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Autore: emopunkgirl89    12/03/2009    1 recensioni
(Ho cambiato il Rating ora è arancione.)Sue Ellen è una ragazza di 18 anni che dopo la morte del padre si trasferisce a Forks, la città più piovosa degli USA... li conoscerà Michael, new entry della famiglia Cullen.. [...] È questa la passione che ho letto nei miei romanzi d’amore? È questa forse quella sensazione che si prova quando ami qualcuno? Questo senso di completezza che irradia una felicità infinita, che ti fa sorridere senza alcun motivo, che ad ogni suo movimento rabbrividisci dentro? Ora so cosa è l’amore… cos’è la passione… sei tu Michael![...]
Genere: Romantico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAP1 LA PARTENZA

When The Sun Is Gone

Cap.1

La Partenza

 

Come sempre sono qui, su questo letto, sola. I pensieri sono troppi nella mia testa, confondo fantasia con realtà, incubi con sogni, razionale con follia. Desolante è questo silenzio che mi spacca il cuore. Lentamente, molto lentamente sto morendo dentro. Da quando mio padre è morto e mia madre ha deciso di trasferirsi in un’altra città le mie giornate trascorrono allo stesso modo. Mi trascino lenta e spenta. Senza degnare di uno sguardo nessuno, nemmeno i miei compagni di classe, nemmeno la mia migliore amica che non ha mai smesso di cercarmi. Di loro non me ne frega nulla, non m’interessa se soffrono perché, comunque, non soffriranno mai come sto soffrendo io ora. Se me ne devo andare per sempre da Miami tanto vale che si abituino alla mia lontananza o forse sono io quella che si deve abituare.

Stringo al petto la foto di mio padre quando ancora stava bene e non gli avevano ancora diagnosticato il tumore mortale al cervello che ce lo ha portato via. La felicità è come svanita da questa casa. Non piango, non perché non voglio, ma solo perché ho finito le lacrime. Troppo ho pianto in questi mesi. Troppo ho sofferto. Voglio solo sparire per sempre.

Decido di rompere il silenzio accendendo la televisione ma non la guardo. Non mi interessa se il presidente ha fatto una visita all’ambasciata in Francia perché dovrebbe interessarmi? Cosa c’è di più importante del mio dolore?

Il rumore che produce il dorso della mano di mia madre sulla porta mi distrae dai miei pensieri confusi. Subito dopo la sua voce così calorosa e dolce m’invade.

 

Sue Ellen? Stai dormendo?

 

No, mamma. Entra.

 

Delicatamente apre la porta. Quando oltrepassa la soglia mi arriva il suo profumo leggero alle narici. Istantaneamente lo respiro a pieni polmoni. L’ho sempre adorato il suo profumo.

Quando ero piccola mi stringevo a lei e glielo dicevo continuamente “ il profumo della mamma è il più buono del mondo “. Lei mi accarezzava la guancia e mi dava un dolce bacio sulla nuca. Di solito dopo quel breve scambio d’affetto arrivava anche mio padre che ci stringeva entrambe, avvolgendoci fra le sue forti braccia. Anche se ora glielo avessi detto e l’avessi abbracciata mio padre non sarebbe arrivato a completare la scena.

 

Allora, sei pronta per la partenza di domani? Hai fatto tutte le valigie?

 

Mi fissa coi quei suoi occhi azzurri. Ho sempre adorato anche quelli. Credo che non ho mai odiato nulla di lei. Mi è troppo naturale amarla alla follia.

 

Si, ho finito 10 minuti fa di sistemare gli ultimi vestiti.

 

Bene. Dobbiamo alzarci presto, mi raccomando non andare a letto tardi.

 

Si, mamma.

 

Improvvisamente il suo sguardo cada sulle mie dita. Intravede la foto di mio papà. Una lacrima sembra uscirle dall’occhio destro. Mi sorride.

 

Manca tanto anche me, lo sai.

 

Si, lo so.

Mi accarezza i capelli e come quando ero piccola mi da un bacio sulla fronte.

 

Ti voglio bene, Sue.

 

Anch’io ti voglio bene, mamma.

 

Buonanotte.

 

Notte, Ma’.

 

Ammiccando un altro sorriso chiude la porta lasciandomi sola.

Quanto è forte mia madre. Non riesco ancora a capire dove trova la forza per fare quel che fa. Lavora, si occupa di me, della casa… non riesco proprio a capire. Io è già tanto se riesco ad andare a scuola.

Bacio la foto del mio adorato papà. L’appoggio al comodino. Spengo la tv e la luce sperando che il sonno arrivi presto.

 

Dopotutto la notte è passata veloce, senza sogni o incubi. È da tanto che non dormo così bene. Mi sento quasi allegra. Forse la mamma aveva ragione, un cambiamento non avrebbe fatto male alla mia vita.

Sento dei rumori provenire dalla cucina ed il profumo di uova mi stuzzica l’appetito. Mi alzo cercando di tenere gli occhi ben aperti.

