………………
ultimo capitolo. O mamma. Non ci credo. O___O
È
finito. Quasi, manca l’epilogo.
Certo,
bando alle ciance!
Ho
beccato internet, haha! Ce l’ho fatta, quindi. Spero di poter pubblicare
l’epilogo al più presto, ma già per domani dovrebbe arrivare (risata diabolica
tutt’altro che rassicurante) per i ringraziamenti finali ci vediamo direttamente
all’epilogo (Q_____Q) intanto ringrazio:
Sabry87:
grazie!
Definirla addirittura bellissima mi riempie di felicità
X-3
la conclusione
più o meno sarebbe questa, spero che sia di tuo gradimento ^^ poi mi dirai cosa
ne pensi dell’epilogo XD
Giunigiu95: wao!
Quanti begli aggettivi! Mille grazie anche a te, sono contenta che la mia
rielaborazione ti sia piaciuta tanto :-D sisi, Maxy è masta! (è grande,
cosiddetto dialetto beneventano XD) gli stregoni ci volevano, ja, stanno i
vampiri, stanno i licantropi! E onestamente in Breaking Dawn me li aspettavo
(Mike in particolare mi ispirava) lo so me folle) ;-p spero che il chap ti
piaccia, e scusa il ritardo ^^
Mylifebeautifullie:
Muhahahha adoro lasciarti scioccata! Mi dà una certa soddisfazione (sorride con
un sadismo raggelante) davvero il mio modo di scrivere rende? E io che credevo
di averlo scritto una caccola … beh, tanto meglio ^.^
È
un periodo che ho come la sensazione di scrivere solo cazzate O_O come mai?
(giustamente tu dirai << ma che ne saccio io? >> XD) ed ora, ti regalo questo bel capitolo, che ho
scritto pensando al tuo shock, sperando soddisfi la tua curiosità ^_^
Ringrazio
tutte le ragazze che hanno aggiunto questa storia nei preferiti (ç______ç
commozione allo stadio avanzato), vi elenco tutte a fondo pagina J
vi amissimo ragazze! Grazie di tutto.
ed
ora vi lascio alla lettura, prima che mi trucidiate tutte.
ANZI
NO! Un ultimo sforzo picciolo picciolo:
volevo
ringraziare di tutto cuore RockAngelz, che mi ha addirittura messa tra gli
autori preferiti (azz, non credevo di arrivare a tanto O_O) grazie tesò! Ti
riempio di kissonissimi!!!
Ora
potete leggere ^_^
Moon
Rainbow
Capitolo
Diciassette_ Arcobaleno Di Luna
Tutti
gli sguardi schizzarono verso il centro della radura, dove Cam-Cavelli stava
seduto su una zolla di terra e ghiaccio, intento a stringere tra le mani una
pietruzza dai colori cangianti; li osservava con i suoi gelidi occhi cremisi,
con fare altezzoso, come se avesse già la vittoria in
pugno.
«
Quello … » chiese Ian, sbucando da lui solo sa dove: « sarebbe Cam-Cavelli?
».
Tutti
si voltarono verso di lui, dei punti interrogativi stampati in faccia. Lo stesso
Cam-Cavelli lo guardava con fare interrogativo: Ian, i capelli completamente
bagnati sparati da tutte le parti, gli occhi ebeti spalancati, era a terra, la
schiena contro il tronco di un albero, le gambe all’aria e la testa malamente
piegata a terra, un sorriso a 110 denti:
«
Waa … credevo fosse un tizio tutto muscoloso con i denti che gli arrivavano a
terra, un essere mostruoso con gli occhi che gli pendevano dalle orbite …
».
«
Ian, te ne prego, sta zitto » disse Van, sul punto di prenderlo a
pugni.
« … e invece, guardatelo: è bellissimo!
».
…
«
Nella mia testa continua a persistere l’interrogativo degli stregoni gay »
sussurrò Rafe.
«
Ma questo chi minchia è? » chiese Gemma.
«
E chi sarebbe questa cosa? » chiese
Cam-Cavelli.
«
Un essere che non aiuterà di certo la tua ascesa al potere, ma che faresti bene
a uccidere » disse Rafe, alzandosi: « ma ora dobbiamo risolvere …
».
«
Me lo fai un autografo? » lo interruppe Ian avviandosi verso Cam-Cavelli. A metà
strada scivolò nel ghiaccio e cadde ai piedi di Rafe.
«
Questo ragazzino lo ammazzo alla fine di questa storia … » sbottò Edward,
digrignando i denti.
«
Ti faccio compagnia » disse Rafe.
«
Se volete pestarlo io sono con voi, eh » aggiunse Van
(-_-‘’)
«
Va bene, a parte questa ridicola scena » disse Cam-Cavelli, alzandosi in tutta
la sua altezza: « mi sembra il caso di fare fuori qualcuno
».
Ringhiò
e alzò le braccia, e nessuno ebbe realmente il tempo di rendersi conto di ciò
che stava succedendo.
Improvvisamente
Bella vide davanti agli occhi solo il buio assoluto, come se qualcuno avesse
d’improvviso spento la luce. Una paura prese possesso di lei, paura di essere scomparsa senza l’opportunità di
risolvere tutta quella situazione …
Ma
la voce vellutata di Edward la fece tornare alla realtà:
«
Bella … » la chiamò, sorpreso.
«
Ma … come diavolo hai fatto? » esclamò Rafe, o forse era Jenna … non avrebbe
saputo dire.
Solo
allora si rese conto di avere gli occhi serrati, e che una lievissima luce
rossastra penetrava dalle sue palpebre. Aveva le braccia doloranti, come quando
aveva fatto sollevamento pesi con Reneé …
Qualcosa
non tornava …
Si
decise, infine ad aprire gli occhi, e si sorprese di non sentirli bruciare; li
sgranò del tutto, quando si rese conto di ciò che la circondava: aveva le
braccia alzate, i palmi rivolti verso l’alto e le dita aperte, come a voler
trattenere l’aria (che similitudine del cavolo =_=’’).
