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Autore: Notteinfinita    05/01/2016    2 recensioni
Capodanno a casa Lombard, i rintocchi di un orologio e i nostri beneamini...vi basta come mix?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diana Lombard, Martin Mystère
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo rintocco

 

«Heilà, di casa!» urlò Martin, entrando nella cucina dei propri vicini.

«Martin, per fortuna che sei qui!» esclamò Diana, trascinandolo nuovamente in giardino.

«Si può sapere che succede?» chiese il ragazzo, grattandosi la nuca perplesso.

«Mia madre è in piena crisi pre-cenone.» spiegò. «Ha comprato delle arance per decorare il dolce ma arrivata a casa ha scoperto che la buccia non è edibile; inoltre era convinta di avere ancora delle candele argentate per decorare la tavola invece le aveva usate tutte. Devi accompagnarmi a comprare queste cose.»

«Corro a prendere la macchina. Tua madre è una persona deliziosa ma quando va in panico è impossibile gestirla!» commentò Martin, allontanandosi di corsa.

 

 

 

«Adesso tu vai a comprare le arance e ricorda...»

«La buccia non deve essere trattata, me lo hai ripetuto diecimila volte!» sbottò Martin entrando nel centro commerciale.

«Va bene, va bene, non ti arrabbiare. Io vado a comprare le candele. Ci rivediamo qui.»

 

 

 

Muovendosi alla massima velocità consentita dalla calca, Diana raggiunse il punto d'incontro e iniziò a guardarsi intorno in cerca del suo amico.

Ad un tratto dei gridolini femminili attirarono la sua attenzione.

Volgendo lo sguardo in quella direzione vide Martin in bilico sul corrimano della scala che si preparava alla discesa incitato dalla folla.

Datosi la spinta iniziò il suo show.

Era giunto a metà percorso quando un vigilantes, accortosi della cosa, urlò per richiamare la sua attenzione.

Distrattosi, perse l'equilibrio finendo ignominiosamente ai piedi della scala con le gambe in aria e lo skate in testa.

Diana corse verso di lui in preda alla preoccupazione.

«Martin, stai bene?» chiese inginocchiandoglisi di fianco.

Il biondo si tolse lo skate di dosso e lentamente si mise a sedere massaggiandosi la testa.

«Si, tutto ok.» rispose, mogio, guardando le ragazze che si allontanavano ridacchiando tra loro.

«Sei il solito buffone!» esclamò Diana alzandosi e uscendo in fretta dal centro commerciale.

«Hey ma che ti prende?»

«Andiamo, è tardi.» si limitò a rispondere la ragazza.

 

 

 

Martin passò tutto il viaggio di ritorno a gettare occhiate di traverso alla sua amica nel tentativo di capire cosa avesse ma, visto che lei non proferiva parola, dovette rassegnarsi a guidare in silenzio.

«A stasera.» disse Diana, scendendo frettolosamente dall'auto e avviandosi verso casa sua.

Sospirando, Martin scese a sua volta ed entrò in casa.

Non si prospettava una bella serata.

 

 

 

I rintocchi dell'orologio a pendolo risuonarono in casa Lombard.

Un'occhiata alla sveglia sul suo comodino confermò a Diana che erano già le ventuno, tra poco sarebbero arrivati gli ospiti e, se non si fosse sbrigata a scendere, le urla di sua madre l'avrebbero raggiunta fin nella sua stanza.

Sistemato l'ultimo fermaglio tra i capelli, si chiuse la porta alle spalle e scese in salotto.

La casa era stupenda.

Sua madre aveva dato il meglio di se quest'anno.

Dal gigantesco albero con decorazioni in vetro soffiato al camino con appesa una calza per ogni ospite tutto era davvero perfetto, peccato solo che lei avesse quasi rischiato un esaurimento nervoso per star dietro agli ambiziosi progetti decorativi della sua genitrice.

Sorridendo, soddisfatta del risultato, Diana si avvicinò all'albero per sistemare una stellina messa male.

Appena ebbe adocchiato il pacchettino rosso e oro posto ai suoi piedi si adombrò.

Aveva dovuto risparmiare per regalare a Martin quel set di ruote ultra tecnologiche per lo skate e il kit per la manutenzione della tavola e lui neanche la vedeva. Anzi, non perdeva occasione per mettersi in mostra con le altre ragazze.

Il suono del campanello la riportò al presente.

Mentre si avvicinava alla porta pregava non si trattasse di Martin, ci mancava solo di dover rimanere sola con lui.

Per sua fortuna erano dei colleghi della madre insieme ai loro figli, due ragazzini di undici anni amanti dei videogame.

