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Autore: Annalena    06/01/2016    2 recensioni
Skyler è una ragazza di diciannove anni che, per le vacanze estive, ha deciso di partire verso la cittadina apparentemente tranquilla di Helene, Montana, nella casa d'infanzia.
La prima sera, quella cominciata come una normale uscita con la migliore amica Jessica, diventa un modo per fare la conoscenza di Ian Kowalski, un ragazzo dal passato difficile e una personalità oscura ma intrigante. I mesi nel Montana aiuteranno Skyler a capire meglio quello strano ragazzo e la relazione appena cominciata con Ryan, giocatore di Hockey e migliore amico del ragazzo di Jessica. Lui è tutto ciò che una ragazza desiderebbe dal proprio fidanzato. La dolcezza e l'allegria avvolgente di cui Skyler ha bisogno.
Skyler deciderà di rimanere con Ryan o di aiutare Ian a trovare la serenità?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Tamburello ancora sullo schermo del cellulare sperando in un messaggio di Jessica. Gliene ho lasciati almeno una decina, ma ancora niente. È in ritardo di quasi un’ora ed io sono qui come una stupida. Seduta ad un tavolo apparecchiato per due, con il cameriere che ogni due per tre viene a chiedermi se voglio già ordinare. Non ho più la forza di dirgli “No, sto aspettando una persona”. Ho la netta sensazione che abbia già capito tutto della mia situazione.
Sono rimasta fregata. Mi ha dato buca.
Decido di avvicinarmi al bancone per festeggiare l’inizio dell’estate da sola.
Non m’importa se sono in compagnia o meno, me la sono meritata una bella serata di bevuta, con o senza di lei.
Mi siedo allo sgabello sbuffando, forse troppo rumorosamente, attirando così l’attenzione del barista
 – Serataccia? Appuntamento al buio andato male? – mi sorride beffardo un ragazzo sulla ventina.
– Non era un appuntamento – gli rispondo irritata – una mia amica aveva già un impegno e si è dimenticata di avvertire, tutto qua – le parole mi escono velocemente come se mi fossi preparata quel discorso per convincere soprattutto me stessa.
– Certo – il ragazzo non sembra credermi – questo lo offre la casa – mi porge un drink con lo stesso sguardo insopportabile di poco prima.
– Grazie, ma la carità non l’accetto proprio da nessuno. Soprattutto da uno stupido barista, di uno stupido bar in una stupida cittadina del Montana! – sbatto la mano sul bancone in legno per poi alzarmi in piedi sempre più irritata. 
– Calmati, volevo solo essere gentile – inizia a mettersi sulla difensiva diventando improvvisamente serio.
– Non farmi ridere, questa è la classica mossa per rimorchiare la prima disperata del bar. Ma io non sono quel tipo di ragazza che rimane abbindolata da un bel ragazzo tutto sorrisi che mi offre da bere, va bene?! – esclamo girandomi nella sua direzione.
Riesco a notare la malizia del sorriso che comincia ad apparire sul suo volto – E dimmi, allora. Che tipo di ragazza sei? –
– Quella che non flirta con un ragazzo appena conosciuto, che potrebbe essere il casa nova della situazione – lo guardo con sfida tornando a sedermi e afferrando il bicchiere ancora pieno – ma ho un po’ di sete, per cui questo lo accetto – lo bevo tutto d’un fiato.
– Guarda, solo perché mi sembri una ragazza interessante te ne offro un altro – comincia a shakerare un altro cocktail con enfasi – ma in cambio mi devi raccontare un po’ di te – il secondo bicchiere è di un colore tendente all’arancione e al magenta.
– Non hai proprio nessun’altra da importunare? – fingo di essere scocciata dal suo atteggiamento mentre bevo allo stesso modo.
– Non vedi che siamo gli unici quasi in questo bar? Gli altri sono tutti uomini ubriaconi e donne veramente disperate – sottolinea quella parola con un sorriso beffardo – in effetti è strano che abbiate scelto proprio questo locale in cui stare –
– Non penserai mica a un gioco del destino per poterci incontrare? – chiedo con un accenno di scetticismo – non credo assolutamente a queste stronzate – sbuffo nuovamente.