Davanti
a lei, a qualche metro, c’era Cam-Cavelli, le braccia allargate ai lati del
corpo e sul viso un’espressione sconcertata, quasi spaventata, il petto
leggermente all’indietro.
Bella
sbatté le palpebre, non proprio sicura di credere a ciò che vedeva
…
«
Edward » disse Rafe, posando la mano sulla spalla del
vampiro.
Edward
non diede segno di aver sentito: fissava ancora Bella con gli occhi sgranati, la
bocca semiaperta, quasi incapace di credere a ciò che stava
vedendo.
«
Edward, porca Eva *
, ascolta me! » esclamò Rafe, attirando l’attenzione di Jenna e
Max.
Finalmente
Edward parve risvegliarsi dallo stato di trance:
«
Come? » chiese, lo sguardo perso e inebetito.
Rafe
affilò lo sguardo, gli occhi passarono da un grigio-verdastro a un
verde-giallo:
Edward
rimase sbigottito:
«
Rafe, ho sentito i tuoi pensieri! ».
“Zitto”
gli intimò Rafe nella mente, lasciandosi scappare un’imprecazione: “Ascolta un
po’ … ho un piano …”.
Intanto
Bella, timorosa ad abbassare le braccia rompendo la barriera che aveva
evidentemente creato, si guardò intorno, guardando oltre la sua spalla: in un
modo o nell’altro, era riuscita a proteggere tutti, tranne i Cullen che stavano
ancora sugli alberi e osservavano la scena esterrefatti: c’erano i licantropi,
anche se ormai si erano ritrasformati in uomini (non voglio specificare dove si
trovano i vestiti u_u), Edward era a terra, poco dietro di lei, e sembrava più
atterrito di tutti, aveva l’aria assorta, come se stesse pensando intensamente a
qualcosa. Rebecca, Gemma e Van erano ancora tremanti, malamente seduti, e la
fissavano con fare indagatore (a parte Rebecca che sembrava fissare il vuoto con
un occhio); Rafe teneva una mano sulla spalla di Edward, poggiato sulle
ginocchia, e lo fissava con un’espressione che sembrava quasi arrabbiata. Max
fissava Rafe interrogativa, mentre Jenna teneva la schiena poggiata a quella di
Rebecca, e stringeva le mani in una morsa. Ian era a terra supino, privo di
sensi.
«
B-Bella » balbettò Max: « Ma come diamine hai fatto? » chiese, la voce più alta
di due ottave.
Bella
domanda …
«
Io … non … non lo so » bofonchiò.
«
A quanto vedo » disse ringhiando Cam-Cavelli, lo sgomento aveva ceduto il posto
all’ira: « Sei cosciente dei tuoi poteri ben più di quanto immaginassi
».
A
dire il vero lei non aveva la minima idea di cosa fosse appena successo
…
«
Beh … in tal caso » continuò, gli occhi ridotti a due fessure per la rabbia: «
dovrò faticare molto più del dovuto ».
Bella,
Bella! Rompi la barriera!
Bella
urlò, sentendo la voce irromperle nella mente come un grido assordante. Con un
improvviso e tremendo mal di testa cadde all’indietro, e la barriera si ruppe
con un suono simile al cristallo in frantumi …
Poi
accadde tutto molto velocemente …
«
VAI
EDWARD!
» urlò Rafe, e il vampiro schizzò in avanti con un balzo, seguito a ruota da
Van.
Rafe
e Jenna scattarono all’indietro, andando ai due lati opposti della radura, Jenna
poco lontano dall’appostamento dei Cullen, e Rafe di fronte a lui, all’altro
lato della radura.
«
Voi Cullen non vi azzardate a fare niente » disse Jenna, sicuro che i vampiri lo
avrebbero sentito.
Emmett
sgranò gli occhi, indignato:
«
Come sarebbe a dire “non fare niente?” ».
«
Sarebbe a dire NON
FATE NIENTE
» disse Jenna, nervoso: « Siete tutti messi male, siete deboli, e quel … coso è molto più forte di qualsiasi
altro vampiro: vi ammazzerebbe in pochi secondi tutti in una volta
».
«
Perché Edward può combattere? » chiese Emmett.
«
Perché lui è uno stregone, lo Stregone, idiota! » lo rimproverò
Alice.
Intanto,
dall’altro lato della radura, Rafe, gli occhi nerissimi cerchiati da vene
rossastre e nere, lo sguardo serio e le labbra serrate per la concentrazione,
affondò le mani nella neve gelida, e fissò il fratello a metri di
distanza.
Nello
stesso momento, Van e Edward avevano attaccato Cam-Cavelli, che aveva evitato
entrambi i colpi schivandoli abilmente.
«
Cosa sperate di poter fare? » ridacchiò, una risata secca e
forzata.
Mi
servono come minimo dieci minuti, intanto aspettiamo che le ragazze preparino
tutto …
«
Che cosa sta succedendo? » chiese Bella, il terrore nello sguardo, a terra nel
ghiaccio.
«
Bella » la chiamò Max: « dov’è la tua pietra? ».
«
… Qui » rispose Bella, posando la mano sul collo, avvertendo il freddo argento
della catenella.
«
Bene » disse Gemma, e tirò fuori dalla tasca due pietre: un diamante, la sua, e
un’altra, con una spaccatura in mezzo, metà verde smeraldo e metà color
topazio.
Rimase
sbalordita:
«
La pietra di Edward » sussurrò.
«
Già, qui ci sono anche quelle dei ragazzi » aggiunse Rebecca, alzando il suo
rubino e lo zaffiro, il berillo e l’acquamarina degli stregoni: « adesso tocca a
noi ».
«
Cosa … cosa dobbiamo fare? » chiese Bella, alzandosi in
piedi.
«
Dobbiamo riunire il potere di tutte le pietre » spiegò Gemma: « ma per fare ciò,
dobbiamo far confluire i nostri poteri dentro di esse ».
«
Ce la fai Bella? » chiese Max, con un brillio negli occhi
viola.
Bella
esitò.
Forse
ce l’avrebbero finalmente fatta.
Forse
finalmente sarebbe finita.
Forse
sarebbe potuta tornare alla vita di prima.