Sapendo della presenza di diversi bambini, Diana aveva approntato una postazione giochi così che potessero distrarsi in attesa della cena.

Uno dopo l'altro tutti gli ospiti fecero il loro ingresso.

Quando infine arrivò Martin, erano ormai arrivati tutti e lui trovò la sua amica intenta ad un'accanita sfida a Just Dance che gli impedì anche solo di salutarla.

Era stata un'intrattenitrice così simpatica che, al momento della cena, i suoi piccoli ospiti la vollero seduta in mezzo al loro.

Diana fu felice di questa loro richiesta, era bello sentirsi apprezzata, anche se una piccola parte di se si rammaricava che la serata non stesse andando come l'aveva immaginata.

Aveva sperato di trovarsi di fianco a Martin allo scoccare della mezzanotte così da dare a lui il bacio augurale, invece probabilmente si sarebbe dovuta accontentare di dare un bacetto sulla guancia a qualcuno dei suoi piccoli ospiti.

 

 

 

Durante tutta la cena Martin non smise di guardare Diana.

Era amareggiato per il suo comportamento.

Ok, al centro commerciale le aveva fatto prendere un bello spavento (anche lui per un attimo aveva temuto di dover trascorrere il Capodanno in ospedale) ma non gli sembrava un buon motivo per tenergli il muso per tutto quel tempo.

Nonostante la rabbia, però, non poté fare a meno di notare quanto fosse carina con quel vestito verde che esaltava il colore dei suoi occhi e la faceva somigliare tanto ad una fatina dei boschi.

Con un sospiro mise in bocca un altro pezzo di arrosto e stava per tornare a guardare il piatto quando la domanda di una delle bambine presenti per poco non glielo fece andare di traverso.

La ragazzina aveva chiesto a Diana se avesse il ragazzo.

Lei istintivamente aveva volto lo sguardo verso Martin ma, trovatasi occhi negli occhi con lui, aveva riabbassato il viso arrossendo furiosamente ed aveva pigolato un impercettibile no.

Il biondo riportò l'attenzione al suo piatto e ridacchiò tra se, la sua amica non era mai stata brava a gestire l'imbarazzo.

Mentre riprendeva a mangiare tanti piccoli episodi gli tornarono alla mente collegandosi tra loro come pezzi di un puzzle. La sua scenata al centro commerciale, lo sguardo che gli aveva lanciato poco prima e le mille martellate che gli aveva inferto ogni volta che faceva il cascamorto con le altre ragazze.

Possibile che Diana vedesse in lui qualcosa di più di un semplice amico?

A questa idea sentì il suo cuore battere più forte.

Razionalmente aveva sempre scartato questa ipotesi perché certo che lei non avrebbe mai potuto provare qualcosa per uno come lui ma adesso che permetteva a questo pensiero di farsi strada nella sua mente non lo sentiva come sbagliato e la cosa lo agitava e preoccupava al tempo stesso.

Che ne sarebbe stata della loro amicizia se lui si fosse fatto avanti ed invece avesse preso un abbaglio?

Con la mente sconvolta da un turbine di pensieri Martin neanche si accorse che gli avevano tolto il piatto davanti e capì che doveva alzarsi per unirsi agli altri nei canti natalizi solo quando suo padre lo scrollò per una spalla.

Alzatosi si avvicinò al caminetto e si accodò al coro anche se con lo sguardo seguiva ogni movimento di Diana cercando di far luce sui propri pensieri e sulle proprie supposizioni.

La ragazza, intanto, aiutava la madre con maggior foga del solito.

Aveva visto Martin guardarla quando quella ragazzina impicciona le aveva posto a tradimento la domanda sui suoi legami sentimentali e adesso più che mai voleva stargli lontano.

In breve il tavolo per il banchetto si tramutò in tavolo da gioco.

Mentre tutti prendevano posto, Diana fu spedita dalla madre a recuperare un mazzo di carte “Uno” per la gioia dei più piccoli.

Quando l'ebbe trovato e fece ritorno nel salone si accorse che l'unico posto rimasto libero era proprio quello vicino a Martin.

Rassegnata si sedette sotto lo sguardo gongolante dell'amico.

Se però il biondo pensava di approfittare della vicinanza per interrogarla si sbagliava di grosso.

Per gli adulti i giochi natalizi erano questioni serie e ogni suo minimo sussurro venne zittito da un coro di “Shhhh!”

 

 

 

Finita l'ennesima partita, la madre di Diana gettò un'occhiata all'orologio.

«Prepariamoci, tra poco sarà mezzanotte!» annunciò, alzandosi in piedi.

