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Autore: SeaweedBrain    04/01/2016    0 recensioni
Quattro anni dopo la sconfitta del Serpente Apophis i fratelli Kane hanno deciso di "ritirarsi", per quanto fosse possibile, dalla scena, dedicandosi totalmente al ventunesimo nomo. Eppure le minacce non sono di certo finite.
E' giunta voce, infatti, che il fantasma di Setne si stia lentamente muovendo per cercare di tornare alla vita come il più potente mago della storia, con la presunta capacità di individuare e distruggere le Ombre degli Dei. Vengono così richiamati dei ragazzi, appartenenti al Nomo di Londra, a recuperare la Stele di Rosetta, che contiene delle indicazioni su come trovare l'unica e sola copia origina del "Libro dei Morti". Si pensa che quello sia l'unico libro che contenga il vero segreto per eliminare per sempre il fantasma di Setne, così su indicazione di Anubi e dello stesso Ra, i ragazzi partono alla ricerca del libro.
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« Io lo ammazzo. »
« Ma è il Dio della morte e dei riti funebri, non puoi ammazzare Anubi.»
« Aveva detto che sarebbe stato facile e divertente. Non è divertente essere inghiottiti da un Dio.»
« Sai... sei quasi più fastidiosa di Horus quando è in in giornata "no". Incredibile.»
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dov’eravamo rimasti? Ah sì, Daniel che fa a fette una delle colonne della grande sala dove era contenuta la stele di Rosetta. Volete sapere la cosa peggiore? Lo ha fatto sotto mia indicazione. Non avevo idea di quello che avremmo potuto fare per scappare, così, ho pensato: perché no, proviamo ad abbattere una colonna e magari creiamo un diversivo, prendiamo la stele e scappiamo. Doveva essere facile, ma chiaramente per noi maghi non c’è mai niente di facile, altrimenti non sarebbe un lavoro per noi. 

Fu una vera fortuna che immediatamente gli altri riuscirono ad evitare la colonna che ci crollava addosso, questo grazie anche ai consueti allenamenti al Nono nomo. Mi spostai rapidamente di lato, insieme a William, e tirai giù la Stele. Il mio terrore più grande fu quello di romperla, ma questo per fortuna non accadde. Il crollo della colonna, per fortuna, ottenne in parte l’effetto desiderato, infatti gli spiriti che ci circondavano ruppero le loro fila ed iniziarono a sparpagliarsi qua e la, spaventati anche loro da quel crollo. Il mio terrore più grande era il trasporto della Stele, ma nel caos generale riuscii a macinare un semplice incantesimo di alleggerimento sulla pietra, in modo da trasportarla più semplicemente.

-Geniale, ora sbrighiamoci ad andare fuori da qui.- 

Mi sussurrò William, aiutandomi a sollevare la Stele sorprendentemente leggera. Era grande ma non pesava niente ed una volta tornati a casa l’avrei nuovamente resa normale. Con qualche difficoltà mi misi in piedi e superai con un balzo il gruppo di spettri caduti a terra, e poi mi voltai a guardare la sala. Daniel, stava cercando di impedire al resto del tetto di crollare, ovviamente il suo avatar non avrebbe resistito tanto. Fortunatamente avevamo con noi Will, che seguiva il sentiero di Geb, quindi fu quasi un gioco da ragazzi, per il maggiore dei fratelli Hall, riuscire a sistemare il tetto. Nel mentre Gemma si stava allontanando dall’altra uscita della sala, in compagnia di Mark. Nessuno dei due sembrava ferito, il che lo ritenni una grossa vittoria. Il capo degli spettri, invece, si stava lentamente rialzando, abbaiando nel frattempo una serie di ordini ai suoi uomini. 

Una volta rimesso apposto il tetto Daniel ritornò alla sua forma normale, sicuramente migliore di quella da pollo gigante, e con William uscirono da una terza uscita, evitando gli spettri. Ci ritrovammo tutti quanti separati, anche se in realtà io ero in compagnia della Stele.

