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Autore: Claudieren_    03/01/2016    1 recensioni
Cosa succede se due ragazzi, l’uno innamorato dell’altro, non riescono a dichiarare il proprio amore? Cosa se il giorno in cui prendono coraggio, è anche in atto una terrificante apocalisse zombie? E cosa c’entra tutto questo con i peperoni?
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amore, passione e peperoni.
 
Fabrizio.
«Mi sono sorpreso quando mi hai chiamato. Di solito il sabato sera non riesco mai a convincerti ad uscire di casa»
Ed era così. Mario non metteva mai un piede fuori di casa. A parer suo, nella sua stanza aveva tutto ciò di cui aveva bisogno. Quella televisione da, solo Dio sa, quanti pollici, quel meraviglioso computer sul quale creava delle meraviglie non indifferenti. Ma soprattutto quel letto. Quel letto da una piazza e mezza che era abbastanza grande da riuscire ad accogliere entrambi da quando lui aveva iniziato a dimagrire. Perché avesse iniziato  poi, non me lo aveva mai voluto dire.
 
Mario.
Sapevo che si sarebbe subito reso conto di quanto strano fosse, ma in quella singola giornata avevo pensato a lui così tanto che non potevo non accettare il suo invito ad uscire. Non potevo sopportare di non vederlo fino a lunedì, era impensabile, per questo accettai cercando di far capire alla piccola voce nella mia testa che quello non era un appuntamento. Eppure sperai a lungo che potesse esserlo.
«Mario? Ci sei? Tutto bene»
Vorrei solo saltarti addosso. «Si, tutto alla perfezione» mormorai, sedendomi sul nuovo muretto che il comune aveva fatto ergere in quella parte della villa. “Il burrone” lo chiamavano, il posto delle coppiette dove potevano fare ciò che volevano lontane da occhi indiscreti. Avevo sempre sognato di portare lì Fabrizio, ma non in veste di un amico. Né con dei vestiti addosso.
Scossi la testa freneticamente.
Ma a cosa sto pensando? Suvvia, mi vede solo come un amico…
Un amico? Ma per favore, ti sta mangiando con quegli occhi in questo momento, rispose la vocina nella mia testa. Mi voltai verso Fabrizio. Mi guardava preoccupato.
Non mi sta mangiando, ha solo paura che stia per avere un attacco di pancia come quello dell’altra volta. Mi fermai completamente ricordando come, pochi giorni prima, avevo sfigurato davanti al mio unico amore dichiarando che se fossi riuscito ad arrivare in tempo a casa “forse i miei pantaloni resteranno dello stesso colore di quando li ho comprati”.
In effetti l’hai detta la cazzata.
Eh scusa, era l’ansia.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani. Mani che avrebbero potuto stringere il suo…
«Mario?»
«POLSO, NIENT’ALTRO» urlai.
«Sicuro di star bene?»
«S-si sicuro» balbettai. Il suo tono dolce, il suo odore di vaniglia e menta, il modo in cui si preoccupava, tutto mi faceva sciogliere, quando c’era lui.
«So io cosa ci vuole»
«Una sega?»
Rise istericamente. «No stupido. Altro…»
Per un secondo pensai che il mio sogno stesse per realizzarsi.
«PEPERONI» gridò distruggendo le mie speranze, per quanto mi eccitassi a sentir pronunciare quella parola da lui.
«Si certo. Solo tu mi conosci così bene» mormorai stanco di tutta quella sensazione.
Prima o poi sarei riuscito a coronare il mio sogno?
 
Fabrizio.
Strano. Di solito non reagiva cosi quando parlavo di peperoni. Di solito arrossiva, miagolava qualcosa e si alzava di botto i pantaloni. Forse stava davvero male.
«Ti porto a casa?»
«No!» gridò subito. «No» ripeté con calma.
«Okay» mormorai avvicinandomi e scompigliandogli i capelli, un gesto che permetteva solo a me.
Sentii all’istante un gemito di piacere.
«Non sono stato io» si scusò in fretta.
Un altro gemito, ed un altro ancora.
«Forse sarà meglio andare via in fretta» sussurrai. «Qualcuno qui si sta dando da fare». Così come vorrei fare io con te.
«Si, andiamo» mormorò seguendomi verso le scale.
 
