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Autore: Glicia    04/01/2016    0 recensioni
"Se le mie mani fossero state irreparabilmente danneggiate, non avrei più potuto fare l'unica cosa in cui davvero eccellevo, ma se fossi morto, ti avrei abbandonata di nuovo."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki, Nobuo Terashima, Ren Honjo, Yasushi Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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PRIMAVERA

HACHI

Ormai mancava davvero poco.
Quell'ultimo mese era praticamente volato via. Tra l'incidente di Ren e i preparativi per la nascita del bambino, in men che non si dica ero arrivata al nono mese di gravidanza. L'ansia ormai cresceva di giorno in giorno, ma non vedevo l'ora di prendere tra le braccia il mio piccolo. In più, ero finalmente tranquilla, Ren si era risvegliato e Nana si era calmata, insomma, le cose andavano davvero alla perfezione.
Se soltanto Takumi fosse stato un po' più di tempo a casa, mi sarei potuta ritenere totalmente soddisfatta, ma in fondo, se non pensasse in continuazione al lavoro, non sarebbe se stesso.
Speravo solamente che ci sarebbe stato il giorno in cui avrei partorito.

<< Ma insomma Takumi? Potrei partorire da un giorno all'altro, non puoi lasciarmi da sola! >>

<< Scusami Nana, ma sarà solo per un paio di giorni. Dobbiamo sistemare le cose alla casa discografica. Te l'ho già detto, no? Il presidente si è licenziato dopo l'incidente di Ren e dobbiamo capire chi lo sostituirà. E' una situazione delicata, non posso non andare. Perchè non chiedi a Nana o a Junko di dormire qui? Se dovessi partorire arriverò immediatamente. >>

Continuare a discutere sarebbe stato totalmente inutile. Quando c'era di mezzo il lavoro, Takumi non sentiva ragioni. Ma, come potevo chiedere a Nana di dormire da me? Faceva ogni giorno avanti e dietro tra casa e ospedale e poi Shin mi aveva detto che il giorno dopo avrebbero ricominciato a provare, quindi i suoi impegni sarebbero aumentati notevolmente. Junko era fuori città per una mostra d'arte e sarebbe potuta tornare solo per la nascita del bambino e Misato preferivo che stesse vicina a Nana in quel periodo. L'unica a cui avrei potuto chiedere era Miu, ma non avevamo un rapporto d'amicizia molto solido, forse le avrei chiesto troppo. D'altra parte, nei giorni che passammo in ospedale dopo l'incidente di Ren, si era dimostrata molto disponibile, quindi, forse non le sarebbe pesato. 
Effettivamente Miu accettò e sapere di non essere sola mi tranquillizzò molto, soprattutto quando l'ambulanza mi portò in ospedale in piena notte. Com'era prevedibile Takumi non c'era e arrivò quando il bambino era ormai nato. In compenso erano tutti lì, persino Ren, che anche se tutto dolorante si era alzato e aveva aspettato nella sala d'attesa con tutti quanti.
Quel giorno, quando cominciarono le contrazioni e i dolori non facevano che aumentare, mi chiesi come possono le donne considerare la gravidanza l'esperienza migliore della propria vita.
Per nove mesi non fai che diventare sempre più lunatica, il tuo corpo diventa un disastro, hai voglia delle cose più assurde agli orari più impensabili, devi controllare ogni grammo di cibo che ingerisci... è uno stress continuo, altro che un'esperienza meravigliosa.
E poi, vogliamo parlare del travaglio e del parto? Quel giorno, giurai di aver visto l'inferno e non è uno scherzo! Volevo solo la calma e invece, tra l'ostetrica che mi diceva "Spinga" e quella che ripeteva "Respiri", volevo solo mandare tutti a quel paese.
Di questo, ne sono convinta ancora ora. La gravidanza non è assolutamente il momento migliore per una donna. Però, quando finalmente, stanca morta, ti porgono quel fagottino, vedere finalmente in faccia tuo figlio, sapere che è sangue del tuo sangue, essere consapevole che per quanto l'amore per tuo marito potrà un giorno finire, ciò che provi per quel piccoletto che hai in braccio durerà in eterno, tutto quello che hai passato in quei nove mesi, viene quasi cancellato.
Forse è per questo che tutte le donne sono così entusiaste di una gravidanza, sanno che il dolore viene spazzato via per far posto alla gioia più grande della propria vita.
A mente lucida, pensai che anche Nana patì le pene dell'inferno quel giorno, per quanto le strinsi la mano. Sapevo benissimo che non era felice della mia gravidanza e che non amava mio figlio, però, quando si rese conto di quanto mi terrorizzava la prospettiva di affrontare tutto da sola, non tentennò un attimo e si propose subito per rimanermi accanto durante il parto. Non si lamentò neanche per un secondo e non disse nulla neanche nei giorni seguenti, ma compresi benissimo che per lei che già non voleva figli, assistere alla nascita del mio bambino non fece altro che consolidare questa certezza. Un po' mi pentii di averle permesso di starmi accanto; per quanto dolore provocasse, non volevo che si precludesse una tale felicità. Tuttavia, quel giorno, sentii che la nostra amicizia crebbe esponenzialmente e capii subito che Nana si innamorò a prima vista di mio figlio. L'odio che provava si sgretolò nel brevissimo arco di un istante.
A lei, affiderei mio figlio ad occhi chiusi. Sono convinta, che sia l'unica capace di dargli un'amore grande quanto il mio.

Non so per quale motivo mi fossi autoconvinta che il mio primo figlio sarebbe stato femmina, fatto sta che ero prontissima ad accogliere una bambina, ma non un bambino. Diciamo che quello, fu il primo dispetto di mio figlio che continua ancora oggi a farmi impazzire. Oltre a dover cambiare completamente la cameretta che avevo arredato, comprare altri vestitini e scarpette, avrei dovuto scegliere un nome... e quello fu un vero dilemma.
Io ne proponevo a raffica e ripensandoci, erano davvero orribili, Takumi invece ne suggerì uno solo: Haruo che significa "uomo di primavera". Disse che poichè era da poco cominciata quella stagione tiepida, non c'era nome migliore. Non ero totalmente convinta, ma dato che dopo due settimane, continuavamo a chiamare nostro figlio: "il bambino", mi arresi e accettai quel nome. 
Credo che cominciare a chiamare una persona con una determinata parola sia un po' come marchiarla. Con il tempo, mi resi conto che quel nome era perfetto per mio figlio. Haruo è delicato e silenziso. Con la sua tenerezza, si fa amare da chiunque. Eppure, proprio come una giornta di sole si può trasformare in una di pioggia torrenziale, anche lui, un momento prima allegro e scherzoso, si può innervosisce in un istante.
E proprio come la primavera silenziosa arriva e silenziosa va via, sono certa che anche lui, un giorno, scapperà da questa casa troppo grande per inseguire i suoi sogni e anche se il mio cuore non strariperà certo di gioia, potrò consolarmi con la speranza che, finalmente, avrà la sua occasione di essere felice.
   
 
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