-Ci vediamo all’ingresso, Alice adesso ti raggiungiamo, tu corri.- 

Mi urlò Daniel e tutto ciò che riuscii a fare fu correre, anche perché gli spettri non sembravano molto più collaborativi, infatti partirono all’inseguimento di tutti quanti. 

Diciamo che non mi aspettavo di certo quell’inseguimento stile Misson Impossibile per le varie sale del museo. Sapevamo già che sarebbe stata una missione non molto semplice, ma non fino a questo punto. Il tutto era reso ancora più difficile dalla mancanza di luci, visto che ci eravamo introdotti illegalmente nel cuore della notte. Ero fermamente convinta che ad ogni passo fatto avremmo attivato qualche nuovo incantesimo di protezione, come se già quei guardiani blu non bastassero. 

Sinceramente non avevo idea di dove stessi andando, insomma il museo era grande e non c’erano luci, eccezione fatta di quella mini lampadina attaccata alla mia testa. Mi sentivo abbastanza in trappola, fra l’altro avevo addirittura perso il mio bastone durante il crollo della colonna, quindi mi rimaneva solo la bacchetta. Cercai di aumentare l’andatura della mia corsa, anche perché sentivo le voci degli spettri avvicinarsi sempre di più e la cosa non mi piaceva neanche un poco. Erano inquietanti.

“Fermati…”

Improvvisamente quella tetra voce si fece largo nella mia testa, sibilando la vocale finale. Non avevo mai sentito niente del genere e per un momento pensai che stessi realmente impazzendo. Sicuramente era la mia immaginazione oppure la voce del capo degli Spettri che mi ordinava di fermarmi. Mi voltai un istante indietro e vidi che quelli si avvicinavano sempre di più, quindi l’idea di fermarmi era assolutamente da escludere. Non mi sarei fermata per niente al mondo, avevamo una missione da compiere e non sarei stata io a mandarla a monte. 

Ricordavo non molto bene i corridoi del Museo, ma improvvisamente, poco prima di voltare l’angolo, qualcuno mi afferrò con forza per un braccio, facendomi cadere dalle mani la grossa Stele di Rosetta. Avrei voluto urlare ma una mano mi andò a bloccare la bocca, impedendomi quasi di respirare. Ci mancava anche il rapitore seriale di mezzanotte. Quando riuscii a voltarmi vidi, con sollievo, che il rapitore era in realtà Daniel. Will stava accanto a lui ed aveva già recuperato la Stele.

-Zitta, ci stanno accerchiando e dobbiamo sbrigarci, se continuavi in quella direzione ti avrebbero presa…-

Lo allontanai con uno spintone, anche perché mi dava fastidio essere toccata, avevo bisogno dei miei spazi. Lui in tutta risposta accennò un sorrisetto quasi innocente, il che mi fece crescere l’istinto omicida. 

-D’accordo, andiamo non erano lontani… avete visto Gemma e Mark?- Sussurrai poco prima di iniziare nuovamente a correre.

-Sì, stavano andando anche loro da quella parte, forse se sono abbastanza veloci riescono ad evitarli, per il resto non credo possiamo uscire se non dal cancello centrale.-

-Ma è praticamente una follia.- Guardai i due fratelli e lessi nei loro occhi la mia stessa preoccupazione, fra l’altro non avevamo idea di come ci saremmo diretti a casa in quell’immane fuga. Insomma non avevamo di certo molte chance di vittoria. 

Il museo, non illuminato, era un luogo parecchio pericoloso, infatti, alcune trappole si attivarono mentre correvamo. Riuscimmo a scansare per miracolo una sfera di fuoco, sbucata dal nulla, ma chiaramente questo non servì a fermare gli spettri, che alle nostre spalle diventavano sempre più numerosi. Si muovevano rapidamente, librandosi a pochi centimetri dal terreno, era come se fluttuassero ed a capo di tutti c’era il nostro amico che ci indicava ed urlava altri ordini in egizio antico.

-Non riuscirete a sfuggirci, ladri. Nessuno sfugge ai morti.- 

Le sue parole, urlate a gran voce, non suonarono molto incoraggianti, ma nonostante ciò continuammo a correre, svoltando strada il più possibile per confonderli. Dividerci di nuovo non era una grande idea, infatti cercai di stare al passo con i fratelli Hall, ma loro erano sicuramente più allenati di me, ed anche più veloci. Insomma fu una vera fatica.