Forse
…
Purtroppo
nella vita nulla era sicuro. Soprattutto nella sua.
Infine
annuì, decisa.
Era
ora di finirla.
«
Certo che ce la faccio, la miseria! ».
«
Ma si può sapere di che cavolo state parlando?? » sbottò Jacob,
confuso.
«
Giacobbe, Edia, si stia zitto! ».
Van
tirò un pugno a Cam-Cavelli, ma quello lo schivò con una facilità
impressionante. Schivava tutti i loro
colpi con una facilità impressionante. Proprio a toglierti ogni fantasia
…
«
Siete così ridicoli » disse Cam-Cavelli, con disprezzo: « Non avete ancora
capito che è tutto perfettamente inutile? Ormai non potete fare più niente …
».
«
Ma sta zitto brutto essere » disse Van, e fece per tirare un pugno allo stomaco
dell’avversario, ma Cam-Cavelli evitò anche questo.
Sorrise,
ma fu colpito in piena faccia da Edward.
Finì
a terra, per rialzarsi subito, completamente intatto. Solo ancora più
incazzato.
«
‘A bella pettè, Edward » disse Van, piegandosi sulle ginocchia per sostenersi e
riprendere fiato.
«
Riposati cinque minuti, Van » disse Edward, in posizione di difesa davanti a
lui: « Me ne occupo io
».
«
Da solo? Questi cento anni di hanno dato alla testa ».
«
Ho più possibilità di te, Van: tu sei uno stregone, certo, ma io sono un vampiro
».
«
Non è cambi granché, a parte che sei più bono e puoi brillare un po’ al Sole
».
«
E che sono più forte? ».
«
Te lo concedo ».
«
Più veloce, più resistente, e immortale ».
«
La finisci di ammazzare la mia autostima, pallone gonfiato?
».
«
Abbiamo finito con questa scena patetica e decisamente fuori luogo? » ringhiò
Cam-Cavelli.
In
tutta risposta, Edward si fiondò su di lui con le “fauci”
spalancate.
Cam-Cavelli
fece un sorriso folle, pronto ad accoglierlo tra le sue braccia, gli occhi
cremisi brillavano di una luce pericolosa.
“Rafe,
che devo fare?” chiese mentalmente Jenna.
“Ti
ricordi quella cosa di cui ci ha parlato papà, qualche anno fa? L’incantesimo
che potevamo usare solo in caso di pericolo mortale?”.
“…”.
“Quello
che quando gli chiedesti se potevi usarlo durante i compiti di fisica ti mandò a
quel paese …”.
Nei
pensieri di Jenna apparve lo sgomento:
“Rafe,
non intenderai mica La Dispersione?”.
“Proprio
quello”.
“Ma
stai for?”.
“Jenna,
è l’unica possibilità che abbiamo”.
Jenna
si morse il labbro, preoccupato. Quell’incantesimo, se fatto male, poteva
ammazzare tutti e due …
«
Al diavolo! » esclamò.
Si
inginocchiò a terra e sbatté le mani sul terreno, sentendo il freddo che lo
invadeva.
«
Come funziona? » chiese Bella, sedendosi a terra a gambe incrociate assieme alle
altre.
«
Concentrati » disse Max: « cerca di prendere piena coscienza del tuo potere, poi
riuniscilo nelle mani e poi trasferiscilo nelle pietre ».
Bella
inarcò un sopracciglio:
«
Credo di non aver capito molto bene … ».
«
Poi ti verrà istintivo » la rassicurò Gemma, sul viso un’espressione seria: «
Ogni strega … è come se ce l’avesse nel sangue ».
«
Piccolo appunto, Gemma » disse Bella, accigliata: « Io sono una strega solo a metà
».
«
Forse anche di meno » disse Rebecca, del tutto seria (incredibile): « ma questo
non toglie che tu lo sei in parte. Hai comunque sangue di strega nelle vene,
seppur in una parte incalcolabile. Ed è abbastanza così ».
«
Capperi Becca, non ti facevo così …
» fece Max, fissando insieme a Gemma la sorella (O_O): « … seria
».
Bella
tirò un profondo respiro: poteva, doveva farcela.
«
Pronta, Bella? » chiese Max.
«
Solo una cosa: i ragazzi come faranno a … raccogliere le loro energie?
».
«
Rafe e Jenna stanno utilizzando uno dei trucchetti assurdi di Rafe: a quanto ho
capito, e ho capito poco, stanno cercando di disperdere il loro potere in modo
da distrarre e indebolire Cam-Cavelli e canalizzare i loro poteri nello stesso
tempo » spiegò Max con un’incrinatura di preoccupazione nella
voce.
«
Pazzi » sussurrò Gemma.
«
Rebecca, su di te questo potrebbe avere qualche effetto collaterale …
».
«
Al diavolo gli effetti collaterali e chicchessia! » esclamò
Rebecca.
«
Bene » fece Gemma, sbattendo le mani sulle ginocchia: « diamoci sotto
».
Bella,
perplessa e non proprio sicura di aver capito bene, in ansia e con una gran
paura per Edward e gli altri, fece un lungo respiro, il cuore che le batteva a
mille, e socchiuse gli occhi, fissandoli sulla pietra nelle sue mani.
I
licantropi, piuttosto confusi e inquietati, fissavano le quattro ragazze con una
certa apprensione.
«
Scommetto che non ce la fanno » disse Quil.
«
Oh, Quil! Come puoi essere così insensibile in un momento come questo?! »
esclamò Leah.
«
Sei proprio un imbecille » disse a denti stretti Jacob, troppo debole per poter
anche solo tremare …
Bella
sentiva … niente.
Non
sentiva niente se non l’ansia che le pizzicava la bocca dello
stomaco.
“Cazzo”
pensò, certa che le sarebbe venuta una crisi di panico da un momento
all’altro.
“Ok,
Bella, mantieni la calma. È inutile farsi tutte queste paranoie ce la faccio no non ce la faccio prima
ancora di aver provato. E poi ce la devo fare, costi quel che
costi”.
