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Autore: persephone_    06/01/2016    2 recensioni
La "selezione", o "pesca", o in qualsiasi orrendo modo la si possa chiamare, era di sicuro il cambiamento più drastico: alla tenera età di quattro anni tutti i bambini, esclusivamente maschi, erano obbligati a pescare un foglio in una vasca con miliardi e miliardi di scartoffie.
Lì dentro non si trovavano solo fogli, c'era il mondo, l'umanità, ed il suo fato.
Su ogni foglio, o quasi, v'è scritto un nome: quello è il nome di colei che sposerai e che dovrai onorare per sempre. Il nome della tua compagna, della donna che dovrai avere al tuo fianco per tutta la vita.
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Dean Winchester, quattro anni, osservò con amarezza il suo fogliettino in bianco: era vuoto.
Dean Winchester odiava gli angeli.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Castiel, Famiglia Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Ouverture;



Il bambino aveva chiesto perdono, quasi a sé stesso, mentre fissava con insistenza il foglietto bianco che aveva fra le mani.
Nessun nome. Era vuoto.
"Gli angeli hanno scelto, accetta il tuo destino."
Ma come poteva? In quella stupida distopia, lui ormai era al gradino più basso: i vuoti. I vuoti erano coloro che che a scuola romanticizzavano definendoli "quelli che devono essere devoti solo Dio", vite alle quali è stato tolto il diritto di amare. 





Chi l'avrebbe mai detto, sospirò il padre del bambino, che la società imposta dagli angeli fosse così dura. Quando anni fa lottò per liberarsi dai demoni non si aspettava che il governo "divino" fosse anche peggiore, ma in quel momento la Terra era in ginocchio ed in totale caos, le mani di quegli esseri alati sembravano per tutti l'ultima àncora. 
Quando essi poi, per evitare ulteriori abnormi problemi, decisero d'imporre regole e leggi, sembravano tutt'altro che amichevoli protettori. 


La "selezione", o "pesca", o in qualsiasi orrendo modo la si possa chiamare, era di sicuro il cambiamento più drastico: alla tenera età di quattro anni tutti i bambini, esclusivamente maschi, erano obbligati a pescare un foglio in una vasca con miliardi e miliardi di scartoffie. 
La stanza nella quale avveniva tutto questo era ovale, grigia -un po' come tutto il mondo ormai-, con due finestre enormi che lasciavano entrare una luce così accecante da rendere impossibile la vista al di fuori, ed una vasca ancora più grande al centro. Era rotonda, profonda, colma di striscioline di fogli accartocciati. 
Era traboccante di vite di bambini legati ad un destino imposto, un futuro non loro, lacrime amare e inutili.
Lì dentro non si trovavano solo fogli, c'era il mondo, l'umanità, ed il suo fato.


Non appena v'erano nascite o morti, i nomi venivano tolti o aggiunti, ma la vasca sembrava sempre colma fino all'orlo.



Alla dolce età di quattro anni il peccato è quasi inesistente, si è puri, così si è sicuri che la scelta sia casuale ed affidata alla "divina provvidenza"; peccato che quella scelta, inerme e presa come un gioco, sia la scelta più importante della propria vita.
Su ogni foglio, o quasi, v'è scritto un nome: quello è il nome di colei che sposerai e che dovrai onorare per sempre. Il nome della tua compagna, della donna che dovrai avere al tuo fianco per tutta la vita. 
Non c'erano seconde selezioni o possibilità di cambiare, non c'era la minima decisione da parte delle bambine che potevano solo rimanere in silenzio ed accettare. Figlie di una società chiusa, che non sente i pianti delle donne che s'infilano la fede al dito, che non sente le svariate richieste d'aiuto, che vede il popolo femminile come una manciata di nomi e nient'altro.