– Pari sempre più interessante. Una ragazza con le palle e che non crede nel destino e magari nemmeno agli oroscopi –
– Ebbene, sembra proprio che tu mi abbia inquadrata – lo stuzzico maliziosa, magari per l’alcool che comincia ad andare in circolo.
– E dimmi, questa tua amica di cui hai parlato, sei sicura non fosse un lui a cui non interessavi? –
– Cavolo, forse ci avrei dovuto pensare prima di regalarle al compleanno un perizoma di pizzo rosso – il sarcasmo traspare tra le mie parole e lo divertono.
– Hai anche un umorismo tagliente, mi piace –
– Potrei continuare all’infinito, ma non credo di avere abbastanza soldi per poter stare così a lungo qui con te – gli rivolgo uno sguardo pieno di malizia.
– Tra poco il mio turno finisce, quindi se vuoi possiamo chiacchierare gratuitamente qui fuori – m’informa guardando l’orologio appeso alle sue spalle.
– Ci sto, ma intanto vorrei altri due shottini rum e pera, per favore – tiro fuori il portafoglio dalla borsetta nera – questi li pago, però –
– Arrivano subito – poso intanto la banconota sul tavolo aspettando i quattro bicchierini che, in pochi istanti, avrei consumato.
– Ecco a te, buon festeggiamento – il rum mi gratta la gola come lacrime contenute da anni, ma il retrogusto dolce insieme alla pera lo rendono a dir poco delizioso.
– Al tuo curriculum dovrei aggiungere anche fegato d’acciaio. Sei una spugna – mi rivolge un occhiolino.
– Ti ringrazio, aspettavo da mesi questo momento –
– La lussuriosa estate, giusto? – si avvicina maggiormente al mio volto per potermi osservare meglio.
– Stai ancora flirtando? – muovo lentamente il dito su tutta la superficie del bicchiere di vetro.
– Non ho mai smesso – mi comincia a fissare in maniera quasi imbarazzante, come se con quegli occhi neri mi potesse leggere dentro.
– Beh credo sia arrivato il momento di andare. Si è fatto tardi ed io sono davvero stanca per il viaggio e la serata – cerco di rialzarmi sentendomi un po’ troppo leggera per i miei gusti. Credo di essere abbastanza brilla, quasi sul punto di ubriacarmi al solo goccio d’alcool in più.
– Ti vedo un po’ traballante, preferisci che ti accompagni a casa? – si propone accarezzandomi il dorso della mano nell’istante prima che io potessi toglierla.
– No, non preoccuparti – indietreggio un po’ a fatica e, voltandomi, inciampo nei miei stessi piedi finendo col sedere sul pavimento e attirando l’attenzione degli altri clienti, tra cui uno in particolare.
Un uomo sulla quarantina mi si avvicina maggiormente porgendomi una mano per rialzarmi. Riesco a sollevarmi velocemente grazie al suo aiuto – La ringrazio –
– Figurati, una bella ragazza come te non può stare mica col sedere per terra – sento una leggera pressione sul mio fondoschiena da parte dell’uomo davanti a me – Tranquilla cara – comincia a passare ripetutamente la mano in quella zona.
Il terrore e l’alcool m’impediscono qualunque gesto di fuga e non riesco a muovere e neanche a parlare.
Sento tutto il mio corpo irrigidirsi e incapace di effettuare qualsiasi movimento.
– Carl, lasciala immediatamente – la voce del barista mi arriva alle orecchie in maniera confusa – Vedo che sei ubriaco fradicio e sai che non mi va di avere nel bar individui in queste condizioni – sento finalmente una sensazione di sollievo e libertà, ma anche la perdita di equilibrio.
