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Autore: nymeria___    04/01/2016    1 recensioni
"La città non si riconosceva più, sotto la bianca neve che era caduta in quei giorni. I contorni erano indistinti, il bianco offuscava la vista tanto era abbagliante e il freddo pungente dell'inizio di gennaio penetrava fin nelle ossa. Ma la finestra continuava ad essere aperta."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Wendy Moira Angela Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La neve di Londra 
 
La città non si riconosceva più, sotto la bianca neve che era caduta in quei giorni. I contorni erano indistinti, il bianco offuscava la vista tanto era abbagliante e il freddo pungente dell'inizio di gennaio penetrava fin nelle ossa. Ma la finestra continuava ad essere aperta. 
La finestra non l'aveva più chiusa; in quei quattro anni, Wendy non l'aveva mai chiusa.
Era ancora una bambina, aveva solo sedici anni ma la trattavano da adulta. E le faceva male: le ricordava ciò che aveva perso.
" Oh Wendy, dovresti smetterla di sognare ad occhi aperti. È ora di crescere e di trovar marito. "
Sua madre aveva pronunciato quella frase pochi giorni prima. Con le migliori intenzioni s'intende, ma le aveva fatto male. Più male di quattro anni passati a rimuginare, a sperare, a pregare di poter riavere ciò da cui lei stessa si era allontanata, rinunciando per sempre al suo vero mondo, la sua vera natura. 
E Wendy aspettava, aspettava con la finestra della sua nuova camera - troppo grande e troppo vuota per lei - costantemente spalancata. Wendy aspettava. Con la neve che cadeva e attecchiva al suolo, che copriva Londra, che gelava le anime. Lei aspettava nel suo vestito bianco, con il nastro azzurro legato sotto al seno e non più fra i capelli castani, sciolti e ribelli.
Era cambiata molto in quattro anni: i capelli erano più lunghi, le guance meno paffute, il naso un po' all'insù, gli occhi sempre uguali. Sempre grandi, azzurri come il cielo. Ma più che il cielo in quell'occhi vedevi la tempesta, il colore ingannevole. E in quelle labbra carnose vedevi il lamento della malinconia, più che le risate dei giorni di sole; e nel suo corpo ben cresciuto vedevi il rimpianto dell'infanzia, più che la meraviglia della giovinezza. Perché Wendy avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare bambina, piccola e acerba, incurante delle scelte e delle difficoltà degli adulti, con il solo scopo nella vita di divertirsi.
Wendy aspettava. 
Aspettava qualcuno che aveva strappato al suo mondo e portato, infilato a forza in un altro che non sarebbe mai stato casa per lui. Era stata egoista, superficiale, frivola per accorgersi che dalle sue scelte dipendeva il destino di un intero mondo. Ma era cambiata molto in quattro anni: quegli aggettivi non appartenevano alla nuova lei, che era intelligente, saggia, semplice, buona. 
Il rumore della città, viva anche a quell'ora della notte, la cullava come una ninnananna, come quelle che aveva cantato ai suoi fratelli, ai Bimbi Sperduti, ai suoi figli. Mamma. Adesso essere la mamma di quei bambini, che una mamma non l'avevano mai avuta, che l'avevano tanto desiderata, sarebbe stata la cosa più bella del mondo, dopo rivedere il loro papà.
La ninnananna di Londra non si fermava mai - come lei che non chiudeva mai la finestra - e la cullava fino al sonno, tutte le sere. 
"Resta sveglia Wendy, quando Peter tornerà a prenderti sarà felice di trovarti sveglia, piuttosto che nel mondo dei sogni".
Ma la stanchezza aveva la meglio, sempre. 
Wendy non capì mai perché, ogni volta che il sole del mattino la svegliava, la finestra era di nuovo chiusa. L'ombra del bambino mai cresciuto avrebbe tanto voluto dirglielo, dirle che il bambino a cui apparteneva tornava tutte le sere, che le lasciava un bacio sulle labbra e poi andava via. Ma poi Wendy avrebbe voluto seguirlo e la neve di Londra avrebbe inghiottito anche lei, come inghiottisce le risate dei piccoli per trasformale nella tranquilla apatia degli adulti e l'ombra decise che il suo bambino avrebbe preferito che lei continuasse a sperare in eterno, piuttosto che vederla soffrire in un mondo ormai morto, che non era più neanche il suo.
 
 
 
 
  
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