“ Fermati e fagli cambiare idea, Alice.” 

Ed ecco di nuovo quella voce che sibilava nella mia testa. Questa volta disse più di qualche parola ed il tono sembrò sempre meno gentile, ma non aveva senso tutto questo, forse non lo avrebbe mai avuto. Feci forse una smorfia, perché Will guardandomi in quel momento rimase abbastanza stordito.

Tutto bene, Alice?- 

Ovvio che non andava tutto bene, anzi, andava tutto uno schifo, ma non potevo di certo lasciarmi abbattere da quel genere di cose. In tutta risposta gli rivolsi un sorriso poco convinto e gli feci segno di girare a destra, perché forse eravamo riusciti a trovare la giusta strada evitando di farci bloccare. 

Daniel era in testa al gruppo e correva più veloce di tutti gli altri, forse anche perché era l’Occhio di Horus, cosa assolutamente inaspettata. Insomma se non ce lo avesse detto lo spettro non lo avremmo mai saputo, era praticamente una cosa impossibile. Ecco perché Horus aveva scelto lui e gli aveva parlato nel sonno, forse questo aveva senso. William ed io correvamo dietro di lui, e sentivo mancarmi il fiato ogni passo che facevo, forse non avrei retto ancora a lungo.

Uscimmo da una delle porte laterali al primo piano nel grande salone centrale del British. C’erano due scalinate a spirale che portavano esattamente all’entrata del museo, il nostro punto d’incontro ed ai piedi delle scalinate notammo Gemma e Mark, che ci facevano segno di sbrigarci. 

-Ragazzi, sbrigatevi!- urlò Mark sollevando la propria bacchetta.

-Attenti alle vostre spalle.- seguì a ruota Gemma tendendo il proprio arco, che aveva già una freccia incoccata. 

Non ebbi il coraggio di voltarmi indietro, ma ero sicura che gli spettri ci avessero quasi raggiunti, mentre scendevamo infetta e furia quelle scale. Will rischiò d’inciampare un paio di volta, ma per fortuna sia io che suo fratello riuscimmo a riprenderlo.

Era fatta, forse avevamo davvero raggiunto la porta d’ingresso, eppure in quel momento alle spalle di Gemma e Mark apparvero altri spettri, che inesorabilmente circondarono i nostri amici, lasciandoli letteralmente con le spalle a muro.

-Mark! Gemma! Guardatevi alle spalle… Ora!-

Gridai con tutto il fiato che avevo ancora in corpo e finalmente anche loro videro il problema. Come non detto, eravamo effettivamente fregati. Non conoscevamo alcun punto debole per quegli spiriti, era davvero come se stessimo scappando dal Nulla che però poteva farci parecchio male. 

Saltammo gli ultimi gradini ed atterrammo esattamente accanto ai nostri amici. Ecco adesso eravamo realmente circondati e con le spalle al muro. Degli spettri erano fermi davanti a noi, impedendoci di proseguire ed altrettanti ne stavano scendendo dalla scalinata.

Il primo fra tutti, che si concesse una grossa, anzi grossissima, risata tale da togliermi definitivamente il fiato. Tutto quanto sembrò rallentare, infatti lo stesso spettro rallentò l’andatura, anche perché noi altri non avevamo esattamente dove andare. 

-E’ stato piacevole rincorrervi per tutto il museo, ma adesso è finita. Riconsegnateci la Stele e forse vi permetteremo di essere giudicati nel Tribunale di Osiride.- sentenziò deciso fermandosi a pochi gradini di distanza da tutti noi.

-Quindi comunque vada questa è la fine.- Sussurrò Mark preoccupato.

-Almeno dicci per mano di chi moriremo…- rispose ironico Daniel puntando la spada contro di loro.