Fra tutti i foglietti nei quali erano racchiuse piccole vite, però, c'erano alcune eccezioni: oltre ai nomi di bambine, che riempivano circa il 95% della vasca, vi erano anche alcuni fogli bianchi. Un misero 5%.
Nessuno sapeva perché c'erano queste eccezioni, nessuno aveva il coraggio di chiedere spiegazioni, l'avevano deciso gli angeli e quindi era da accettare. 
Ovviamente non fu facile, ed alcuni bambini proprio non capivano le lacrime felici dei genitori quando vedevano il foglietto aprirsi ed il nome della prescelta dipanarsi... od almeno, come detto prima, il 95% delle volte era così. 
Se superi questa fase, già sei fortunato a non essere "vuoto", ma hai la sfortuna di poter essere "incompleto".
Quest'ultima categoria era definita un po' come quella dei "mediocri", un po' come quando non passi un esame per un solo punto. Incompleto.
Gli incompleti potrebbero essere definiti i "vedovi", vedovi a volte neanche sposati, persone costrette a piangere per sempre la morte di una persona che non conoscevano. Spesso gli incompleti erano coloro che pescavano nomi di persone che si rifiutavano e quindi venivano giustiziate. Ed in questa società o accetti il nome, o accetti la morte. 
Gli incompleti, per quanto fossero messi un po' in disparte, venivano accettati bene in società: cosa che non accadeva con i vuoti.


I vuoti erano quella piccola parte, il triste 5%, che pescava candidi fogli in bianco.
Gli angeli non fornivano spiegazioni riguardo questa percentuale "vuota", dicevano che nel mondo c'era bisogno di qualcuno che amasse solo ed unicamente Dio, così una parte della popolazione era costretta a chiudersi in preghiera per sempre.
La triste vita dei vuoti, però, durava poco: innamorarsi era inevitabile, ed in un modo o nell'altro gli angeli l'avrebbero scoperto. Rifiutarsi ti portava alla morte, amare qualcuno che non sia il tuo "predestinato" ti portava alle torture, amare qualcuno dello stesso sesso ti portava direttamente all'Inferno. 



La selezione, come detto precedentemente, avveniva in quella stanza triste: in ogni stato ve n'era una, sorvegliata da un-qualche-angelo dal volto falso che ti fissa mentre peschi. Per i bambini è un gioco, la scelta del nome della tua migliore amica, l'emozione di trovare il nome di qualche bimba che forse conosci, poi torni a casa e dimentichi tutto.
Per quanto la scelta possa sembrare casuale da parte dei bambini, non lo è da parte degli angeli: loro sanno chi è destinato a stare con chi, chi è destinato a stare solo, chi è destinato a donare la vita per amare Dio. Quindi fanno in modo che fra le mani dei bambini ci sia sempre il nome di qualcuno che già conoscono, magari la tua vicina o compagna di banco. Raramente appaiono nomi di persone sconosciute, ed allora vi è prima l'incontro fra i due (la bambina avrà l'eccezionale occasione di entrare nella sala di selezione) e poi la conferma di chi sarà la tua sposa.
Non appena entrambi gli interessanti compiono 18 anni, c'è il matrimonio: rigorosamente in chiesa, senza rinfresco o vestito sfarzoso. Un giuramento dinanzi a Dio, dinanzi ad una persona della quale non sai neanche il colore preferito, il sigillamento della tua vita nell'oro dell'anello.

Alcuni erano fortunati e si amavano davvero, altri non si amavano ma per sopravvivere si sposavano comunque, altri solo per interesse e per poter annunciare di essere "completi".
I completi erano coloro che accettavano la persona prescelta e celebravano il matrimonio; erano più della metà della società, e la maggior parte di essi guardava tutti dall'alto al basso con la superiorità di un nobile, ripudiava i vuoti ed era la maestosa lecchina degli angeli.