…
Doveva
concentrarsi sul suo potere, per poi concentrarlo nelle mani e poi trasferirlo
nelle pietre.
…
Era
peggio di una lezione di fisica!
“Avanti, Bella. Sei arrivata fin qui, non
puoi scoraggiarti per così poco!”.
Sussultò,
spalancando gli occhi.
Quella
voce …
Sentì
uno strano calore nella mente, come se avesse ritrovato un oggetto di quando era
piccola, simile alla nostalgia …
Quella
forza era lì per lei da sempre. O forse molto prima: come poteva non essere
riuscita a sentirlo in tutto quel tempo? Come poteva non sentirlo ancora
adesso?
Una
rete … una ragnatela, come di pensieri …
Un
potere con tanti poteri, tanti poteri partecipanti di un unico giro, legati da
un unico filo…
Le
sembrò che qualcosa fosse esploso dentro di lei, qualcosa con la forza
devastante pari a quella di una bomba atomica, un’esplosione di colori, di note,
di sensazioni e di emozioni …
“Ecco
…”
Ora
poteva sentirlo.
Edward
si gettò su Cam-Cavelli, i denti ben in vista, e “atterrò” acquattato sul suo
petto. Lo fece cadere a terra e gli morse con forza il braccio, cercando di
strappare un lembo di carne marmorea.
Ma
Cam-Cavelli era Cam-Cavelli, e riuscì a toglierselo di dosso, seppur con una
certa difficoltà. Edward non allentò la stretta dei denti sul braccio
dell’avversario, e riuscì a staccargli un pezzo di braccio (che allegria! Un bel
tocco di macabro ¬_¬’’).
Cam-Cavelli
fece una smorfia di dolore, ma non si lasciò sfuggire il minimo
lamento.
«
Avanti Edward, fallo fuori » disse Van, più a sé stesso che al
vampiro.
Edward
non perse un minuto e si rilanciò su Cam-Cavelli, ancora a terra, che si mise a
sua volta in posizione di difesa e parò il pugno di Edward, incrociando le
braccia davanti al viso.
«
Sai, Masen, ti trovo alquanto migliorato » disse Cam-Cavelli, una luce sadica
rendeva i suoi occhi di un rosso ancora più acceso: « A quanto pare, il potere
della tua Isabella non solo ti ha guarito, ma ti ha anche reso più forte. Bene:
vorrà dire che mi divertirò di più! ».
La
sua voce era un ringhio talmente bestiale che Edward si sentì gelare, e
ignorando quell’attacco di timore tirò alla bell’e meglio un calcio allo stomaco
di Cam-Cavelli.
Riuscì
a colpirlo, facendolo sbilanciare all’indietro, ma l’avversario ricambiò subito
il favore, tirandogli un pugno in viso.
Il
dolore fu quasi accecante, come quando lo aveva quasi ucciso poco
prima.
Cam-Cavelli
gli afferrò le braccia e lo tirò a sé, per poi dargli una testata che lo rese
cieco qualche centesimo di secondo (ma i vampiri posso sentirsi così? ç__ç che
brutto dilemma Q__Q ). Cercò di riprendersi il prima possibile, tirando un pugno
abbozzato a Cam-Cavelli. Egli lo parò senza problemi e gliene tirò uno a sua
volta, prendendolo in pieno.
Edward
si ritrovò a terra, dolorante: sentiva di nuovo il viso in
pezzi.
«
Porca puttana » sibilò Van.
Si
voltò verso le ragazze, che sembrava stessero riuscendo nel loro intento, e poi
verso Jenna e Rafe, che stavano entrambi accucciati a terra con le mani nel
ghiaccio, e mormoravano entrambi una lugubre litania in
latino.
«
Oh no … ».
“Rafe!”
lo chiamò.
“Che
minchia vuoi ora, Ivy?!” sbottò il
cugino, cercando di non perdere la concentrazione.
“Rafe,
non deve essere in latino! Deve essere ‘cantata’ in greco”.
…
“In
greco?”.
“Sì”.
“Ma
porca di quella troia!!” urlò mentalmente Jenna, lanciando un’altra serie di
imprecazioni piuttosto pesanti contro la madre di Giosuè
Carducci.
“In
greco?!” si intromise Max: “O cazzo,
io non so una parola di greco!”.
«
Così ti impari a non ascoltare quando ti fu detto “vieni al Classico, il greco
tornerà utile” ma tu col cazzo! » esclamò Gemma.
“Bene
Rebecca, sta a noi dirigere il gioco” aggiunse rivolta alla
sorella.
“Giochiamo
a scopone?”.
“¬_¬”.
“Questo
non toglie che noi non sappiamo una
minchia di greco!” esclamò Rafe, piuttosto nervoso.
“…
Io sì …”.
“Jenna,
sono senza parole” disse Rebecca. Un taglietto invisibile si aprì sulla sua
guancia.
“Jenna,
ti amo” disse Rafe.
“Rafe,
esistono stregoni gay?”.
“Che
complesso, eh?”.
“Ma
che oh! Un po’ di serietà!” esclamò Bella, sgranando gli occhi: aveva finalmente
capito come portare il potere dalle mani alle pietre, e mancava poco tempo
ormai.
“Dai
uaguoni, ci siamo quasi” disse Rafe.
C’erano
quasi …
Van
riportò la sua attenzione a Edward e Cam-Cavelli: il secondo stava decisamente
stroppiando il primo. Che situazione di merda …
…
…
Doveva
fare qualcosa …
…
…
Pensa
Van, pensa …
…
…
Idea!!!
«
Edward! Tiragli un pugno » gridò.
Non
sapeva se avesse retto, ma se ci fosse riuscito, allora erano a
posto.
“Rafe,
tempo?”.
“30
secondi”.
Edward,
seppur molto incerto, raccolse tutte le sue forze e si alzò in ginocchio, pronto
a tirare un pugno a Cam-Cavelli, che si stava avvicinando a sua volta per
colpirlo di rimando.
Van
alzò il braccio, le dita della mano contratte, gli occhi neri e le vene
nere.