Da tempo immemorabile, forse addirittura da quando il trisavolo di Diana aveva costruito l'orologio a pendolo che adesso faceva bella mostra di se in salotto, in casa Lombard si festeggiava la mezzanotte attendendo che ad annunciarla fosse proprio l'antico orologio.

Ognuno andò in cerca del proprio partner per essere vicini al momento dell'ultimo rintocco mentre la padrona di casa distribuiva i flûte in cui versare lo champagne.

«Diana, mancano due bicchieri, corri a prenderli!» urlò, agitata.

Senza farselo ripetere due volte, la ragazza corse in cucina a prendere i cristalli mancanti.

Appena richiusa l'anta si ritrovò davanti un Martin decisamente sul piede di guerra.

«Si può sapere perché mi sfuggi?» chiese a bruciapelo.

«Ti sbagli.» ribatté la ragazza, senza guardarlo negli occhi.

«Non sei mai stata brava a mentire.» affermò, trattenendola per una spalla.

«Lasciami andare, devo portare i bicchieri a mia madre»

«Ne mancavano due, noi siamo due quindi sono i nostri. Non c'è motivo di affrettarsi.»

«E va bene, ero arrabbiata con te perché invece di sbrigarti a portare a termine la commissione che ti avevo affidato ti sei messo a perdere tempo!» confessò, senza essere del tutto sincera. «Sei il solito inaffidabile!»

La ragazza si sarebbe aspettata in risposta una battuta pungente perciò rimase alquanto sorpresa quando lo vide chinare il capo e mormorare delle scuse.

Proprio in quel momento risuonò il primo rintocco dell'orologio.

«Dobbiamo sbrigarci!» incalzò Diana mentre il secondo e il terzo rintocco si susseguivano.

«Se speravi di far coppia con qualcuno mi dispiace deluderti, sono già tutti abbinati.» ribatté Martin, sovrastando i successivi tre rintocchi.

«Mia madre ci rimarrà male.» provò a giustificarsi.

«A dire il vero l'ho vista piuttosto coinvolta da quel nuovo collega, quello divorziato.» le svelò Martin, sorridendo furbescamente.

«Sono felice per lei.» affermò Diana con sincerità.

Suo padre era morto da sette anni, era ora che sua madre si rifacesse una vita. Era troppo giovane per passare il resto dei suoi anni vivendo nel ricordo di qualcuno che non c'era più.

Mentre era persa nelle sue riflessioni anche il decimo rintocco fece sentire il suo suono.

«È davvero così tremendo essere qui con me?» le chiese Martin togliendole di mano i bicchieri.

Imbarazzata, Diana si limitò a fare un cenno negativo col capo mentre il dodicesimo rintocco si diffondeva nell'aria.

Facendosi coraggio Martin l'avvicinò a se e, prima che l'ultima eco dell'orologio fosse svanita, poggiò le sue labbra su quelle della ragazza che sussultò leggermente.

Le loro labbra si erano appena sfiorate eppure Diana si sentiva come se le sue gambe fossero svanite e lei stesse fluttuando nel vuoto.

Non ci poteva credere, si stavano baciando; solo a causa di una tradizione ma si stavano comunque baciando.

Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Un attimo dopo averlo pensato, però, le grida di auguri risuonarono fin nelle loro orecchie.

Rassegnata, Diana portò le mani alle braccia di lui per allontanarlo.

Ciò che non si aspettava era che lui, invece, la stringesse maggiormente a se per approfondire il bacio.

Presa alla sprovvista, schiuse leggermente le labbra e ciò bastò perché la sua lingua si facesse strada tra le sue labbra facendole provare mille brividi.

Sentendola cedevole tra le sue mani, Martin si sentì impazzire, non pensava che solo baciandola avrebbe provato tante emozioni.

Il problema era che ora che l'aveva tra le braccia non sapeva se sarebbe stato capace di fermarsi.

Sentendo le voci degli altri invitati avvicinarsi i due si costrinsero a staccarsi e si guardarono negli occhi, confusi ed emozionati.

«Felice anno nuovo.» sussurrò Martin, a due millimetri dalle sue labbra.

Diana si limitò a sorridere, non era certa che sarebbe riuscita ad emettere suoni se avesse provato a parlare, ma di una cosa era sicura: se doveva dare retta alle premesse, l'anno appena iniziato sarebbe davvero stato uno splendido anno.

 

 

 

 

 

Nota dell'autrice: So che avrei dovuto pubblicare la ff entro capodanno ma non ci sono proprio

riuscita, scusatemi!

Le feste però non sono ancora finite, quindi vi faccio tantissimi auguri sperando

che il 2016 vi riservi solo belle sorprese. ^__^

  
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