Dean Winchester, però, aveva sempre visto i suoi genitori come l'opposto di questa descrizione. Una dolce coppia di completi, marito e moglie, un tempo forti sostenitori della società angelica. Lei cacciatrice da anni, intenta a seguire passo dopo passo il sentiero del padre, lui pronto ad imparare tutto da lei: in poco tempo divennero un'accanita coppia di soldati in quella guerra apocalittica.
I demoni erano sempre più potenti, il popolo sempre più debole, le persone si arrendevano sempre più facilmente e non si vedeva alcuna fine all'orizzonte.
Poi gli angeli giunsero, profetizzando parole false e predicando un Dio noncurante, promisero di sconfiggere i demoni ed andarsene. E fu parzialmente vero, poiché di traccia angelica sulla Terra ve n'era poca, c'erano solo le guardie esterne alle Sale di Selezione e qualcuno che controllava le grandi città, ma oltre a questo degli esseri alati rimaneva solo il dominio: freddo e pungente come l'inverno antartico, come il foglietto vuoto fra le mani di un bambino che chiede scusa.



"Non chiedere scusa," sorrise dolcemente la madre "vuol dire che sei speciale. E noi ti staremo sempre accanto, lo sai."





Tre mesi dopo, annunciò allegramente la sua gravidanza.






Dean Winchester odiava gli angeli, quel mondo dove viveva, odiava il bianco che ricopriva il suo foglietto.
Dean Winchester aveva quasi cinque anni, ma capiva che era per colpa degli angeli se lui era quello che veniva preso in giro a scuola, o quello che era sempre rimproverato da papà, o quello che i suoi genitori volevano rimpiazzare avendo un altro figlio. Più normale, magari.
Ma Dean Winchester non odiava il bambino che nacque nove mesi dopo, Sam. Dean Winchester odiava gli angeli.








Il bebè era stato appena poggiato nella sua culla, con dolcezza, quando Dean iniziò ad apprezzare la sua vita. Era diventato un fratello maggiore, avrebbe insegnato tutto al suo nuovo "compagno di giochi", l'avrebbe accompagnato nella Sala di Selezione ed avrebbe pregato che uscisse il nome di qualche dolce bambina che profuma di biscotti.
Dean non odiava più gli angeli, non odiava il suo fogliettino bianco, perché aveva capito che il suo incarico era quello di amare la sua famiglia, il suo fratellino.
Si addormentò felice, quel 2 Novembre.




Poi il fuoco. Poi le urla. 
Dean ebbe appena il tempo di prendere Sammy dalla culla e scappare, tentando di non sentire il rumore delle fiamme e l'orrendo odore di pelle bruciata, tentando di stringere a sé il bebè abbastanza forte da non farlo sentire in pericolo. 
La mamma non c'era più.


"Papà ha cacciato tutti i demoni", diceva spesso a sé stesso "quindi è impossibile sia stato uno di loro. Sono stati gli angeli, non vogliono io sia felice."
Dean odiava gli angeli.





Quattro anni dopo, di Natali tristi e notti insonni, arrivò il turno di Sam nella Sala di Selezione: Dean quasi pianse quando vide il nome stampato sul foglio pescato. Non si sarebbe mai permesso di piangere davanti a suo padre, ma quel nome gli si poggiò sulle labbra ed era un suono così dolce da portargli le lacrime agli occhi.
Jessica.
Non conoscevano nessuno si chiamasse così, quindi avvenne l'incontro: una bimba bionda, graziosa, le gambe rotondette ed un vestitino azzurro. 
Dean a malapena la vide, concentrato su come il papà la teneva stretta: l'aveva avvolta in un suo braccio possente, proteggendola come il più prezioso dei tesori; istintivamente, Dean posò una mano sulla spalla del fratello.
L'aveva capito a sei anni, quando il padre iniziò a non tornare di notte per fermarsi in qualche bar, che sarebbe stato lui a crescere e proteggere Sam. L'avrebbe reso l'uomo più coraggioso ed intelligente del mondo.







