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Autore: Nell    05/01/2016    5 recensioni
Dal testo:
"[...] Nonostante fosse l’unica donna chiamata in un gruppo formato da maschi, la ragazza provava grande fiducia e sicurezza nei confronti dei suoi compagni e, in particolare, per la presenza di Rivaille.
 Ogni tanto si chiedeva per quale motivo non avesse scelto un altra persona più capace e abile, visto che qualche volta si dimostrava un po' insicura e impacciata in certe situazioni [...]"
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La legione esplorativa aveva organizzato un’esercitazione in montagna all’interno delle mura, per essere pronti ad eventuali cambiamenti geografici nelle terre inesplorate al di fuori delle cinta murarie, e per testare l’abilità e la resistenza dei cavalli anche nei luoghi montuosi e irregolari.
Il cielo era sereno. Sembrava proprio una bella giornata. Solo la presenza di un leggero vento infastidiva i soldati al galoppo. Come solito fare nelle formazioni studiate dal comandante Erwin, le squadre designate si divisero in gruppi, compresa quella d’élite del caporale Rivaille. Secondo la missione, iI loro compito era quello di percorre il tratto più alto della montagna, per poi scendere e fare ritorno al quartier generale, avendo ogni divisione un percorso stabilito. Niente di più, niente di meno.
Petra chiudeva la fila del piccolo gruppo. Per lei si trattava di una delle prime esercitazioni effettuate con la nuova squadra in un ambiente diverso dalla foresta del campo di addestramento, ma per certi sensi, non sembrava affatto turbata.
Nonostante fosse l’unica donna chiamata in un gruppo formato da maschi, la ragazza provava grande fiducia e sicurezza nei confronti dei suoi compagni e, in particolare, per la presenza di Rivaille.
Ogni tanto si chiedeva per quale motivo non avesse scelto un altra persona più capace e abile, visto che qualche volta si dimostrava un po' insicura e impacciata in certe situazioni; aveva sempre cercato di capire, in quelle poche volte che se lo ritrovava vicino, che cosa gli passasse per la testa.
Arrivati alle pendici della montagna, rallentarono l’andatura per osservare la salita che li avrebbe aspettati: non sembrava particolarmente ripida e il terreno pareva stabile grazie anche alla presenza di alberi. Sarebbe stato più o meno qualche ora di scalata. Poteva andare peggio per i cavalli.
Iniziata la salita, a causa dell’instabile clima montano, una brezza più forte soffiò tra i soldati e, colta alla sprovvista, il mantello di Petra volò via. Il freddo la fece rabbrividire, nonostante indossasse il suo giubbetto marrone.
Non poteva di certo tornare indietro o fermare l’esercitazione solo perché aveva agganciato male un suo indumento: al di fuori delle mura sarebbe costato caro a tutti.
Sperando di non prendersi un accidente alla fine della giornata e la probabile sgridata da parte del caporale per non essere stata sufficientemente attenta, continuò imperterrita la traversata.
