nessun problema" rispose la Robbins "La ringrazio, capo Webber. Arrivederci" disse la bionda, girando a sinistra, diretta verso il suo reparto.
Nessun problema? Il realtà i problemi c'erano eccome. Erica Hahn era stata il suo più grande incubo durante i cinque anni di specializzazione. Le aveva reso la vita un inferno. Tra interventi rubati, cattiverie dette al capo e bugie ai colleghi specializzandi. Si erano date battaglia per anni e la Robbins era stata felice quando aveva scoperto che la Hahn si sarebbe specializzata in cardiochirurgia e sarebbe andata a lavorare in Europa. E adesso, evidentemente, era tornata in America. A Seattle. Proprio nell'ospedale dove era stata chiamata lei.
"Che fortuna..." sbuffò Arizona innervosita.
Mentre la bionda percorreva il corridorio di pediatria,la sua attenzione venne attirata da una voce femminile che la richiamava.
"Dottoressa Robbins, è lei giusto?" chiese una donna con i capelli rossi.
"E' esatto, sono io" disse la bionda "Arizona Robbins" terminò stendendo la mano verso la donna difronte a sè.
"Oh, che maleducata sono diventata! Mi chiamo Addison Montgomery, chirurgia neonatale. Ho visto qualche sua foto su una rivista di medicina e l'ho riconosciuta" disse Addison, sorridendo.
"Oh, sono felice di conoscerti. Posso darti del tu vero?" ribattè la Robbins.
"Ma certo, lavoreremo molto insieme" disse Addison "ti va di mangiare qualcosa dopo? So per esperienza che il primo giorno è stressante!"
"Certo, mi farebbe piacere!" disse Arizona felice di aver trovato una donna così disponibile e simpatica.
"Bene, ci saranno altri due chirurghi con noi. Non ti dispiace vero?" chiese Addison allegra.
"Certo che no!" rispose Arizona "Che chirurghi sono?" terminò sperando che una delle due non fosse la Hahn.
"Ortopedia e chirurgia generale" disse Addison, facendo tirare un sospiro di sollievo ad Arizona.
"Okay,non vedo l'ora!" disse Arizona, realmente felice di conoscere altre persone.
"Ci troviamo al bar tra venti minuti?" disse Addison.
"Andata!" rispose Arizona facendo l'occhiolino.
Arizona passò il tempo che le rimaneva prima della pausa pranzo organizzando i suoi pazienti e le visite del pomeriggio. Finite le faccende burocratiche si recò subito al bar dove, da lontano, vide Addison con accanto una donna ad un tavolino.
"Arizona, vieni!" la richiamò Addison da lontano. Arizona le sorrise e si diresse verso le due.
"Piacere, Arizona Robbins. Pediatria" disse la bionda rivolgendo un sorriso alla donna che era seduto accanto ad Addison.
"Piacere, io sono Miranda Bailey. Chirurgia generale" disse la donna, ricambiando il sorriso.
"Gli specializzandi la chiamano 'La Nazista'..." sussurrò Addison.
"Sta' un po' zitta, Addison!" disse Miranda a voce alta.
"Che ti avevo detto..." replicò Addison rivolgendosi alla nuova arrivata.
Arizona sorrise mostrando le fossette. Miranda Bailey le era stata subito simpatica.
"Manca qualcuno, non è vero Addison? E penso di sapere anche dove sia..." disse Miranda, sorridendo sarcastica.
"Credo proprio che la cotta che la Hahn ha per lei non finirà così presto!" disse Addison ridendo.
"Ehi, piano! Per chi Erica Hahn avrebbe una cotta?" chiese Arizona presa in contropiede.
"Oh, tu conosci la Hahn?" chiese Miranda, sorpresa.
"Sì...ci siamo specializzate insieme, ma è un periodo della mia vita che preferisco non ricordare" disse Arizona, scuotendo la testa.
"Comprensibile! Anche io preferirei non ricordare i momenti passati con la Hahn" disse Addison ridendo, accompagnata da Miranda "Comunque noi crediamo che la Hahn abbia una cotta micidiale per una nostra collega, Callie Torres"
"Aspettate, Erica Hahn è gay?" chiese Arizona con gli occhi fuori dalle orbite.
"Supponiamo di sì" rispose Miranda.
"E' ovvio che lo sia. E' praticamente innamorata di Callie! Ogni volta che usciamo la spoglia con lo sguardo e non riesce a stare in sala operatoria senza guardarla ogni 30 secondi!" ribattè Addison convinta.
"Eccola! Siamo qua Callie!"
Miranda richiamò la dottoressa che aveva in mano un raccoglitore con varie schede all'interno. Sorrideva ed indossava una maglia a motivi floreali, leggermente scollata, e un paio di pantaloni neri attillati. I capelli le arrivavano sotto le spalle, erano mossi e neri.
Quella donna camminava con un'eleganza incredibile ma, nello stesso tempo, era irresistibilmente sexy. Arizona deglutì e capì immediatamente il motivo per cui Erica Hahn non riuscisse a togliere gli occhi da quella ragazza. Era sconvolta, senza parole. Così tanto che le sembrò di essere stata catapultata in un film banale che descrive quegli amori impossibili e i colpi di fulmini.
"Scusate ragazze, sono stata trattenuta" iniziò Callie, facendo scorrere lo sguardo su Addison e poi su Miranda fino ad arrivare alla donna bionda che non aveva mai visto.