Fortunatamente lo stesso ragazzo che mi ha aiutata ad uscire da quella sensazione ora mi sta sostenendo nel vero senso della parola– Vattene subito, e se cerchi ancora di infastidire una ragazza te la dovrai vedere con me, sono stato chiaro? – lo minaccia finché non lo vede uscire dalla porta a vetri borbottando e barcollando.
– Ti ringrazio – le lacrime cominciano ad uscire e a rigarmi le guance contro la mia volontà. Oltre a loro, anche le parole iniziano ad uscire senza la mia approvazione – Che schifo. La prima serata estiva e sono già stata lasciata sola dalla mia migliore amica, abbordata dal primo barista appena conosciuto nonostante avessi fatto la finta dura per tutto il tempo, palpeggiata da un ubriacone e adesso mi sto mettendo a piangere davanti a un mucchio di gente che non conosco – il pianto continua, amplificato dall’effetto di ebrezza.
– Vieni, che ti porto a casa – mi solleva facendomi strada fuori dal bar – Dai, ho sentito storie peggiori –
– Davvero? Dimmene una –
– Non credo di potere, qui il ruolo del barista rappresenta quasi una sorta di analista privato, da cui chiunque va per sfogarsi o a chiedere consiglio – risponde in maniera seria e fiera – è come se ci fosse un legame tra il cliente e il barista, non potrei mai romperlo parlando dei problemi altrui, capisci? –
– Tante belle parole, ma nessuna risposta concreta. Voglio sentirmi meglio con le disgrazie altrui –
– Non hai peli sulla lingua vedo – ride divertito – Ah giusto, dove abiti esattamente? –
– Questo non lo riesci a leggere nelle mie risposte? – la mia frecciatina lo coglie impreparato e rimane in silenzio per qualche minuto.
– Vuoi fare la simpaticona con colui che ti ha appena salvata? –
– Me la sarei cavata benissimo da sola? –
– Certo, e come? Rimanendo immobile e facendoti far fare la festa come si deve davanti agli altri clienti? – la sua risposta mi colpisce e rimango a riflettere.
In effetti nel caso non fosse intervenuto, chi sa cosa sarebbe accaduto.
Mi vengono i brividi al solo pensiero.
Lo sguardo che mi rivolge mi fa capire che il mio silenzio sia strano e che si sia prolungato più di quanto volessi, senza nemmeno accorgermi di esserci fermati – Scusami, non volevo essere scortese – cerca i miei occhi come per essere in maggiore connessione con me.
– Figurati, dispiace a me di essere così acida da tutta la sera – distolgo lo sguardo – non è colpa tua, ma con tutti gli individui che ci sono al mondo una ragazza non sa più come comportarsi. Se cadere alle prime lusinghe, se tenere gli occhi aperti o se fidarsi immediatamente. Sono già stata scottata una volta, non vorrei ce ne fossero altre – rispondo di getto.
– Non preoccuparti, capisco perfettamente. Ma ancora non mi hai detto dov’è casa tua – riprende a camminare tenendo il mio braccio attorno al collo per sorreggermi per via anche dei tacchi.
– Giusto, continua su questa via e tra poco ne dovresti vedere una con le mura gialle – mi guardo intorno per orientarmi meglio e dargli le coordinate giuste.
– Perfetto – i passi si fanno più veloci – vuoi parlarmene? Pensi ti possa far star meglio? –
– Eh magari – lo sento fermarsi e fare lo stesso anche con me.
– È questa? – mi chiede facendomi voltare lo sguardo verso la casa appena davanti a noi.
– Esattamente, ti ringrazio davvero per tutto – cerco di separarmi dal ragazzo in maniera più lenta possibile, evitando di perdere l’equilibrio.
– Bene, allora ci salutiamo qui – mi tiene ancora la mano – è stato un piacere –
– Anche per me – lo sento stringere più saldamente la mano come se non la volesse lasciare, come se volesse di più. E non è l’unico.
Ci guardiamo di nuovo negli occhi – Io sono Ian, Ian Kowalski e tu? –
– Io Skyler Randon – torna ad esserci un po’ di silenzio imbarazzante.