Arrivati quasi in cima, la situazione non sembrò migliorare per nessuno: i cavalli, non abituati a quel genere di sforzo, grondavano di sudore e il tempo peggiorò, tant’è che il cielo divenne plumbeo e cominciò a far cadere le prime gocce di pioggia.
Dannazione” pensò la ragazza, non appena la pioggia e il vento si fecero più insistenti.
Guardava con invidia tutti i suoi compagni che, non curanti, si erano coperti con le loro mantelle. Ma perché proprio quel giorno doveva aver perso quel maledettissimo mantello?
Proseguire ormai pareva farsi difficile. L’acqua impediva la vista della strada e l’eventuale fumogeno segnaletico.
Incavolato, Rivaille decise di fermarsi.
“Legate i cavalli e fate in modo che non si bagnino. Ci fermeremo ad spettare che la pioggia cali. Non si vede un cazzo.”
Petra, ormai fradicia, eseguì gli ordini: si sistemò con il suo equino sotto un albero, in disparte dagli altri. Non aveva il coraggio di mostrarsi agli altri così scombinata. Poteva beccarsi il premio di “soldato più incompetente” della giornata.
“Che fine ha fatto il tuo mantello, Ral?”
La voce roca del capitano la fece saltare in aria. Odiava quando arrivava di soppiatto dietro le persone.
Si girò titubante verso il suo superiore, che la scrutò accigliato.
“E-ecco... è volato via mentre stavamo scalando la montagna.”
Il capitano le rivolse un’occhiataccia.
“Sai che non ammetto errori nella mia squadra e in particolare una tale stronzata, vero?”
Petra abbasso gli occhi. Guardarlo in faccia sarebbe stato letale.
“Mi scusi Heicho. Cercherò di fare attenzione la prossima volta.”
Qualcosa le fu lanciato addosso: era morbido e più asciutto rispetto ai suoi capi.
“Non me ne faccio niente delle tue scuse. Non posso però lasciarti così.”
Le aveva prestato il suo mantello. 
Petra rimase spiazzata.
“Ma... Ma così si bagnerà anche lei caporale. Non mi sembra il cas...”
“Ho affrontato di peggio.” tagliò corto lui, rivolto ad accarezzare l’equino della ragazza.
“Fai in modo che non accada più e basta.” e se ne andò.
Nonostante le parole severe del capitano, Petra si sentì rincuorata; il mantello di Rivaille le stava leggermente grande, ma era caldo, avvolgente e profumato. Ci sarebbe rimasta per sempre.
Rivaille glielo lasciò tenere fino alla fine della spedizione, dopo almeno mezz’ora sotto la pioggia e lo sferzare del vento. Sta di fatto che, però, ora era lui ad essere bagnato a mollo.
Appena sceso da cavallo, sembrò veramente stanco.
“Tutto bene Capitano?” chiese perplesso Erd.
“No. Ora mi attende una fottutissima relazione riguardo agli esiti di oggi per quel deficente di Erwin. Pulite i cavalli, compreso il mio. E tu Petra portami un thè stasera, mi servirà per calmarmi.” concluse la frase stizzito, ritirandosi nel castello.
“Secondo me sta male.” disse Gunther, prendendosi cura del puledro di Rivaille.
“Tsk. Ha dato la mantella a Petra. E’ normale che ora stia così” disse Auro sorridendo beffardo. Tutti guardarono la ragazza, che ancora stava indossando quel capo.
Ma i fatti suoi mai?!” pensò tra se prima di tirare una gomitata ben assestata all’uomo, che gli fece mordere la lingua. 

