Serie TV > The Borgias
Ricorda la storia  |      
Autore: _Nimphadora_    06/01/2016    1 recensioni
Spoiler! 3x04
La notte in cui Lucrezia è costretta a giacere con suo marito, Alfonso II di Calabria sotto gli occhi di Re Alfonso di Napoli e del suo amato fratello Cesare.
Sì, perché senza di lui non avrebbe potuto farcela. Perché senza lo sguardo di suo fratello su di sé sarebbe stato di certo più difficile fingere che in quel letto, sopra di lei, non ci fosse suo marito.
Perché Lucrezia ha imparato a confondere l'amore e il più immondo dei peccati sotto lo stesso nome: Cesare Borgia.
Dalla storia:
[...]forse poi è proprio Dio che cruccia i propri figli, li induce al peccato per poterli dannare.
Forse è lui che induce Lucrezia a voltare lo sguardo e trovare quello di Cesare oltre il velo sottile, uno sguardo pieno di lacrime, di rabbia.
Lucrezia tende appena la mano, come se potesse toccarlo, il suo è un movimento quasi impercettibile.
Vorrebbe pregarlo di non piangere nemmeno una lacrima,[...] di salvarla e portarla lontano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Alfonso II di Napoli, Cesare Borgia, Lucrezia Borgia
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

. . . . . . . . . . . . Image and video hosting by TinyPic . . . . . . . . . . . .





 
 
Lucrezia infondo sente di esserselo meritato.
Sente di meritare quel dolore fino all'ultima goccia, fino all'ultima stilettata.
La rabbia l'ha lasciata abbastanza in fretta, rimpiazzata da una buona dose di disgusto per se stessa. Quest'umiliazione la merita tutta. L'unico a pagarne le conseguenze sarà Alfonso, come fin dal loro primo incontro. Lui, con il suo puro e innocente amore ha pagato per ogni singolo errore di Lucrezia, ed è stato ripagato con il tradimento, con la menzogna.
Il re Alfonso di Napoli la vedrà giacere con suo marito per assicurarsi la consumazione del matrimonio, e la sua alleanza con il Papa.
E con il re, Cesare, lì per sua punizione. Lì perché Lucrezia, nel suo eterno egoismo, vuole condividere con lui anche il dolore più profondo.
Se lo meritano entrambi.
Loro e la loro anima dannata, i loro cuori ricolmi di un peccato ributtante e dolce come il miele allo stesso tempo.
Così Lucrezia scende le scale che la condurranno al talamo nuziale con passo lento e i piedi pesanti come macigni.
Alfonso trema sotto il suo sguardo.
Intorno a loro solo la luce delle candele poi, defilato, un velo leggero a coprire due sagome sedute su troni di ciliegio.
Gli sposi si avvicinano e la servitù si allontana come a simulare un'intimità che non c'è.
Tutto quello è una farsa.
Alfonso le viene incontro, la sfiora ma il terrore nel suo sguardo è evidente, così è Lucrezia a prendere le redini. Sarà lei a preparare il cappio per la sua impiccagione.
«Resta con me»
Gli impone, prendendogli il viso fra le mani e facendolo distendere sul suo corpo mentre lei si lascia cadere sulle lenzuola di seta bianca.
La sua dolcezza è vuota, persa. Lo guarda negli occhi e prega che tutto finisca in fretta, che non le tocchi il viso, che non gema il suo nome.
Non come ha fatto Cesare la notte prima, perché Lucrezia se si concentra può ancora sentire il suo profumo sulla pelle, sa di non poterlo lavare via. 
«Non ce la faccio...»
Sussurra Alfonso entrando in lei, le afferra i fianchi con le mani prese dagli spasmi d'ansia.
«Resta con me»
Le ripete lei, andandogli incontro, facendolo gemente.
no, ti prego non fare quel verso, ti prego non dire niente, non sei qui, io non ci sono, sono altrove.
Alfonso stringe la presa e aumenta le spinte che si fanno decisive e regolari e per la prima volta Lucrezia crede di non potercela fare, crede di poter morire proprio lì, con suo marito ancora dentro di lei.
Forse è un miracolo o forse la peggiore punizione, forse poi è proprio Dio che cruccia i propri figli, li induce al peccato per poterli dannare.
Forse è lui che induce Lucrezia a voltare lo sguardo e trovare quello di Cesare oltre il velo sottile, uno sguardo pieno di lacrime, di rabbia.
Lucrezia tende appena la mano, come se potesse toccarlo, il suo è un movimento quasi impercettibile.
Vorrebbe pregarlo di non piangere nemmeno una lacrima, di non soffrire, di essere il suo cavaliere, di salvarla e portarla lontano.
Per la mente di Lucrezia in quel momento passano infiniti pensieri, fino ad arrivare a quello più blasfemo, più immondo.
Non c'è mio marito con me, non c'è Alfonso, ci sei tu amor mio, tu Cesare. Tu che mi tocchi, tu che mi baci e gemo, sì gemo. Senza ritegno, tenendo lo sguardo nel tuo, ancorato alla tua anima.
Senza perderti mai.
Ed è come se tu capissi, e come non avresti potuto? Tu sei mio fratello, sei il mio sangue, la mia ragione, la mia infanzia.
Mi conosci, a volte è come se leggessi i miei pensieri. Puoi farmi cose che nessun altro può.
Così Cesare schiude appena le labbra, come se provasse il piacere di avere Lucrezia nel modo più proibito, mentre i suoi occhi sono ancora lucidi di lacrime.
E adesso ci sono solo loro in questa stanza, non Alfonso di Napoli, non il marito di Lucrezia.
Solo lui e lei.
Lui che combatte il dolore di vederla di un altro con il sollievo e il piacere che può donarle almeno da lontano.
Lei che si lascia governare dal piacere, come se fosse una liberazione.
Cesare sa farla stare bene meglio di chiunque altro.
Così gemono entrambi, di piacere e di dolore finché Lucrezia non raggiunge l'estasi più profonda. E con lei suo marito.
E tutto torna alla realtà, tutto appare come è.
Ed è come uno schiaffo in pieno viso per entrambi, un dolore profondo che non può assopirsi.
Così il loro sguardo si rompe, la loro anima si crepa un po' di più.
Il re è soddisfatto, si alza e sorride compiaciuto. L'onore di Napoli è salvo, quello di Cesare perso per sempre.
Lucrezia ora si allontana dal suo sposo, si sente sporca. Sudicia da provocare il più puro disgusto.
Vuole solo vestirsi e andare a dormire, dormire per sempre sognando tutto quello che non può avere.
Essere i figli del Papa li aveva resi ricchi e potenti, aveva dato loro tutto quello che due giovani romani avessero mai potuto desiderare, ma aveva anche tolto loro l'unica cosa che li avrebbe condotti alla pace.
Sognavano l'inferno, il fuoco perpetuo. 
Almeno lì avrebbero potuto bruciare insieme, in eterno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: ho adorato The Borgias con tutta me stessa e questa è una scena che ho estratto da uno dei miei episodi preferiti in assoluto di tutta la serie, il 3x04. Ovviamente con la mia personale interpretazione. Penso che quella scena sia molto complessa e possa essere "letta e capita" in molti modi, io comunque l'ho amata moltissimo.
Fatemi sapere che ne pensate, ne sarei molto felice!
Con sincero affetto,
-Nimph


  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Borgias / Vai alla pagina dell'autore: _Nimphadora_