20
secondi …
Gemma
e Rebecca, accompagnate da Jenna, recitavano la lugubre litania in greco, mentre
le pietre iniziavano a brillare sotto le loro mani …
10
secondi
…
Van
contrasse impercettibilmente la mano e vide Cam-Cavelli esitare, ed Edward si
alzò in piedi, pronto a colpire. Se Cam-Cavelli lo avesse preso in pieno
…
5
secondi …
Van
strinse forte la mano in un pugno.
Cam-Cavelli
si bloccò di colpo, senza più riuscire a muoversi di un
millimetro.
Sorpreso,
Edward ne approfittò e gli mollò il pugno, facendolo sbilanciare all’indietro,
sentendo un crack che lo riempì di
soddisfazione.
Le
pietre pulsarono di vita.
Cam-Cavelli
cadde a terra e Rafe lanciò un grido:
«
E’ fatto!! ».
Nel
momento esatto in cui il corpo di Cam-Cavelli toccò terra, un’onda di energia si
diffuse in tutta la radura. Cam-Cavelli ne fu investito in pieno, e sentì una scossa elettrica percuotere
ogni cellula del suo corpo superiore.
L’onda,
simile all’esplosione atomica, arrivò fino alle ragazze, che si alzarono in
piedi e si schierarono ai quattro lati della radura. L’onda investì le pietre, e
ci fu un colpo di luce accecante.
Poi,
nel cielo ormai notturno, dove la Luna regnava sovrana, si liberò un fascio di
luce colorata, che esplose in tanti raggi di luce, viola, blu, rosso, bianco,
azzurro, nero, verde-dorato e una moltitudine di colori, che diedero
l’impressione di un arcobaleno notturno.
Uno
spettacolo unico …
Le
Rosanera, Jenna, Rafe e Van, compresi Edward e Bella, spinti da un istinto
sopito da chissà quanto tempo dentro di loro, giunsero le braccia al petto e
recitarono l’ultima strofa di quella litania …
Riposa
nella tua Vanagloria …
Tutti
i raggi si arricciarono gli uni sugli altri, tornando al raggio multicolore, e
quello si abbatté al centro esatto della radura, dove Cam-Cavelli fissava il
cielo, gli occhi di un rosso più scuro, ormai conscio di aver perso.
Forse,
infondo, l’idea della razza perfetta era irrealizzabile fin dall’inizio. Lui ci
era riuscito, ma non si era realizzato. Forse, ogni razza era perfetta proprio
perché aveva dei limiti. Guardò il recesso dei raggi nel cielo, che creava come
una polvere colorata alla luce della Luna, e vide il viso di una donna
…
Un
cigno, inspiegabilmente, volò nel cielo, e scomparve. Forse, sempre forse, se lo
era solo immaginato …
Sorrise,
rassegnato.
Era
la fine di un sogno di bambino, mai realmente realizzato.
Il
raggio esplose, causando una tempesta di polvere colorata, che si depositò sul
ghiaccio ormai quasi del tutto sciolto.
Bella
cadde in ginocchio, un fiotto di sangue cremisi gli colò dal naso e macchiò la
terra e il ghiaccio rimanente, causandole un conato di
vomito.
Rebecca
si lasciò cadere sdraiata a terra, piena di tagli e ferite, il respiro
affannato.
Max
cadde seduta nel ghiaccio, priva di ogni forza, lo sguardo perso nel vuoto, a
fissare Rafe davanti a lei, a metri di distanza.
Gemma
rimase in piedi, mentre Jenna crollò a terra, le gambe spalancate lunghe. Le
mani a sostenersi la schiena.
Edward
sentì il desiderio impellente di correre da Bella, ma qualcosa lo bloccò. La
stessa cosa che teneva bloccati tutti, anche i Cullen sugli alberi rimasti senza
parole e i licantropi altrettanto stupiti che se ne stavano seduti nel ghiaccio,
dove li avevamo lasciati. Lo stesso pensiero che impediva a tutti di muoversi,
anche di respirare …
Tutti
gli sguardi corsero a Van, che stava ricurvo in avanti, il ciuffo biondo che gli
ricopriva l’occhio del tutto scapigliato.
Respirava
affannosamente, lo sguardo attento, le gambe che gli tremavano per la
stanchezza.
Li
guardò tutti, uno a uno, e infine disse:
«
Non c’è più … non sento niente » si mise a ridere come un idiota: « Cam-Cavelli
non c’è più! ».
Max
scoppiò a ridere a sua volta, lasciandosi cadere anche lei a terra, desiderosa
di dormire per l’intera prossima settimana.
Gemma,
gli occhi che le luccicavano di lacrime di gioia, raccolse le poche forze che le
rimanevano e corse da Van, abbracciandolo di slancio e facendo cadere entrambi a
terra.
Edward
corse da Bella, che rideva anche lei e si tamponava il naso con la felpa che si
era tolta. Edward la abbracciò con la forza che gli era permessa con lei e
affondò il capo nei suoi capelli, ignorando l’odore del sangue che gli rodeva la
gola, singhiozzando, senza poter realmente piangere.
Rafe
corse da Max e le si gettò addosso, ridendo sguaiatamente e abbracciandola
forte; Rebecca, tutta emozionata e ridente anche lei, l’espressione da ebete
tornata sul suo volto già in parte guarito, fece per avviarsi da Jenna, ma
l’abbraccio forte di lui la bloccò sul posto.
I
licantropi corsero verso di loro, seguiti dai Cullen, tutti presi da un momento
di assoluta ilarità, quasi isterica, dovuta alla vittoria che tanto avevano
desiderato …
Il
viaggio di ritorno fu immediato; decisero di andare via subito, anche se
stanchi: volevano tutti lasciarsi alle spalle quella storia e tutto ciò che
potesse riguardarla.
Rafe
aveva voluto a tutti i costi accompagnare Max sulla sua moto, ma al riguardo
erano nate molto polemiche:
«
Ma Rafe! È pericoloso! » sbraitò lei, indicando la Ducati poggiata ad un albero
ancora mezzo congelato.
Rafe
fece una faccia da bimbo commosso:
«
Ti preoccupi per me? Come sei dolce … ».