-Io sono il Primo dei Faraoni dopo il grande Ra. Il primo uomo ad essere stato giudicato dopo la morte. Io sono Narmer ed insieme ad i miei uomini sono stato mandato per proteggere la Stele. Nessun uomo può combattere contro di noi perché siamo già morti.- 

Ecco, ovviamente avevamo a che fare con qualcuno di molto simpatico. Sinceramente, però, non ricordavo chi fosse il primo grande faraone umano dopo Ra, quindi quel nome non solleticò niente nella mia memoria, ma nonostante ciò ero davvero molto preoccupata di ciò che sarebbe potuto accadere. 

“ Fai sentire la tua voce. Imponi la tua volontà.”

Nuovamente quella strana voce mi sussurrò alle orecchie, ma non riuscivo minimamente a capire da dove venisse e che cosa volesse. Era la prima volta che sentivo delle voci e volevo evitare di essere rinchiusa in manicomio, anzi, volevo solamente tornare a casa sana e salva.

-Noioso, io sono l’Occhio di Horus, scommetto che con me ti vuoi battere.- 

Le parole di Daniel mi riportarono alla normalità, perché ovviamente quel cretino ed impertinente si stava felicemente lasciando prendere la mano dalla situazione, che quasi sicuramente non avrebbe saputo gestire. Tutti quanti gli rivolgemmo un’occhiataccia mentre gli spettri sollevarono le armi in segno di sfida. 

Narmer scese un altro scalino, avvicinandosi sempre di più, ma la sua figura continuava a fluttuare in aria. 

-Coraggioso quanto stupido, la forza bruta non servirà contro di noi. Prendiamo ordini solo dal nostro Signore, e lui non vuole avere a che fare con i vivi. - 

“ Imponiti. Puoi riuscirci.”

-Basta! Stai zitto!-

Questa volta fui io ad urlare, rivolta esclusivamente alla voce che continuava a parlarmi nella testa. Doveva essere colpa di qualche incantesimo della Stele, non c’era alcun dubbio. 

-Alice?- Will poggiò una mano sulla mia spalla e mi guardò seriamente preoccupato. 

-Sì?- 

-Ti si è forse fuso il cervello? Che stai facendo? Non lo vedi che siamo circondati?- questa volta fu Daniel a parlarmi con tono palesemente ironico. 

Lo fulminai con lo sguardo.

-Disse quello che non faceva altro che metterci nei guai. Perché non impari a chiudere la bocca?-

-Io chiudere la bocca? Se non te ne fossi accorta sto cercando di salvarvi la vita.-

-Aizzandoci contro questi esseri? E’ un piano terribile.-

Narmer, ovviamente, non riuscì a non trovare esilarante quel nostro scambio di battute. Angosciante vedere la morte che ti rideva in faccia. 

-Come siete carini tutti quanti… Ma non importa. Ridateci la tavola, questo è l’ultimo avvertimento.-

William ci guardò uno ad uno, indeciso come non mai sul da farsi. Non avrebbe mai voluto arrendersi, non potevamo deludere gli Dei, ma in quel momento non sapevamo davvero cosa fare.

Gemma in tutta risposta scagliò una delle proprie frecce contro il fantasma di Narmer, ma lo oltrepassò come se niente fosse. Le armi non funzionavano, eravamo spacciati, anche perché che incantesimo avremmo potuto usare? Non ne conoscevo abbastanza.

“Alice, parla in mio nome, dimostra che puoi riuscire nel tuo intento. Solo io posso fermarli.” 

La voce, questa volta, riusultò più gentile del previsto, quasi come se mi stesse implorando. Non poteva essere vero, perché da quel che avevo capito era stato il Dio dei morti a metterli a difesa della Stele, e se quella voce mi diceva che poteva fermarli… Provai a fare due più due, ma il conto non sembrò tornarmi, era una cosa troppo strana. Non poteva essere la voce di quel Dio. Era fuori discussione.

“ Puoi farcela.” 

Socchiusi per un attimo gli occhi e sentii quasi la forza mancarmi, ma quando li riaprii fissai dritto negli occhi Narmer. Mossi un paio di passi verso di lui ed improvvisamente parlai con voce sicura.