"Piacere, io sono Callie-" la latina venne interrotta da Addison.
"In realtà si chiama Calliope, ma non vuole che la gente la chiami così. Eppure è così bello" disse Addison con una faccia innocente.
Calliope...anche il nome di quella donna era sexy.
"Addison, sei davvero irritante. Comunque" continuò Callie, togliendosi un ciuffo dalla fronte e voltandosi verso Arizona "io sono Calliope Torres, ma preferisco essere chiamata Callie. Sono un chirurgo ortopedico, praticamente rompo le ossa per lavoro. Quindi attenta, Addison" disse la latina facendo l'occhiolino alla rossa "Con chi ho il piacere di parlare?" concluse Callie portando l'attenzione verso il chirurgo pediadrico.
Arizona provò a parlare, ma tutto ciò che aveva in mente di dire le morì in gola. Quella donna era così...la sua voce...era così...
"Arizona Robbins" riuscì a dire alla fine.
"Oh, e scommetto che sei un chirurgo! Aspetta aspetta, fammi indovinare, pediatria?" disse Callie sorridendo.
Quella donna aveva un sorriso bellissimo...intenso...magico...
"Oh, sì esatto" rispose Arizona un po' confusa.
"Tranquilla non sono una di quelle maghe veggenti che prevedono il futuro, solo che Webber ieri mi stava parlando di te" disse Callie, facendo ridere la bionda.
"Arizona, ti chiami così per lo stato?" chiese Miranda alla donna.
"O per la nave da guerra?" disse Callie.
"Ti aveva parlato anche di questo il capo? Perché mi chiamo Arizona proprio per la nave da guerra" disse la bionda stupita.
"Oh, mi intendo di navi ed aerei da guerra. Sono stata nei Corpi di Pace, in Botswana" spiegò Callie alla donna.
"Dev'essere stata un'esperienza molto bella" disse Arizona affascinata.
"Esatto, infatti ho deciso di fare medicina proprio in seguito a quel periodo" disse Callie.
"Ti dispiace se ti chiamo Calliope? E' un nome così se-" disse Arizona bloccandosi un attimo primi di dire qualcosa di troppo spinto "sensazionale" concluse alla fine, salvandosi.
"Solo perché il modo in cui lo pronunci è molto sexy, Arizona come la nave da guerra" scherzò Callie, lasciando Arizona stupita e sempre più affascinata da quella donna.
"Okay okay! Callie adesso ci devi raccontare però!" si intromise Addison "Eri con la Hahn?"
"Addie, devi smetterla di fare assurde deduzioni su Erica Hahn! E' ovvio che lei non abbia una cotta per me e devi solo sperare che non lo venga mai a sapere..." sussurrò Callie per non farsi sentire.
"Ma è ovvio che invece sia completamente persa per te! Non noti che ti-" iniziò Addison prima di essere bloccata da Callie.
"Spoglia con lo sguardo e ti fissa sempre in sala operatoria? Me l'hai detto centinaia di volte e continuo a non vedere niente di tutto questo!" disse la latina.
"Tu cosa ne pensi Miranda?" chiese Addison.
"Io- io credo che siano problemi loro, ma se devo essere sincera sembra che la Hahn sia, beh, diciamo coninvolta..." disse la Bailey.
"Ecco! Che ti avevo detto Callie?" chiese Addison sicura di sè.
"Cosa ti aveva detto, Callie?"
Un'altra voce arrivò alle orecchie della mora che si voltò vedendo davanti a sé Erica Hahn.
"Ciao Erica" la salutò Callie imbarazzata per la conversazione precedente.
La Hahn squadrò tutte le donne intorno al tavolo e, appena arrivò ad Arizona, si bloccò per un istante.
"Robbins? Che diamine ci fai tu qua?" chiese la Hahn sorpesa negativamente.
"Hahn, sono un chirurgo pediatrico e questo è un ospedale. Cosa sto facendo secondo te?" rispose Arizona acida.
"Voi vi conoscete?" chiese Callie stupita.
"Sì, Calliope. Ci siamo specializzate insieme" rispose Arizona "Che bei ricordi, non è vero Erica?" ironizzò alla fine.
"Perché ti chiama Calliope?" chiese la Hahn alla latina.
"Perché non dovrebbe chiamarmi Calliope? E' il mio nome!" ribattè Callie sorridendo.
"Sai benissimo cosa intendo, Callie" disse la Hahn "Comunque io e la Robbins non ci vediamo da molti anni..."
"Sì, ne è passato di tempo..." disse la Robbins. Fortunatamente.
"Callie devo parlarti, possiamo andarcene?" chiese la Hahn alla latina.
Callie guardò Addison, Miranda e infine Arizona, poi si voltò verso Erica ed annuì.
"Andiamo. Arizona come la nave da guerra, è stato un piacere conoscerti. Ci vediamo in giro" disse Callie, facendo l'occhiolino alla bionda "Addie ti chiamo dopo, Miranda ci vediamo in sala operatoria alla 5".
Callie e Erica se ne andarono, lasciando Arizona imbambolata con la mano sotto il mento, a fissare la schiena delle due donne che si allontanavano.
"Che disastro..." commentò alla fine Arizona, mettendo entrambe le mani sopra le tempie.
"Che disastro perché hai visto Erica Hahn o che disastro perché hai conosciuto Calliope Torres?" scherzò Addison, facendo ridere anche Miranda.
La verità era che nemmeno Arizona sapeva rispondere a quella domanda.


 

   
 
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