«
A dire il vero io mi preoccupo per la moto: tu sei pericoloso, considerando che ti
sei sempre limitato a quell’orrido SH » rispose Max, accarezzando il muso della
moto.
«
Ma come!? Cioè, se ci dovesse essere un incidente, ti preoccuperesti più della
moto che di me? ».
«
Esattamente ».
«
Ma dai … e poi il mio SH non è orrido! ».
«
Fino a quanto arriva? ».
«
Fino a 120, fino a quanto vuoi che arrivi? ».
«
La mia Ducati arriva a 500 all’ora. Se ci Sali sopra sei morto
».
« ;___; ».
«
E poi scusate » si mise in mezzo Gemma: « se voi due vi fregate la moto, io e
Rebecca dove viaggiamo? Considerando che la Ferrari è più morta che viva, e che
il furgone se lo sono fregato i licantropi … ».
Rafe
fece uno strano singulto alla parola “Ferrari”.
Max
sbatté le palpebre.
«
Ma io me lo voglio fare un giretto con Rafe … » disse a bassa
voce.
«
I Cullen non vi posso accompagnare? » sbottò Rafe.
«
Loro vanno a piedi » si intromise Van.
«
Non vi potete far portare in braccio? ».
«
Non mi farei portare sulla schiena di un vampiro per nulla al mondo » disse
Jenna, gli occhi blu spalancati: « sarebbe una posizione molto esplicita
».
«
E io ho paura » disse Rebecca con la voce in falsetto.
«
CHE
PALLE!
» sbottò Max. si guardò un attimo le scarpe infangate, poi si voltò verso i
licantropi: « ce lo date un passaggio a queste qui?! ».
«
NO!!! » gridarono Leah, Seth e Jacob in contemporanea.
«
Che amarezza » disse Rebecca.
«
La vostra macchina è a posto » disse Rosalie, sbucando dal nulla: « è solo un
po’ malandata, ma funziona benissimo ».
«
Ti occupi di meccanica Rose? » chiese Jenna, ammirato.
«
Sì ».
«
Che cosa carina! ».
«
Allora facciamo così » disse Jacob arrivando con le mani alzate: « io sono
disposto ad accompagnare solo Gemma e … Rebecca ... Il biondino e l’emo se ne
vanno da soli ».
Rebecca
abbracciò Jacob con un sorrisino ebete sulla faccia. Jacob sembrava in procinto
di avere una crisi di nervi.
Jenna
la fissava con sguardo imperscrutabile.
Van
fece il musetto da cucciolo ferito: « Ma io … volevo stare da solo con Gemma
».
Gemma
fece un sorriso imbarazzato.
«
E invece non puoi » disse Rafe, che cercava di toccare l’acceleratore della
moto. Max gli diede un forte schiaffo.
«
Stronzo, tu ti fa un giro in macchina con Max, e io non posso stare in macchina
con Gemma? ».
«
… nah! » Rafe aveva un fastidioso tono da bambino viziato.
«
Ma se la mettiamo su questo piano » disse Rebecca, mentre Jacob cercava di
tenerla lontana: « Io mi ritroverei in macchina con Jenna?
».
«
Qualcosa in contrario? » chiese lui: « preferisci forse stare in macchina con
Giacobbe? ».
«
In tutta onestà sì » disse Rebecca con noncuranza.
Jenna:
O___O
«
Culo, che batosta » fece Rafe, sventolando la mano. Max
sospirò.
«
Non mi è ancora ben chiaro come mai ce l’ha tanto con lui » disse poi Rafe ad
alta voce.
«
Fesso, perché è stato con quella zoccola senza fregarsene dei suoi sentimenti »
rispose Max con la pazienza che rischiava di abbandonarla.
«
Oh … » fece Jenna, il viso da illuminato.
«
Davvero? Ma … anche io sono stato con Alex, però tu non mi sembri più tanto
incazzata … ».
Max
lo fulminò con un’occhiata che avrebbe potuto incenerire un vampiro nel giro di
miglia: « A no? ».
Rafe
si nascose dietro Jacob:
«
Avanti Fido, attacca! » gridò.
Jacob,
con Rebecca ancora attaccata al braccio, diede uno scappellotto dietro la nuca
del ragazzo, che finì a terra mezzo intontito.
«
Grazie Giacobbe, anche se non lo hai fatto per me » disse
Max.
«
Ha detto Van che vi aspetta alla villa di Douglas » disse Bella, arrivando ad un
certo punto.
…
«
… Eh? » chiese Jenna.
Max
voltò il capo con uno scatto:
«
DOVE
MINCHIA E’ FINITA LA MIA MOTO???!!!!
».
In
sottofondo, si sentì la risata orsina di Edward.
«
E va bene, ho capito: dai Rafe prendiamo la Ferrari » disse Jenna afferrando il
fratello da terra e trascinandolo per un braccio.
«
Stronzo di un Van » sussurrò Rafe, mentre Max ringhiava, cercando di strangolare
Rebecca.
«
Un momento, perché io dovrei venire in tua compagnia? ».
«
Non vorrai lasciarmi da solo con Reb? ».
«
Ti prego Max, non farmi andare sola con lui! ».
«
Prima o poi, caro fratellino, questo momento arriverà ».
«
Sì, però … mi aiuti a preparare un discorso decente? ».
«
Come sei tenero a chiedere al tuo fratellone maggiorone ».
Jenna
trascinò Rafe per il braccio verso la Ferrari tutta scassata, mentre Rafe
fissava Max con occhi sognanti.
Max
(dopo avergli dedicato un sorriso) e Rebecca si avviarono verso il furgoncino di
Embry, strapieno di lupacchio … ehm, licantropi, mentre Bella si era già avviata
via con Edward e gli altri Cullen.
«
Gemma è una stronza »disse Jacob, schiacciato al finestrino: « per colpa sua vi
devo sorbire tutte e due ».
«
Io penso che sia stata molto furba » ringhiò Max: « la mia amata moto …
».
«
Giacobbe, se dai di nuovo della stronza a mia sorella, temo che non risponderò
delle mie azioni » disse Rebecca, fissando Jacob con gli occhi rossi stranamente
apatici.