Infatti mia madre è li che prepara la colazione. Sono le 6 ma non avverto il sonno su di me.

 

Buongiorno Sue. Ti ho preparato le uova. So che se non mangi prima di un viaggio poi sei nervosa.

 

Grazie. Ha un odore squisito. Ma potevi evitare. Potevo mangiare in aeroporto.

 

Lo so, ma so anche che tu preferisci la mia cucina che quella dei bar.

 

Questo è vero.

 

Le sorrido. In quel momento realizzo che è uno tra i primi sorrisi che faccio dopo mesi di solitudine e tristezza. Il papà mi manca ma per fortuna c’è sempre lei. La mia mamma. Il raggio di sole delle mie giornate. Purtroppo queste cose non gliele dico mai. Dovrei. Anche lei sta molto soffrendo per la morte del papà, si merita il mio affetto, ma c’è sempre qualcosa che mi blocca. Come se io la felicità la rifiutassi. Come se non volessi più essere felice per tutto il resto della mia vita. So benissimo che non è giusto, perché così rendo infelice anche lei.

Il mio guscio non vuole aprirsi neanche con la persona più cara che ho al mondo. Come farò a fare amicizia in una città nuova? Non lo so. Per ora non voglio pensarci.

Probabilmente farò come ho sempre fatto in questi mesi, standomene da sola a pensare senza parlare a nessuno, con sempre il mio ipod in tasca e le cuffie al massimo volume nelle orecchie.

 

Tesoro, quando ti decidi a togliere quel brutto piercing dal labbro?

 

Oh, mamma… dai, ne abbiamo già parlato. Mi piace. Fa parte di me oramai.

 

Lo so, ma saresti molto più bella senza.

 

Dai Ma’!

 

Va bene, va bene. Non ne parliamo.

 

Grazie.

 

La sua fissazione per il mio piercing è quasi maniacale. Che fastidio le da? Infondo sono io che ho un pezzo di metallo in bocca. Quella pallina sotto il labbro mi piace troppo. E' parte del mio essere. Mi ricorda papà. L’ho fatto con lui. E' stato lui ad approvarlo. Che ridere al pensiero.

“ papà la mamma non vuole, posso farmi un piercing? “

“ dove lo vuoi? “

“ al labbro! Proprio qui! “

“ mmm. Ti piace? “

“ si! Da morire! “

“ sei sicura che poi non ti penti? “

“ sicurissima “

“ ok. Domani ti accompagno. La faccia è tua. Tanto se ti stufi lo puoi sempre togliere… ma non parlarmi di tatuaggi! Quelli te li fai quando hai 18 anni e sarai abbastanza matura da non disegnarti un teschio sul braccio!!! “

“ grazie papà!!! “

 

Che bei ricordi. Lui mi ha sempre permesso di fare quello che più mi piaceva. Non mi viziava, sia ben chiaro, però quel che riguardava la mia vita voleva che decidessi io.

Il tempo di finire la colazione e di fare la doccia che già sono pronta a partire. Mettiamo le valigie nel taxi ed ora veramente stiamo partendo.

Guardo in lontananza la mia casa diventare sempre più piccola. Già mi manca quella casa piena di bei ricordi. Sicuramente non mi mancherà il sole di Miami. Ho sempre odiato il caldo, le spiagge, i costumi, le giornate con i raggi di sole forti da infastidire gli occhi. Dove stavamo andando, almeno da quel che ha detto mia madre, il sole si vede raramente. È sempre tutto nuvoloso. Che fortuna. Il mio posto. Senza sole ma senza neanche troppo freddo.

Chissà chi incontrerò in questo nuovo capitolo della mia vita? Ancora distolgo il pensiero dal primo giorno di scuola. L’agitazione per la prima volta in vari mesi mi colpisce. Io sempre pacata, calma ora mi agito per il primo giorno in una nuova scuola… che strano. Forse è davvero una cosa positiva questo trasferimento.

Di nuovo mi torna il dolore addosso. Mentre l’aereo decolla cerco di addormentarmi, chiudo gli occhi e mi giro verso il finestrino mentre mia madre legge una rivista. Una lacrima mi bagna la guancia ma subito la elimino con la manica della felpa.

La sofferenza che provo è quasi palpabile. Era cominciata bene questa giornata ma adesso mi sento come cadere in una voragine perché il giorno in cui mio padre s’è spento mi è tornato in mente. Le urla di mia madre, la disperazione nel suo sguardo.

Fortunatamente il sonno mi avvolge presto, chiudo gli occhi e m’addormento con la fronte premuta contro il vetro del finestrino ovale.

I ricordi vagano nella mia mente, ricordi felici, allegri ma anche quelli più disperati e desolanti. Per fortuna sto dormendo e so che è tutto un sogno o un incubo. Non so nemmeno io come classificare queste brevi visioni.

Dopo alcune ore di viaggio mia madre mi sveglia. Siamo finalmente arrivate a Forks. Una nuova vita ha inizio.

  
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