– Beh allora vado – decide di squarciarlo in maniera un po’ impacciata.
– Non vuoi entrare per ascoltare il mio sfogo? – infilo una ciocca nera ribelle dietro l’orecchio guardando altrove – sempre se non devi andare a fare qualcos’altro, magari con la tua ragazza –
Lo vedo avvicinarsi maggiormente – Non ho la ragazza – mi sussurra all’orecchio trasmettendomi in tutto il corpo una sensazione strana, ma intrigante – Vogliamo entrare? – mi fa strada fino al portone d’ingresso aspettando di entrare.
 
***
 
Siamo seduti sul mio divano uno accanto all’altra.
I suoi occhi sono attratti dai miei discorsi e dalle mie parole, tanto da mettermi quasi in soggezione.
– Allora era un mio compagno di liceo con cui avevo un bel po’ di passioni in comune. Ad entrambi piacevano i film d’animazione e cartoni animati giapponesi (anime). Il nostro primo appuntamento è stato in una fiera del fumetto, mentre il nostro primo bacio l’abbiamo dato in una libreria, ascoltando una canzone da quei distributori, hai presente? – lo vedo annuire – quindi sembrava tutto rose e fiori, complimenti su complimenti. Frasi dolci, gesti romantici, i primi “ti amo” e infine … – prendo un lungo respiro per la ferita ancora aperta. È accaduto circa cinque mesi fa, per cui è ancora difficile parlarne – la nostra prima volta è stata dolorosa, ma anche unica. Lui è stato il mio primo ragazzo e il primo con cui ho scoperto e provato ogni cosa – lo sguardo di Ian appartiene a qualcuno che ha sofferto, di chi mi comprende. Di chi c’è passato – il giorno dopo averlo fatto è partito per un weekend e mi ha tradita senza alcun rimorso, dandomi perfino la colpa – mi asciugo le lacrime che tornano a bagnarmi il viso.
– Mi dispiace, è stato davvero un coglione. Con la “C” maiuscola – mi accarezza la guancia, come per asciugare le lacrime depositate – ora capisco il tuo comportamento, l’avrei avuto anche io nei tuoi panni –
Annuisco silenziosamente – Mi dispiace averti annoiata con questi miei racconti – mi allontano di scatto per poi asciugarmi immediatamente gli occhi, odiando piangere davanti alle persone.
Mi giro dandogli le spalle per calmarmi – Non avrei mai fatto una cosa simile ad una ragazza come te. Si vede che sei un tipo serio e fedele. Non lo meritavi affatto … – non riesco a frenare il mio istinto per il mio stato confusionale per via dell’alcool e, improvvisamente, mi ritrovo con le labbra appena appoggiate alle sue.
La poca coscienza che mi rimane mi fa indietreggiare bruscamente – Scusa, scusami. Non so cosa mi sia successo – riesco in qualche maniera ad alzarmi e lo vedo immobile sulla seduta del divano con sguardo interrogativo, ma non sorpreso o dispiaciuto.
Mi volto verso la porta – Forse è giunto il momento che tu torni a casa, che ne pensi? – sento i suoi passi avvicinarsi, per cui poggio la mano destra sulla manopola per poterlo far uscire, ma quella del ragazzo oppone resistenza – Io penso proprio di no – scosta i miei capelli per avere così la possibilità di baciarmi sul collo – Credo che rimarrò ancora un po’, tu che cosa ne pensi? – mi sussurra a fior di pelle facendomi percorrere tutto il corpo da brividi sempre più intensi di piacere.
Mi volto nella sua direzione e questa volta è la sua bocca a cercare la mia.
Il bacio non è come il primo, timido e innocente, ma pieno di passione e di grinta.
Mi afferra per portarmi in braccio fino alla camera da letto, fortunatamente facile da raggiungere, senza smettere di baciarmi.
I baci si fanno sempre più intensi e mi avvolgono completamente.
   
 
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