Jacob
non poté trattenere un brivido.
Quando
misero in moto, Jenna non poté fare a meno di guardare nella direzione di
Rebecca, che lo fissava a sua volta dal finestrino. Nello sfondo, Rafe imprecava
e bestemmiava per le condizioni della sua macchina.
Ad
un certo punto, appena furono partiti, Rebecca poggiò le mani al finestrino, e
Jenna sentì che il cuore gli sarebbe esploso.
Sui
palmi bianchi di Rebecca, con un pennarello nero preso da chissà dove, c’erano
due piccole scritte:
ti
amo
Rebecca
fissava il mare con sguardo assorto, rapita dal volo aggraziato dei gabbiani. Le
sembrò di vedere un cigno ad un certo punto, ma lo cancellò dalla mente: che
accidenti ci faceva un cigno sopra l’oceano e in quel punto ghiacciato
dell’America?
Le
balenò alla mente un’immagine di Jenna ricoperto di piume e penne bianche. La
sua volontà omicida crebbe.
Alla
faccia della coerenza, si chiese se stesse bene, e sperò con tutta se stessa che
fosse così. Dopo la botta che gli aveva dato quello stregone – quello che lui aveva ucciso per salvare
lei – le era sembrato piuttosto abbattuto …
Scosse
violentemente la testa. Non ci voleva pensare, non voleva
pensarlo.
Non
sapeva neppure lei perché, ma averlo sempre in testa le faceva venire una strana
sensazione, come se Jenna fosse il pezzo di un vaso rotto che non vuole
combaciare con gli altri. Aveva sempre l’impressione di … non essere idonea. Di
non bastare. Di essere troppo imperfetta per lui. O forse, molto più
semplicemente, era troppo imperfetta e basta …
“Fottuto
cervello! Taci!” gridò a se stessa, dandosi uno schiaffo e facendo una smorfia
di profonda amarezza.
“Se così non fosse, allora perché se ne va
con le altre ragazze invece che stare con te?” disse la sua voce
pessimista.
“Taci!” sbottò
di nuovo, stringendosi le mani in una morsa.
“Cos’è? La verità fa male?” infierì la
coscienza crudele.
“Ma smettila di trattarla così, come se non
soffrisse già abbastanza” disse la sua coscienza buona, che di solito se ne
stava ben muta sotterrata nei meandri del suo cervello.
Rebecca
inclinò un sopracciglio. Ci mancava solo una guerra tra coscienze
…
“E ora che guardi in faccia la realtà: Jenna
non starà mai con lei”.
“Ma una cosa del genere non è possibile! Sono
destinati a stare insieme!”
“Certo, lo
erano anche Anjela Feliciello e il suo cazzuto ragazzo, eppure lei si è sposata
con quel tale Vins ed hanno anche avuto una bambina senza la quale Cam-Cavelli
non sarebbe mai stato sconfitto …”.
“Lo so com’è
la storia, c’ero anche io quando è successo. E comunque il legame tra stregoni è
più forte anche dell’imprinting tra licantropi!”.
“Credici … e a
proposito, complimenti per l’idea della dichiarazione su mano, davvero patetica
”.
“Sentite” si aggiunse
la voce menefreghista. La cosa iniziava a diventare fastidiosa … “Il problema è loro, a noi che ce ne frega?
Stiamocene ben assopite nel suo cervello bacato e lasciamola sola al suo
destino”.
“Basta!” urlò
Rebecca, dandosi un altro schiaffo: “Andatevene a quel paese e tacete una volta
per tutte!”
« Reb … ». Una
voce alle sue spalle …
Si irrigidì di
botto, il cuore fece un balzo, iniziando a correre a perdifiato. Arrossì,
incapace di controllare la felicità nel sentirlo e l’ansia al pensiero di ciò
che poteva succedere.
Si diede
dell’idiota stratotale per l’enorme cazzata del “ti amo” sulle mani. Ma che
cazzo le era venuto in mente!? Aveva ragione la sua parte cinica, era davvero
patetica …
Il problema di
Jenna era che NON RIUSCIVA A
CAPIRE. Era
intelligente, anche abbastanza furbo (per non parlare del suo grande
opportunismo), ma in fatto di donne non capiva una mazza di
niente.
« Quando la
smetterai di chiamarmi Reb? » chiese apatica, stringendosi nelle
braccia.
« Ma che hai
contro questo nome? ».
« Non mi piace
».
« Ma che razza
di risposta è “boh”?! ».
« E che razza
di nome è “Reb”?! ».
« Se ti voglio
chiamare Reb, ti chiamo Reb ».
Rebecca sbuffò
sonoramente:
« Chiamami
come ti pare, Jey
».
« …
».
« …
».
« …
».
« …
».
« Non mi
chiamare Jey, sembra gay ».
Rebecca roteò
gli occhi, scocciata. Che palle quel ragazzo!
…
« Che discussione illuminante » disse
Jenna ad un certo punto.
«
Ma se siamo stati in silenzio fino a mò! » ribatté
Rebecca.
«
Intendevo la discussione sui nomi, Reb ».
«
E quella la chiami discussione? ».
«
Perché non mi guardi, Reb? ».
Con
un leggero brivido, Rebecca si voltò verso Jenna, a qualche metro da lei:
vederlo fu talmente emozionante che provò un colpo al petto quasi doloroso:
aveva dei jeans grigio scuro, una camicia bianca pulita e una maglioncino blu
scuro pulito. Le scarpe nere erano sempre le stesse, logore e distrutte, i
capelli sistemati alzati e gli stessi occhi blu, brillanti, che, a differenza
del solito, lasciavano trapelare una certa trsistezza, quasi
frustrazione.
«
Ti ho guardato, ora posso rivoltarmi? ».
«
Non ti facevo così intelligente da poter fare della pesante ironia » disse
Jenna, arricciando il naso.
«
Non mi conosci abbastanza. Non mi hai mai realmente conosciuta » disse Rebecca,
tornando a guardare il mare con le braccia incrociate sul
petto.