-Abbassa le armi, Narmer, primo faraone umano in terra. Il tuo compito finisce qui. E’ stato il Signore dell’Oltretomba a porti come protezione della Stele ed adesso io parlo in suo nome.-

Ecco, devo essere sincera? Non avevo idea di come ci stessi riuscendo, ho solamente pensato che fosse realmente Osiride a parlarmi, ma non ne avevo la certezza, era praticamente impossibile. Forse Narmer ed i suoi si sarebbero messi a ridere.

I miei amici, invece, rimasero senza parole a fissarmi, sentivo i loro sguardi fissi su di me e volevo realmente sprofondare nell’oltretomba. 

Narmer, dal canto suo, cercò di muoversi ma qualcosa di invisibile gli impedì di farlo. 

-Non può essere, noi rispondiamo solo ad Osiride.-

-Ed Osiride vi ordina di fermarvi. Questa Stele deve essere mostrata al nostro Sommo Ra e voi ci state solamente facendo perdere tempo inutilmente. - proseguii decisa, ma sentivo bene che quelle parole avevano ben poco di mio.

-Mio Signore, non avevo idea che fra di loro vi fosse capace di seguire il vostro sentiero. Chiedo umilmente perdono.-

E Narmer cadde letteralmente in ginocchio davanti ai miei piedi. In quel momento mi sentii realmente svenire ma per fortuna William e Mark arrivarono a sorreggermi.

-Adesso che lo sai ti consiglio di far ritirare i tuoi uomini, Narmer, sei un fedele soldato ma devi capire quando ritirarti. -

-Come desiderate. -

Forse lo spirito di Narmer non fu esattamente felice di sentirsi dare degli ordini da una ragazza che forse stava parlando per mano di Osiride. Però con un gesto della mano i suoi uomini si ritirarono, lasciandoci un varco per passare del tutto indisturbati. 

Sentivo il mio cuore battere sempre più veloce, incapace di rallentare, forse per l’emozione a causa di ciò che era appena successo. 

Senza farci troppi problemi, aiutata sempre dai due ragazzi, iniziammo ad allontanarci, portando con noi la nostra amata Stele. Mi ritrovavo senza fiato, stordita da tutto quello, ma vidi con chiarezza Narmer lanciarci un’occhiataccia mentre ci dirigevamo correndo verso l’uscita del British Museum.

-Ditemi che non ho capito male ma… Alice ha appena intrapreso il sentiero di Osiride?- sentenziò Daniel facendo saltare in aria uno dei lucchetti che vi erano all’ingresso. 

-No, hai capito benissimo. E’ il sentiero a scegliere il mago e non al contrario. Sono i poteri che richiamano un’anima.- spiegò molto rapidamente Mark mentre mi aiutava a scendere gli ultimi gradini dell’ingresso. 

Voltandomi vidi che gli spettri erano spariti ed il Museo alle nostre spalle era un vero disastro. Sicuramente qualcuno si sarebbe occupato di rimettere le cose apposto, ma noi avevamo altro da fare.

-Grandioso, adesso abbiamo anche una ragazza che parla con i morti. Questa ci mancava.- Will cercò di sorridere, eccitato alla sola idea, mentre fissava con aria affascinata la Stele. Era grande e piena di iscrizioni che conoscevo quasi a memoria. 

-Non so che cosa sia successo la dentro… ho solo sentito quella voce che mi diceva di impormi. - Sentii la mia voce quasi come un sussurro.

-Succede. Gli Dei comunicano solo in quel modo.- cercò di spiegarmi Mark, ma per me non aveva alcun senso. Era tutto sbagliato, dovevo seguire il sentiero di Iside e non quello di Osiride. Ero sempre stata convinta di quello. 

-Ragazzi, adesso direi di fermare un taxi e tornare a casa… abbiamo perso fin troppo tempo ed ho paura che l’effetto delle tue parole possa finire da un momento all’altro.- 

Sentenziò Daniel, dicendo una volta tanto una cosa intelligente, così senza aggiungere altro, dopo esserci allontanati di qualche isolato dal British, cercammo un taxi in modo da ritornare finalmente al nono nomo.

  
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