Mario.
Non potevo non guardarlo salire le scale e non eccitarmi. Sculettava da morire. Ed era perfetto, anche nella penombra. Ma niente era paragonabile al suo viso, illuminato dalle mille stelle e dai lampioni. Per attraversare la strada mi prese per mano. Non passò molto tempo prima che iniziassi a sudare.
Devo smetterla, pensai.
È più forte di te. Ti dispiace che tu stia stringendo solo la sua mano, eh?
Scacciai da testa quei pensieri il più velocemente possibile.
«Aspettami» mormorò lasciandomi fuori il locale al silenzio. Strascicando i piedi e mugolando, con la testa bassa, qualcuno si avvicinò a me. Allungò una mano verso la mia spalla.
«Cosa vuole?» domandai.
Mi rispose con un verso indescrivibile e senza senso.
«Ha qualche problema?»
Quando alzò la testa vidi i suoi occhi completamente infossati, la pelle giallastra, la mascella che non era esattamente al suo posto, milioni di venuzze viola che gli coprivano il volto. Cercò di mordermi e quello che feci non fu un urlo alquanto maschile.
«Scusa se ti ho fatto asp… Mario?» domandò con in mano due porzioni di peperoni, i miei preferiti.
«S-scappa!»
 
Fabrizio.
Era iniziata un’assurda corsa. Dopo quell’incontro, altre migliaia di persone, conciate allo stesso modo, iniziarono ad inseguirci.
«Perché hai n mano ancora i peperoni? Corri!»
Perché, mi chiedeva? Perché sapevo che lo rendeva felice mangiarli. Non potevo gettare così la sua fonte di felicità. Mi condusse nella stazione vecchia di Pomigliano e lì prendemmo un po’ di fiato.
«Ma che diavolo sta succedendo?» chiesi tremante.
Lui mi abbracciò. «Io lo so» mormorò con l suo tono tipico di Orazio Caine, il “rosso” di CSI. «Questa è un’apocalisse di zombie»
Scoppiai a ridere. «Non stai dicendo sul serio, vero?»
«Sono serissimo»
Si staccò da me, mi prese per le spalle e fissò i suoi occhi ai miei. «Non avrei mai voluto dirtelo così né in questa situazione, né in questo posto, ma...»
«Ma?» chiesi.
«Io ti amo. Ti ho sempre amato»
«Parli con il peperone?» domanda incredulo a ciò che aveva appena detto. Amava davvero me?
«No» ci pensò su. «Cioè, si, anche, ma anche a te» mormorò.
Possibile che il giorno in cui stavo per morire era anche il più bello di tutta la mia vita?
 
Mario.
Se dovevamo proprio morire, meglio togliersi tutti i sassolini dalla scarpa.
«Ti amo» ripetei e mi avvicinai per baciarlo. Mi fermò all’istante.
«N-non so cosa dire»
«Non dire nulla» mormorai avvicinandomi di nuovo. Mi fermò per la seconda volta.
«Scusa, non dovrei insistere troppo» affermai rendendomi conto che non era ciò che voleva lui.
«No è che… prima i peperoni. Poi si freddano»
«Vuoi davvero che io mangi questi dannati peperoni?»
«Si»
Presi con forza la mia porzione e senza indugio la misi tutta in bocca, cercando di non affogarmi.
«Anche io ti amo» mormorò prima che una fitta lancinante alla coscia mi colpì, lasciandomi accasciato per terra. Fabrizio fu sbalzato dall’altra parte della stazione con forza. Aveva detto che mi amava, dovevo portarlo in salvo e avremmo potuto vivere il resto della nostra vita insieme, felici. Senza neanche masticare o ingoiare, cercai di avvicinarmi a lui, ma stavo perdendo troppo sangue, la vista si stava annebbiando. Quando gli arrivai accanto, morente, l’ultima cosa che avrei voluto fare, prima di accasciarmi e lasciarmi andare a quella morte senza senso era dargli un bacio. Ma non potevo. Avevo ancora un pezzo di peperone in bocca.







Note d'autrice:
Okay. Questa è la mia primissima one shot comica. Spero vi sia piaciuta. Grazie a chiunque sia arrivato fino a qui. Fatemi sapere che ne pensate 
~
Baci
Claudieren_ ♥ 

 
  
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