Jenna
la guardava con una certa malinconia: Rebecca era una ragazza complessa. Provava
emozioni talmente forti da poterne essere soprafatta, alle volte. Era una
roccia, ma si sorprendeva sempre quando scopriva che poteva essere abbattuta con
una facilità impressionante, come fosse fatta di semplice sabbia e non di
pietra.
Era
così labile …
Rebecca,
cercando di resistere all’impulso di piangere e correre ad abbracciarlo, si
guardò le mani, dive c’erano ancora le scritte sbiadite. Aveva provato a
cancellarle in ogni modo, quasi graffiandosi i palmi, ma erano rimaste lì.
Maledetto pennarello indelebile …
«
Come mai ce l’hai tanto con me Reb? » chiese Jenna ad un certo
punto.
«
Perché sei un idiota ».
Jenna
mise il muso:
«
E come mai sarei un idiota? ».
«
Perché non capisci niente ».
«
Che cosa non capisco? ».
«
Che … io soffro … perché tu te ne vai con altre ragazze con una leggerezza
raggelante. E … sembra che non te ne freghi un accidente
».
Jenna
rimase in silenzio, abbassando lo sguardo sugli anfibi beige di
Rebecca.
Rebecca
continuava a strofinarsi le mani con fare ossessivo. Avrebbe voluto cancellare
ogni cosa …
«
Mi dispiace Rebecca. Davvero. È solo che … io non avrei mai immaginato … che a …
amare fosse così complicato. Mi
sembra che ogni cosa mi sfugga dalle mani, mi scivoli dalle dita … mi sembra di
sbagliare in ogni cosa che faccio … ho sempre paura di sbagliare …
».
Rebecca
si coprì gli occhi con le mani. Le bruciavano da morire …
«
Ed ho come la sensazione che tu possa sparire da un momento all’altro … che
possa svanire con un pof appena provo
a toccarti … sei così labile …
».
Aveva
una voce strana.
Aveva
la voce spezzata.
«
E stavi anche per morire … stavi per andartene per sempre … e io non lo avrei
sopportato … ».
Una
lacrima le scese sulla guancia, le cadde sulla mano sporca. Il segno nero del
pennarello quasi scomparve.
Sentì
un singhiozzo, ma non seppe dire se fosse provenuto da lei o da
lui.
«
Reb … Rebecca, ti prego, voltati
».
Quando
Rebecca si voltò, trovò Jenna a pochi centimetri da lei, più alto di quanto se
lo ricordasse, con gli occhi blu arrossati e lievemente
lucidi.
Un
po’ incerto, le prese il viso tra le mani e le accarezzò con leggerezza le
guancie bagnate, la matita un po’ colata:
«
Prometti che non sparirai? » chiese.
«
Prometti che mi terrai stretta? E che nemmeno tu sparirai nel nulla, e che non
sto sognando? » domandò lei, poggiando le mani sui suoi
avambracci.
«
Giuro sulla maglietta dell’orso Yogi ».
«
Non è manco tua quella maglia ».
«
Come sei pignola ».
«
Io te lo giuro sui miei anfibi, sui miei CD dei Lacuna Coil originali, sulla mia
maglia nera … ».
«
Ma tu hai solo maglie nere! ».
«
E allora te lo giuro sul miniabito viola ».
«
Quello grezzo? ».
«
Sì, quello ».
Jenna rimase zitto un attimo, infine
disse:
«
Giuro su di te, che sei la cosa più preziosa che ho, ti va bene?
».
Per
Rebecca fu un colpo piacevolmente duro:
«
Sì … grazie, ma non merito … ».
«
Sì che meriti, invece … ».
Posò
le labbra sulle sue e il mondo scomparve. Passò le mani sulla sua nuca,
bloccandole la testa, impedendole di muoversi. Rebecca gli strinse forte le
spalle, alzandosi sulle punte, aggrappandosi a lui come all’ancora della sua
sanità mentale.
“Ho vinto” disse soddisfatta la coscienza
buona.
“E’ inutile che fai quel tono da saccente,
questo va anche a favore dei miei interessi”.
“Quanto
è bella la vita”
disse la voce menefreghista.
Quando
Jenna si separò da lei, le sembrava che il temo fosse passato troppo in fretta.
Aveva il cuore a mille, come se stesse per esplodere …
Jenna
le diede un leggerissimo bacio sul naso, e le diede una piccola botta in fronte
con la sua.
«
La capocciata era proprio necessaria? ».
«
Sì ».
«
Mi sento già stressata ».
«
Esagerata ».
Rebecca
sorrise, abbassando lo sguardo sul suo mento. Gli passò le mani sulle guancie,
come aveva fatto lui prima:
«
Mi sento in colpa per averti fatto piangere ».
Jenna
si irrigidì di colpo:
«
Non ho pianto: mi è andato un moscerino nell’occhio ».
«
In tutti e due? ».
«
Sono allergico alla salsedine ».
«
Va bene … ».
«
Antipatica. Reb ».
«
Jey ».
«
Mi arrendo ».
Jenna
si allontanò, prendendo Rebecca per mano, che ridacchiava, gli occhi brillanti
quasi quanto i suoi.
Ed
ecco qua: che cosa carina la fine eh? Era ora che quei due si svegliassero
¬_¬’’
~ *
chiedo scusa per chi si chiama Eva L ~
Adesso
ecco l’elenco delle brave sante che hanno messo Moon Rainbow tra i preferiti ^^
13ste
alexiell
alexis_92
alice brendon cullen
alicesil
Allen_Anne_Black
Bella4
bella95
bellemorte86
BloodyKamelot
Edward_Son 2
egypta
erini83
Fantasy_Mary88
fatina_g
Femke
ffdipendente
Fiorellina94
flavia93
franci_cullen
giunigiu95
Honey Evans
kira988
kirya
Lady blue
ladyherm
liletta
lolitosa
masychan
metal_darkness
Miyakochan_89
MizzCamilla
mylifeabeautifullie
nerry
Noemi91
nox
Rita_Cullen
RockAngelz
rosewhite
rosi33
Sabry87
Shona
Singer
valemyni
yuko_chan
_corvo_
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