Quattordici anni dopo, Dean non odiava più gli angeli.
Suo fratello cresceva al meglio, studiava con impegno, frequentava l'università ed amava Jessica.
Ne era fiero, voleva quasi ringraziare la vita di avergli donato il foglio in bianco: aveva ventidue anni, doveva essere sposato ormai da quattro, invece era libero e poteva assistere ad ogni traguardo del fratello. Era la sua unica gioia, anche se lui non lo sapeva.
Di tanto in tanto pensava di iniziare anche lui gli studi, o andare a cercare il padre quando per giorni non tornava, ma si bloccava sempre al sol pensiero.
Non si sentiva neanche degno di provare a cercarlo.




Poi, a pochi giorni del matrimonio previsto, Sam osservò quasi con riluttanza il fratello entrare nella sua camera: da quando era iscritto all'università non l'aveva visto, e non poteva sapere che lui invece spesso lo osservava da lontano.
Dean aveva il timore che i suoi compagni di corso scoprissero che "Sam ha un fratello Vuoto", quindi rimase nascosto ad assistere ai suoi successi, i suoi discorsi, le sue tesi.




"Papà non torna da tre settimane", disse all'improvviso, per rompere il silenzio glaciale che si stava formando "non so dove sia."
"Dean, ciao." Rispose sarcasticamente l'altro ed incrociò le braccia al petto, aspettando una risposta alla domanda che non aveva il coraggio di fare.
"Ciao, fratellino, possiamo un attimo andare oltre la fase dei saluti ed andare a cercare papà?" 
"Dean, non ti vedo da mesi."
"Come puoi notare sono sempre al massimo dello splendore, Sam, andiamo."
Senza aspettare che il fratello ribattesse -studia legge, è ovvio abbia una risposta pronta, l'opzione migliore è non lasciargliela dire-, Dean si girò ed uscì, abbandonando il pungente odore di università: dopobarba scadente ed ormoni a mille.
Ridacchiò.


Qualche minuto dopo vide una testa familiare uscire dal campus e raggiungerlo, riluttante.


"Ti accompagnerò, Dean, ma non ho intenzione di girare tutti gli stati per cercare un padre che probabilmente è solo in un bar ad ubriacarsi. Ho un colloquio fra qualche ora, quindi facciamo presto."

Sam, sapendo che l'altro non si sarebbe arreso, decise di dargliela vinta e fargli compagnia in quel viaggio inutile. Si accomodò in auto e tentò di non sorridere quando sentì il motore dell'Impala accendersi: amava quel rumore, ma non aveva intenzione di apparire felice -o semplicemente sollevato?- di vedere il fratello.
Non pensava che il padre meritasse tutte queste attenzioni. Quindi, automaticamente, sfogava questa rabbia repressa sul fratello che non vedeva da tempo, non mostrandogli neanche mezzo sorriso.




Girarono ogni bar. Niente. Solo dediche intagliate sui banconi, uniche spettatrici di amori ubriachi e nascosti che nessuno mai avrebbe scoperto. Soprattutto gli angeli.



Con grande insistenza, Sam riuscì a convincere il fratello a riportarlo al campus, dove doveva sostenere un colloquio, (e se mai fosse andato male sapeva con chi prendersela) continuando a dire che da un giorno all'altro il padre sarebbe tornato, forse ubriaco o con qualche nemico in più.
Dean ridacchiò amaramente, poi gli diede una pacca su una spalla e gli disse di salutare la sua futura moglie.







Poi le fiamme, poi le urla.
Sam era incompleto.
Dean odiava gli angeli.













****
ciao!
Non avevo mai scritto fanfic su supernatural, quindi ovviamente al posto di scrivere una tranquilla one-shot ho creato questa. Ops.
Spero vi piaccia, che la seguiate, che non sia OOC e blablabla. 
Nel prossimo capitolo apparirà una persona molto importante, che spiegherà com'è andata davvero la guerra fra demoni ed angeli, profetizzando verità.

adieu :^)

  
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