[...]

Come richiesto, dopocena, Petra si presento’ davanti alla porta dell’ufficio del capitano.
Oltre a tenere il vassoio con la tazza piena di tè, con sé aveva anche il mantello del suo superiore, ora pulito e asciutto.
Rivaille non si era presentato a cena, e questo fece accrescere i sensi di colpa della ragazza. Bussò alla porta e un grugnito di assenso le permise di aprire la porta.
L’uomo era seduto sulla sua scrivania a massaggiarsi le tempie, circondato dalle sue famose scartoffie. Nonostante si fosse dato una sistemata, era pallido e aveva le occhiaie più accentuate. Petra si avvicinò, sistemando nel mentre l’abito in una sedia e il vassoio sulla scrivania.
“Capitano, è sicuro di star bene?” chiese timida la ragazza, ormai vicina al capitano.
Lui non la guardò.
“E’ solo un po' di raffreddore. Nulla di che...”
Sentì una mano tiepida poggiarsi sul suo capo. Puntò lo sguardo su di lei stupito.
Anche lei lo era altrettanto. I suoi movimenti furono meccanici.
“Ma lei scotta capitano!”
E ritrasse la mano, come seriamente scottata dal gesto che aveva fatto.
“Ti ho detto che è solo un raffreddore.”
Petra non l’ascoltò.
“Le prendo una coperta!”
Si diresse in tutta fretta verso l’armadio del caporale, urtando violentemente contro il tavolo e facendo cadere dei fogli a terra e traboccare qualche goccia di tè dalla tazza, sporcando così il tavolo.
“Petra! Ferma! Stai facendo solo casin...”
Troppo tardi. Un mucchio di coperte piombò addosso alla ragazza, facendola cadere e sotterrandola.
“RAL!” Rivaille la guardò impassibile.
“Spiegami cosa cazzo ti prende.” disse lui a denti stretti, con un tono di voce basso. Forse la febbre l’aveva indebolito abbastanza da renderlo meno nervoso.
Petra si sentì ancora più imbarazzata: più cercava di combinare qualcosa di buono, più la situazione peggiorava. Cercò di formulare una frase concreta.
“Mi sento in colpa per come è andata a finire la spedizione di oggi e se lei è in questo stato!”
Tirò fuori tutto di un botto.
Rivaille si sollevò dalla scrivania e si avvicinò stanco verso la ragazza.
Per un attimo Petra pensò che l’avrebbe buttata fuori a calci, ma inaspettatamente le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. 
Rossa in viso accettò l’aiuto, ma la spinta che si diede per mettersi in piedi fu così forte che perse ancora una volta l’equilibrio e si ritrovò sostenuta saldamente per la vita dalle mani del capitano.
Si guardarono intensamente negli occhi: quegli occhi così cristallini l’avevano imprigionata e lui era paurosamente vicino al suo volto. 
“Mi scusi!” disse lei destandosi dalla trance e inchinandosi per allontanarsi e raccogliere al contempo le coperte da terra.
L’uomo sospirò infastidito all’improvvisa reazione della ragazza, e la osservò rimettere tutto in ordine. Almeno si sentì sollevato di non dover rimettere lui a posto, così conciato, tutto quel caos. Si avvicinò alla ragazza: era ritta con la schiena, ma aveva lo sguardo abbassato per la timidezza e i sensi di colpa per il casino combinato prima. 
Le tirò una ciocca di capelli facendole alzare il volto e, per quanto poteva favorire la sua altezza, le diede un bacio sulla fronte. Petra stava esplodendo; troppe emozioni in pochi minuti.
“Ti ho detto che ho affrontato di peggio” ribadì lui con un caldo fil di voce, allontanandosi da lei. Prese, noncurante dell'espressione paonazza di Petra, la tazza da tè, e si diresse verso la camera da letto affianco. Si fermò all’uscio di spalle.
“Ah. Puoi tenerti il mio mantello... Buonanotte.” disse prima di chiudere la porta della stanza. Petra, ancora immobile, guardò scioccata il punto dove era sparito il capitano.
Si sarebbe aspettata di tutto, ma mai un gesto di affetto, soprattutto dall’uomo più freddo e acido dell’umanità. Evidentemente la febbre di Rivaille era aumentata se la situazione era finita in quella maniera.
Si mosse verso la sedia dove stava ancora quel semplice mantello verde. Osservò attentamente il grande stemma delle ali della libertà e ne accarezzò la stoffa.
Sorrise serena.
Ognuno mostra le proprie emozioni a suo modo e nei modi più strani; lei l’avrebbe fatto prendendosi cura del suo capitano... fino alla fine




Nota autrice:
Buonsalve! *esce dall'angolino dove si era nascosta*
Questa si tratta della mia prima fanfiction su tutto il sito di EFP, dedicata a questi due bellissimi personaggi -nonchè adorata OTP *^*- di Shingeki no kyojin.
Non so se come storia è accettabile (in eventualità, chiedo venia), ma volevo provare anch'io a scrivere qualcosa.
Eeeh... niente.
Rigrazio chi si degnerà di aprire e leggere questa storia(?), che gli piaccia o meno. ^^
Sciao


 
   
 
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